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SCRITTI
EDITI ED INEDITI
DI
GIUSEPPE MAZZINI.
VOLUME XXXV.
(EPISTOLARIO - VOL. XTX).
IMOLA,
COOPERATIVA TIPOGRAFICO-EDITRICE
PAOLO GALEATI.
1922.
EDIZIONE NAZIONALE
DEGÙ .SCRITTI
DI
GIUSEPPE MAZZINI
SCRITTI
EDITI ED INEDITI
GIUSEPPE MAZZINI.
VOLUME XXXV.
(EPISTOLA KlO - VoL. XIX).
IMOLA,
COOPERATIVA TIPOGRAFICO-EDITRICE
PAOLO GALE ATI.
1922.
EPISTOLARIO
GIUSEPPE MAZZINI,
VOLUME XIX.
IMOTiA.
COOPERATIVA TIPOGKAFICO-EDITRICE
PAOr.O O AI. E ATI.
1022.
riKJPKlEIA LKITERAKFA.
VITTORIO EMANUELE III
PEK GKAZIA DI DIO K FEK VOLONTÀ DELLA NAZIONE
KE D'ITALIA
Ricorrendo il 22 giugno 1905 il 1° centenario della
nascita di Giuseppe Mazzini :
Considerando che con memorabile esempio di concor-
dia, Governo ed ordini rappresentativi lian decretato a
Giuseppe Mazzini un monumento in Roma, come solenne
attestazione di riverenza e gratitudine dell' Italia risorta,
verso l' apostolo dell' unità :
Considerando che non meno durevole né uieno dove-
roso omaggio alla memoria di lui sia il raccoglierne in
un'edizione nazionale tutti gli scritti j
Sulla proposta del Nostro Ministro, Segretario di Stato
per l'Istruzione Pubblica:
Abbiamo decretato e decretiamo :
Art. 1.
Sarà fatta a cura e spese dello Stato nna edizione
■completa delle opere di Giuseppe Mazzini.
Art. 2.
A cominciare dall'anno (ìnanziario 1904-905 e pel com-
pimento della edizione predetta sarà vincolata per le spese
occorrenti la somma di lire settemila cinquecento, sul ca-
pitolo del bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione
per incoraggiamento a pubblicazione di opere scientifiche
e letterarie, da erogarsi con le forme prescritte dal vi-
gente regolamento di contabilità generale dello Stato.
REGIO DKCKKTO.
Art.
Una Commissione nominata per decreto Reale avrà la
direzione dell'edizione predetta.
Ordiniamo clie il presente decreto, munito del sigillo
dello Stato, sia inserto nella Jiaccolta uflìciale delle leggi
e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a cìiiiin«jue
spetti di osservarlo e di t':irlo osservare.
])ato il HoiMH. a<ìi1i 13 iiiiii'/.o 1904.
n
VITTORIO EMANUELE.
Orlando.
Vitto: Jl (}uar<)aHÌgilli: Konohktti.
EPISTOLARIO.
Mazzini, Scritti, ecc.. vo). XXXV (Epistolario, voi. XIX). i
MMCCOXLVT.
A Fii.u'PO Dk Boni, a Losanna.
[Londra], 24 febbraio 1848.
Fratello mio.
Ho la vostra del 10. E vi scrivo iu fretta, per-
ché occupatissimo. Da Parigi, vi spediranno un mio
breve Indirizzo ai Siciliani; come intendete, non
m'im~[)orta punto di Napoli; m'importa che un pen-
siero d'Unità futura sia rappresentato da noi e
da' Siciliani; e m'imj)orta che non si prenda l'abi-
tudine di citare transazioni diplomatiche e precedenti
del 181.") o d' altri tempi. Noi dobbiamo creare, non
accettare un Diritto Pubblico. (*) Però, se le idee
accennate nell'Indirizzo son le vostre, aiutatele: a
Genova faranno, spero, altro indirizzo consimile;
S]>ronate altrove. La nostra tattica è chiara; e co-
munque ai più, le conquiste fatte paiano più che
suftìcienti, comunque i Signori debbano veder l'El-
dorado in libertà di scrivere, e far leggi, che non
toccano se non la classe loro, noi, uomini di mente,
MMCCCXLVL — Inedita. L' autografo si conserva nella
raccolta Natlian. Non ha indirizzo.
(^) Era il concetto che il Mazzini aveva espresso nelle l'oche
parole ai SiciUaiii (ved. la nota alla lett. MMCCCXLV), con le
qnali combatteva quello che il Governo Provvisorio dell'isola
insorta .aveva posto a base della sua rivoluzione, e alcuni esuli
siciliani, primo fra questi M. Amari, avevano propugnato nei
loro scritti (ved. il Protocollo delia Giorine Italia, voi. VI, p. 305).
4 EPisroi.AKio. [1818]
credenti sacerdoti d' una grande idea, e non d' al-
cuni interessi, dobbiamo proporci e seguire inalte-
rabili il seguente programma :
Costituire con tutti i niezzi possibili il partito
Unitario: colla stampa, e copertamente, fuori: colla
stampa, indirettamente, dentro. Tenterò, appena si
I)ossa, V impianto d' un'Associazione Nazionale in
Italia, pubblica, con forme legali, cbe dia corpo alle
simpatie comuni, senza innalzare per ora dichiara-
tamente la bandiera Unitaria, ma preparando il ter-
reno. Atterrare tutte le occasioni per provare all' Eu-
ropa che vogliamo Unità. Costituire, ne' giornali
Italiani, un'opposizione democratica alla organizza-
zione della bourgeoisie censitaria che le varie Costi-
tuzioni tendono a promovere, mentre dal 1830 in
poi il partito innoltrato combatte contr' essa in
Europa. Far una propaganda alla Procida contro
l'Austria, non solamente in Italia, ma per ogni dove;
preparare il momento, in cui l' Impero Austriaco sarà
cancellato, come espiazione solenne, dalla Carta d' Eu-
ropa. Dissotterrare uni tarli i)er convinzione, onesti
e capaci, in ogni angolo d'Italia, tenerne nota, le-
garsi con essi, legarli insieme, e preparare fin d' ora
lo scheletro dell'Associazione Nazionale. Stabilire
un giornale e una Rivista, che ci appartengano.
Quanto a tutte queste cose, mi v' adopero come
meglio j)osso. Spero che in Genova avremo presto
il giornale nostro, col titolo La Nazione. (^) Se riesco
in questo, stabiliremo immediatamente la Rivista:
V Iniziativa. Ne scriverò presto il Programma.
{}) Come era stato già per la Vestale, cosi auche per la
Nazione uou si verificò per allora il progetto di un giornale
del partito mazziniano in Genova.
[1848] KIMSTOLAUIO. 5
Quanto alla Lombardia, io non posso dare cbe
uomini : nostri o Polacclii ; non danaro. Non y' lia
dubbio cbe si dovrebbe, presto o tardi, dare il se-
gnale dell' insurrezione ai Lombardi, collo stabili-
mento di bande, precedute da proclami nostri, in
Valtellina: l'insurrezione Lombarda, oltre all'ini-
ziare la grande impresa della guerra all'Austria, e
aprir campo a tutte le eventualità cbe possono deri-
varne, darebbe un campo vergine di monarcbia e
(l'altro al nostro partito, non dico certo per innal-
zarvi la bandiera popolare unitaria, ma per farsi
riconoscere in certo modo come potenza di fatto,
e per impiantarsi sopra una base abbastanza ferma.
Ma non v' ba dubbio cbe bisognerebbe avere, per
questo, assenso dai migliori tra' Lombardi; — da-
naro cbe dovrebbero essi sommiuistrare, e cbe non
sarebbe nostro — e offesa simultanea agii Austriaci
d'altra parte cbe dasse moto all'Italia. Quest' ub
tima condizione potrebbe verificarsi senza grande
difficoltà in Paruia e Modena; e forse coli' aiuto
d'elementi cbe nell'aprile potrebbero essere in gioco.
Ma il danaro è la ])arte vitale. E i ricebi Lombardi
pare amino meglio andare a Lubiana, o lasciare il
paese come D'Adda cbe non far qualcbe sagrifizio
per un' azione decisiva. (*) Ho invano i)roposto e insi-
stito mesi sono cogli stessi dei quali parlo. Se avete
modo di lavorare a scopo siffatto, fatelo.
(*) Nella notte dal 21 al 22 gennaio 1848 erano stati aire-
fitati a Milano il conte Cesare Soncino, il marchese Gasi>are
Rosales, l'antico affiliato alla Giovine Italia, esule per più anni,
fino a quando, ripatriato per effetto dell' amnistia del 1838 (ved.
la lett. MCLXX), era tornato a Milano, dove aveva ripi'eso le sue
relazioni con gli elementi liberali piti in vista, e infine Achille
Battaglia, anch' egli andato in esilio in Francia verso il 1842,
6 Ki'isToi.Aiiio. [1848]
Dal Piemonte scrivouo certi d' Jiiiinistia generale,
clie dovrebbe infatti essere conseguenza della Costi-
tu/Jone. Se nìai ciò s' avverasse e, ben inteso, senza
eh' io dovessi aprir bocca o movere un dito, andrò
a Genova io pure: v'ho i miei vecchi parenti. Di
là, penso, moverei a fare un jifiro per 1' Italia. Ma
prima di ripatriare, verrei per alcuni giorni in Isviz-
zera per vedervi e intenderci ; e vedere altri. Se poi,
né amnistia né altro si verificasse, credo a ogni modo
che nell'aprile tarò una corsa io stesso ove siete. Pro-
babilmente, prima di me, vedrete altri da parte mia.
Ditemi intanto se concorrete nel modo mio di
vedere, o se vi pare di dover seguire altra via e
conoscendo colà il Lamberti, e tornato sei anni dopo a Milano
(ved. il Protocollo della Gioviite Italia, voi. I, p. 223). Sotto
buona scorta erano stati avviati a Lubiana (ved. li>., voi. VI.
pp. 310-312). Su quegli arresti, dei quali si occupò diftusiuiieute
la stampa periodica piemontese e toscana, e su altri avvenuti
pochi giorni dopo, ved. pureC. Casati, Nuove ricelazionì gni fatti
di Milano, tratte da documenti inediti; Milano, Hoepli, 1885, voi. H,
pp. 50-.51, e M. CamperiO; A it toh io (/rafia, cit., pp. 19-29. Invece,
il conte Carlo D'Adda, avuto sentore che stava per essere arre-
stato, riusciva a fuggire in Piemonte. « Il conte Carlo D'Adda —
si leggeva in nua col-rispondenza da Milano, in data 12 febbraio,
alla Lega Italiana di due giorni dopo — fu accostato da uji ignoto,
il quale misteriosamente lo avvisava che era stato dato l'ordine
del suo arresto; che anzi nella notte precedente la Polizia aveva
tentato di aprir la porta di casa sua per non dargli tempo a fug-
gire, ove fatto rumore, si fosse svegliato il portiere^ Dopo«iuest'av-
viso il D'Adda pensò di mettersi iti sicuro. » Andato in Piemonte,
volle arruolarsi nell'esercito sardo e fu creato aiutante di campo
del Duca di Savoia. Ved. la Patria del 27 marzo 1848. T'^ nota la
sua azione Ì4i Piemonte prima e dopo i giorni dell'insurrezione
milanese (ved. Casati-Castagnktto, Carteggio, cit., p. xxiv e
segg. e C. PaGaxi, Uomini e cose in Milano dal marzo all'agosto 1848;
Milano, Cogliati, 1906, p. 96 e segg). Da Milano erano pure riu-
sciti a fuggire C. Cantiì, G. Belcredi, altro affiliato alla Glorine
Italia, V. Simonetta, ecc.
[1848] Ki'irsTOi.Aino. 7
appoggiare per un termine indefinito il Federalismo
attuale. Kimarremmo amici e collaboratori fin dove
si può in ogni modo.
Indirizzate, ove occorra, lettere per me a W|il-
liam] Ashurst, Esq. 18. Park Village West, liegents
Park. Addio: anuite sempre il vostro
Giuseppe.
Fabr[izi] è negli Stati del Papa, e probabilmente
tra non molto a Xapoli: cosi pure Kib[otti]. (')
Ho la Congiura^ libro caldo ed utile come tutto
quello che tate.
25 febbrai (t.
Ho riaperto io la lettera. (')
MMCCCXLVII.
TO E5I1MK Hawkes, LondoD.
[London]. Fri.lay night [February, 26"' 1848].
How are you of your cold? And will anythiug
interfere witli your going to Muswel Hill on Sunday ì
Veuerdf notte.
Collie state col vostro raffreddore f E, ditemi, ci sarà
nulla che possa impedirvi di andare domenica a Muswell
(}) N. Fabrizi, riuscito, con la sua « resistenza ijassiva, »
a rimanere a Firenze, era partito di là il 1° febbraio 1848, dopo
che la polizia fiorentina aveva revocato l'ordine di sfratto
(ved. l'Italia del 3 febbraio 1848). La sua dimora in Koma
dovette essere breve, poiché V Alba del 6 marzo annunziava la
presenza sua e del Rilmtti a Palermo. Ved. il Protocollo della
Giovine Italia, voi. VI, p. 339.
(■^) Questo secondo proscritto è sul verm dell'ultima pagina.
MMCCCXLVII. — Inedita. L'autografo, dal quale una copia
fu rimessa alla R. Commissione da Mrs. Richards, si conserva
presso gli eredi Ashurst. La data si ricava dal timbro postale.
8 KPISLOLARIO. [1848]
I ani going out to-morrow morniDg- at eiglit o' clock!
and feel so bewildered at the prospect, tbat I feel
a necessity for rev^enge upon some friend: so will
you be so kind as to teli Mr Stone (*) to tiy to get
bis friend to complete tbe lìortrait? I will teli you
tbe wby on Sunday.
We sball know to-morrow tbe trutb about Paris.
If ali is true — and if tbe Republican system sbould
prevali — tbe time for tbe suiireme Enropean contest
bas come; and I will bave to leave far sooner tban
I expected. Take care of yourself as mach as you
can.
E ver affectionately yours
Joseph.
Hill? Io uscirò domani inattinfi alle otto! e mi sento
talmente sbalordito all' idea, che provo il bisogno di vendi-
carmi su qualclie amico: perciò, volete farmi la cortesia
di dire al Signor Stone se procura di far terminare il
ritratto dal suo amico ? Domenica ve ne dirò la ragione.
Domani sapremo la verità riguardo a Parigi. Se tutto
quello che si dice è vero — e se dovesse prevalere il si-
stema repubblicano — sarebbe giunto il momento per la
suprema lotta europea; e dovrei andarmene molto più
presto di quello che credevo. Abbiatevi tutti i riguardi
possibili.
Sempre affettuosamente vostro
Giuseppe.
(1) Frank Stone (1800-1859), pittore inglese (ved. sue notizie
in Bryan's DicHonary, voi. V, p. 131). L' incisione di uu suo
quadro, The Lessov, della Old Water-Colour Gallery, in ripro-
dotta nel Peoììle's Jonrval (n. 28 dell' 11 luglio 1846).
[1848] KPisior.AUio. 9
MMOCCXLVIir.
[a Filippo Die Boni, a Losanna?]
[Londra], 26 febbraio 1848.
Sapeva, scriveudovi, i moti di Parigi, ma non
ve ne parlai, perché temeva clie uon conebiudessero
cbe in un cambiamento di Gabinetto. Ora abbiami»
nuove dell' eroico operare del popolo, del popolo solo:
dell' istallazione del Groverno Provvisorio e dell'abdi-
cazione di L[uigi] Ffilippol. {') La questione è pendente
ora tra la monarchia e la repubblica ; e 1' unica via
legale che abbiamo per scioglierla è, come ho scritto
loro oggi, di convocare, con una legge di suffragio
universale, una Costituente che decida. Comunque,
o trionfa il partito repubblicano, e la nostra via
è chiara : provocare con tutti i mezzi possibili V insur-
rezione Lombarda, e iniziare la guerra europea; o
trionfa il monarchico, e rimane fermo il programma
che v'ho indicato, bensì da spingersi con più energia,
con più arditezza, con linguaggio più franco. Le no-
tizie della decisione francese decideranno noi pure;
e se mai osassero proclamare il dogma repubbli-
cano, mi vedrete prestissimo. Addio di nuovo.
MMCCCXLVIII. — Inedita. Se ne conserva una copia nella
raccolta Natlian, proveniente dn J. White Mario. È certamente
il poscritto di una lettera, della qnale non si ha traccia.
(1) La rivolnzione di febbraio era effettivamente cominciata
il giorno 2.3, nel qnale il Giiizot si era dimesso, annunciando che
si stava formando nn nuovo Gabinetto presieduto dal Mole.'
Il giorno dopo avveniva 1' abdicazione di Luigi Filippo con la
reggenza alla duchessa d'Orléans, che però fu effìmero espediente,
poiché, nello stesso giorno, si istituiva un Governo Provvisorio
e il 25 si proclamava la repubblica.
10 Kl'ISTOI.AHIO. [1848]
MMCCCXLIX.
IO William .Suaen. LotkIou.
[London, IVhniaiy, LMì"' 18-1S|.
Deiir Sbaeu,
Will you be so gooil ;is to move tliis iiijilit. ut
the Whittiiigton, in iny naine, the followiny Jimcnd-
nient to the aiitichess-on-Simdny pioposal?
" That ali literary or politicai news papers will. on
Siiiulay, disappear troni the tables of the Club, with
the exceptiou of the Ghurehof-EngUmd Qunrterly
Reciew, of the Christian Remembrancer, the Protcstant
JìJcho, and the iike. "
" That the dininjif ineinbeis will feed ou a slice of
roast nieat (iinderdone) and French beans; and Miat
Caro Sliaen.
Volete avere la cortesia di proporre questa sera, al
Whittington, a nome mio, il seguente emendamento alla
proposta auti-scacchistica per la domenica?
« Che qualunque giornale letterario o politico sparisca la
domenica dai tavoli del Circolo, ad eccezione della Church-
of-England Qiiarlerly Eeview, del Christian Bemembrancer,
del Proteslaut Edio, e simili.
< Che i soci, i quali pranzano al Circolo, mangino
una fetta d'arrosto (poco cotto) e fagiuoli : e che non
MMCCCXLIX. — Inedita. Ne fu trasmessa una copia alia
K. Commissione <la Mr. G. M. Trevelyan. La «lata si ricava dal
timbro postale.
[1848] Kl'lSTOLAKIO. 11
no sherry, port, stout. or auy other liquid sLall bcT
allowed, except water iiiid table-ale (froin Sevan'i*
only) : — tliat, wlienever inembers will be provided
witli a medicai certificate, a j>lass of iroii-wine sliall
be allowed.
'' Tliat smoking- will be strictly tbrbidden, aiid
the smoking-room sbut except tbr sudi members
who will undertake to sit one hour perfectly silent
and in religious contemplation.
•• Tliat ladies shall not be admitted excei)t above
59 years of age, or veiled.
•' Thàt, to avoid any possibility of quiet eujoynient
— which seems to be the avowed aim of the Witt-
ington Club — Mr. Yapp will read, twelve minute»
every hour, alta voce et cum deci amai ione, a parlia-
mentary speecli from Mr. Plumptree or Sir Robert
sia permesso di bere vino di Xeres, di Porto, birra grassa,
o altri litiaidi che non siano ac<iiia e birra da tavola
(soltanto quella di Sevan); — che ogni qualvolta i soci
siano muniti di certificato medico, sarà loro permesso un
bicchiere di vino ferruginoso.
« Che il fumare sia severamente proibito, e che la stanza
da fumo sia cliinsa per tutti, ad eccezione di quei soci
che si impegnino a rimaner seduti per un'ora, perfetta-
mente silenziosi e in contemplazione religiosa.
« Che le Signore non siano ammesse, se non abbiano
superato i 59 anni, o se non siano velate.
« Che, per evitare ogni possibilità di quieto godimento,
il die sembra sia lo scopo prefisso del Whittington Club,
il Signor Yapp leggerà per dodici minuti ogni ora, ad alta
voce e con enfasi, un discorso parlamentare di Mr. Plunip-
12 EPISTOLARIO. [1848]
Inglis, or a cliapter from the second volume of Tan-
cred by D'Israeli.
And so fortli.
I send tlie cordon, and am
e ver yoiirs
Jos. Mazzini.
tree o di Sir Robert Inglis, oppure un capitolo del secondo
volume del Tancredi di D'Israeli.
E cosi via discorrendo.
Mando il cordone^ e sono
sempre vostro
Gius. Mazzini.
MMCCJCL.
A PiKTiiO Gtannonk, a Parigi.
[Londra], 26 [febbraio 1848].
Caro FietrOj
Bisogna che tu mi faccia il i)iacere di mandar
l' unito biglietto a Paolini : mandalo, comunque ti
paia, perché ora non posso spiegarti l' aliare del
danaro: ma è necessario ch'io scriva a quel modo.
Aspetto ansioso le nuove di lunedi per vedere che
cosa decidono in Francia, e che cosa devo decidere
io. Ho scritto or ora a Lamennais in proposito ; ho
MMCCCIi. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
colta Nathau. Sulla busta clie la contiene sta l'indirizzo:
« Mons. Pierre Giannone, 25, Rue de 1' Eclnse, aux Batignolies,
Paris, Trance. » La data si ricava dal timbro postale, che è:
JS. FÉ -26 1848.
[1848] KrisTOLAKio. 13
scritto in Sicilia ed altrove; e non mi reggono più
né gli occhi, né le dita a tener la penna. Se non rico-
minciano il circolo monarchico, sarò tra voi subito ;
se Io ricominciano, nn po' più tardi. Ma a ogni modo,
se ha mai importato raccoglier soldi per V impresa
Lombarda, è ora più che mai. Confesso, che vorrei
s' incassasse l' offerta di Paolini : sono convinto eh' egli
non dubitava dell'incasso. Ho ricevuto tempo fa la
tua: ma, ti ripeto, non posso ora scriverti. Lo farò
presto. Intanto, pensa ed oi)era. Ed ama il
tuo
Giuseppe.
MMCCCLJ.
ALLA Maduk, a Genova,
[Londra], 28 febbraio 1848.
Mia cara madre.
Prima di chiudere questa lettera, saprò se la
Francia è repubblicana o monarchica. Scrivo in dome-
nica, perché avrò tanto da fare domani che non potrò
se non mettere un postscriptum. E metterò il post-
scriptum, non per darvi la nuova, dacché voi l'avrete
prima che vi giunga questa ; ma perché avrò da indi-
carvi qualche cosa sul conto mio. — Avrei oggi la
notizia decisiva, se in questo paese la domenica non
sospendesse poste, giornali e ogni cosa. Intanto, e
comunque decidano, rallegriamoci ed ammiriamo. Una
rivoluzione come questa, compiuta con 100.000 uomini
di truppa in Parigi, coi forts détachés, con Guizot e
MMCCCLI. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo.
14 Kl'IvSTOI.AKU». [1848]
Luigi Filippo alla testa del Governo, è un prodigio:
prodigio di i)opolo. di classi operaie, cbe decide le
tendenze e i fati dell'epoca. Quand'io vi diceva che
nell'anno si preparavano grandi avvenimenti, io aveva
il presentimento. Se il vostro popolo fosse cólto com' è
il popolo di Parigi, avremmo dato noi l' impulso deci-
sivo all'Europa: nondimeno, anche l'Italia ha giovato;
e pochi giorni prima dell'insurrezione, il National
dava l'esempio di Palermo per provare che le fortezze
e le truppe non servono a nulla quando un popolo
vuole. Vedremo ora gli effetti. Ma vivete sicura che
il momento decisivo Europeo è giunto. Una guerra
Europea universale si prepara, che avrà da un lato
1 popoli, dall'altra i re assoluti e forse i non-assoluti.
E da questa guerra finale, decisiva, escirà, a Dio
piacendo, uno stato di cose fondato sulla Verità e
non sulla Menzogna. E ne uscirà, spero, anche l'Unità
delP Italia. Qui, le cose di Francia hanno eccitato entu-
siasmo nel popolo. E l'altra sera, essendosi sparso
remore che Luigi Filippo era giunto in un Hotel, si
radunò gente e cominciò a fischiare. Domani sera,
v'è riunione i)ubblica per eleggere una Deputazione
da mandarsi a Parigi a complimentare il poi>olo a
nome degli abitanti di Londra. (*)
(') Un « indirizzo al popolo di Parigi, adottato dal Oo-
jìùtato esecutivo dell'Associazione i)er la Carta Nazionale dei
Democratici Fraterni, » fu approvato appunto in Londra la sera
del 28 febbraie 1848. L'Alba, alla quale fu inviato da Julian Star-
ner, lo pubblicò nel u. del 22 marzo 1848, con 1' avvertenza che
si mandava di preferenza a quel periodico, perché esso era stato
il primo « ad alzar la voce, pubblicamente pei diritti dei *moì
connazionali, e perché seguitasse nella nobile lotta intrapresa. »
Ved. pure la Patria del 12 marzo 1848, in cui fu data la tradu-
zione di un « indirizzo del popolo inglese al popolo di Parigi »
« quella della « risposta dei francesi dimoranti a Londra. »
[1><48] KIMSTOI.AHU». 15
Ho, ben inteso, ricevuto la vostra del IG; e un
giorno doi>o, quella di N[apoleone] alla quale lio già
risposto, scrivendo a Filippo. Xon ho mai ricevuto
finora quei certi ./V)H/a)7?.<}: ma suppongo finiranno per
venire. Sta bene del (lenovese raccomandato; ma
quand'anche io rimanessi lungo tempo qui, ciò di che
dubito, potrei, temo, in (quella sfera far poco iwr lui.
Ciò non di meno, lo accoglierò bene. Comincio a star
meglio del dolor di denti; ma m'ha noiato per tutti
questi giorni, complicato con dolori nervosi che
ra'occui)avano metà della testa. Credo fosse un reuma
còlto in quest' umidaccio perenne. Mi duole che
l'insurrezione di Parigi non abbia avuto luogo un
po' prima; avrebbe dato miglior esempio a Napoli,
dov'è una vera vergogna che quell'infamissimo re sia
salutato Principe Kiformatore. Del resto. Dio volesse
che i rrincii)i Eiformatori tradissero tutti, come il
padre teme di quel di Napoli! ('redo, tutto ben pen-
sato, che porrò qui dentro alcune linee che darete
all'aiìiico poeta: non le fate vedere ad altri; e tutto
an<lrà bene. Potrei mandarle direttamente, ma non
ho ora ragione di scrivere, e non mi pare che il
mandarle a Ini, senz'accennare cosa alcuna sul mezzo,
possa produrre inconveniente alcuno. Addio, madre
mia; aggiungerò domattina il post-seriptum.
Lunedi.
P. S. — Come a quest'ora sapete, il voto di Pa-
rigi è per una Repubblica: un'Assemblea Costituente
eletta sulla base del Suffragio Universale, deciderà
se il voto della Francia è conforme. Tutte le proba-
bilità stanno perché la Kepubblica sia proclamata.
Qualunque cosa sentiate, continuate a scrivere al
solito. Dico questo, perdi' è probabile ch'io debba
16 KPISTOLAHIO. [1848]
fare una corsa a Parigi; ma non sarà che ])cr tre
o quattro giorni; e tornerò qui. V^ivete tranquilli sul
conto mio. Dite a XfapoleoneJ e a Filippo clie fra
tre giorni manderò da qui o da dove sarò il mani-
festo del Giornale cbiestoini. (^) Qui. questa sera vi sono
due o tre riunioni pubbliche inglesi per solennizzare
gli avvenimenti, ed esprimere simpatia. Addio di
nuovo, madre mia. Abbracciate il padre, e credete
sempre all'amore del
vostro
(tIUSEPPE.
MMCCCLIl.
A Giuseppe IìAMBekti, a Parigi.
[Londra], 28 [febbraio 1^48].
Caro amico,
Parto domani sera, martedì, per Boulogne. Sarei
venuto un po' più tardi, per non tornar più qui; e
con questa furia, mi bisognerà inevitabilmente tor-
nare in una settimana qui, non foss' altro che pochi
giorni. Lascio cose di danaro e cose nostre iniziate, che
mi bisogna finire. Non perdete il sangfroid: bisogna che
la Repubblica sia sancita dalla Costituente. E nell'in-
tervallo, qualunque preparativo visibile di proi)aganda
danneggierà nell'opinione del pacifico juste milieu.
MMCCCLIl. — Piibbl. da D. Giukiati, Duecento lettere, tee,
cìt., p, 286. Qui si riscontra sull'autografo, posseduto dal
dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo. La data si ricava dal
Protocollo della Giovine Italia, in cui è avvertito che la lett.
giunse con la « posta. »
(1) Certamente, il programma del giornale da intitolare l'Av-
venire, che F. Bettini, uscendo dalla Lega Italiana, della quale
non approvava tutte le direttive, aveva in animo di fondare
(ved. le note alle lett. MMCCCXL e MMCCCXLVI).
[1848] KPISTOI-AKIO, 17
Manda subito, ti prego, l'acchiusa a Marsiglia
per quei di Genova, raccomandando sollecitudine.
Addio: ama il
tuo
Giuseppe.
MMCCCLIII.
TO Emilie Hawkes, London.
[London], Monday [February, 28*'' 1848].
Will you ask, dear Emilie, Frank Dillon for bis
passport? Tliat is, will you ask him to bave it signed,
at the French Embassy, for Paris, immediately ? I am
sure he cannot bave any objection. If Boulogne was
Paris, I could go without any passport. But luy
celebrity not having yet conquered the dull obstinacy
of the Boulogne's people, it is better, to avoid
botherings, that I bave one. It sball be given back
in one week.
Lunedì.
Cara Emilia,
Volete chiedere a Frank Dillon il suo passaporto?
Ossia, volete chiedergli di farselo immediatamente vistare
per Parigi, all'Ambasciata Francese? Sono certo che non
potrà aver nulla in contrario. Se Boulogne fosse Parigi,
potrei andare senza passaporto. Ma siccome la mia cele-
brità non ha ancora vinto la stupida ostinatezza della
gente di Boulogne, è meglio, per evitare seccature, che
io ne .ibbia uno. Sarà restituito fra una settimana.
MMCCCLIII. — PubbL da E. F. Richards, op. cit., p. 73.
La data si ricava dal timbro postale.
i
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). 2
18 EPISTOLARIO. [1848)
I tliiuk tliat I will bave to go if possible, to-morrow
night. I will see you to-morrow evening". If Dilloii
urges tlie Embassy to sigli it, it will be signed to-
morrow. As for the rest, any passport will be eqnally
good for me; only if it is sigiied for Boiilogne.
AH tliis is the coiisequence of another letter receiv-
ed just now from Paris.
E ver yours,
Joseph.
Credo che dovrò partire, se mi è possibile, domani
notte. Vi vedrò domani sera. Se Dillon/rtjjrcHMu-e all'Amba-
sciata per avere il vieto, il passaporto potrà esser pronto
per domani. In quanto al resto, qualunque passaporto sarà
egualmente buono per me ; basta che abbia il visto per
Boulogne.
Tutto questo è la conseguenza di un'altra lettera che
ho ricevuto or ora da Parigi. .,
° bempre vostro
GlUSKPPE.
MMCCCLIV.
TO Emilie Hawkes, London.
[Loiulou], Tiiedsa.v [February. 29*'' 1818].
Dear Emilie,
For the — not even wish — but mere liypotiiesis
that you, Caroline and Mme Nathan chose to be
Miirtedt.
Cara Emilia,
Non per desiderio mio — ma nella semplice ipotesi
che voi, Carolina e la Signora Nathan desideraste lavo-
MMCCCLIV. — Inedita. L'autografo, del quale Mrs. Ki-
chards inviò una copia alla E. Commissione, si conserva presso
gli eredi Ashurst. La data si ricava dal contesto della lett.
[1848] Kl'ISTUI.AKU). 19
active in oiii- Xational Fmid's aftairs, 1 put into your
liauds some Circulars and some signed receipts. Should
you dispose of any. mark down, not only the cypher
of the donation, the name of tlie donor, etc, but
the number of the receipt. I am leaving-. God bless
you. and think of
your
Jos. Mazzini.
rare per il nostro Fondo Nazionale, vi mando alcune
Circolari e ricevute Armate. Nel caso ne rieuìpiste qual-
cuna, indicate non solamente la cifra dell'oblazione, il
nome del donatore ecc., ma anche il numero della rice-
vuta. Iddio vi benedica. Pensate al
vostro
Gius. Mazzini.
MMOCCLV.
TO Emii.ik Hawkks, London.
[Loiubm], Monday [March, l'^f 1848].
Dear Emilie,
I send back the umbrella, CI. Sand, and Mieios-
lawski. C) I am going-. You will hear from me soon.
Lunedi.
Cara Emilia,
Vi rimando l'ombrello, G. Sand e Mieroslawski. Parto.
Avrete presto mie notizie. Abbiatevi cura: per mezzodì
MMCCCLV. — Inedita. L'autografo, del (inaJe una copia
fu comunicata alia R. Commissione da Mrs. Ricliards, si con-
serva presso gli eredi Asliurst. L» data si ricava dalla lett.
seguente. Forse, invece di Monday, si doveva leggere IVednesda}/.
(') Una delle opere che L. Mieroslawski, allora detenuto
in Polonia per la parte presa nel moto rivoluzionario del Gran-
20 Ki'isroLAHio. [1848]
Take care of your bealtb : let me know, either tbrongb
L[amberti] or tbrougb tbe otber address, sonietbing
of you; reraeinber me to Syd[ney] and believe me
ever and ever
yours
Joseph.
Lfamberti] o dell'altro indirizzo fatemi saper qualcosa
di voi : ricor<lateiin a Syd[ney] e credetemi sempre
vostro
Giuseppe.
MMCCCLVI.
TO Eaiii.ie Hawkes, London.
[Paris], Thnrsday,
y o'clock in the morning [Marcii, 2"*' 1848].
Dear Emilie,
Here I ani, at last, after a traversée of tbree
liours, uearly dangerons, in whicb I bave, at least
oue bundred times, been completely sbowered by the
waves: tbey were regularly wasbing tbe deck from
Giovedì mattina, alle 9.
Cara Emilia,
Eccomi qua, alla fine, dopo una traversata di tre ore,
quasi pericolosa, durante la quale sono stato addirittura
ricoperto, almeno un centinaio di volte, dalle onde che
spazzavano letteralmente il ponte da una parte all'altra.
ducato di Posen, e da più anni in relazione col Mazzini
(ved. la nota alla lett. MCMLXXX), aveva pubbl. durante il
suo primo esilio; principale fra esse, la Hiatoire de la revo-
lution de Pologne (Paris, 1836-1837, in 3 voli.).
MMCCCLVI.— Pubbl. da E. F. Richards, op. cit., pp. 74-76-.
[1848] KWSTOLAHIO. 21
one side to auotlier, I kept my place to tbe last oii
deck, kuowing tliat if I bad gone down, I would
bave beeu prosale. But it was a battJe. Tbe wind
was furiously laging:; tbe water from botb sea and
heaven streaming down ali my body. If I bad been
balf an bour more, I tbink I woiild not bave been
able to detacb myself, frozen as I was, from tbe rope
wbicb I bad entwined myself to. Mr Ooliett was sick
ali tbe time. Linton, after baving struggled on deck
during balf tbe traversée, went down to tbe cabin;
a true relief to me. (^) We arrived late at Boulogne;
and were obliged to lose tbe nigbt tbere. We left
to-day for Paris, and arrived bere only balf an bour
ago: at midnigbt. I am well, and witb very little
Sono rimasto fino all' ultimo sopra coperta, sapendo che,
se fossi sceso, sarei stato prosaico. Ma è stata una vera
battaglia. Il vento soffiava furioso: l'acqua, tanto dal
mare quanto dal cielo, mi scorreva lungo tutto il corpo.
Se fossi rimasto una mezz'ora di più, credo che non sarei
stato capace di staccarmi, gelato com'ero, dalla corda alla
quale mi ero avviticchiato. Il Signor Collett ha avuto per
tutto il tempo il mal di mare. Linton, dopo esser stato sopra
coperta a lottare durante metà della traversata, è sceso
in cabina (un vero sollievo per me). Arrivammo tardi a
Boulogne ; e fummo costretti a rimanervi la notte. Siamo
partiti oggi per Parigi, arrivando soltanto una mezz'ora
fa: a mezzanotte. Io sto bene; ho appena un po' di mal
(*) Il partito cartista aveva inviato a Parigi J. W.. Linton
e J. Dobson Collett, segretario della Association for ihe Abo-
litioH of Taxes on Knowledge, per presentare al Governo Prov-
visorio quell'indirizzo cit. in nota alla lett. MMCCCLI. Ved.
.1. W. Mario, The Birth of Modem Italy, ecc., cit., p. 145.
22 KPISTOLAHIO. [1848]
tooth-ache or neiiralgia, owiiig-, no doubt, to the (uire
at Muswell Hill. The wiiid is ragiiig liere too, aud it
raius. The town was at uiiduight at pei'feet rest:
heaps of stoues to be seen here and there: and a
few patrols of the National Onard, half in iiniform,
half in blouse. l will see frieiids, acquaintance aud
town to-morrow. Meanx^'hile, 1 have an Odysseia of
little annoyances, from Collett's continnous singinft-
to Lintoii's intiictiug npoii me a common two-bedded
room. I felt gioomy and low-spirited iill the day;
but 1 will emancipate myself to-morrow. l am at
your Hotel, of conrse.
The Provisionai Government seems to work very
actively. You will know by this time that ali distinc-
tions and titles of nobility have been abolished. (*)
di denti e di nevralgia, e lo devo, senza dubbio, alla cura
di Muswell Hill. Il vento infuria anche qui, e piove. La
città, a mezzanotte, era in perfetto riposo; si potevano
vedere qua e là dei mucchi di pietre ed alcune pattuglie
della Guardia Nazionale, metà in uniforuìe e metà in
blouse. Domani vedrò gli amici, i conoscenti e la città.
Intanto, lio un'Odissea di piccole seccature, cominciando
da Coliett, che non fa altro che cantare, e terminando a
Linton,chemi lia inflitto una stanza con due letti in comune.
Mi son sentito tutto il giorno triste ed ahbattuto ; ma domani
mi emanciperò. Sono al vostro albergo, naturalmente.
Pare che il Governo Provvisorio lavori con grande ala-
crità. A (jucst'ora avrete saputo che tutte le distinzioni
(') Con decreto del 29 febbraio 1848 del Governo Prov-
visorio di Francia era pi-escritto: « Tous les anciens titres de
noblesse sout abolis; les qnalitìeatious (]ni s'y rattachent sont
interdites; elles ne penvent ètre prises pnbliqueiueiit ni <igu-
"rerdansnn acte public quelconque. » Ved. il Moniteitr Unirersel,
Journal Officiel de la République Fran^aise, del 1° marzo 1848.
[1848] Kl'lSTOI.AIMO. 23
No Olle kiiows anythilij;" ubout Louis Pliilippe iiud
Guizot. (')
This imiisiially long journey will peibaps cause
me to stop Olle or two days more tliaii 1 waiited.
Besiiles, I must, it' 1 eaii, come back aloue, and leave
ihem to go before.
I will write agaiu as soou as I will bave beeu
able to «atlier sometliiug- about tlie real state of the
aftairs. Be my iuterpreter witli ali. Take care of your
lieaitli: and bid Caroline to do the sanie. I go to bed,
and will post this to niorrow, Thursday.
Ora e sempre, ,^
' ' Yours
Jos. Mazzini.
Through an improvised suggestion of my friends
here, J fìnd thattlie "National" has already nnnonnced
e tutti 1 titoli nobiliari sono stati aboliti. Nessuno ha
notizie di Luigi Filippo e di Guizot.
Questo viaggio insolitamente lungo mi costringerà
forse a fermarmi uno o due giorni più di quello clie volevo.
Inoltre, bisogna che io ritorni solo, se mi è possibile, e
li lasci andar avanti.
Vi scriverò di nuovo, non appena avrò potuto raccogliere
qualche notizia sul vero stato delle cose. Siate la mia
interprete con tutti. Abbiate cura della vostra salute e
dite a Carolina di far lo stesso. Ora vado a letto: impo-
sterò questa mia domani, giovedì.
Ora e sempre vostro
Gius. Mazzini.
Da una indicazione impreveduta dei mei amici di qua,
m'accorgo che il National ha già annunziato che la « Lega
(') Erano riparati in lughilterra.
24 EPISTOLARIO. [1848]
that the " People's luternational League " has taken
the iuitiative of sympathy with the Freuch movemeut,
and is preparing to seud delegates with an Address :
teli Sydney and James to inake haste, and send an
Address, appointing me as delegate; (*) Linton will
be liere till Sunday.
G. Sand is here : Laraennais publishes a Journal
Le Peuple Constituant, Michelet, Béranger, etc, being
contributors. (*)
Ever yours,
Joseph.
Internazionale dei Popoli » ha preso l'iniziativa di mo-
strare la sua simpatia col movimento francese e si pre-
para a mandar delegati con un proclama: dite a Sydney
e a James di sbrigarsi e di mandare un proclama, nomi-
nando me come delegato; Linton sarà qui fino a domenica.
Qui v'è G. Sand: Lamennais pubblica un giornale: Le
Feuple Constituant. con Miclielet, Béranger, ecc. come
collaboratori.
Sempre vostro
Giuseppe.
(1) La Fafria (ii. del 12 marzo 1848), ricavando appunto la
notizia dal National, scriveva in proposito: « La Lega Internazio-
nale dei Popoli, costituita a Londra, e fondata per difendere le
rispettive nazionalità ed il diritto dei popoli a governarsi da sé
e d' affratellarsi fra loro, ha fatto rimettere al Governo Prov-
visorio a Parigi un indirizzo per mezzo dei sigg. Linton e G. Maz-
zini, segretario e membro del Comitato d'associazione. »
(2) Le Peuple Constituant, Journal quotidien, venuto a luce
il 27 febbraio, si spense, quasi violentemente, per le molte
persecuzioni che ebbe a patire, 1' 11 luglio 1848. Oltre dal La-
mennais, era redatto da P. Dnprat, A. Barbet, G. Ferrari,
J. Duprat, dir. Ostrowski, Fu uno dei più battaglieri perio-
dici che si stamparono in quei primi turbinosi mesi di vita
repubblicana; i primi numeri furono affissi sui muri di Parigi.
[1848] EiM.sTC)i.AKi(). 25
MMCOCLVII.
ALI, A Madrk, a Genova.
[Parigi], 5 luar/o 1848.
'Cara madre,
Rispondo da Parigi alla vostra del 24 giuntami
qui da Londra. Risponderò breve, perché non Lo
quasi un solo momento libero. Sono a Parigi da tre
o quattro giorni, e voi dovete intendere che tra
gl'Italiani e i Francesi è un affar serio. Come vi
dissi nell'altra mia, voi dovete continuare a scrivere
a Londra al solito, perché la settimana ventura io
vi sarò di nuovo. Vero è che non vi starò per lungo
tempo, ma v'avvertirò. Non vi dirò nulla qui di
Parigi, perché vi sarebbe troppo da dire. Ieri, sab-
bato, ebbe luogo hi grande i)rocessione per portare
le ceneri dei morti nella Rivoluzione alla Ba stille.
La processione era formata di un 80,000 individui. (')
MMCCCLVIl. — luedita. L' autografo si conserva nella rac-
colta Narhan. Non lia indirizzo. A tergo di esso, la madre del
Mazzini annotò: « 1848, 5 marzo. »
(*) La funzione aveva avuto luogo nella chiesa della Madda-
lena. In una corrispondenza da Parigi all'Alba del 14 marzo 1848
era cosi descritta : « I membri del Governo Provvisorio, seguiti
dai meml)ri della Municipalità e di diverse Deputazioni, e dalle
famiglie delle vittime della patria hanno preso posto vicino al
catafalco, ai cui lati legge vasi : — Morti per la patria. — I gradini
del tempio al di fuori erano occupati dai coristi dei due sessi,
che all'entrare del Governo Provvisorio hanno intonato la Mar-
nigliene. L' orchestra ha poscia eseguita una marcia funebre di
Cherubini : quindi i cori hanno cantato il giuramento del Guglielmo
Teli, un pezzo della creazione di Haydn, e la preghiera del Mosi*.
Tutta la chiesa, la piazza e le vie che la circondavano erano
2tì Kl'lSTOKAIMO. [1848]
Il [ìopolo è aiMiiiinibile: la classe media un i)o' stu-
pita (lai cangiamento improvviso; ma convincendosi
a poco a poco che la Repubblica può stare l)enissimo
insieme coU'ordine. 11 Governo provvisorio ammira-
bile di buona volontà, e d' attività. Qua e là ancora
alcune esitazioni, alcuni errori; ma l' insieme è buono, e
promette durata. Qualunque sia l'intenzione delle
potenze del Xord, la Kepubblica non cadrà i)iu. Tua
guerra europea è probabile : ma sarà corta e deci-
siva a favore dei i)opoli. La Francia è non solamente
pronta a sostenei-la. ma desiderosa clie abbia luogo
e si sciolgano tutte le questioni. Neuchàtel nella Sviz-
zera lia già seguito l'esempio e operato il suo moto
insurrezionale che staccherà quel Cantone dalla Piussia
e lo darà interamente alla Contederazione Svizzera. (^)
\'enendo a noi, è strano che io non abbia mai Ncduto
una sola copia della lettera di (ìuerrazzi a me. che
voi tutti leggete. Ditemene qualche cosa, s'è corta
l)i<'iie di popolo, o tutte paiate con drappi tricolori, sui ijiiali
ad intervalli lej^jfcvasi : llinpetto ai Mani delle riltiiue dei 23 <ì
24J'ehhvaio. Terminata la mesta cerimonia, il corteggio, preceduto
e seguito dalla Guardia Nazionale, colla banda, e da reggimenti
di cavalleria e di linea, si è diretto alla colonna del LiiyUo,
facendo ala ai corpi delle vittime, disposti su gran carri, circon-
dati dal clero della Maddalena, e dai membri e Ministri del
Governo della liepnl)blica. Giunti alla Colonna, il generale
8ubervic, Ministro della Guerra, era là per riceverli. Erano
le 4 pom. quando il clero è disceso nel sotterraneo della Co-
lonna per deporvi i cadaveri. Tutte le truppe al loro passaggio
presentarono le armi. Dnpont de l'Eure, Garnier-Pagès e Marie
hanno detto calde e generose purole in onore della vittime del
luglio e del febbraio. 11 popolo ha accolto i loro discorsi al grido
unanime di Vira la Repubblica! »
(') Non ostante l'energico contegno del Governo federale
svizzero durante la lotta del Souderbund (ved. la nota alla
lett. MMCCLXXXI), Neuchàtel ora continuato a rimanere nella
[1848] KiMsroi.AKio. 27
<) Innpi. dove e (luaiido è sraiiii)ata. (*) Quanto all'Anmi-
stia, il 27 è passato, e non s'è veduta. Del resto,
non ne abbiate premiu-a; in un modo o nell'altro,
non credo stare lungo teinj)© senza rientrare in Italia.
Mi duole assai della malintesa fra voi e Carolina:
qualunque possa essere la sua precipitazione di carat-
tere, essa dev' esser buona di fondo ed è stata buona
assai con noi. Basta: spero die qualche incidente
porterà riavvicinamento fra voi. Se Carlo Alberto
avesse ombra di core, è questo il momento per lui.
E bisognerebbe die il popolo gli parlasse un lin-
guaggio franco: il nemico comune è in Lombardia.
Inizii egli la crociata contro all'Austriaco : è ancora
in tempo. Che s' ei noi fa e segue a tentennare, io
gli predico, che, malgrado il suo esercito, egli farà
la fine di Luigi Filippo. E badate die le mie pre-
dizioni, se pur qualcbeduno li a cura di tenerne nota,
s'avverano tutte, lentamente, ma infallibilmente. —
Il tempo in Parigi è cattivo: i)iove; e si passeggia nel
fango. Sto bene di salute. Scrivo con indiiostro bianco,
e me ne duole per voi. Ma non ne ho altro. Addio,
inailre mia, abbracciate il padre ed amate il
vostro
Giuseppe.
Nulla da aggiungere.
strana anomalia di Cantone svizzero e di principato prussiano. Ne
usci nei giorni delie grandi rivoluzioni europee, poiché il 29 fel)-
braio 1848 la bandiera federale fu innalzata da alcuni animosi
patrioti di quel Cantone e il giorno successivo un migliaio d'uo-
mini, capitanati dal Courvoisier, s'impadronirono del castello di
Neucliàtel , istituendovi un Governo Provvisorio, che la Dieta rico-
nobbe solennemente, e che il 10 luglio 1848 prendeva sotto la sua
protezione la nuova repubblica. Ved. A. Chuqukt, op. cit., p. 595.
(') Su questa lett., pubbl. poi col titolo di : Memorie di F. D.
GuERKAZZi. ved. il Protocollo della Glorine Italia, voi. VI,
p. 325-326.
28
Kl'ISTOI.AHIO.
MMCCCLVIII.
TO Emilie Hawkks, London.
1
[Parisi, Suuday [March, 5"' 18481-
1 do iiot kiiow, dear Emilie. Calainatta's cliristiaii
naiiie; tbe atldress too I liave forgot. But yoii had
better seiid wliat you bave to seud to Lamberti,
o. Rue Gallio», or to Acciirsi : it will give iis a
reason for goiiig and verifying the state of the engrav-
ing. I am well ; but tiied with people calling to an
extent iiot to be described. J have seen Mad. Saiid,
Lamennais, etc. There is a great deal in tbis Repiib-
lican concern that I do not like: but tbere is a
will iu tbe people that is uucouquerable. I sball be
back — but I fear for a sbort ti ine — at tbe end of
tbe week. Liuton will leave before me. Kemember
Domenica.
Io non so. cara Emilia, il nome di battesimo di Cala-
matta e ne lio scordato anche l' indirizzo. Ma farete bene
a mandare quello che dovete a Lamberti, 5, Rue Gaillon,
o ad Accursi ; avremo cosi una ragione per andare a veri-
ficare lo stato dell'incisione. Io sto bene, ma sono tormen-
tato da un numero indescrivibile di persone die vengono a
trovarmi. Ho visto Mad. Sand. Lamennais, ecc. Ci sono
molte cose, in quest'affare repubblicano, clie non mi i>iac-
ciono: ma c'è nel popolo una volontà indomabile. Sarò
di ritorno — temo però per breve tempo — alla fine della
settimana. Linton partirà prima di me. Ricordatemi a
MMCCCLVIII.
pp. 76-77.
Pnltld. da E. F. Richahds, op. cit.,
[1848] KPISTOLAKIO. 29
me to ali ; 1 wisb I could write to tliem, biit I bave
not a single moment of rest. The Address of the
Leagiie has been presented ; and eveiy English niani-
festation of sympathy is welconied here with enthu-
siasm. Take care of yourself, and believe me
ora e sempre your
Joseph.
tutti : desidererei tanto di scrivere ad ognuno, ma non lio
nemmeno un minuto di riposo. L' indirizzo della Lega è
stato presentato; e qualunque manifestazione di simpatia
da parte degli Inglesi viene accolta qui con entusiasmo.
Abbiatevi cura e credetemi ora e sempre
vostro
Giuseppe.
MMCCCLIX.
A Filippo de Boni, a Losanna.
Parigi, 8 marzo 1848.
Vi scrivo io pure in gran fretta da Parigi. Nella
settimana tornerò a Londra per pochi giorni, poi qni
di nuovo. Non abbiamo ancora, fuorché dal Piemonte,
nuove dell' impressione che gli avvenimenti avranno
prodotto in Italia. E finché non l' abbiamo, rimaniamo
incerti. Sono in relazione col Governo di qui: (') ma è
MMCCCLIX. — Inedita. Ne esiste una copia nella raccolta
Natlian, pervenuta da J. White Mario.
(1) Durante la seduta della Camera del 24 febbraio 1848,
s' era formato « per acclamazione e per urgenza dalla voce del
popolo e dei deputati dei dipartimenti » un primo Governo Prov-
visorio « investito momentaneamente delln cura di assicurare
e di organizzare la vittoria nazionale. Fu composto di Dnpont
(de l'Iiure), Lamartine, Crémieux, Arago, Ledru-Rollin, Gar-
nier-Pagès, Marie, con l' aggiunta di A. Marrast, L. Blanc,
30 KPISTOI.AIUO. [1848|
provvisorio; e le esigenze e i lavori sono tanti^ che
in verità sono scusabili se non possono decidere
ancora, né meditare ciò che faranno per l'estero.
Hanno minuti di tempo, e non un quarto d'ora; ma
vigilo, e quanto potrò, farò. Per ora, le tendenze pos-
sono riassumersi in questo: non vorrebbero, provvi-
sori come sono, provocare una guerra; ma la desi-
derano, perché l'esercito, quando si fosse una volta
battuto per la Ke[»ubblica, sarebbe legato per sempre
alla Kepubblica.
Per noi, dobbiamo cominciare a tenere un lin-
guaggio franco a Cjarlo] A[lberto]; dirgli e fargli dire
«he l'Italia vuole emancipazione della Lombardia:
unità; libertà: che il momento è giunto; che s'egli
vuole atterrare il ciuffo della fortuna, è in tempo: e
se no, no. Si)ronare i popoli a irritare l'Austria, a
insultarne gli agenti ; compromettere i principi .e
ridurli a dichiararsi. Spronare la Sicilia, come dite,
e come ho scritto molti giormi sono a Palermo, a
costituirsi Kepubblica, finché l'Italia non sia una.
♦S])ronare i ricchi, se ne avete amici, a intendere che •
F. Flocoii e Aiibert, in <iiialità di segretari. Il giorno sncces-
•sivo Dnpont (de 1' Eure) rimase alla Presidenza del Consiglio dei
Ministri, Laiuarfcine agli Esteri, Ledru-Rolliu all'Interno, Cré-
mieiix alla Giustizia, Marie ai Lavori pubblici e Arago alla
Marina. Ad essi si aggiunsero M. Goudchaux per le Finanze, il
Subervic per la Guerra, il Carnot per l' Istruzione, il Bethniont
per il Commercio, mentre il Garnier-Pagès fu nominato Maire
di Parigi. Il Flocou assunse la carica di segretario generale.
Nella lett. MMCCCLXIV il Mazziui scriveva che gran parte
di costoro erano amici suoi, ma non si sa quali, ad eccezione
del Marrast e del Ledru-Rollin, con cui pili tardi, nell' esilio
tli Londra, strinse maggiore amicizia. Probabilmente erano
^tate relazioni di corta data, forse di quei giorni; e ad entrar
•con essi in rapporti era valsa la conoscenza di Alessandro
(1818J KI'KSIOLAKIO. SI
se vogliono costringere il Piemonte ad agire bisogna
accendere un' insurrezione Nazionale in Lombardia :
cbe si può: ma die, a risparnjiare sangue e pericoli
di disfatta, bisogna portare in Lomb[ardia] un' inizia
ti va d'insurrezione: cbe abbiamo tutti gli elementi
militari possibili, rolacchi e nostri, per questo; ma
cbe si richiede danaro a mobilizzarli: cbe se ne
avessimo, trascineremmo con noi. occorrendo, batta-
glioni di volontari francesi con noi : e dietro a loro,
la Francia.
Quanto a voi, potendo, io penso cbe dovreste
rimanere anche un po' in Isvizzera; poi, avendo a
decidervi, recarvi a Torino, dov' è più bisogno di
elementi di vita che non altrove. Vi scriverò presto.
E forse potrò scrivervi qualche cosa di più positivo.
Amate il -
vostro
Giuseppe.
Molti Italiani si sono battuti. Uno è morto. (')
Operai tutti, o quasi.
Bixio, intliieiite nelle alte sfere repubblicane per l'azione che
aveva svolta nelle tre giornate rivoluzionarie e per i delicati
iucarichi che aveva avuto. E il Governo Provvisorio dovette
certamente accogliere o ascoltare con rispetto chi rappresen-
tava al pili alto grado lo spirito repubblicano italiano.
(') Che molti Italiani avessero combattuto sulle barricate
parigine, era attenuato da parecchi giornali francesi. Il Com-
merce, riferito dalla Fahia (n. del 25 marzo 1848) annunciava:
«Fra gl'Italiani dimoranti a Parigi mori un Ignazio Bocca,
di Lanzo (Piemonte) per ferita avuta il 24 febbraio, combat-
tendo a prò' della libertà. » Era forse tntfc' uno con quell' ope-
raio, del quale cosi si dava notizia in una corrispondenza
<la Parigi alla Concordia (u. del 22 marzo 1848, ediz. del po-
meriggio) : « Oggi si accompagnava al Cimitero nn povero ita-
liano, Burla, piemontese, sarto, morto dalle ferite buscate il
24 febbraio alle Tuileries. Vi mandammo la nostra bandiera e
32 Ki'isTOi.AKio. [1848}
MMCCCLX.
ALLA Ma DKK. ti Geiiova.
[Parigi], 11 marzo 1848.
Mia cara madre,
Rispondo alla vostra del 2, giunta in tutta regola-
e rispondo due linee appena, perché non Lo dieci
minuti di tempo. Domani v'è una seconda riunione
dell'Associazione Nazionale Italiana ; e bisogna eli' io
prepari diverse cose. (*) Mia intenzione è quella di par-
numerosa deputazione. » Ma sembra die non si trattasse di un
solo morto italiano. In un'altra corrispondenza da Parigi alla
Concordia (n. del 24 marzo 1848, ediz. del pomeriggio) si leg-
geva che durante la dimostrazione popolare del 17 marzo, il
numeroso corteo, giunto al «baluardo Montmartre, » s'era in-
contrato in un' altra piccola schiera che mesta e ordinata ince-
deva sotto un' altra bandiera, una bandiera tre colori, ma
erano colori italiani. Erano i tìgli d' Italia che rendevano
l'estremo tributo ad un loro fratello morto d' onorate ferite
riportate nelle tre grandi giornate. Sul funebre velo che co-
priva il martire poche parole in lingua francese dicevaTio:
« BaccoUni, cittadino italiano, morto per la libertà francese. »
E la corrispondenza aggiungeva : « All'apparire della nostra
schiera, il vessillo francese salutava quello d'Italia, le falangi
francesi si aprivano per onorare la schiera italiana salutata
da immenso grido : Viva V Italia, vivano gli Italiani, morte al-
l' oppressore austriaco. »
MMCCCLX. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del
Mazzini annotò: «1848, 11 marzo. »
(') Rispondendo alle vive esortazioni del Lamberti (ved. il
Protocollo della Giovine Italia, voi. VI, p. 315) e dell' Accursi (ved.
C. Cagnacci, op. cit., p. 315), il Mazzini aveva affrettata la
■sua seconda gita a Parigi, dov' era giunto la notte tra il 1° e il
2 marzo, trovandovi gli esuli non troppo d'accordo sulla via da
1
[1848] KPI8TOI.AKIO. 33
tire domaui sera, dopo la riuniouej per Londra. E di
là vi scriveiò subito una lunoa lettera, niartedij
seguire, dopo la grandiosa rivoluzione di pochi giorni innanzi.
« Trovano necessaria una manifestazione italiana — scriveva
Giovanni Ruffini al fratello Agostino il 4 marzo; — chi vuole
aderire, chi vuol solo felicitare; questi a nome d'Italia, quelli a
nome della Giovine Italia. Le prime parole dettemi da Mazzini
furono che non vedea il bisogno d'una manifestazione; che in
ogni caso, non sarebbe che un' espressione di simpatia con un'al-
lusione all' Unità. Io dissento altamente, e glie lo dissi subito, da
ogni adesione alla forma repubblicana, che impegni il potere, e
che possa dare anche un' ombra di spinta a un moto democratico
interno. Toccare menomamente allo stato quo laggiù è sinonimo
per me di rovinare le nostre eccellenti posizioni. Mazzini parve
annuire, ma deve veder oggi Lamennais, G. Sand e Marrast,
e sai che ci vuole così poco a montargli la testa! » C. Cagnacci,
op. cit., pp. 315-316. Era tuttavia sincero il Mazzini aitermando
che per allora non si doveva discutere d' una forma di governo
da dare all'Italia, ma dei propositi che si dovevano avere di
realizzare il concetto unitario, sciogliendo appunto la Giovine
Italia e fondando in sua vece l'Associazione Nazionale Italiana;
e che supremo intento di chi aderiva alla nuova istituzione
doveva essere : « guerra all'Austria, prorogata ogni questione, »
ciò che dava ragione al Canuti, il quale, nel Commerce, perio-
dico parigino di cui era collaboratore, osservava che gli esuli
italiani che avevano aderito all'Associazione Nazionale Italiana
erano « guidati da uno spirito di conciliazione » (Lega Italiana
del 13 marzo 1848). La prima adunanza, promossa dal Ricciardi
(Concordia dell' 11 marzo), ebbe luogo il 5 marzo «nella sala
della strada Grenelle St.-Honoré » e fu presieduta provvisoria-
mente dal dr. Fossati « come più anziano. » Giovanni RuflSni,
in una lett. al fratello Agostino dell' 11 marzo, dava curiose
notizie di quella prima adunanza: «Gl'Italiani residenti in
Parigi, duecento circa, si sono costituiti in Assemblea Nazio-
nale avente per oggetto di promuovere, d' accordo coi patrioti
dell' interno, la nazionalità italiana. Dojjo una deliberazione
confusa, caotica, agitatissima, ne è stato nominato presidente
Mazzini, vice presidenti Giannone e Canuti. Devo dire che
Mazzini ha pronunziato parole moderate e conciliatrici a petto
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). 3
34 EPisTor.AHio. [1848]
senz'aspettare la vostra. Queste pocLe linee non
sono che per evitarvi inquietudini. Io non rimarrò
molto in Londra: è necessario, ed è anche desi-
aluieuo delle spiritate proposizioni di Ricciardi ; ma per chi non
bada alle parole, ma ai fatti, l'elezione di Mazzini e di Giati-
none è un atto molto significativo. Che equivale, secondo me,
alla costituzione in Assemblea pubblica della Giovine Italia. Io
10 diceva a Mazzini, il quale mi rispondeva col citrliiig ?e«*< :
Come vuoi altrimenti? e voleva dir: Non sono l'nnto del
Popolo? Comunque, confido nel buon senso dell'interno, benché
anche là vi eia gran confusione di parte, e elementi ciechi non
pochi. Come noti, promuove7'e co» ogni mezzo la nazionalità, ecc..
è molto elastica e si presta a tutto. V'era bensì alla riunione
un certo numero di elementi moderati, come lo attestano 55 voti
dati al Gioberti assente, e la nomina di Canuti, vice presi-
dente, che è moderato. Ma la pressione dal di fuori era irre-
sistibile. Tutti gli intelligenti, Ruflìni. Giannone, Accursi,
Lamberti, etc. appoggiano ciecamente Mazzini, senza punto
preoccuparsi delle circostanze interiori e dell'opportunità.»
C. Cagnacci, op. cit., pp. 319-320. In quella prima adunanza,
dopo la costituzione del Comitato di presidenza, si dovette
certamente commettere al Mazzini 1' incarico di stendere il pro-
gramma della nnova Associazione, che fu letto nell' adunanza
avvenuta la domenica successiva; e pure di quella seduta
G. Raffini dava il 16 marzo al fratello le seguenti notizie;
« Non fui alla seconda Assemblea Italiana. Mazzini vi lesse
un'esposizione di principio molto gustata da tutti, anche dai
moderati. Devo rendergli la giustizia di dire che ne' suoi
discorsi è assai ragionevole ; gli so male di ciò che non dice,
e eh' io gli leggo nel cuore. Egli è capo partito, anzi tutto,
pur troppo, ed audace molto. Se mai fu vero l'adagio Audacea,
etc, gli è in questo punto. » C. Cagnacci, op. cit., p. 321.
11 programma dell'Associazione Nazionale Italiana fu subito
dopo dato a luce in foglio volante di 4 pp. numerate, con la
data Parigi, 12 marzo 1848, sottoscritto dal presidente e dai
due vice presidenti (Paris, Imprimerle de Lange-Lévy) ; fu
rapidamente diffuso nei giornali italiani (Lega Italiana del 21,
Alia del 24, Concordia del 25, Patria del 25 marzo 1848. ecc.).
[1848] K^iSTOi-Aino. 35
derato da amici miei che sono uel Governo, ch'io
sia in Parigi. Addio; date un abbraccio al padre,
ed iMiiate il
vostro
Giuseppe.
Tutto va bene qui. La Repubblica starà, siatene
certi.
MMCCCLXI.
A Fir.ii'PO Dk Boni, u Losannii.
Parigi, 12 marzo 184«.
Bue parole appena. Ho ricevuto l' ultima vostra.
Mi bisogna partire per Londra questa sera; leverò
casa e tornerò subito. Intanto da Londra vi manderò
un vecchio ufficiale d'artiglieria, polacco, (^) intimo di
Wis[ocki] e mio che spingerà fino al Ticino, e s'abboc-
cherà con tutti i nostri amici per vedere se possano
aversi elementi d' azione e quali. Qui, sempre colla
speranza che nell' intervallo giunga un po' di danaro,
lascio gli uomini della Società democratica incaricati
d'ordinare i loro elementi alla mossa. Ma se danaro
non giunge, colle migliori intenzioni del mondo, faremo
nulla. Lamb[erti] vi manderà il primo atto dell'Asso-
ciazione Nazionale formata qui, con programma vago,
ma aperto a ogni progresso; associazione che potrà
forse introdursi legalmente o semi-legalmente in
Italia e nelUi quale bisognerà cercar d' ordinare tutti
gli unitari.
MMCCCLXI. — Inedita. Se ne lia una copia presso la R.
Commissione, proveniente da J. White Mario.
(') Era certamente Carlo Stolzinan.
36 Ki'iSTOKAUio. [1848]
Se andate in Ticino date a P[asserini] questa
letterina, se no, mandatela. Amate il
vostro
Giuseppe.
MMCCCLXII.
Ai.i.A MADUKy a Genova.
[Loiidi'ii], 13 iiuiizo 1818.
Cara madre,
Sono a Londra, e vi scrivo luiovamente. come
v'ho promesso. V'ho scritto troppo breve l'altro
giorno. La Repubblica in Francia starà : non perché
l'entusiasmo sia in oggi generale; né m'illudo né
voglio illudere. I ricordi del terrore, la paura delle
esagerazioni, e molte altre cause fanno sì che una
parte importante della popohizione guarda con sospetto
l'attuale stato di cose, aspetta a giudicare dagli
atti, ed è piuttosto passiva che non attiva nel muta-
mento. Sono condizioni inevitabili di ogni cangia-
mento, e tanto più quando il primo scopo dell'insur-
rezione non era repubblicano. (*) Ma la Repubblica
starà: 1° perché non esiste in Francia partito abba-
stanza forte per sostituirsi: Luigi Filippo non ha un
solo individuo che lo ami o lo stimi; passeggerebbe
in oggi le vie di Parigi che nessuno si volterebbe
a guardarlo. La Reggenza promette, senza i vantaggi
della Repubblica, tutti i danni ch'altri intravvede
MMCCCLXII. — Pubbl., (la La Repubblica inFrancia a credito^
nella Lega Italiana del 27 marzo 1848. Certameute, M, Mazzini
aveva concesso al Bettiui di trascriverla. L' autografo si conserva
nella raccolta Nathau. Non ha indirizzo.
(') Infatti, sino alla mattina del 24 febbraio non si era par-
lato ancora di repubblica, ma d' un movimento riformista. Ved.
G. Wkill, Hisioire du parti républicain en France, ecc., cit.,.
p. 272 e segg.
[1848] KPISTOLAKIO. 37
nella Repubblica, tutte le incertezze del provvisorio,
tutti i pericoli di discordia e delle ambizioni civili.
Il Legittimismo e il Bonapartismo son troppo deboli:
pochissimi facoltosi formano il primo partito; pochis-
simi militari il secondo. 2° la Repubblica starà, per-
ché la Francia non ha piiì credenze monarchiche:
tutte le forme della monarchia sono state esaurite:
monarchia di diritto divino: uìonarchia di conquista:
monarchia di transazione tra il diritto divino e la
sovranità nazionale: monarchia poggiata sulla media
classe : la Francia non ha credenze dalla democratica
in fuori ; e la forma naturale della Democrazia è la
Repubblica. 3° la Repubblica starà perché le pro-
vince non prenderanno mai una iniziativa d'insurre-
zione contro Parigi, e perché in Parigi nessun cangia-
mento può oggimai tentarsi senza una guerra accanita:
il popolo, la classe degli operai, si farà trucidare in
massa prima d'abbandonar la Repubblica; e chi
oserà dire: vincerò trucidando? 4" la classe degli
uomini facoltosi, non credenti, devoti unicamente ai
propri interessi, comincia a vedere nella Repubblica
e nel suo governo, la propria difesa contro il comu-
nismo. Le colpe del governo caduto, la paura che fa
chiuder le borse e sparire i capitali, la mala fede
d'alcuni tra i ricchi, e le alterazioni nel credito inevi-
tabili a qualunque rivoluzione producono una crisi
economica eh' è grave; ma se il governo sa fare, la
paura scemerà a poco a poco, i ricchi si stanche-
ranno di serbare i loro capitali improduttivi, e la
conchiusione del provvisorio, per mezzo dell'Assem-
blea Nazionale, ravviverà il credito. Ho veduto e
studiato lo stato delle cose sul luogo, e ho fede nella
Repubblica. Vi dico queste cose, perché so che vi
farà piacere d' udirle. E lascio l' argomento, fo, come
38 KriSTOLARio. [1848]
v'ho detto, dovrò tornare tra non molto in Parigi;
ma v'avvertirò. Ho piacere del sintoma di riavvi-
cinamento con Carolina : spero che tra non molto mi
direte d'averla veduta. Ho piacere di Tancioni: sola-
mente, mi duole eh' ei faccia spese di viaggi a Londra,
quando è probabile che gli avvenimenti chiamino
noi tutti ad accostarsi all'Italia. (') Xon vi parlo in
oggi degli affari vostri interni : perché non ho tempo.
Dico bensì, che il punto a cui devono convergere
tutti gli sforzi è quello di convincere il re vostro
che l' Italia vuole da lui il suo esercito iniziante
l'impresa Lombarda contro l'Austria; e (;h'è condi-
zione siile qua non. Xon ho sofferto sul mare, benché
il tempo fosse pessimo, e il passaggio abbia durato
tre ore, un'ora cioè più del solito. E sto bene di salute.
Vedo del Leopardi e gli sono grato, per quanto molte
nostre opinioni corrano diverse, e non sia corsa da
parecchi anni molta fiducia tra noi. (-) Forse, avrete
avuto la visita d' un Grenovese che m' ha veduto a
Parigi, e che accoglierete bene, spero. Vorrei che
daste le acchiuse linee all' amico poeta. Le riilessioni
sulla repubblica francese che ho fatto più sopra
rispondono alle linee del padre che abbraccio. Abbrac-
ciate pure per me la sorella, stringete la mano
all'amico Andrea, ed amate sempre il
vostro
(rIUSEPPE.
(^) Il Mazzini accennava forse all' incidente capitato in
Koraa a Pio Tancioni (ved. il Protocollo della Giovìve Italia,
voi. VI, p. 354).
(') Tra il Mazzini e Pier Silvestro Leopardi erano corse
relazioni epistolari (ved. le lett. CCCXCIV e CCCCXLVII),
presto interrotte, quando il primo s'avvide dell'impossibilità
dì accordarsi con l'esnle abruzzese, da lui rimproverato di
[1848] Kl'ISTOI.AKIO. 39
MMCCOLXIII.
A GiusKi'iMO Lamhkrti. ;i Parigi.
[Loiulni], trio vedi [16 marzo 1848].
Caro amico,
Bisogna far a\^ere l' acchiusa a Pietro; dalla a
Battista; leggetela prima: e, per pochi giorni, inten-
detevi tutti per aiutare si che si faccia quel eh' è da
farsi, e la riunione vada bene; per l'altre penserò io.
Si tratta ora di sciogliere questo problema: v'è
modo d'informarsi s'esista vapore che da Marsiglia
o da qualche punto tocchi Palermo, senza che le
lettere passino per iS'apoli ? v'è in somma modo di far
giungere una lettera a Palermo senza che corra rischio
d'essere aperta in Napoli o altrove? Consulta IMi-
chele e qualche commeiciante; e se v'è modo, manda
« far del costituzionalismo diplomatico (ved. lalett. DCCCLII).
Forse il Leopardi aveva fatto visita a Maria Mazzini, come
due mesi dopo la fece il Gioberti (ved. la Concordia del 26 mag-
giol848); ma le parole, senza dubbio genti li. daini dette nel marzo
all'indirizzo del Mazzini, dovevano addirittura trasformarsi in
accenti d'ira nell'aprile, quando, andato in Lombardia in qua-
lità d'inviato del Governo napoletano al campo di Carlo Alberto,
e durante le vivaci lotte in favore e contro la fusione imme-
diata, si credette in obbligo di consigliare il Governo Provvisorio
ad imprigionarp « cotesto infaticabile promotore di scandali,
e mandarlo sotto buona scorta nella fortezza di Pizzighet-
toiiie. » Ved. P. S. Lkopakdi, Narrazioni storiche, cit., p. 142.
MMCCCLXIII. — Pubbl. da D. Giuriati, Duecento lettere,
ecc., cit., pp. 279-280. Qui si riscontra sull' autografo, posseduto
dal dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo. La data si ricava dal
Protocollo della Giovine Italia, in cui è avvertito che la lett.
giunse con la « posta. »
40 - EPISTOLARIO. [1848]
per quello subito subito l'unita a Nicola; se poi non
v'è, allora, iiicliiudila in una fascia ad Arcangelo
Dalle Sedie; ma è giro lungo, e mi nuoce. Fa di
tutto perché la lettera vada sollecita e sicura. Potrei
indirizzarla ad altri Palermitani ; ma l'obbiezione è
la stessa. Le lettere che vanno da Napoli a Palermo
è probabile siano violate.
Manda pure l'acchiusa al Dottore Francesco To-
nietti. Arezzo.
Odo della sospensione di Ganneron: (*) mi duole
per Mad. Grisi e per Celeste Menotti che, penso,
avessero i loro fondi là.
A Genova hanno stracciato la Costituzione per
le i)iazze; non piace ad alcuno. Vedremo. (-)
(1) Indnsti'iale e bancliieie parigino, proprietario di una
banca di sconto che falli iusieme con tante altre andate in
rovina subito dopo la rivoluzione di febbraio.
(^) Il Mazzini accennava forse a quella tumultuosa dimo-
strazione che s'era tenuta in Genova la sera del 6 marzo 1848,
cosi narrata dalla Lega Italiana del giorno appresso : « Ieri
sera le vie della città furono corse da grossi assembramenti,
da' quali uscivano le grida: Viva V amnistia, viva Quaglia, ab-
basso Borelli, ì-evisioiie dello Statuto : sotto il consolato d'Austria
queste grida si mutarono in acutissimi fischi : dintorno al Pa-
lazzo Ducale lo "schiamazzo fu sì forte e durò tanto che il
Governatore si fece alla finestra, a ciò persuaso anche dalle
grida: il Governatore, il Governatore, che da molti si profferi-
vano. Il Governatore non bene intendendo che cosa volesse
da lui quella gran moltitudine, chiese che gli s' inviassero tre
deputati : ma si dirà poi che questa deputazione è illegale ! A
questa osservazione fatta con voce sonora, non sappiamo da
chi, il Governatore rispose : Xo no, che vengano. Brevemente,
per sbrigarsela in poche parole, diremo che il Governatore
promise di trasmettere a Torino le quattro domande espresse
dalle grida che sopra abbiamo riportato ; e a quanto dicesi
parti nella sera stessa una staffetta alla volta della capitale. »
Il Mazzini scrisse più tardi {Italia del Popolo di Losanna,
[1848] > EiMSTor.AKU). 41
Bisogna, già clie s'è comiuciato, far gran chiasso
dell'Associazione Nazionale. Può giovarci assai in
Italia.
Ho bisogno di molte copie dell'Indirizzo, perla
riunione pubblica di qui: — di qualche copia della let
tera ai Siciliani.
voi. I [1849], p. 779) clie in quel giorno « il popolo niiuacciara
voler seguire 1' esempio di Francia. » Vera o uo quest' after-
mazione, sta il fatto c}ie, specialmente a Genova, alla Costitnzione
dell" 8 febbraio 1848 non mancarono critiche, non ostante fosse
considerata documento che aveva fatto fare una svolta alla storia
delle vicende politiche italiane. Cosi, ad es., il Mamiani, dopo di
avere esultato all'annunzio della Costituzione {Lega Italiana del
10feljbraiol848). subito dopo (n. del giorno successivo dello stesso
periodico) confessava « che molta maggiore soddisfazione gli
avrebbe recato il veder promulgare un decreto, ove promettendosi
solennemente al popolo d' investire i suoi deputati della facolt<à
legislativa, concedendogli 1' uso immediato della libertà della
stampa e la istituzione, pure immedijita. della milizia citta-
dina, fossesi pel rimanente chiesto consiglio dal tempo e dalla
pubblica discussione. » Era questo un concetto assai ardito,
poiché si dichiarava che ai rappresentanti del popolo doveva
commettersi 1' incarico di stendere la carta costituzionale; d'ac-
cordo in ciò con V Alba (n. del 1" febbraio), in cui si lamentava
che la Costituente piemontese « per emanare direttamente da
un atto di potere assoluto, e non da un atto di sovranità del
popolo, » lasciava « sempre luogo all'appiglio per credere che
un atto simile di potere assoluto, potesse di diritto moderarla,
ristringerla, o anche toglierla affatto » E per aver modo di espri-
mere quel suo concetto, il Mamiani ebbe a soffrir molte noie
da parte della « Commissione di Censura, » per cui, nel n. del
15 febbraio, pregava « a mani ginnte S. M. d' abolire » quella
istituzione « al pili pi'esto possibile. » Anche D. Buffa scendeva
in campo (snppl. al n. del 12 febbraio della Lega Italiana)
con sottili argomentazioni, dimostrando, con 1' appoggio di un
certo art. della legge sui Mnuicipii, che la libertà di stampa,
promulgata nella Costitnzione, si sarebbe ottenuta non prima
di cinque mesi.
42 KPISTOI.AKIO. [1848]
Speditemi subito la lista dei Consiglieri. Conmiis-
sarii, etc. che ho già scordato e che devo leggere
alla riunione pubblica di mercoledì. (*)
lo bo da far tanto che non ne posso più. Imita-
temi (modestia!), concretate sem])re; e tu ama il
tuo
Giuseppe.
Ti scriverò circa all'alloggio il lunedi della setti-
mana ventura.
Giovedì.
Poni, ben inteso, fascia alla letteni per Nicola,
e all'altra.-
MMCCCLXIV.
A Fkmck Forksti. a New York.
[Londni], 17 iiiaizo 1848.
Fratello mio.
Ebbi una tua in Parigi: l'ultima in Londra;
riparto tra due giorni per i*arigi: e tu mi scriverai
là all'indirizzo mio: ò, Kue Gaillon, lino a nuovo
istruzioni. Non ho tempo ora: e inoltre dovrò scri-
verti appena giunto in l*arigi. e mandarvi l' Indirizzo,
(^) Si rinvengono solamente nel cit. prograniiuii d<l 12 mar-
zo 1848 dell'Associazione Nazionale Italiana, come fu pnbbl. nella
Concordia del 2.5 del mese snecessivo, subito dopo i nomi del presi-
dente e dei due vice presidenti. Erano i seguenti : Segretari con
voto: Cisale, De Filippi, Sirtori, Melegari. — Segretari senza voto:
Pasta. Marchesi. — Verificatori dei conti: Dr. Belloli, Vecchi, Ghe-
rardi, tesoriere. — Commissari di sala: Milla, Gaietti. Sarula.
— Consiglieri: Dr. Fossati, colonnello Antonini, Celeste Me-
notti, Cerise, Andrea Mazzini. Orlandi, Lnnardi, Barbetti,
Roana, Cotta, Vantini, Pieri, Moja, Barozzi, Rognetta.
MMCCCLXIV. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non Ini indirizzo.
[1848] KPISTOLARIO. 43
gli Atti, etc, etc. deW Associazione Nazionale Italiana
che s' è costituita il 5 marzo, e che uuisce tutte fra-
zioni. L'Associazioue è diretta da un Presidejite, me,
due Vice-Presidenti, Giannone e Canuti, più quattro
Segretari e un Tesoriere, più 15 Consiglieri. Al pro-
gramma che lascia alla maggiorità del Popolo Italiano
la decisione di tutte quistioni politiche e non è espli-
cito se non sulla Nazionalità e sull'emancipazione
del territorio dall'Austriaco, nessun Italiano che ami
il paese potrà oggimai ricusarsi. Io fui eletto a scru-
tinio segreto. Cosi gli altri. Spero che vi riordinerete
e tornerete attivi come un tempo. Intanto, avresti
dovuto, come promettevi, mandare quel residuo di
cassa in mano d'Argenti. Urge più che mai accu-
mulare offerte e mezzi, dacché si tratta di formare
un deposito d'armi per la Lombardia nella Svizzera.
Dopo i fatti di Francia, solenne trionfo del nostro
Credo e dei nostri lavori, è tempo di mostrarci degni
dei destini che aspettano noi pure, non con parole,
ma con fatti, e fatti di tutti i giorni, e rapidi come
il pensiero. Xon ho bisogno di dirti che sono in
contatto regolare col Governo Francese, composto in
parte d'amici miei; e che la scelta degli agenti diplo-
matici, le note, etc, etc. che riguardan l'Italia, tutto
avrà il mio consiglio. (') Io non potrò scrivervi lunghe
(*) Ved. la nota alla lett. MMCCCLIX. In Italia, nonostante
fossero premuti dalla stampa periodica, i Governi tardarono a
riconoscere il cambiamento di regime della Francia (ved. il Proto-
collo della Giovine Italia, voi. VI, p. 317) ; e del resto, l'insur-
rezione lombarda capovolse d' un tratto le intenzioni del Governo
Provvisorio riguardo all'Italia. A ogni modo, se al Mazzini era
dovuta la nomina di Alessandro Bixio a inviato straordinario
presso la corte di Torino, dove giunse il 26 marzo 1848 (ved. la
Concordia di quello stesso giorno), essa costituiva tal fatto di cui
si sarebbe presto pentito. Ved. la lett. MMCCCXCI.
\
44 KPISTOI'AKIO. [1848]
lettere, ma spero che l'utile reale di cui posso essere
e la nuova forinola di fusione
C)
.... in nome di Dio, fucili alle nostre guardie ci-
viche; hanno danaro, ne comprano e ne compreranno.
L'unica parte die abbisogna di fucili è la Lombardia:
e non possiamo provvedere che noi. — Farmi che non
solamente dobbiate tutti affrettarvi a un' offerta, ma
che tu possa cominciare per tentare alcuni de' tuoi
iSe riesci al passaporto, mandalo. T^fon ne ho più
bisogno per Francia e Svizzera; ma potrebbe gio-
varmi per altre parti.
Vita, vita, vita: perdio! soii gli ultimi sforzi,
e decisivi per noi.
Nicola è a Palermo.
MMCCCLXV.
Ai> Agostino Rcffini, a Ediniburgo.
[Loixlra], sabbato uiattitm |.... iiiar/o 1848].
Caro Agostino,
Sono in Londra; ma riparto per Parigi nella setti-
mana entrante. Non ho tempo per la metà delle cose
che avrei da fare. Ho veduto (liovanni: sta bene,
ma gli eventi lo fanno nervoso, irrequieto. Non posso
parlarti della Repubblica o d'altro; ma certo è che
(1) Nel r autografo la carta in tagliata per dodici righe di
scritto sulle due pagine del secondo mezzo foglietto, nei luoghi
indicati con puntini.
MMCCCLXV. — Pubbl. da C. Cagnacci, op. cit.,
pp. 491-492. Qui si riscontra sull'autografo, conservato nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo.
[1848] Kl»lSTOLAl{IO. 45
in quest'anno si decidono le nostre sorti e quelle
d'Europa per un lungo periodo. Cerco dunque una
forza fattizia nell'impero delle circostanze e nel senti-
mento del dovere ; e mi immergo nel turbine. In Parigi
s' è fatta fusione d' elementi in una « Associazione
Nazionale Italiana » della quale, suppongo, si stabi-
lirà una Sezione, mercoledì, qui in Londra. E da qui,
ti verrà mandato Indirizzo, etc. Ma il gran problema
è una insurrezione Lombarda che decida il Piemonte:
e nessuno può, conscienziosamente, iniziarla, se non
avendo, dietro sé, un deposito di fucili. Quindi, neces-
sità di danaro. E di questo continuo ad occuparmi
sempre. Tutti il resto è pronto.
Craufurd è qui; non l'ho veduto, ma farò di ve-
derlo. Gli ho scritto, proponendogli viaggiare insieme,
])artendo io venerdì sera.
Mandami, se vuoi, commissioni o lettere per
Giovanni.
A momenti, ci piomberà addosso l'Ammistia, dac-
ché la dimandan minacciosi a Torino e a Genova. (')
È probabile peraltro che vi sia obbligo di parola
d' onore d' esser fedeli al lie e alla Costituzione, nel
qual caso non è per me, non potendo in coscienza
dare quella promessa. Tu, che farai? E che farai,
se prima, si riescisse a ottener danaro, e ordinare un
moto lombardo?
Come stai di salute? Ben inteso, ti scriverò da
Parigi, e mi gioverò del quando ti scrive Giovanni.
Ama sempre il
tuo
Giuseppe.
(*) Sulla dimostrazione di Geuova in favore dell' amnistia,
ved. la nota alla lett. MMCCCLXIII.
46 KPISTOI.AKIO. [1848]
Non SO se t'abbia mandato mai le cose che t'ac-
chiudo. Serbale a ogni modo per memoria, se il
diavolo ci facesse correre di^•ersi destini.
MMCCCLXVI.
AI-LA Madre, a Genova.
[Londra], 18 marzo 184!«i.
Mia cara madre,
Xon so se imposterò questa mia [oggi] o lunedi.
Comincio intanto a scrivere; prendo il temj)0 come mi
riesce. Ebbi la vostra del 9; ne riceverò ancora una;
ma, quando avete questa, scrivete al seguente indi-
rizzo: Mons. Michel Accursi, 11, llueGrammont^ Paris.
Non v'è bisogno di sopraccoperta. Avvertito, l'amico
me la rimetterà senza aprirla. Se intervenisse qualche
altro cangiamento nelle mie decisioni, le saprete. Non
ho ricevuto i foulards, ma prima di lasciar Londra, ne
farò ricerca; e ve ne dirò.
21.
Vi sia questo prova che non ho due minuti di
tempo libero; non solamente non ho potuto finire e impo-
stare questa mia lettera domenica, ma neppure lunedi;
e la imposto oggi martedì, scrivendo pochissimo. Sic-
<3ome questa potrebbe essere la mia ultima visita in
Londra, voi capite bene quante cose ho da assestare,
quante visite ho da fare, quanta gente ho da vedere.
MMCCCLXVI. — Inedita. L' autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre
del Mazzini annotò: « 21 marzo 1848. »
[1848] Kl'ISlOLAKIO. 47
Son giorni eccezionali: siate dunque paziente; appena
in Parigi, sarò pio. quieto, e vi scriverò a mio bell'agio.
Ho ricevuto intanto oggi la vostra del 15 marzo,
coir acchiusa papelletta. Venne ieri quel vostro racco-
mandato genovese; non mi trovò in casa; non mi
lasciò indirizzo suo ; forse lo vedrò prima della sua
partenza e forse non lo vedrò ; ma già, non posso più
essergli utile. L' insurrezione di Vienna, e la caduta
di Metternicli proveranno al padre, che aveva ragione
quando al principio scrissi che questo anno sarebbe
l'anno decisivo; gli proveranno che il mondo asso-
lutista è minato; che il compimento dei temj)i
è arrivato; e che il lavoro di questi ultimi quin-
dici anni sta finalmente per portare i suoi frutti. (*)
L'unico paese del quale non sono contento è, mi duole
il dirlo, il mio, l'Italia; non per le intenzioni che
sono e(;cellenti ; ma per la falsa direzione data agii
affari dalle concessioni dei principi. Non sarei sorpreso
in udire, dopo il movimento viennese, i Lombardi
levarsi a imitare e a chiedere garanzie, costituzioni
e che so io: cosa che sarebbe dolorosissima, perché
V Italia deve non esigere concessioni dall'Austria, ma
cacciarla via dall'Italia; e oggimai, la cosa è così
facile, che sarebbe una vera vergogna il fare diver-
samente. Se gi' Italiani avessero consentito a racco-
gliere mezzi materiali })er un deposito di fucili, noi
(*) La sommossa viennese era cominciata il 12 marzo, pro-
mossa dagli studenti universitari i quali, in numero di oltre
un migliaio, s'erano accordati per sottoscrivere una supplica
all' imperatore in cui si chiedeva libertà di stampa, di studio
e altre « politiche innovazioni. » In breve tempo i tumulti si
estesero per la città, con grida di morte a Mettermeli e con
minaccia d'invasione della Ballplatz e del palazzo del Cancel-
liere, che fu costretto a dimettersi e a lasciare Vienna.
48 , EPISTOLA KIO. [1848]
avremmo a quest'ora suscitato in Lombardia una
insurrezione decisiva; e avremmo prèsa l'unica inizia-
tiva ch'or ci rimanga. Ma par cbe i fati ci vogliano
seuì])re alla coda dell'altre nazioni. Il vostro prin-
cipe, riformatore o no, è un vigliacco, il quale si
lascerà sfuggire la Lombardia per non aver trovato
il coraggio di cacciarvi 25 mila piemontesi un mese
fa. E i nostri patrioti, se avessero, non un mero
desiderio di libertà, ma un senso profondo d'amore
alla causa Nazionale Italiana, gli avrebbero già da
un pezzo detto : giù entro ventiquattr'ore, o marciate
sulla Lombardia. (*)
Dite a Filippo cbe abbia pazienza e che avrà
fra tre giorni al più il Programma richiesto. E in
quella occasione scriverò anche a N[apoleoneJ. Non
credo che partirò da qui per Parigi prima di dome-
nica. Mi duole che se mai v' erano oggetti pel Bazar,
non li abbiate mandati, perché anche essendo lontano,
il Bazar avrà luogo, pel mantenimento della Scuola
che deve sussistere ancora qualche tempo. Il Bazar
avrà luogo il V di maggio. Ciò vi serva di regola.
Una parola sull'Amnistia che prevedo imminente. Se
non contiene foruiola alcuna, l'accetto; se mai conte-
nesse obbligo, come suggerivano i fogli di Torino,
di dare parola d'onore di fedeltà al Ee e alla Costi-
tuzione, non posso in coscienza accettare. Del resto
parleremo. Addio: madre mia; amate sempre il
vostro
Giuseppe.
(1) Minacce, se non vive come queste, certamente assai
energiche, esprimevano in qnei giorni snllo stesso argomento
alcuni liberali italiani, specialmente L. Valerio (ved. il Pro-
tocollo della Giovine Italia, voi. VI, pp. 321-323).
[1848] EPISTOLARIO. 4&
MMCGCLXVII.
A PiETKO GiANNONE. u Parigi.
[Londra], giovedì [ marzo 1848|.
Caro Pietro,
I principii delle Associazioni sono i più difficili.
Bisogna dunque che facciate di tutto perché la riunione
di domenica, alla quale non posso intervenire, vada
bene. Per P altre, pro])orrò io tanto da occupar tutti.
.Lasciai detto a Battista che v' occupaste d' andare
dal Principe de la Moskowa (*) e chiedergli la sala
dove ci radunammo gratis: è sua, e libera la dome-
nica. Se l'avete fatto, e ottenuto, sarà un annunzio
che vi propizierà gli animi nella Seduta.
Suppongo Canuti partito; se lo è, bisogna proce-
dere all' elezione d' un altro Vicepresidente. (^) E
questo vi darà altra bisogna. Purché non sia uno, che
abbia in sé tanto elemento di discordia da render nulle
le nostre discussioni, poco importa chi sia: e se uno,
MMCCCLXVII. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo.
(i) N. G. Ney, principe della Moskowa (1803-1857), era
stato nno de' pili fieri avversari del Ministero Gnizot, che aveva
contribuito a rovesciare col discorso tenuto alla Camera dei
Pari il 12 gennaio 1848, nel quale aveva avuto parole di viva
simpatia per l'Italia. La sala qui accennata era quella di via Gre-
nelle (ved. la nota alla lett. MMCCCLX), dove il principe
aveva il suo palazzo.
(*) La sua partenza era così annunziata nel Constitutioiinel,
da dove trasse la notizia la Lega Italiana del 30 marzo 1848 :
«Il sig. Canuti, emigrato politico del 1831, partì per l' Italia.
La cognizione eh' egli ha acquistato negli aifari politici di cui si
occupò in Francia, potrà riuscire utile alla causa del suo paese
nelle attuali circostanze. Il Canuti si trova già in Torino. »
Mazz'm. Scritti, ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). 4
50 Kl'ISTOI.AHIO. [1848]
che apparteuga all'elemento moderato, meglio. Panni
che dovreste proporre quello che dopo Canuti ebbe
maggiori voti, tra gì' intervenienti alla prima riunione.
Comunque, Fossati (^) o altri, poco importa, rii>eto:
credo che saremo sempre in grado di dominarlo.
Non so se tu abbia convocato i Consiglieri: ma
comunque, v'è il Registro da formare: coi nomi,
domicilii, etc. — Ho mutato idea alla riunione ultima ;
e crederei che meno una sgia conosciuta, non s'abbia
da escludere anima viva, neppure il Savon. Mi par-
rebbe impolitico l'insistervi. (-)
\"' è da concretare V aitar della Messa : ( ') poi sup
pongo <die tu abbia chiesto al (ioverno quand'è che
(*) Il dott. Fossati, probabilmente un esule piemontese
del '21, risiedeva da più anni a Parigi, dov'e, tino dal 1824,
aveva contratto amicizia col Giaunone (ved. A. Vannucci,
op. cit., voi. II, p. 214). Quando avvenne la quasi totale par-
tenza degli esuli per 1' Italia, compreso il Giannone, succe-
dette a quesf ultimo nella vice-presidenza dell'Associazione
Nazionale Italiana (In., voi. II, p. 219).
(*) Questo Savon era ritenuto già da tempo persona assai
sospetta. G. Moreali, esule modenese a Rouen, lo aveva presen-
tato nel 1843 al Lamberti, che non ne aveva ricevuto una l)uona
impressione (ved. il Protocollo della Giovine Italia, voi. Il, p. 188) :
«d è da notare che il Giannone, com'era avvenuto col dr. Pao-
lini, lo teneva invece in buon concetto (Id.. voi. II, p. 200). È
tntt'unocon Napoleone Savon, veneziano, il quale, col grado
di sottotenente, segui in Italia la Legione italiana guidata dal-
l'Antonini. Ved. A. Arzano, L' arrivi della Legione Antonini
in Italia (nelle Memorie Storiche Militari dell' Ufficio Storico del
Comando di Stato Maggiore, fase. III [luglio 1912], p. 533).
(^) In quei giorni, per iniziativa. dell'Associazione Nazioiiiile
Italiana, erano stati celebrati a Parigi « solenni funerali in
onore delle vittime di Messina e di Milano. » In una corrispon-
denza da Parigi, del 17 marzo 1848, alla Concordia del 22 dello
stesso mese si leggeva: « Neil' ultima assemblea si propose una
messa e una visita in colonna, con bandiera in testa, alla Piazza
IS1 »!
[1848; Kl'iSToi. Alilo. 51
possa ricevervi. (*) Se non F hai fatto, fallo subito.
Sentite la Messa: scrivi un breve indirizzo francese;
insinuaci qualche cosa che implichi il desiderio del-
l' Unità Nazionale, qualche cosa che insista come la
mia lettera a (iruizot sul vero spirito del moto italiano.
Meglio poi. se alla rtiie del tuo discorso, tu dichiari
<^he il miglior modo di far loro conoscere ciò che
l'Associazione Nazionale vuole è quello di dar loro
copia del nostro Indirizzo firmato: è tradotto, come
sai. da liuffini e puoi quindi lasciarne copia.
Tutte queste cose, parmi. riempiranno i giorni
ne' quali sono assente. Di' all'Assemblea ch'io son
partito per organizzare a Londra una Sezione pubblica
dell'Associazione Nazionale, e che torno subito. (^)
Annunzia la lettura degli Indirizzi ai diversi popoli
come pronti per le future Assemblee. Occupatevi di
mandar le copie dell'Indirizzo agli Italiani nei Dipar-
timenti con lettera apposita, che i Segretari, se li
riunì s<*i, ti scriveranno, etc.
ilella Bastiglia, dove riposano le vittime francesi. Di là, il Comi-
tato si recherà &ÌV Hotel de Ville per presentare al Governo fran-
cese nn indirizzo, che sarà redatto da Mazzini. »
(*) Il Giannone era specialmente familiare con F. Flocou,
segretario generale del Governo Provvisorio di Francia (ved.
A. Vaxxucci, op. cit., voi. II, p. 219); e probabilmente con
Ini dovette fissare il modo con cni l'Associazione Nazionale il
27 marzo 1848 fu solennemente ricevuta dal Lamartine. Ved.
la nota alla lett. MMCCCLXXVII.
(*) La Sezione di Londra dell'Associazione Nazionale Ita-
liana fu infatti composta nel modo seguente : Presidente, Fi-
lippo Pistrncci di Roma; Fice-Presidenti, Sebastiano Fenzi di
Firenze, Dott. Enrico Conueau di Milano, Antonio Panzera di
Napoli, Scipione Brizzi, Bistecchi di Milano, Odoardo Villani di
Roma. Gal)riele Rossetti di Vasto in Abruzzo, Valerio Pistrncci
di Milano ; Segretari, Angelo Usiglio di Modena, Luigi Buca-
lossi di Siena, Ved. la Concordia del 22 aprile 1848 ; e per una sua
<lichiarazione politica, ved. la nota alla lett. MMC'CCLXX.
52 KrisTOLAHio. [1848]
So che sei malato e occupatissimo : ma ti domando
uno sforzo d'attività straordinaria per questi pochi
giorni. Dopo, ti prometto che farò io, quando non
potrai far tu. Intanto, liai segretari giovani, ardenti
d'attività: fa che lavorino.
Paolini deve averti dato l' offerta sua.
Le nostre idee guadagnan terreno. Sai clie a Ge-
nova mandando una bandiera alla Civica Koniana^
liBnno scritto sopra Dio e il Popolo.
Bisogna organizzare un luogo d'esercizi militari ])ei
nostri operai. Antonini s'è offerto a istruttore. (') È una
delle prime cose da pensarvi. Bisogna chiedere ad Anto-
nini, s'egli, come mi par naturale, intende istruire «/ra/ù.
Addio: ama il
tuo
Giuseppe.
Qui avremo riunione pubblica mercoledì. Farò che
sia tutto deciso e partirò subito.
MMCOCLXVIIl.
TO Emilie Hawkes, London.
[London, March, 23'-'' 1848].
Many thanks for the Circulars. I wanted to write
a letter to the man, and did not know where on
Tante grazie per le Circolari. Volevo scrivere all' noma
nna lettera, ma non sapevo dove diamine pescarne l'indi-
(') Il colonn. G. Antonini era infatti intervenuto alle adu-
nanze dell'Associazione Nazionale Italiana, della quale era stato-
eletto uno dei Segretari ; e tìn dalla prima si era iìens;ito a
lui come capo della Legione italiana.
MMCCCLXVIII. — Inedita. L'autografo, del quale fu
inviata copia alla R. Commissione da Mrs. E. F. Richards, si
[1848] KIMSTOI.AUU». 53
earth to tìud the address. 1 will uot come to Caroline
before lialf-past eigbt. 1 am engaged before that
tiiiie at Rocbe's. (') Nortb Audley Street.
Bver aud ever yours
Joseph.
rizzu. Non sarò da Carolina prima delle, otto e mezza. Sono
impegnato fino a quell'ora a casa di Roche, Nortli Andley
Street,
Per sempre vostro
Giuseppe.
MMCCCLXIX.
A Giuseppe Lamberti, a Parigi.
[Londra], «iovedi [23 intirzo 1848].
Caro Giuseppe,
Spert» in Dio che l'indirizzo da me spedito a
Michele ieri sia giunto in tempo: e abbiate potuto
farlo i)revalere. Non ho capito i dubbi, i pericoli, etc.
Era tutto deciso quand' io jiartii ; m^ssa, proces-
sione e indirizzo. Si tratta di dichiarare l'impianto
dell'Associazione: come dunque può fare indirizzo
uno che non appartiene'? È un male reale che senza
con.serv^a presso gli eredi Asimrst. La data si ricava dal timbro
postale.
(') Antonio Roche, da pili anni in relazione col Mazzini.
MMCCCLXIX. — Pubbl. da D. Giuriati, Duecento lettere,
ecc., cit., pp. 281-282. Qni si riscontra sull' autografo, posse-
duto dal dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo. La data si ricava
dal Protocollo della Giovine Italia, in cui è avvertito che 1»
lett. giunse con la « posta. »
54 EPISTOLA RIO. [1848]
me 11011 iiossiate far nulla: e ciò mi reiide nervoso
e mestissimo: io non posso essere in dieci luoglii
nello stesso momento. Un'Associazione, specialmente
su' cominciamenti è da tenersi viva a furia d'attività;
bisoj>nava riunirsi non straordinariamente, come rimet-
tendo in questione le cose già decise, ma ordinaria-
mente, per dire : la messa, etc. è fissata pel tal giorno :
l'indirizzo al Governo è già preparato; e vaila tout.
Se Pietro era malato, se (Januti non voleva o non
poteva, un Segretario leggeva il discorso.
Come di questa semplicissima cosa si sia potuto
fare un aft'ar serio, con minaccia di (TÌol)erti. d'in-
vasione, etc. non lo intendo. Comunque, ora tutto
ciò eh' io scrivo è inutile. Suppongo decisa ogni
cosa. E in un modo o nell'altro, non mi parrà vero
86 la cosa è fatta : discorrere alla. Colonna di Luglio
o che so io, mi sarebbe impossibile; passeggiare in
])rocessione — quando non si trattasse di conse-
guenze importantissime — qtu(si impossibile. K prega
Michele ad avere anche un i)o' di riguardo in questa
faccenda alla luia natura; parader m'è insoffribile.
Vengo ad altro. Senza si)argere il quando preciso,
tanto che non m'iissediino lin dalle prime ore, puoi
tu prepararmi una stanza, sia nella casa tua, se v' è,
sia vicino? economica, perché qui passo la vita nella
mia camera da letto, e non m' importano aristocrazie;
m'importa non gettar danaro intorno a me: se un
po' quieta, tanto meglio. Se tu puoi, bada eh' io
partirò lunedi mattina; e sarò quindi martedì a Pa-
rigi. Scenderei allora da te; e se mi scrivi si, credo
che avrò la lettera, perché partirò lunedì dopo la
posta: se mi scrivi no, allora scenderò a un Hotel.
Fa il piacere di porre una fascia all' unita, con
soprascritta a Mr. Evasio Kadice, chez Mr. Fellen-
[1848] KPISTOI.AHIO. 55
berg-Hot'will. près de Berne. Siiisse — e cacciarla
jfió.
Ama il
tuo
Giuseppe.
MMCCOLXX.
AM-A Madrk. a Genova.
[Londra], 24 marzo 1848.
Mia cara madre.
Ricevo la vostra e degli amici del 18 marzo ; e
rispondo alcune linee per tenermi in regola. Oggi è ve-
nerdì ; ed io lascerò Londra per Parigi lunedi mat-
tina. Vi scriverò dunque di là nella settimana ventura.
Odo della quasi certa Amnistia; e credo debito mio
cominciare a dirvi le mie intenzioni. Dio sa se il primo
tra' miei voti non sia quello d'abbracciarvi ; credete
dunque che, qualunque sia i)er essere la mia con-
dotta, dipenderà da credenze di dovere irrevocabili,
discusse tra me e me per lunghi anni, e che non
ammettono ormai modificazioni. Se l'Amnistia sarà
senza coudizione alcuna, io, naturalmente, ne profit-
terò. Se vi fosse da dar promessa di fedeltà al Ke
e alla Costituzione, io non potrò in coscienza profit-
tarne, perché non posso dar giuramenti ad uomini
né a leggi ; disposto ad aiutare uomini e leggi, finché
fanno il bene del mio paese, non posso vincolare la
mia libertà ])er un tempo in cui mi sembrasse vero
il contrario. In quest'ultimo caso, io ricuserò l'Amni-
stia; ma chiederò, offrendo tutte le promesse che si
vorranno per quei giorni, permesso di venire a vedervi
MMCCCLXX. ^Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
colta Nathau. Nou ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del
Mazzini annotò: « 24 marzo 1848. »
56 KPiSTOi-Aiuo. [1348]
per quindici giorni ed escir poi dallo Stato. E basta
per ora. Sto bene di salute. Avant' ieri, mercoledì,
vi fu qui riunione pubblica di circa quattrocento
italiani, e vi si fondò una Sezione dell'Associazione
Nazionale Italiana, della quale dovreste avere ricevuto
il manifesto da Parigi. (') Sono in visite e circondato
da i)rove coininoventissime d'affetto da donne e uomini
inglesi die temono non rivedermi più. Certo; lascio
(') Per questa sezione inglese dell' Associazione Nazionale
Italiana ved. la nota alla lett. MMCCCLXVII. Uno de' primi
suoi atti fu quell' indirizzo « agli Italiani di Milano, » al quale
dovette forse dar mano il Mazzini, sebbene il suo nome non
comparve tra <|uelli che formavano il Comitato, forse perché a lui
spettava di sottoscrivere tutto ciò che emanava dall'Associazione
Nazionale Italiana del centro di Parigi; e se non fu a stenderlo,
poiché è pure da supporre glie ne fosse mancato il tempo, es-
sendo corso a Parigi subito dopo l'annuncio delle Cinque
Giornate, è però da ammettere che più tardi lo presentasse egli
stesso ai membri del Governo Provvisorio di Milano, presso, i
quali, quando le relazioni con essi erano ancora cordiali.
npn lasciava occasione per insistere sull' argomento dell'unità
nazionale. Kcco a ogni modo l'indirizzo: « Permettete agl'Ita-
liani, diinoranti in Londra, d'inviarvi un lontano, ma fervido
grido d'esultanza.
«Non v'indirizzeremo elogi per gl'incredibili fatti che
avete compiti: siete troppo grandi per desiderarli.
« Noi ci prostriamo davanti la Bontà Eterna che ha voluto
farvi cosi forti, e. se non fosse peccato, v' invidiereramo la
scelti! che Dio ha fatto di voi. .
« Voi avete lungamente e crudelmente sofferto; voi avete
combattuto; voi avete vinto. Noi, dolenti di non aver diviso
i vostri pericoli, verremo, quando Dio ce lo concederà, verremo,
come in pellegrinaggio, a mirare le vostre case smantellate, a
baciare la vostra terra intrisa di sangue, a piangere sui sepolcri
de' vostri morti.
« Milano sarà d' ora in poi parola e città santa per ogni
cuore Italiano.
« Milano ha combattuto e vinto colla spada d' Italia.
(1848J KPI8TOI.AKIO. 57
in Invilii terra im uuinero tale d'amici devoti che
raramente s'incontrano nella vita. Ringraziate l'amico
Nocfeti] delle sue linee. Parte delle nuove ch'egli mi
dà è eccellente ; ma, nell' entusiasmo comune, io non
posso dimenticare che non si tratta di Piemonte o
di Genova, ma della Nazione Italiana; e la grande
questione rimane intatta. Or del resto, non importa
« Milunu Ila cancelhjto in cinque giorni il rossore e l'av-
vilimento Italiano di cinque secoli.
« Onore eterno a Milano.
« Onore ai generosi che corsero ad assistere i loro fra-
telli che morivano e vincevano.
« Viva Italia una, libera, indipendente. »
Il documento, che recava la data di Londra, aprile 1848,
fu per prima volta pubhl. in // 22 Marzo del 18 aprile 1848, e di
là riprodotta in altri periodici piemontesi e toscani {Concordia
del 22, Patria del 23-24, Fetisiero Ilaliano del 24 aprile 1848, ecc.).
E tutti inserirono pure la risposta, in data 17 aprile 1848, del
Governo Provvisorio Centrale di Milano, il quale non aveva,
sia pure a malincuore, e certamente non senza vivi contrasti,
accettata ancora l' idea di un Regno dell' alta Italia, e, per le ra-
gioni già dette, commise forse al Mazzini l' incarico di rispondere
agli esuli di Londra, allo stesso modo che gli sottopose per esame
l'indirizzo alle Nazioni d' Knropa del 2 aprile 1848, steso da
A. Mauri e conservato in originale con postille del Mazzini
(ved. V. OrroMNi, La rivoluzione lombarda del 1848 e 1849:
Milano, Hoepli. 1887, p. 560). La risposta fu la seguente:
« Il grido di esultanza che voi ci avete inviato da terra si
remota, ma sì ospitale alle sventure italiane, ci risnonò nel cuore
giocondissimo. Alla vostra fnitenia voce ne parve associata pur
((uella della forte e generosa nazione che vi consolò i guai
dell'esilio.
« Noi siamo lieti di aver resa testimonianza al nome glo-
rioso d' Italia : solo desideriamo che dei fatti da noi compiti
tutto 1' onore si riferisca all' Italia.
« E anche noi ci prostriamo innanzi alla bontà Eterna, che
operò in noi cose si alte; e ci sgomentiamo della scelta che Dio
ha fatto di noi. pensando ai grandi doveri che essa ci impone.
58 KPISTOLAKIO. [1848]
parlarne. Addio: madre mia, date un abbraccio a
T)a<lre e credetemi sempre
'- ^ vostro
Giuseppe.
J)ate, vi preji'o, le unite lijiee all'ami(;(> poeta.
MMCCCLXXI.
A Saka Nathan, a Loiulra.
[Londra], lunedi seni [ marzo 1848].
Mia cara signora Nathan,
Mi gioverò del di lei eortesissimo invito e sarò
da lei, giovedì, alle sei. Il tempo che si passa con
« Se i nostri lunjjhi e crudeli patimenti sono stati espia-
zione a tutta Italia, noi li benediciaino ; noi siamo gloriosi
<l' aver combattuto e vinto, se per noi si è incominciata la grau-
d' opera della redenzione compinta e perpetua di tutta Italia.
« Dio vi conceda di venire fra noi ! Nel vostro fraterno
amplesso sentiremo più forte la ijioia di aver ricuperata una,
patria, ed una tal patria! e con voi bacieremo la terra intrisa
del sangue dei nostri martiri, e pregheremo che sia «juel san-
gue fecondo seme di tali cittadini a questa Italia che la fac-
ciano concorde e forte, sicché più mai non accada che alcuno
de' suoi tìgli sia costretto a calcare il calle dell' esilio I
« Sia Milano parola che suoni unione ad ogni cuore italiano!
« La spada d' Italia combatta e vinca 1' ultima battagiia
dell' indipendenza italiana.
« E i cinque secoli dell" italiano avvilimento si sperdano
dalla memoria degli uomini.
« Onore eterno all' Italia.
« Onore ai generosi che in ogni parte del mondo civile
esultano della gloria d' Italia.
« Viva Italia una, libera, indipendente. »
MMCCCLXXI. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo. La data del solo anno fu
posta a lapis sulla lett., da niano del tempo.
1
[1848] K l'I STOLA KIO. 5i*
lei, geutile, attettuosa, e buona Italiana coni' ella è, non
è mai perduto. Mi creda sempre
dev.mo
Gius. Mazzini.
MMCCCLXXLI.
[to Mk. ok Mrs. Ashurst, London].
[London], Friday [March, 24"' 1848].
I send, dear friend — for you allow me to cali you
so — wbat you ask for. I ha ve no words to express
wbat your attectiou niakes me feel ; but you kuow
tbat it will be treasured in my heart and belp to
keep it pure and good to the last. I feel assured
tbat somebow I shall see you again in London ; but,
were it decreed otherwise, I believe in the immortal-
ity of attectiouSj and do firmly hope tbat we sball
meet elsewhere. -^
E ver yours,
Jos. Mazzini.
Venerdì.
Vi mando, cara amica [o amico] — poiclié mi permettete
di chiamarvi cosi — quello che mi chiedete. Non ho parole
per esprimere quello clie il vostro affetto mi fa provare:
ma sapete che questo affetto sarà custodito come un tesoro
nel mio cuore e mi aiuterà a mantenerlo buono e puro
fino all'ultimo. Sono certo di rivedervi, in un modo o in
un altro, a Londra; ma, qualora fosse decretato altrimenti,
io credo nell'immortalità degli affetti, e spero fermamente
di rincontrarvi altrove. „
Sempre vostro
Gius. Mazzini.
MMCCCLXXII. — PubbL da E. F. Richakds, op. cit., p. 78,
la «juale dà l'asnegna/ioneeladatadella lett. in forma dubitativa.
60
KPISTOI-AKIO.
[1848]
MMCCOLXXILI.
TO William Ashurst, London.
[London]. Saturday [March, 25"' 1848].
Dear Friend.
No; 1 (lo uot need tbe L. 50 so kiudly offered ;
but, if I sbould, I would certaiiily apply yo you
rather tbaii to aiiy otber person in London : uud
besides, sbould I ever bave some poor countryinan
of mine wortb being belped bere, or auy otber oood
work to be done, I will, froin afar. apply to you, as
to one of my best frieuds.
God bless you and tliose yoii love.
pjver yours,
Jos. Mazzini.
Sabato.
Caro amico,
No, non ho bisogno delle cinquanta sterline che mi
avete offerte cosi gentilmente: ma, se mi occorressero,
ricorrerei senz' alcun dubbio a voi, piuttosto che a qua-
lunque altra persona in Londra ; t^ inoltre, se dovessi
trovare qui un giorno qualche povero compatriota degno
di esser aiutato o qualunque altra opera buona da fare,
io ricorrerei, da lontano, a voi, come a uno dei miei
migliori amici.
Che Dio benedica voi e quelli che amate.
Sempre vostro
Gius. Mazzini.
MMCCCLXXIII. — Pubbl. da E. F. Richakds, op. cit., p. 78.
[1848] Kl'lSTOLAKIO. 61
MMCCCLXXIV.
TO Emime Hawkes, London.
I^Loudoii], Hatiu-day iiiji;ht [Marcii, 25"' 1848].
Yoa will receive, dear Emilie, wlieu I am far, a
parcel. Be my distributer.
The small French books, Sainte-Beuve, Laraartine,
etc. are for Bessie, toru as they are; she avìII bave
tliem bound.
Others are docuuientary books about Italy, etc:
James, Sydney, William (') and you ali, may perhaps
profìt by them for the League.
Sabato sera.
Quando sarò lontano, voi riceverete, cara Emilia, un
pacco. Siate la mia distributrice.
I piccoli libri francesi, Sainte-Beuve, Lamartine, ecc.,
per quanto strappati, sono per Bessie; penserà lei a farli
rilegare.
Altri sono libri documentari suU' Italia ; forse Giacomo,
Sydney, Guglielmo e voi tutti potrete trarne qualche pro-
fitto per la Lega.
MMCCCLXXIV. — Inedita. L'autografo, del quale una copia
fu inviata alla R. Commissioue da Mrs. E. F. Richards, si con-
serva presso gli eredi Ashurst. La data si ricava dal timbro
postale.
(1) James Stansfeld, Sydney Hawkes e William Ashurst,
rispettivamente, come fu già avvertito, cognato, marito e fra-
tello di Emilia Ashurst Hawkes.
62 KPISTOI.AKIO. [1848]
The Frencli book on Lamennais is for P^liza: it
is written by the very man at whose house she will,
perhaps, live in Paris.
The " Cosi la peloso " written by a friend of mine,
now in Lombardy, and contaiuing Information about
our recent Italian att'airs, are indivisibly for Caroline
and y our self.
The Lamennais " de la Religion " dirty as it is,
is for Shaen. (')
The Dante is a foolish book; it is only for th<
sake of the portraits that I gìve it. (^)
You will find in the Conciliatore, somewhere, a
letter of mine.
The box is vours.
Il libro francese su Lamennais è per Eliza: è scritto
dalla stessa persona da cui ella andrà, forse, ad abitare
a Parigi.
Il Cosi la penso, scritto da un mio amico, ora in
Lombardia, e contenente informazioni sugli avvenimenti
recenti d' Italia, è indivisibilmente per Carolina e per voi
stessa.
Il libro di Lamennais, De la Beligion, sporco com'è^
è per Shaen.
Il Dante è un libro stupido: ve lo do semplicement
per i ritratti.
Troverete nel Conciliatore, in qualche parte, una mia
lettera.
La scatola è vostra.
(1) I)e la Religion considérée dam ses rapporta aree l'ordre
politique et civil, che il Lamennais aveva dato a luce nel 1824.
(*) Era forse la traduzione inglese del Carry (London, 1844),
con le incisioni del Flaxraan.
[1848] Ki'isTDi.Aiuo. 6H
Pleuty of books are belonging to you ali.
The Treasiirer of the Scbool is " Sig. Miclielan-
giolo Rosselli, 23. Miucing Laue. "
I have received your subscriptioii.
Pray for me. Trust ray affection, take care of
your bealtli, speak, ali of you, sometimes about me,
love ahvays oue another as you do, work steadfastly
each ou your patii, be stroug and of good spirits;
and you, believe me, dear Emilie,
ever yours
Joseph.
Should you coUect souiething with Mrs. Xathan,
band it over, weekiy, to Fenzi, 10. Golden Square.
It will lielp our people to go to Lombardy.
Molti dei libri appartengono tutti a voi.
Il Tesoriere della Scuola è il Sig. Miclielangiolo Ros-
selli, 23. Mincing Lane.
Ho ricevuto la vostra sottoscrizione.
Pregate per me. Fidate nel mio affetto, abbiate cura
della vostra salute, parlate qualche volta, tutti quanti, di
me, continuate a volervi sempre bene, lavorate assidua-
mente, ognuno nella via clie si è prescelta, siate forti e
fiduciosi. E voi, cara Emilia, credetemi
sempre vostro
Giuseppe.
Qualora raccoglieste qualcosa con la Signora Natlian,
passatelo, ogni settimana, a Fenzi, 10, Golden Square.
Aiuterà i nostri ad andare in Lombardia.
64 KPi.sroi.AHio. [1848]
MMCCCLXXV.
TO Emilie Hawkes. London.
[Hoiilogne], .Siinday [March, 26»'' 1848].
Alasi noi Miiswell Hill.
Dear Emilie,
Scatter. to the four wiiids tlie fact tliat we write
Irom Boulone (Englisli prouiinciation) witliout any
visible inconvenience for tbe individuai or for the
collective: in fact, with an alinost complete reconcil-
iatiou betweeii society and nature. You may add to
that fact the other of Jamer having — of course, owing
to my presence — suttered less than ou tlie precedine
times.
P. S. — " Nous sommes cernés. "
Uonionica.
Ahimè.' non da Muswell Hill.
Cara Emilia,
Spargete ai quattro venti la notizia che vi scriviamo
da Boulone (secondo la pronuncia inglese) senza nessun
inconveniente visibile per l' individuo o per la collet-
tività; anzi con una riconciliazione quasi completa fra
società e natura. Potete aggiungere a quella notizia
quest'altra, che Giacomo — si capisce, grazie alla mia
presenza — ha sofferto meno delle volte passate.
P. S. — « Nous sommes cernés. »
MMCCCLXXV. — Pubbl. da E. F. Richakds, op. cit.,
pp. 78-79. La data si ricava dal timbro postale.
I
[1848] Kl'lSTOI,ARI(). 65
2"*' P. S. — '• Le tocsin sonile. ''
:V'^ ì\ S. — Une des filles de l'iiòtel a arbore
des jupons louges.
4*'' P. S. — " Reniember " ! Be good and strong' —
Sleep! Many things to Caroline and Bessie, and to
the inferior sex.
Je cède la piume à James ])()nr les dépéclies
ulrérieures. A-Dien.
I tbink tbat it is uow out of donbfc tbat tlie
traveller from Doullers told a story. (*)
2 P. S. — « Le tocsin sonne. »
3 P. S. — Une des filles de l'hotel a arbore des jupons
rouges.
4 P, S. — « Ricordatevi ! » Siate buona e forte. — Dor-
mite! Tante cose a Carolina, a Bessie ed al sesso inferiore.
Je cède la piume à James pour les dépéches ulté-
rieures. A-Dieu.
Credo non ci sia ormai nessun dubbio che il viaggia-
tore di Doullers abbia detto una bugia.
(1) A questo punto l'editrice inglese allega la seguente
nota illustrativa di Mrs. E. Hawkea : « Le frasi tra virgolette
sono citazioni della lettera di uno stravagante francese che si
era presentato come un esule repubblicano e che, essendosi
vergognato di partire per Parigi alla i)roclainazione della Re-
pubblica, e avendo ottenuto del danaro per questo scopo dagli
Asliurts e da altri inglesi simpatizzanti, scrisse ad essi che
egli e il suo compagno di viaggio erano stati presi dalla
polizia a Boulogne e costretti a imbarcarsi di nuovo per
1' Inghilterra. Si scoperse poi che non erano andati mai oltre
Folkestoue. »
Mazzini. Scritti, ecc.. voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX).
66 KPKSTOI.AUIO. [18481
MMCCOLXXVI.
TO Emilie Hawkes, London,
[Paris), Tiiesday [March, 28*'' ISiS].
Ouly Olle word, dear Emilie. I am bere, veiy
tired; and inost iinliappily baffied, I fear, for tlie
present, in most of my Uopes. My countrymen in
Lombardy bave doue wouders; but, as soon as tliey
bave nearly conquered, Obarles Albert goes [will go]
in and will gatber tbe fruits grown up tbrongb Italian
blood. I do not know wbat I will do. Tbe entering
of tbe Piedmontese Koyal army into Lombardy
cbanges entirely our position. (*) I sball witbin two or
Martedì.
Una parola soltanto, cara Emilia. Eccomi qua, molto
stanco e, disgraziatamente, deluso, almeno per il momento,
nella maggior parte delle mie speranze. I miei compa-
trioti in Lombardia banno fatto miracoli ; ma, quando
avevano quasi raggiunta la vittoria, ecco entrare Carlo
Alberto: ed egli raccoglierà i frutti maturati col sangue
italiano. Non so quello clie farò. L'ingresso dell'esercito
regio piemontese in Lombardia cambia del tutto la nostra
posizione. Fra due o tre giorni andrò in qualche luogo,
MMCCCLXXVI. — Pubbl. da E. F. Richauds, op. cit.,
pp. 79-80. La data si ricava dal timbro postale.
(') Rotti filialmente i lunghi indugi, e dopo laboriose
trattative con la diplomazia europea e con i rappresenti del
Ooverno Provvisorio di Milano, il 25 marzo 1848 l'esercito pie-
montese era entrato in Lombardia. Ved. Casati-Castagnetto,
(1848] EPISTOLAKIO. 67
tbree duys go some w bere, but wbere I caimot say.
1 will write wbea I bave taken a decision. Reinember
me to ali.
Ever yours,
Joseph.
ma non posso dir quando. Vi scriverò appena avrò preso
una decisione. Ricordatemi a tutti.
Sempre vostro
Giuseppe.
MMCCCLXXVII.
ALLA Madue, a Genova.
[Parigi], 31 marzo 1848.
Cara madre,
Vi scrivo iu fretta in fretta da Parigi ; circondato da
un mondo di gente e involto in un turbine di faccende. È
un'epoca eccezionale e non s'ba un momento di quiete.
p]bbi la vostra del 21 marzo, quand'io stava per
lasciare Londra, e la lessi per viaggio. Sto bene di
salute. Le cose Milanesi sono stupende; e gli stra-
nieri ci ammirano. Ieri mi dicevano all' Uffizio degli
Carteggio, ecc., cit., specialmente la parte dell' iw<ro(i»mo»(e inti-
tolata : Frelimiìiari dell'entrata in campagna (pp. xxiij-1) e le
prime lettere (pp. 1-20). Nello stesso giorno in cui il Mazzini
scriveva «mesta lett., Carlo Alberto faceva il suo ingresso iu
Pavia.
MMCCCLXXVII. — •Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Natlian. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre
del Mazzini annotò: «31 marzo 1848.»
68 KPISTOLAKIO. [lbJ8]
Affari Esteri, e poco prima nei salon di Lainartine. (')
clie fatti simili ai nostri, se si trovassero scritti in
(i) Nel « mlon di Laiuartine, » nìl'Hólel de Ville, il Mazziui
era andato il 27 marzo 1848, alla testa di « una unuierosissinia
deputazione dell'Associazione Nazionale Italiana, » che s'era data
convegno in piazzii Vendrtnie. Gli esuli erano tutti fregiati
della « coccarda coi tre colori nazionali italiani » (ved. la Patria
del 3 aprile 1848); e andavano colà per assistere alla lettura,
fattavi dal Mazzini, del messaggio in data 22 marzo 1848, col
<]nale l'Associazione stessa esprimeva « il suo tributo di sim-
patia al Governo provvisorio della Ke]»ubblica francese, e adem-
piva ad un tempo un dovere, facendogli conoscere la propria
<leiìnitiva costituzione, » Inserito tradotto in francese nel Mo-
niteur Universel del 28 marzo 1848, quindi riprodotto nel testo
italiano in II 22 Marzo e nella Concordia del 4. e nella l'atria
dell' 8 aprile, infine, riportato a frammenti in S. E. /.,.v«l. VII,
pp. 175-176, il messaggio eb))e del Laniartine la risposta che
segue :
Citoyens de l'associatiou nationale pour la régénération de
l'Italie, citoyens, je pense, de toutes les régicms de l'Italie....
Tonte la dépntation. Oui ! oni! de tonte l'Italie.
Le citoyen Lamartine. C'est ponr moi un des plus beaux
jours de cette République uaissante; c'est pour moi une de»
plus glorieuses fonctions qu'ait pu me conférer le Gouverne-
ment provisoire de la République, ([ue celle de recevoir l'adhé-
sion «jue vous voulez bien apporter en ce moment à ses prin-
cipes et à ses actes.
Et moi aussi, j'ose le dire, et moi ausai, je snis un enfant
d'adoption de votre olière Italie.... (Vives accìaniatìons. — Oiti!'
Oui — Vive Lamartine! Vive la République .')
.l'ose le dire, et je le répète avec gioire comme avec amour,
je snis un enfant adoptif de ce grand pays {Nouvellcs arcla-
matioHs).
Votre soleil a échaufifé ma jeunesse et presque mon enfance.
Votre genie a colore ma pale imagination ; votre liberté, votre
indépeudance, ce jour que je vois enfìn surgir aujourd'hui, a
été, pour moi, votre ami, comme pour vous, le plus beau rève
de mon àge mftr {Bravo! bravo! — Vive Lamartine! vivent la
France et l'Italie régénérée!)
[1848] KiMsroLAHio. 69
libri jiuticbi seiiz' essere documentati, non si potreb-
bero credere. Non lio tempo per dirvi le mie impres-
Vous devez sentir par ces paroles combieii je sens délicieu-
«ement, l'honnem- d"ètre api)elé pjvr la Provideiice à voir réa-
liser ici pai" le contact de ces deux grandes nationalités qni
ii'ont plus à se conibattre. qui nont plus qu'à s'aimer, à se
foitirier, à se défendre l'ime l'aiitie, de voir se réaiiser ce rève
<le8 àines patriotiques, qui va devenir, avant i)en de mois. je
n'en doute pas, la plus inatteudne de toutes les réalités
{Bravo! bravo! — Vive la Répuhlujne! vive Lamartiue!)
La Képnblique, conime vous le pensez bien. ni'a pas dé-
placé niou cieur poiir l'Italie; je l'appelais, il y a peii de teiups,
à la tribune, non pas la reine des nations, mais la reine dea
races huinaines.
Elle n'a qu'à reprendre sa place, et l'nnivers recotmaltra
cetfe royaiité iiitellectuelle du genie italien sur ce coin de terre
qu'elh^ a consacré dans d'autres siècles.
Le Gouverneineiit provisoire ne s'étónnera pas de la dé-
niarchtì (ine les Italiens rénnis en si grand nonibre antoiir de
<•« palais dn peuple font anjonrd'luii. Votre cause est la nóire,
et vos titres è cette cause, vous les avez admirablement énu-
mérés tout à l'iieure; vos titres. ils n'ont pas besoin d'étre
rappelés au genre luuuain ; ils sout écrits en caractères inef-
fa^-ables ])ar vos niagnitiques débris, par vos inipérissables nioiiu-
lueuts sur votre sol: ils sout restés écrits aussi éternellement
<laus vos Auies, et c'est j)ourquoi il n'a été peruiis à aucuue
tyranuie de les elì'acer s' ils vieuneut à revivres d'eux-raémes si
iégitiuienaent dans l'avenir {Bravo! bravo!)
Paruii ces titres, vous ave/ cité tout à l'iieure le plus glo-
rienx peut-ètre. le plus impérissable de tous, ce sont les nonis
de ces grands géuies qui ont illustre dans tous les tenipa la
terre il'Italie; tant que ces titres des nations n'ont pas été
contre-signés, pour ainsi dire, par des noms immortels, ils n'ont
pas 1»' scéau du temps, ils ne sont pas gravés assez profonds,
assez éclatauts dans l'histoire ! C'est la gioire des grands lioni-
jues qui coustitue la nationalité des penples.
Panni ces nonis glorieux que vous venez de citer, il y en
a un seni que je vous reproche d'avoir rappelé, à cause de la
siguitlcation qui s'attaclie conimunément à ce noni de Maoliiavel,
70 Kl'ISTOLAKIO. [1848]
sioiii. lo del resto sapeva da limgo tempo e sosteneva
contro tutti, che il nostro popolo era capace quant' altri
di grandi cose. Quanto alla soluzione ultima della
(Olii! oui! ce n'est pas sa place!) Effacez désoruiais ce noni de
V08 titrea de gioire, substituez-lni le noni plus pur de Wa-
shington; voilà le nom qu'il faut anjourd'hui proclamer, c'eat
le nora de la liberté moderne. Ce n'est plus le noni d'un
politique, ce n'est plus le nom d'un conquérant qu'il faut au
monde, c'est le nom de l'homme le plus désintéressé, le ])lu(*
dévoué au peuple. Voilà l'homme qu'il faut ìi la lil)ert^. (Oui!
oui! — Bravo! bravo!) Un Washington européen, voilà le be-
80in du siede: le peuple, la paix, la liberté I (Nouveavx hraros).
Je n'entrerai, vous le sentez bien, avec vous dans ancuus
détails sur les diverses «luestions j>olitiques «[ue votre réunion
natìonale doit débattre dans la pléuitude de son libre arbitre,
et à l'abri de toute influence internationale. Nous avons pro-
olaraé le dogme du l'espect des nationalités, des gouvernements
et des peuples ; nous ne démentirons jamais ce dogme aussi
repectueux pour les peuples et ponr les gonvernant.H (|uo pour
nous-mémes.
L'iudépendance des nations dans le choix du réjiinie inté-
rieur qui leur convient, c'est le di'apeau de la Républiqiie fran-
^taìse. Nona voulons qu'il flotte des deux cutés des Alpes, des
deux cAtés des Pyréuées, des deux cAtés du Rhin ! Ni crainte,
ni complaisauce, ni sentiment iiième de prédilection ne nous
fera démentir ce principe. Il est cehii de la dignité des i)euple3
et de la sécurité des gouvernants dans leurs rapports avec nons !
Mais je me reproche de vous entretenir si longtemps. (Non!
(non! Il faut me le pardonner, car je me sens un fière dans
tous les tìls de la famille italienue. (Applandissementx.) Ce sont
des adieux, sans doute, que je vous fais au nom de la France!
Vous eutendez d'ici vos frères de Naples, de Turin, de Ronje,
de Florence, de Gènes, qui vous appellent! Vous allez sans
doute les rejoindre et les fortitìer bientòt de votre concours
dans cette oeuvre pacitique et déjà accomplie, je 1' espère, des
coustitutions nouvelles de toute nature que la diversi té des
Etats de l'Italie fait svirgir des moeurs, des besoins, des inté-
réts, des formes de ses difféi-eiits gouvernements ! ((hii ! oui!
noHS y allonn tous !)
[1848] KIMSTOLARIO. 71
tacceiula, senza eutrare in questioni politicbe, vi dirò
che qui il Governo vedrebbe di mal occhio che il
vostro Re fosse proclamato Ke di Lombardia. L'incor-
Et bieii, pnisque la Fraiice et l'Italie ne font qu'iui seni
noni dans nos sentiments comuinns ponr sa régénération libé-
rale, allez dire à l'Italie qn'elle a des enfauts aussi de ce coté
des Alpes! {Bravo!) Allez lui dire qiie si elle était attaquée dans
son sol on dans son ànie, dans ses liniites ou dans ses libertés,
qiie si vos bras ne snttisaient pas à la défendre, ce ne sont plus
des v(Bnx seulement, c'est l'appel de la France qne nons Ini
offririons ponr la preservar de tont envahissement ! {Bravo»
ìinaninies.)
Et ne voiis inqniérez pas, ne vons hnniiiiez piis de ce mot,
citoyeus de l'Italie libre! Le tenijis a óclairé la France et lui
a donne en raison. en sagesse, «'n niodération ce qn'elle eut
autrefois en impatience de gioire et en soif de conquète. Nous
ne vonlous plns de con(iuètes qu'avec vons et ponr vons! les
conqnétes pacifiques de l'esprit hnniain. Nons n'avona jilns
d'iimbition que ponr les idées. Nons sommes assez raisonnables
et assez géuérenx soiis la Républiqne d'anjourd'hni ponr nous
corriger inénie d'un vain amour de gioire! Notre amour ponr
l'Italie est désintéressé, et nons n'avons qne l'arabition de la
voir aussi impérissable et aiissi grande qne le sol qn'elle a
éternisé de son nora. »
Grandi applausi al Laraurtiiie, al Governo Provvisorio, alla
repubblica avevano salutato la fine del discorso del poeta fran-
cese, che trovandosi di fronte all' uomo di cui conosceva le aspi-
razioni unitarie italiane e il grande amore per le istituzioni
repubblicane, e pure essendo informato delie vicende milanesi
e del concorso che ad esse andava apprestando Carlo Al-
berlo, non poteva usare un linguaggio diverso, indirizzandosi
agli esuli italiani colà presenti, d' ogni gradazione politica.
Ma è da supporre che dopo le brevi parole del pesciatino An-
drea Luigi Mazzini, e dopo che la deputazione si fu licenziata,
il Laniartine intrattenesse 1' eaule genovese sugli avvenimenti
polìtici italiani in relazione con quelli di Francia, dei quali
è cenno nella nota seguente. Qui va avvertito che quattro giorni
dopo Giovanni Ruiììni scrivevaal fratello Agostinoche l'Associa-
zione era per sciogliersi di fatto, poiché la maggior parte dei suoi
72 EPISTOLAUIO. fl84
porazione al Piemonte tV un si vasto territorio, sotto
un Ke clie domani può trovarsi ostile alla Francia,
provocherebbe un intervento diplomatico: né potrebbe
essere ammessa senza una specie di concerto europeo.
La cosa sarebbe totalmente differente se fosse procla-
mata una forma di governo più omoj»:euea a quella
della Francia, e dalla quale non avrebbero mai a temere
cosa alcuna. (') Sono più che lieto dell'entusiasmo
membri si Uispuuevuno ii lasciar Parigi jier l'Italia; aggiun-
geva però che v'era chi desiderava «ricostituirla repubbli-
canamente,» econcbideva: « Vi furono scene scandalose; l'ele-
mento democratico artigiano ha trasognato; vogliono armi,
daujiro. bandiera repubblicana, e andare a coniiuistare l'Italia.
Né basta. Vogliono che il Comitato si metta alla lor testa, e li
guidi. Mazzini è qui; cerca di mettere un po' d'ordine in
questa confusione, ma il successo è dubbio.... I buoni, Lamberti,
Ruflìni [Giambattista], ecc. sono dolenti, stomacati. In mezzo
però a rjuesto fermento di male passioni, nobilissimi, genero-
sissimi tratti: operai che olirono 1 loro sparagni d'anni e d'anni
per abilitare i poveri a partire. Altri oii're l'orologio, altri
toglie alla scorta di viaggio 25 franchi per un pili bisognoso;
gli stanziati a Parigi offrono prendere a loro carico il mante-
nimento e l'educazione dei figliuoli di chi parte: insomma,
come in ogni cosa iimsina. il bene è misto al male. Tutt'insicnie.
Mazzini è sfiduciato. Penso che finirà col ricostituire una
chiesetta Glorine Italia; eserciterà sempre molta influenza
all'interno per mezzo de' suoi fidi che ripatriano; e se la
repubblica francese si cons(dida, l'avrà a complice morale, irre-
sistiltile entro un certo spazio di tempo, d'una propaganda
democratica all'interno. » C. Cagnacci, op. cit., pp. 1526-327.
(') Le direttive della politica estera, esposte nella nota
del 2 marzo 1848 agli « agenti diplomatici della Repubblica
francese, » nella quale il Lamartine aveva dicliiarato che i
trattati del 1815 « non esistevano più in diritto agli occhi
della Repubblica,» e che, riguardo all'Italia, non avrebbe
ammesso che fosse invaso alcun de' suoi « Stati indipendenti, »
e anzi protetti i « movimenti legittimi di sviluppo e nazio-
nalità de' popoli, » erano .state del tutto sconvolte dopo l'insur-
1
[1848] Ei'isioi.Aiuo. 73
niauifestiitosi iu Cleiiova e dell'accorrere dei nostri.
Non posso indovinare clii mandi a voi i fogli inglesi:
qualcuna della mie amiche inolesi, che sono molte
e buonissime. Forse un giorno lo saprò. Vengo a noi,
perdi*} non posso trattenermi più a lungo, lo sono
costretto a partir da qui per Lugano^ dove starò un
quindici giorni o tre settimane. Ho affari là, e la
mia gita è indispensabile. Non ho bisogno di dirvi che
rezioiiH milanese, e dopo die il Governo Provvisorio della Lom-
bardiu aveva chiesto ainto al Piemonte per cacciare gli Anstriaci
da tutto il snolo della patria. Snaturale clie l'nomo il quale
guidava allora i destini della Francia considerasse con bene-
volenza una forma di governo repubblicano per la Lombardia;
ma è ancor più spiegabile che egli — come osservava G. Rnftini
— vedesse « di mal occhio P incorporazione della Lombardia al
Pieuionte e V ingrandimento iV una potenza padrona della chiave
delle Alpi, » che da un giorno all'altro poteva diventare ostile
alla Francia (ved. (". Cagnacci, op. cit., i>. 328). AI campo di
Carlo Alberto a Pavia si nutrivano invece, almeno in quei primi
giorni, altre illusioni: si credeva chcì la Francia approvasse « il
movimento del Re in Italia.» e si volesse « anzi secondare, num-
dando un esercito d* osservazione al Varo ; » iutine, che non desi-
derasse « punto di fomentare la Repubblica» (lett. del conte di
Castagnetto a G. Casati, da Pavia. 29 marzo 1848, in Casati-Ca-
STAGNKTTO, Carteggio, ecc., cit.. p. 22). Al contrario, da parte degli
esuli a Parigi, alenili dei quali in relazione con quegli uomini
di Governo, si riteneva clie il Lamartine si disponeva a inviare
al Gabinetto di 'l'orino una nota nella quale avrebbe protestato
c()ntro la mossa di Carlo Alberto, dando cosi « un gran peso mo-
rale alla parte repubblicana a Milano, » dove un redattore del
NatioHid, diventato l'organo ufficiale del Governo francese, era
andato a « lavorare per la buona causa, cioè per P unione » (Ii>.,
p. 23). ma certamenteperl' unione repubblicana. Tutto compreso,
è (la ammettere che il I^amartiue favorisse P idea, repubblicana in
Lombai'dia per l'unica ragione che con ciò non sarebbe mai
avvenuta la temuta formazione di uno Stato di dodici milioni
d'abitanti alle frontiere ^Jella Francia; e nelP ipotesi che questa
unione si fosse verificata, egli era preparato a chiedere dei
74 Kl'lSTOI.AIMO. [1848]
viviate tranquilli sul conto mio. (;alcolaiuìo sempre
sulla mia esperienza e sul mio amore per voi. Scri-
vetemi nondimeno sempre a Parij^i, tinche io non
vi dia altro indirizzo. Le vostre lettere mi uiunge-
rsìiiiio un ])o' più tiiidi. ma sicure. Il viao'gio mi farà
compensi territoriali, ambitissimo fra tutti qiielloilell'iiicoii>ora-
zione «Iella Savoia alla Francia. II Lamartine aveva espresso (que-
sto <lesi«lerio tino dal giorno in cui aveva potuto aver notizia
che Milano era insorta; nel Moniteiir officiel del 20 marzo 1848 8?
leggeva infatti che una deputazione di duemila Savoiardi resi-
denti a Parigi si era presentata al («overno Provvisorio «ricor-
dando che la giacitura geografica della Savoia faceva di quel
paese una delle frontiere della Francia, e che l' immensn maggio-
rità del popolo della Savoia rammentara che il loro ))aese for-
mava aU.ra volta i dipartimenti del Monte Bianco e del Ibernano »
(ved. l'art, del Monitenr, tradotto nella Patria del 29 marzo 1848,
e. per i motivi di quella deputazione. V. Gioberti, Lettere a
P. D. Pinelli. ecc., cit., p. 252). Al che il Lamartine s'era scher-
mito in una forma che non peccava di accessi vo rispetto ai diritti
del Piemonte; dichiarava egli invero che « in quanto all'a<le8Ìone
francese, » se 1' avesse rifiutata, ne avrebbe sotterto « nel più
intimo del cuore, » e accettandola, avrebbe rotto « la pace e
l'alleanza con i popoli e con i 'Governi ; » ma 8ul)ito dopo aveva
soggiunto: « Se, non per causa nostra, la iiace del mondo venisse
rotta da qualche attentato all' indipendenza d' Italia, noi vole-
remmo a vostro aoccorso, noi la libereremmo, uniremmo la nostra
bandiera alla vostra; e se inseguito la carta dell' Europa venisse
a esser disfatta senza di noi e contro di noi, siate convinti,
cittadini Savoiardi, che un frammento di questa carta reste-
rebbe nelle vostre mani e nelle nostre, e noi metteremmo il
peso de' vostri cuori nella bilancia, dove l'Europa ed il vostro
Governo istesso peserebbero i territorii da cui verrebbe costi-
tuito il nuovo equilibrio europeo. » Evidentemente, il Lamar-
tine, ancor prima che 1' insurrezione lombarda si concludesse
con la fuga degli Austriaci da Milano, prevedeva l'offerta di
un qualunque Governo Provvisorio a Carlo Alberto, e quindi,
metteva le mani avanti per una richiesta di compensi terri-
toriali, per ottenere i quali, dopo che il Piemonte dimostrò di
[1848] Kl'ISTDI.AltlO. 75
bene. (') Ho veduto il decreto d'Amnistia: è una ver-
«ocjna per chi lo dà: parlo della dichiarazione scritta
che s'esige di fedeltà al Re e alle Leggi. Io non
posso prestare giuramento ad altri che al mio paese
e n quanti faranno il bene del mio paese finché lo
faranno. Non è questo il tempo d'esigenze monar-
chiche. Tornato da Lugano, io <lomanderò, (;on tutte
le promesse che vorranno, un permesso di soggiorno
l>er due o tre settimane con voi: poi -r se me lo
concederanno — mi rifarò esule, e troverò un altro
angolo d'Italia che m'accoglierà. Ma di questo parlerò
più a lungo nell'altra mia lettera, dopo che avrò
ricevuto la vostra. (^) Credete a ogni modo che ci rive-
non gradire l'aiuto della Francia nella lotta intrapresa contro
l'Austria, inscenò forse quella misteriosa invasione in Savoia
dalla parte di Lione, e protestò in seguito per le vie diploma-
tiche (ved. il cap. intitolato: Alleanza co» la Francia, neAV Intro-
duzione al Carteggio Casati-Cahtagnktto, cit., pp. Ivij-lxxviij),
infine, accantonò un corpo di esercito ai confini del Piemonte.
(*) Il Mazzini lasciò Parigi il 1" aprile 1848. Sotto qnella
data, G. Ruftini scriveva al fratello Agostino: «Mazzini è
partito stamane per la volta di Milano. Son seco Achille e
Massimiliano Menotti, Battista Knffini e Vecchi. Non ha piano
fisso, e sfido io ; solo desidera essere sui luoghi per trar partito
dalla circostanza, ove vi presentino favorevoli alla demo-
crazia. » C. Cagnacci, op. cit., p. 328. Impiegò sei giorni per
compire il viaggio da Parigi a Lugano, dove il suo arrivo era
COSI annnnziato dal corrispondente ticinese della Concordia
(n. dell' 11 aprile 1848): «Il nostro celebre Giuseppe Mazzini
giungeva il giorno 6 a Lugano venendo da Parigi; ripartiva
alla domane per Milano accompagnato dal suo fedele compagno
d'esilio Battista Rnftini, e dai tìgli di Ciro Menotti. »
C^) Il decreto del 18 marzo 1848, con cui era concessa
« piena amnistia e restituzione d'ogni esercizio di diritti poli-
tici e civili a tutti i sudditi » del Regno di Piemonte « stati
condannati per titolo politico anteriormente alla pubblicazione
dello Statnto fondamentale. » imponeva all'art. 2" che gli esnli
76 KFISTOLAKIO. [1848]
drenio tra non molto. Certo, come dice il padre, iiou
dimenticherò mai il bene che ho ricevuto in Inghil-
terra: e un giorno vi ripeterò i tratti d'amore
che ho avuto in questi ultimi giorni. Addio, madre
mia. conservatevi; abbracciate il padre per me; dite
ohe volevano "godere di quel benelicio dovessero « dichiarare
per iscritto » dinanzi agli « agenti diplomatici e consolari »
sardi, « sul loro onore di voler serbare fedeltà al Sovrano ed
obbedire alle legtji dello Stato. » Quella clausola, che fu criti-
cata quasi da tutti, e specialmente dal Gioberti, il quale, sia pure
contrario già d'allora al Mazzini, giustamente osservava che
s'era voluto « imitar Pio, senza avvertire che le circostanze »
avevano cambiato (ved. Y. Giobkuti, Lettere n l\ D. PinelU,
<jit., p. 249), era stata lungameure discussa fra gli nomini
politici adunatisi il 14 marzo in casa Hallio per gettare le
basi del jjrogramnui con cui il Gabinetto piemontese di due
giorni dopo avrebbe assunto le redini del potere; e mentre « i Pie-
montesi volevano che chi intendesse » godere dell' amnistia
« desse la sua parola d' onore, come fu richiesta dall' amnistia
del Papa, o ne introducesse speciale domanda, come si praticò
in Francia, » i Genovesi, cioè 1j. Pareto e V. Ricci, che in <iuel
primo Ministero costituzionale dovevano ruppresentare il nuovo
regime, dissentivano « dicendo che imporre queste cautele era
un offendere 1' amor proi»rio degli amnistiandi » (ved. gli Appunti
inediti di F. Sn.opis. editi <la A. Manno, Il primo Mimstvro
GOHtititzionale in l'iemonle, in II llisorgimento Ilaliavo, Rivista Sto-
rica, a. I [1908], p. 73). Tuttavia, lini col trionfare la tesi pie-
montese. Il Mazzini fu l'unico tra gli esuli a non accettare
queir obbligo, poiché G. e A. h'uffini, sia pure a malincuore,
si persuasei-o alla fine, con una mal celata amarezza, a rientiare
in patria (ved. la nota alla lett. MMCCLXVI): ma, del resto,
egli era stato la causa principale, perché queir atto di sovrana
clemenzafosse tardato tanto a giungere, nonostante i reiterati in-
citamenti (ved. la nota alla lett. ora cit. e il Protocollo della Giovine
Italia, voi. VI, p. 220). All'avv. D.De Ferrari, che fu poi Depu-
tato al Parlamento per Genova tìn dalla prima Legislatura e Mini-
stro degli Aifari esteri nel Gabinetto Gioberti, e che in un collo-
quio avuto nel gennaio del 1818 col Ministro Borelli diceva essere
18]^
[1S4S] KIMSTOI.AHIO. 77
a N[apoleone] die gli scriverò nella mia prima, ed
amate sempre il ^^^^.^.^
Giuseppe.
Vi sarebbe un mezzo di farmi rientrare che conci-
lierebbe il mio onore col nostro desiderio di riabbrac-
ciarci: e sarebbe, che i miei compatrioti mi portassero
candidato alla Canìera; ma è mezzo quasi impossi-
bile a realizzarsi. (')
il Mazzini « uomo eccellente per ingegno e per cuore » (ved.
una corrispondenza da Genova iiìV Alba del l" febbraio 1848), si
rispondeva: «Ma l'avete già detto tre volte. 11 Mazzini è il
solo ostacolo per cui il Governo non dà l'amnistia, perché non
si vuole né ammetterlo, né fargli l'onore di escluderlo. » Né
si deve supporre che questa fosse un' informazione infondata,
poiché Carlo Bandi di Vesme, il quale si dimostrò 1' anno appresso
tutt' altro che ammiratore del Mazzini, scriveva nella Concordia
dell' 11 marzo 1848, quando cioè fervevano i preparativi per
la composizione del primo Ministero costituzionale : « Il timor©
di un UOMO sembra avesse Hnora impedito la santa opera
dell'amnistia. Il nome di Mazzini che desta in Italia l'idea
di cose, le quali secondo la varietà dei partiti erano con
eccesso già bramate o temute quando non era aperto l' adito
ad esprimere onesti e moderati desiderii, né si vedeva spe-
ranza di conseguirli : il nome di Mazzini, che pur ora il Guizot,
misconoscendo i tempi e i luoghi, poneva dalla tribuna della
Francia a vano spauracchio, mentre pur diceva lontano da noi,
indefinitamente lontano, il tempo delle costituzioni, quel nome
pare continui ad esercitare molta parte dell' antico terrore, ed
a farci parere minori di noi medesimi e della reale nostra
forza. » Ed infatti la condizione politica dell' esule fu argo-
mento di discussione in (jnel consiglio ora cit., tenuto in casa
Balbo; F. Sclopis anuotava ne' suoi appunti, a proposito
dell'amnistia: «Si menzionò il nome del Mazzini ; Ricci [Vin-
cenzo, che poi ebbe il portafoglio dell' Interno] qnalifìcollo di
pazzo, ma sostenne caldamente 1' ommessione d' ogni formalit.ò.
precedente. » A. Manno, art. cit., p. 73.
(») Ved. la nota alla lett. MMCCCXCIII.
78
KIMSTOLAKU).
'lMi<]
MMCCCLXXVIir.
A Pietro Giannonk. a Parigi.
[Pari.^i]. sahbato [l" aprile 1848]
Caro PietrO;
Speravo vederti ieri : ma iuvauo. Ti vedrò, spero,
oggi; iioudiiiieno, ti scrivo. Panni clie si parlasse tra
noi di vedere la Signora Tli[oirias] martedì sera. Mi dor-
rebbe che tu avessi già stabilito ogui cosa con essa; per
certo viluppo di circostanze, temo che mi riescirà im-
possibile, martedì, di vederla; e dovresti avvertir-
uela in tempo.
Forse, il meglio sarebbe per me visitarla nella
giornata; e lo farei, se tu potessi dirmi il quando le
riesca più convenevole. Ama il
tuo
Giuseppe.
MMCOCLXXIX.
AL Redattork peli.a « CONCORDIA, » a Torino.
Parigi, 10 aprile 1848.
Signor Redattore,
Per evitare una contusione di nouii che già è
stata più volte fatta dai giornali in Italia, in Francia^
MMCCCLXXVIII. — Inedita. L' autografo si conserva
uella raccolta Natliaii. Nou ha iudirizzo.
MMCCCLXXIX. — Pubbl. nella Concordia deìV 11 a-
prile 1848. Fu ristampata nella Patria del 17 dello stesso mese»
[1848] Ki'isroi.Aiuo. 79
in Germauiii e altrove, vi prego di voler inserire nel
vostro foglio la seguente dichiarazione:
11 bel libro del mio compatriota Andrea Luigi Maz-
zini intitolato: De V Italie dans ses rapporta aree la
liberto et la eivilisation moderne, che fu pubblicato
l'anno scorso in Parigi e che è stato ultimamente
tradotto in tedesco a Berlino o a Lipsia, non è, come
già sapete forse, opera mia. (*)
È perciò che mi credo in dovere, ripeto, di protestare
in proposito contro ogni confusione di nomi e di diritti.
Il primo a riconoscere il merito dell'opera sopraci-
tata e ad approvarne in gran parte le dottrine e le
tendenze, desidero che in tutto ciò che spetta il mio
omonimo o me sia reso in Italia e fuori a ciascuno il suo.
Giuseppe Mazzini.
MMCCCLXXX.
A GiusEi'iM-: Lambkuti, a Parigi.
[Mulhouse], 3 aprile [1848].
Caro Giuseppe,
l^ue parole appena. Siam qui e per dispetto coi
soli giornali dell'I. — Partiamo per Bàie. Ti scriverò,
(') Se non tluraiifce la priiua peiiuaueuza a Parigi nel no-
vembre e dicembre dell'anno precedente, il Mazzini aveva
personalmente conosciuto il suo omonimo (sul quale vcd. la
nota alla lett. MDCCCXCVIII) in una delle altre due, e con lui
si era trovato dal Lamartiue il 27 marzo, insieme con gli altri
rappresentanti dell'Associazione Nazionale Italiana (red. la nota
alla lett. MMCCCLXXVII), nella quale era nno dei segretari.
Negli anni precedenti, le relazioni fra i due esuli non erano
state cordiali (ved. la nota alla lett. MCMI).
MMCCCLXXX. — Pubbl.da D. Giukiati, Diiecenlo lettere,
ecc., cit., p. 286. Qui si riscontra sul!' .'lutografo, posseduto
80 EPisTOLAiao. [1848
appena giunto a Lngano. — Intanto, se anche prima che
le mie lettere t'arrivano, le notizie vi conferiDano il
Provvisorio in Lombardia, credo che Lizabe potrebbe
partire; chiedi il danaro del viaggio a Michele, e
daglielo.
Credo che tu pure dovresti venire — se riesco
ad entrare — quanto più presto ])uoi. Se mai vieni,
incaricati del danaro che ha Michele. — Se ])eraltro
tu andassi prima per Livorno, ciò che spero mi s(tri-
verai subito, ti farei volentieri avere un abbocca-
mento con Guerrazzi. Addio: ama il ,
tuo
Giuseppe.
Prega Celeste «la parte d'Achille che lo saluta
di pagare due o tre franchi ch'ei deve al suo parruc-
chiere.
MMCCCLXXXI.
To Emilie Hawkes, London.
[Lii<,riiiio], Ai>ril. 7"' [1S48J,
])ear Emilie,
I am in Lugano, about leaving for Miian. (\) I bave
been travelling day and night; crossing the Aljis on
'""l 11
Cara Emilia,
Sono a Lugano, sul punto di partire per Milano. Ho
viaggiato giorno e notte, traversando le Alpi dal San Got-
dal dr. Daniele Vare. A tergo di esso, di pugno del Mazzini,
sta l'indirizzo: «Lamberti. »
MMCCCLXXXI. — Pubbl. da E. F. Richards, op. oifc.
p. 82. La data si ricava dal timbro postale.
(1) Lasciata Parigi la sera del 1° aprile 1848, il Mazzini
aveva probabilmente prese la ferrovia che per Provins, Troj-es,
|l><48j KFISTOI.AKIO. 81
tbe St. Gotbard, witli real dauger aud aiuidst the
sublimest scenes one cau ever see or faiicy. You
will receive some day tbe " Scritti d'un Italiano. *'
I send tbe first viola dell'Alpi 1 saw. I will write from
Milau if I cau remain tbere. I ani well. I bope you
are so. Kemember me to ali; blessings ou you,
Ever yours
Joseph.
Cau you [ali] flnd out some Euglisbman at Milau
— Cousui, Agent or otber — aud introduce me to
himf I could perbaps tìnd some Englisb paper to
read in tbat way.
tardo, con vero pericolo, in mezzo ai paesaggi più belli
che si siano mai vieti o immaginati. Riceverete un giorno
o l'altro gli Scritti d'un Italiano. Vi mando la prima
viola dell'Alpi che ho visto. Vi scriverò da Milano, se vi
posso rimanere. Sto bene. Spero lo stesso di voi. Ricor-
datemi a tutti : siate benedetta.
Sempre vostro
Giuseppe.
Potete pescarmi fra tutti quanti a Milano qualche
Inglese (Console, Agente od altro) e presentarmi a lui ?
Potrei forse trovare in quel modo qualche giornale inglese
da leggere.
Chanmont, Vésoul, Belfort, Mulhouse (quella stessa che, iiiuugu-
ruta nel 1842, è ancora la odierna), lo aveva condotto alla
frontiera svizzera. A Mulhouse s'era dovuto fermare per la
vidimazione del passaporto, e di là aveva scritto al Lamberti,
avvertendolo che il 4 aprile sarebbe stato a Basilea. Il Maz-
zini impiegò quindi due giorni per traversare la Svizzera, rive-
dendo dopo dodici anni quel Cantone di Soleure che gli era
Htato cosi ospitale.
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). fi
82 . KiMSToLAiao. [lf<4Sj
MMCCCLXXXII.
TO SusANNAH Tancioni, Londoii.
Milan, Friday Aprii. 7"' 1848.
1 am ili Italy, at Milan. At tlie frontier the
ciistom house officers knewme; they quoted to me
vvords from my writings. At Como, half-way fiom
Milan. I was snirounded by people, priest and
Sono in Italia — a Milano. Alla frontiera, gli ufficiali
della dogana mi hanno riconosciuto ; mi hanno citato parole
dei miei scritti. A Como, a metà .strada da Milano, sono
stato circondato e acclamato da popolani, preti e giovani.
MMCCCLXXXII, - Piibbl. da E. F. Richakds, op. eit.,
pp. 83-84. Come fosse giunta iu mani di Emilia Hawkes, la quale
ne trasse in gran parte copia, apparisce da una lett. che suo
fratello William inviava alla madre il 18 aprile 1848, la quale si
trascrive qui appresso tradotta, anche per dare un saggio dejjli
affettnosi ricordi lasciati a Londra dal Mazzini fra i suoi amici
inglesi : « Cara mamma — Il capitano Stoizman ha portato ieri
sera la copia di una parte di lettera del Mazzini, diretta alla
signora Tancioni, la sua ex padrona di casa di Cropley Street:
mi è i>arsa cosi interessante, che 1' ho ricopiata per te, e ora
te la mando. Desidereremmo di riaverla o di avere almeno il
modo di ricopiarla. Oggi sono venute a farci visita Carolina,
Emilia e la signora Nathan ; hanno fatto colazione con Bessie,
a cui han lasciata 1' acchinsa lettera di Mazzini, che abbiamo
avuto incarico di spedirti; e tu sei pregata, a tua volta, di man-
darla subito a Shaen, a Old Jewry. Emilia spera di riaverla
presto per recarla a Leicester giovedì mattina. Digli perciò
che deve rimandarla a Emilia immediatamente. » Ved. il testo
originale in E. F. Richards, op. cit., pp. 82-83.
[1848] EPisror.AKio. 83
young meli witli sliouts, etc. At Milaii, eiitering- tlie
town after iiiue o'clock in the evening. I lieard a
voice in tlie Street crying Viva Mazzini ! Ali tliis
is very good : but in this large town, full witli
uoblos and ridi people, tbiugs are not as I sliould
wisb. Tbere is a republican party; but a strong one
also tbr Cbarles Albert. We sball see. I felt uioved,
deeply iiioved, wlien 1 entered Italy ; but strange.
and. sad to say, witliout Joy. Never niiud. If I ani,
as I fear, dead to joy, I ani not dead to duty. I write
by nigbt before going to bed, tired as I am. To-inorrow.
1 will plunge in tlie midst of ali sorts of men and
try to see clearly tbrougb tlie state of tbings.
Saturdiiy.
I ani surrouuded witli people. I begiii to Avork
and witli some cbance of succeeding.
A .Miluno, entrando in città dopo le nove di sera, lio
udito unu voce nella strada che gridava: Viva Mazzini!
Tutto ciò va benissimo; ma in questa grande città, piena
di nobili e di persone ricche, le cose non sono come desi-
dererei. C'è un partito repubblicano: ma ce n'è anche
uno forte per Carlo Alberto. Vedremo. — Mi son sentito
commosso, j) rotondamente commosso, quando sono entrato
in Italia: ma, cosa strana e triste a dirsi, non ho provato
gioia. Non importa. — Se sono, come temo, morto alla
gioia, non sono morto al dovere. Scrivo stanotte prima di
andare a letto, per quanto io sia stanco. Domani mi tufferò
in mezzo ad ogni sorta di uomini e cercherò di vedere con
chiarezza quale sia il vero stato delle cose.
Sabato.
Sono circondato da gente. Incomincio a lavorare e, lo
epero, con qualche speranza di riuscita.
84 Kl'ISTOLARIO. [1848|
Smuliiy.
This inorning I Lave liad the first emotiou tbat
Las moved me to tears. Two tliousand Italian sold-
iers in the service of Austria, having been ordered
at Cremona to fire on the people, refiised: caiised
the Austrian officers to fly, aud passing to our fhig,
liave come to Milan : they have passed with thcir
arras, sorroimded by the people, happy as childieu,
with Viva U Ttal'uiy under niy Windows. It was really
a moving scene. (')
Domenica.
Ho provato stamaue la prima emozione che mi lia com-
mosso lino alle lacrime. Duemila soldati Italiani, al ser-
vizio dell'Austria, avendo ricevuto l'ordine a Cremona di
far fuoco sulla popolazione, si sono rifiutati ; hanno costretto
gli ufficiali Austriaci a fuggire ed, essendo passati sotto
la nostra bandiera, hanno raggiunto Milano; hanno sfilato
sotto le mie finestre con le loro armi, circondati dal
popolo, felici come ragazzi, gridando: Viva l' Italia. Era
proprio una scena commovente.
(1) La mattina del 19 marzo 1848 Cremona insorgeva, spie-
gando la bandiera tricolore al palazzo del connine; il giorno
dopo, il popolo irrompeva contro le caserme, dov'erano stan-
ziati tre battaglioni italiani, dne intitolati Jrciduca Alberto, al
coniando del barone Winfeu, il terzo, Ceccopieri, coniaudato
dal Zagheu. I soldati di quest' ultimo battaglione, dopo di essersi
negati di combattere contro gl'insorti, faceva causa comune
con essi, mentre qnelli degli altri due, sotto il coniando di un
tenente colonnello austriaco, a' accampavano su piazza Castello
con tre squadroni di ulani e sei pezzi d'artiglieria. Nella notte
dal 20 al 21 lo stato maggiore austriaco, presieduto dal generale
Schoenhals, capitolava al Municipio, lasciando truppe, bagagli,
artiglieria e munizioni in mani del popolo, ottenendo sicurezza
[1848] Ki'isror.AKio. 85
Tliis night aiiother scene : wbilst I was taking a
Clip of coffee, there carne in teu or twelve offìcers
asking for me; tlien I lieard shoiits of Viva Maz-
zini. Tliey lecl me to the door: the Square was crowd-
ed with people. Then they presented me with a flag.
I spoke a few words. Then I was led up to the wiudow
with torches and the tlag. The people were shonting
fike madmen. I spoke agaiu. Then there carne a depii-
tation from the Provisionai Government to ask me to
go to them. I went; talked a great deal to tliem.
Stanotte un' altra scena ; mentre stavo prendendo una
tazza dì caffè, sono entrati dieci o dodici ufficiali chie-
dendo di me. Allora ho udito grida di Viva Mazzini.
Mi hanno condotto in istrada: la piazza era gremita di
persone. Mi hanno date una bandiera; ho detto alcune
parole, poi mi hanno accompagnato su, ad una finestra, con
torcie e una bandiera. La gente gridava come pazza;
ho parlato ancora. Allora è venuta una deputazione del
Governo Provvisorio per chiedermi di andar da loro. Ci
personale di tutta l'urticialità sino al confine del Tirolo. I soldati
del rej^ijiraento Ceccopieri arrivarono a Milano la sera del-
l' 8 aprile. « Alle 6 poni. — scriveva la Patria di quattro «fiorni
dopo — giunse un corpo di 2.500 Italiani, che hanno lasciato
l'esercito austriaco con tutte le armi. Tutta Milano corse ad incon-
trarli. Cosi la Guardia Civica con la banda. L' entusiasmo da
una parte e dall'altra è indicibile. I soldati imbrandivano fiera-
mente Tamii austriache e giuravano di vendicar l'onta invo-
lontaria d'averle portate, con servirsene contro gli Austriaci.
Esse avevano sempre la esecrata uniforme bianca; ma il veder
sopra essa la coccarda e i nastri tricolori, vedere nelle loro
mani le liandiere italiane, parca che quella uniforme fosse spo-
glia de' nemici, e augurio di piena vittoria. La truppa sfilò
sotto il Governo Provvisorio, e fece il giuramento della Indi-
pendenza d'Italia. »
86 KPISTOI-AKIO. [1848]
Theii, at half-past ten, there (;aiiie anotlier ciowd
with music. 1 was obliged to come oiit aud speak
a few words from the wiudows of the Government.
Theii I had some forty or flfty (renoese couiing to
me, kissing my face and snatching my liands, etc,
etc. Ali this sljowing how strong tlie re]ìublican
feeling is....
sono andato: lio parlato a lungo. Poi alle dieci e mezzo
è venuto un assembramento di persone con la musica:
sono stato costretto a mostrarmi ed a dire alcune parole
dalle finestre del Governo Provvisorio. Infine son venuti a
trovarmi quaranta o cinquanta Genovesi e mi hanno ba-
ciato in viso e mi hanno afferrato le mani, ecc., ecc.
Tutto questo dimostra quanto sia forte il sentimento
repubblicano
MMCCOLXXXni.
Ai.i.A Madrk, a Genova.
[Milano], 7 aprile 1848.
(Jara madre,
Vi sorprenderà il ricevere lettere mie da qui: tant'è.
Sono a Milano. È la prima sera: sono giunto due
ore fa, e siccome so che domani non potrò respirare,
scrivo due linee prima d'andare a letto. Ho viaggiato
notte e giorno, da Parigi a ^Lulhouse, a Bàie, a Lu-
cerna, al Ticino. Ho passato il San Gottardo, in
MMCCCLXXXIII. — Inedita. L' autografo si conserva nella
raccolta Nathau. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del
Mazzini annotò: «7 aprile 1848, con indirizzo. »
[1848] Kl'ISTOI.AKIO. 87
mezzo alle nevi, e Jiella scesa, sulla slitta, anche con
certo pericolo. Mi sono fermato alcune ore a rju<iano
pervadere alcuni amici; (') e son venuto a Milano. Alla
prima frontiera, a Chiasso, ho trovato i doganieri
amici miei, citandomi passaggi de' miei scritti. A Como,
fermandosi per un (juarto d' ora la vettura, e il condut-
tore avendo detto a qualchediflio che v'era io, mi
sono veduto circondato da popolo, giovanotti. i)reti,
che volevano ch'io uii trattenessi a (Jomo la. sera.
In Milano, mentre andava ixlV Hotel, sentii uno che
])er la strada gridava: evviva, al mio noiue. Xon ho
ancora veduto aninia viva, perché giunto alle nove
di sera, e sentendomi stanco, iio evitato. Domani
vedròj e giudicherò dello stato delle cose. Mi trovo
dunque sullo stesso terreno di S. M. I nostri Geno-
vesi sono tutti fuori di Milano. (•) Dalla condizione
(*) A Lugano vivevano da più anni i due fratelli Filippo e
Giacomo Ciani, e specialmente col secondo il Mazzini aveva ami-
cizia che risaliva al 1831 (ved. <S. E. I., voi. I, p. 45) e che non era
stata mai interrotta in seguito. Colà erano pure esuli Antonio
Gabrìui e il generale De Meester pur essi legati d'amicizia con
lui; e legami politici aveva con uomini ticinesi, quali il Frau-
scini, il Luvini, il Rnsca, il Battaglini, direttore del Repubbli-
cano, in relazione col Mazzini lin da (juando era studente (ved.
la lett. DXXV), ecc.
C^) Non appena avuta a Genova la notizia dell'insurre-
zione milanese, buon numero di cittadini erano accorsi volon-
tariamente in Lombardia, eludendo la vigilanza del Governo pie-
montese, che ne ostacolò in parte i ^iropositi (ved. C. Cattanko,
DelV insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra ;
Lugano, 1849, p. 29) e segnando « i)rimi in faccia al nemico
comune il patto di fratellanza italiana cogli nomini di Lom-
bardia » (ved. S. E. /., voi. VI, p. 403). Il 22 Marzo (n. del
28 marzo 1848) ne riportava un lungo elenco, dal quale si
estraggono i seguenti : Domenico Buffa, direttore della Lega
Italiana, che subito dopo inviò importanti corrispondenze al
88 EPISTOLAUIO. [1848]
delle cose giudiclierò cosa io mi debba fare; e ve ne
dirò. Intanto, vivete tranquilli sul conto mio. Scri-
vetemi ; indirizzando le vostre all' indirizzo che porrò
qui a i)iedi di lettera. Sono abbastanza vicino; e se
mai le cose andassero per le lunghe, io chiederò
da qui permesso, con ogni parola d'onore possibile,
di vedervi per due settimane. Ma di questo riparle-
remo. Oggi non posso che darvi mie nuove. Quanto
all'Austria, tutto andrà bene; il suo regno è finito.
Quanto all'altre questioni, rimangono imbrogliatis-
sime; ma a Dio piacendo, si sbroglieranno. Dite
a Filip])o o a N[apoleone] che a questo mio viaggio
precipitoso devono attribuire se non ho mandato il
Manifesto del Giornale. Lo manderò or subito, prima
anche d'aver risposta da voi. Scrivetemi subito: ed
abbracciate ambedue in ispirito il
vostro
(tIUSEPPK.
^lio indirizzo:
Sig. Pietro Speranza — Milano.
gabbato notte [8 aprile].
Cara madre. (Questa sera, ho avuto scene che
v'avrebbero dato gioia. Il popolo sotto le mie fine-
stre, urlando : Viiu( jMazzini: una b.andiera regalatami
periodico, Carlo Celesia. Nicola Cambiaso. Francesco Daneri,
F. Pio Rosellini, Giorgio Doria, Federico Campanella, Nicola
Ferrari, Girolamo Remorino, Tommaso d'Aste, Antonio Mosto,
Luigi Sartorio, Nino Bixio, Nicola Accame, Goffredo Mameli,
Gerolamo Boccardo, Giuseppe Delle Piane, Antonio Burlando,
tutti più o meno in allora devoti al Mazzini, al cui nome
s' intitolò (juella specie di compagnia che fn provvisoriamente
formata agli ordini di G. Mameli e di N. Bixio (vcd. G. Mamkm,
.Scribi editi e inediti, di., pp. 32-33).
[1848] Kl'ISTOLAHIO. 89
dalla guardia civica: sulla piazza ho dovuto parlare;
poi ni' hall volato alla finestra. Torcia. Grida. Un
diavolerio. Ho parlato di nuovo. Trenta o quaranta
Genovesi uno dopo l'altro a baciarmi. Militari, vecchi.
Cinque minuti doi)0, invitò dal Governo Provvisorio
a recarmi a Palazzo. Lunga conversazione. A dieci
ore e mezza, il popolo tornò con musica; grida, evviva.
Fui obbligato a mostrarmi dalle finestre del Palazzo:
parlai due parole. (') Torno a casa, esaurito; e scrivo
(') Non già, coiiKi 8i era creduto tino ad ora. il Mazzini
giunse a Milano l'8 aprile 1848, ma la sera precedente. Vero
è che la sua presenza fu avvertita il giorno dopo. Il giornale
la Fama dava il seguente ragguaglio del modo com' era stato
ricevuto: «Era sul vespro del dì 8 aprile quando dalla porta
S. Pietro all' Orto, portata dall' avv. Pier Ambrogio Curti, proce-
deva la tricolore bandiera, su cui stava a cubitali caratteri
impresso : La Nazione a Giuskppk Mazzini. Accoglievansi intorno
alla bandiera Carlo Celesia di Genova, Ijodovico Ambrosoli,
Bonamici editore di Losanna, Vettori, Turati ed altri patriotti.
Seguiva numeroso popolo raccoltosi per un'arringa fatta dal
Curti nel Corso Concordia. ])resso il Catte S. Carlo. Mazzini
alloggiava all'albergo della Bella Venezia sulla ]iiazza S. Fedele.
— Egli scese sulla porta, ove ricevette la bandiera e ringraziò
con )node.ste parole. — Risalito, dal balcone ove fu appellato,
parlò dell'Unità Italiana. » Ma »iui è da ricorrere alla Gazzetta
di Milano, la quale, come ebbe ad afterniare lo stesso Mazzini,
riportò (nel n. del 9 aprile) con maggior fedeltà le parole da lui
dette in quell' occasione : « Pochi poterono intenderle tutte, ma si
sentirono distinte quelle di Viva V Italia unitaria. Quando egli si
fu ritirato nell'albergo fra clamorosi evviva, lo si invitò al
balcone ove egli comparve. Si pregò silenzio ed in un momento,
quasi tocco da magica verga, quella turba festante si tacque.
Mazzini parlò intenerito, scusandosi di non poter tener lungo
discorso per la commozione dell'animo. Promise che avrebbe
pubblicato per le stampe i sensi della sua gratitudine per tale
fervorosa dimostrazione del popolo e anche le sue idee sui
futuri destini d'Italia. Disse che 1' Europa tutta tiene gli occhi
90 KPlSTOI.AltlO. [IS-IH]
queste poche linee, che imposterò dojnattiim. Cosa
dirà (.allo Alberto?
«opra (li noi, oiul'è che (lobbiiiiuo mostrarci degni di tanta
aspettazione. Parlò dell' unità Italiana. Fece nuovi vi\a a
Milano, all'Italia, che vennero acconi])iignati da fragorosi plausi,
fra i quali molti ne vennero diretti al Governo provvisorio.
Questo grido mosse tutti gli astanti verso il palazzo Marino,
dirimpetto al suddetto Albergo, e si fecero unanimi grida a
Casali e lo si chiamò al balcone. In un lampo tutte le tìnestre
della piazza furono illuminate coi «loppieri e coi lumi che si
trovavano accesi nelle case e negli uffici. Casati comi>arve e
disse che l'unico voto del Governo provvisorio era per l' indi-
pendenza Italiana e per !" unità Italica. Dopo nuovi viva a
Casati si tornò sotto al balcone del Mazzini, il (puile \ enne
ancora a salutare il popolo; ed abbracciando la bandiera trico-
lore che là stava spiegata, disse che in quell'abbraccio inten-
deva di abbracciare tutti i fratelli Italiani, e si ritirò conimos.so
fra i plausi di un popolo jMir esso fortemente counnosso. Allora
un grido universale si alzava e tutti raccomandavano di ritor-
nare all' ordine, all' ordine, a casa.... UiHciamo lavorare in iiace
gli uomini ai quali abbiamo affidato la grave causa dello Slato.
La quiete subentrò, e tutti si ritiraron.0. Fu un vero com-
movente spettacolo il vedere sulla piazza a due balconi opposti
festeggiati nello stesso tempo il patrocinatore e il martire del-
l'indipendenza Italiana, ed il sostenitore della liberazione di
Milano: Mazzini e Casati. Verso lo ore 10 della sera una
banda nxusicale di cittadini si portò sotto le tìnestre della
casa PoUi-Pezzoli per festeggiare il Casati che venne chianuito
replicatamente ; nui o non fosse egli in casa o non sentisse
l'invito abitando verso corte non comparve. Allora si gridò
Viva la principe8xa Behjiojono ed essa comjìarve al balcone facendo
saluti al popolo e gridando Viva i Milanesi, riva le armi italiane,
viva l'unione Italiana. — Dopo gli iterati viva del popolo
plaudente la lianda ne parti di là suonando e si recò sotto le
finestre del Mazzini alla Bella Venezia. Si aveva già gridato
lumi, e si vide per la seconda volta illuminata la piazza. Allora
fra i viva si cominciò a suonare, ed a chiamare il Mazzini, e
mentre tutti lo attendevano al balcone dell' albergo, comparve
invece a quello del Governo fra alcuni membri del medesimo.
[1848] icpisToi^AUio. 91
MMC(:!(3LXXXIV.
AI Bresciani.
Milano, 8 aprile 1848.
Fratelli miei dn Brescia,
Concedete a uu fratello che ha incoutrato lieta-
mente per diciassette anni i sagrifìcii d' una vita
La musica si ililiiiigò allora sotto (jiielle iìuestre, e dopo uu
lieto cica generale si impose siIen//io e Mazzini prese a dire
commosso « che avea parlato dalle sue tìnestre gridando cìva
all'unione Italiana, che gli era dolce poter ora parlare da
ciucile del Governo provvisorio ripetendo lo stesso cìva. Ch'egli
sperava venisse da ciò arguito quanto egli desiderasse di met-
tere d'accordo le sue idee sull'Italia coi membri del Governo
provvisorio, i quali come aveano sancite le gloriose gesta dei
Milanesi col rifiutare l'armistizio offerto da Radetzki nei giorni
della battaglia, cosi le sanciva coli' adoperarsi a tutta possa
ntjl sollecitare le disposizioni necessarie perché la nazione
potesse essa stessa pi'onnnciarsi sulla forma di governo e sui
propri destini. Dopo rejjlicati cica, la folla si portò sotto le
finestre della Signora Azeglio, ove la banda suonò uu pezzo
di musica, e il popolo fece plauso alla marchesa comparsa al
balcone, indi si disperse. »
MMCCCLXXXIV. — Pubbl. nel supplemento alla Gazzetta
di Milano del 12 aprile 1848, quindi nella Lega Italiana e nella
Concordia del 15 aprile 1848, ecc. Nel primo di quei periodici è
preceduta ilalle seguenti parole :
« Un illustre Bresciano caldo d' amore non-eolo per la città
che lo vide nascere, ma per la comune patria italiana e per
la concordia di tutti i popoli, che prima la dividevano, e che
oramai formar non debbono piti che uu popolo solo, or sono
«juattro giorni otteneva da Giuseppe Mazzini la seguente let-
tera esortativa a' suoi l^atelli da Brescia. Oh come è dolce
92 Ki'iSTor.AHio. [1848J
d'esilio, sperando che fruttassero iu qualche modo
alla patria comune, una parola franca e di consiolio
udir 1' eloquente apostolo della Libertà, il pili costante o foi-
midabil nemico del Dispotismo, dopo lungo esilio, rivolgerci
ora davricino le sue potenti parole confortando tutti alla fra-
tellanza e all' Unità, donde solo può venire 1' Indipendenza e
la Forza, e distogliendo dalle gare e dai dissidii municipali
che furono a noi seme per si lungo tempo di avvilimenti e
di servaggio! E già i Bresciani hanno prevenuto le sue pa-
role e i suoi voti, unendosi alla causa comune, col mandare,
<;ome aiibìam già annunziato, un' de' loro rappresentanti a
seder nel Governo centrale della Lombardia. » Il Mazzini, che
accolse gran parte di questa lett. nella ediz. daelliana {S. E. I.,
voi. VII, pag. 177), avvertiva che erano le sue « prime pa-
role » non appena arrivato a Milano, iudirizzat»' « ai Bresciani,
i «juali si querelavano, per non sapeva quale fiiccenda interna,
di Milano. » A Brescia, lino dal 22 marzo si era composto un
Governo Provvisorio, a capo del quale era stato eletto Carlo
Lechi, riuscito per pochi voti avuti in meno dal suo compe-
titore Giacinto Mompiani. Come iu tutte le altre città lom-
barde, formavano quella rappresentanza uomini di opposte
tendenze. Uno di essi, forse Giuseppe Borghetti, cosi narrava
il dissidio sorto tra Milano e Brescia, in certi lìicordi d'un
membro del dover tio Provvisorio, pubbl. nell'-J rc/iirio Triennale
bielle cose d'Italia (voi. Ili, pp. 800-80.S) : « Il 27, Mompiani e
Longo. usciti di città con loro cavalli, come ])er andare in
qualche vicino luogo, quando furono a Ospitaletto preaero
cavalli di posta, recandosi secretamente a Milano. L'incaricato
«Iella pubblica vigilanza mandò persona che rilevò il fatto.
Giunti a Milano, ebbero un seci-cto convegno nell'albergo di
San Marco con Casati. Borromeo, il cremonese Pi.izza. ed altri ;
« quivi deliberarono di promuovere immediatamente, contro la
pubblica promessa, la dedizione al l'iemonte, facendo partire
il movimento dalle provimie. Infatti, la mattina del 29, liongo
reduce da Milano disse in seduta: — Sarebbe gran ventura per
Brescia, se potesse porsi iniziatrice dell' unione col Piemonte. Io
mi opposi come a cosa contraria ai patti, e che avrebbe dissi v-
viati i cittadini dal pensiero della guerra. Mompiani, solo,
sostenne la proposta, la quale, perché i promotori non avevano
[1848] Ki'l«Toi,Al<i<). 93
uou chiesto. Odo lia alcimi amici, d' una vertenza
tra voi e il Governo provvisorio clie regge in Mi-
latto ancora le uecessaiie pratiche, cadde per allora. Né in
Governo se ne parlò altrimenti, se non dopo che per decreto
del GoTerno centrale furono restaurate le congregazioni pro-
vinciali, con facoltà d'aggiungersi tre membri nuovi. Intanto
si proseguirono i maneggi secreti ; prima della line di marzo,
il nobile Cavalli e Martiuengo di Eoccafranca furono spediti
da Brescia a proporre nei cluhs delle singole città la dedizione;
e se, a quanto pare, furono male accolti a Bergamo, ebbero
nìigliori accoglienze a Como e altrove. — Fin dalla prima seduta
che il Governo Provvisorio di Brescia tenne il 23, si parlò
d'aggregati al Governo Provvisorio di Milano. Io mi oi>po8Ì,
perché era mio intendimento che si dovesse solamente stipulare
una federazione armata, parendomi superfluo, finché si aveva
il nemico alle porte, un nuovo potere meramente civile. K in-
fatti la sommissione di Brescia al Governo Provvisorio di Mi-
lano non ebbe effetto se non dopo la circolare di Mazzini: Jt
fratelli di Brescia. Io aveva proposto che s'interpellasse prima
il Governo di Milano, per sapere quanti membri dovesse for-
nire quel Governo delle provincie. Diedi per ragione che lo
Stato provvisorio potrebbe ben durare lungo tempo, e quindi
il Governo centrale potrebbe sentirsi chiamato a far decreti
che toccassero gravemente li interessi delle provincie. Ammessa
la mia proposta, furono a tal uopo inviati a Milano Dossi e
Lagorio. Riportarono la vaga risposta che certamente Milano
avrebbe avuto minor numero di deputati che le provincie. Pa-
rendomi ciò troppo indeterminato, proposi che ciascuna pro-
vincia dovesse avere un deputato, e Milano ne avesse tre.
Mentre ciò si poneva a processo verbale, comparve in Governo
il conte Cesare Giulini, membro del Governo di Milano; fu
fatto sedere a lato del presidente, e gli si diede parte di quanto
si trattava. Udito che Milano solo doveva avere tre membri,
egli disse che era nn partito ben generoso. Io e Bargnani gli
dimandammo s'egli avesse veste uf3ficiale, nel qual caso si po-
teva stipulare immantinente. Giulini disse che le sue parole
erano officiose, non officiali. Quando egli fu uscito, si compiè
il processo verbale; e Dossi venne di nuovo inviato a Milano,
d'onde scrisse in questi precisi termini, affidando la lettera
94 Kr'XSTOi-AKio. [1848]
lano. Non posso, né voglio entrare in discussione
con voi sulle basi del dissidio: avrei bisogno per
questo di addentrarmi nello studio dei fatti più che
non mi è dato. Ma sento che se anche la ragione
fosse tutta dalhi vostra parte, ciò non muterebbe il
mio consiglio. Ciò che in questi giorni sui^remi, so-
lenni, meravigliosi, la patria domanda a tutti i suoi
figli, è potenza di sagrifìcio. Se anche aveste diritti
da rivendicare, voi dovete dimenticarli, e ditt'erirne
l'esercizio fino all'emancipazione del suolo italiano,
lino alla cacciata dello straniero. Allora 1' mdividno
rinascerà.
Oggi l'uomo non è che l'incarnazione d'un do-
vere. Troppo grandi cose avete da fare, perché vi
sia lecito pensare alle locali vertenze. Avete in mira,
voi come Milano, come tutte 1' altre città dello Stato,
i destini di ventiquattro milioni d' uomini che vi
sono fratelli, il rinnovainento della terra che v'ha
dato la vita, la creazione d' un po]>olo, gran i)arte
dei fati europei, però che i fati euroi)ei dipendono
essenzialmente da noi. E a compiere i vostri doveri
avete d'uopo di miracoli d'amore: avete d' uopo di
sorridere come a gioia suprema, ad ogni sagrifìcio
all'oretìce Giiala. — ' 8ono stato accolto dal Governo di Mi-
lano come un cane ; mi accorgo che siamo assorbiti e non riuniti?
Le circostanze sono però cosi urgenti (aspirava ad esser membro
•egli stesso del Governo di Milano), che bisogna chinare il capo
« accettare; tutti i presenti chinarono infatti il capo; ma io
dissi doversi inviare immantinente a Milano un inviato straor-
diiuirio colla perentoria dichiarazione che se, dentro a 24 ore,
non si accettasse la proposta di Brescia, questa provincia si sa-
rebbe imìnantinente ricongiunta alla repubblica veneta. La proposta
venne l'espinta ; e si aderì alle esigenze del Governo di Milano,
il quale conservando otto de' snoi membri, ne animise sette, in
tutto, dalle provincie. »
[1848] KITSTOI.AKIO. 95
d'iudividualità, che le circostanze vi chieggano. Ho
sentito ieri, vedendo sfilare i soldati del reggimento
Ceccopieri tornati alla bandiera della i)atria, un bi-
sogno prepotente d' abbracciar con amore il mio
primo nemico, un bisogno di qualche grande sagri-
ficio pel bene comune, per farmi degno della mia
contrada. Voi tutti sentite com' io sento.
Sagrificate dunque i vostri particolari diritti o
riclami all' urgenza delle circostanze. In nome di ciò
cbe vi è di più santo, in nome di Dio, in nome del
popolo, scordate tutto, aggiustate ogni cosa fino
alFenuincipazione del paese.
L' Italia. 1' Enro]>a intera ci guardano. I nemici
dicono sogghignando che noi risorgiamo alle gare
di municipio; alle gare che ci hanno tenuto per tre-
cento anni nel servaggio e nell'avvilimento. Quei
che negano la possibilità delP unità nostra additano,
ingigantiscono ogni dissidio in velleità di repubbli-
chette del medio evo. L'esempio d'una piccola di-
scordia può riescire funesto.
Ogni città può rivendicare gli stessi diritti, e
conchiudere in un' anarchia rovinosa.
Amici miei, pensate alla patria comune. Io co-
nosco gli uomini che qui reggono e le necessità
della loro posizione. Se anche errassero,' voi dovete
sagrificare per ora ogni senso di reazione all'intento.
Scrivo in fretta ; ma voi m' intendete meglio eh' io
non dico. Amate il fratello
Giuseppe Mazzini.
96 KI'ISTOLAKIO. [1848]
.MMCCCLXXXV.
A Domenico Ci ochiaki. u V;ilenza.
Miliiiio, 9 iiprile 1848.
Caro signor Cuccliiari,
11 (ìoveruo Provvisorio ni' incarica d'iuvitarvi a
Milano, per entrare, col vostro grado, uell' esercito
italiano che si va formando. Vogliate, se accettate
l'ofterta, farlo quanto piii sollecitamente potete. Dio
voglia ch'io possa vedervi qui dove si combattono
i fati d'Italia contro lo straniero. Addio.
Vostro fratello ed amico
Gius. Mazzini.
MMCCCLXXXV. — Pubbl. tlii G. fivou?. a, Esuli EhUusì in
Piemonte {ne^W Archivio Emiliano del llisorgimento Naziouale, u. I
[1907], fase. 20, p. 143). Su Domenico Cuochiari, esule carra-
rese del 1831, ved. il Protocollo della Giovine Italia, voi. II,
p. 85, e voi. VI, p. 327-329. Egli fu pronto a corrispondere all' in-
vito del Mazzini, e il 20 maggio lasciò per seuipre la Spagna. Fu
però ricevuto freddamente dal Governo Provvisorio della Lom-
bardia, che non era più in buoni termini col Mazzini e avver-
sava 1' elemento militare volontario, e allora andò a Modena.
Con questo invito a D. Cucchiari, il Mazzini cominciava a disim-
peguare il compito commessogli dal Governo Provvisorio di
Lombardia di richiamare in patria, e far correre su Milano, gli
esuli italiani che avevano maggiormente illustrato il loro nome
nelle guerre di Portogallo e di Spagna. Nei Cenni e documenti
intorno all'insurrezione lombarda e alla guerra regia del 1848
(Italia del Popolo di Losanna, voi. II, p. 18) egli scriveva a
questo proposito : « Ricordo che alle mie richieste insistenti
perché a render pili sempre nazionale la guerra e a prefiggere
al giovine esercito [dei volontari] uomini già esperti delle
[1S4?<] K P 1 STOLA HI O. 97
MMCCCLXXXVI.
A GiLSEi'PK Lambkim'i. ;i Parigi.
[Milano], 9 aprile [1848].
Caro Giuseppe,
Non posso più scrivere die aWa uapoleonica pev
mera mancanza di tempo. Son qui — ho traversato
l'Alpi cou vero pericolo, specialmente nella discesa.
Ho provato emozioni grandi sull'Ali)i: quanto all'Italia,
sono invecchiato e mi pare ])ur troppo di portare
la catena dell' esilio con me. Lasciamo andar questo
e tacciamo il nostro dovere. Le cose della <;uerra
van bene. 11 Governo, meno tre buoni. Correnti, Porro, e
Guerrieri, è debole: pende all'Albertismo: cosi, molti
dell' alte, classi; v'è però un partito repubblicano
forte e deciso, non bisognoso che d'organizzazione. (')
guerre d'insurrezione, si chiamassero i nostri esuli ufficiali in
Grecia, in Ispagna, ed altrove, m'ebbi risposta, ohe non si sa-
peva ove fossero. Non mi stancai, ed ottenni, dacch'io lo sapeva,
facoltà di chiamarli e tìrma, a convalidare il mio invito, del Segre-
tario Cesare Correnti [ved. infatti la lett. MMCCCLXXXIX],
Ma quando giunsero, il ministro Collegno, allegando mutate
le circostanze, da pochi in fuori, li ricusò. » E in nota aggiun-
geva: «Il maggiore Enrico Cialdiui disse al Collegno ' eh' ei
non voleva aver viaggiato per nulla, e che prima di ripartir
per la Spagna, sarebbe andato sul Veneto a cercarvi, come
milite, una ferita italiana. ' V'andò, e fu ferito. »
MMCCCLXXXVI. — Pubbl. da D. Giuriati, Duecento let-
tere, ece^., cit., pp. 287-289. Qui si riscontra sull'autografo, pos-
seduto dal dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo.
(*) Il Governo Provvisorio della Lombardia, formatosi il
22 marzo 1848, era cosi composto : Gabrio Casati, Presidente,
Mazzini, Seritti. ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). 7
i)8 KIMSTOLAKH). [1848]
M'occupo (li darla. E se un fatto brillante non viene
a dare un' occasione propizia a 0[arlo] A[lberto], forse
vinceremo. Ti dirò via via quel cbe faccio, se resti
molto; ma il meglio è, cbe tu te ne venga in Italia,
l'antico podestà di Milano, persona d'incerte decisioni, cui
risale forse la responsabilità di gran parte degli errori commessi
a Milano durante il tormentoso periodo cbe si cbiuse con la
catastrofe del 6 agosto ; e di Vitaliano Borromeo, Giuseppe Burini,
Pompeo Litta, Gaetano Strigelli, Cesare Giulini, Antonio Beretta,
Anselmo Guerrieri, Marco Greppi e Alessandro Porro. Cesare Cor-
renti, dapprima seguace, divenuto poi avvei'sario del Mazzini
(ved. S. E. I., voi, VII, pp. 176-179), disimpegnava le funzioni
di Segretario Generale. Sulle varie tendenze di questi uomini
ved. C. Pagani, Uomini e cose in Milano dal marzo all'ago-
sto 1848; Milano, Cogliati, 1906. p. 132 e segg. L' 8 aprile,
sentita « la necessità d' un Governo forte centrale, » erano
disciolti tutti i Governi provvisorii locali, ì quali avevano
facoltà « di deputare fra essi da uno a tre men\bri » da aggiun-
gersi « alla Congregazione Provinciale. » Tutte le città lombarde,
ad eccezione di Brescia, clie vi si decise più tardi (ved. la noti»
alla lett. MMCCCLXXXIV), accettarono quella proposta, oTido
fu istituito un « Governo Provvisorio centrale di Lombardia, »
dal quale, oltre il Porro, chiamato a presiedere la commissione
incaricata di studiare e proporre il progetto della legge elet-
torale, usci Marco Greppi, mentre vi furono aggiunti : G. Tur-
ioni per Pavia, P. Moroni per Bergamo, F. Rezzonico per
Como, A. Carbonera per la Valtellina, 1' ab. L. Anelli per Lodi
e Crema, e A. Grasselli per Cremona. Anselmo Guerrieri, man-
tovano, rappresentava le idee pili avanzate nel Governo Pr()v-
visorio, e fu per questa ragione che uno storico di parte mode-
rata lo trattò crudelmente, ma ingiustamente (ved. C. Cas.\ti,
Nuove rivelazioni sui fatti di Milano nel 1847-1848 ; Milano,
Hoejdi, 1885, voi, II, p. 131, passim, e C. Gueruikki-Gonz-aga,
Per Anselmo Guerrieri-Gonzaga, nella Rivista del Risorgimento
Italiano, a. Ili [1898], p. 621 e segg.). Notizie preziose, sebbene
non sempre imparziali, sugli uomini del partito repubblicano in
Milano durante quei mesi, si leggono nello Memorie del conte
E. Martini (in C. Pagani, op. cit., p. 32 e segg.; e ved. puro
a pag. 175 e segg.).
(1S48J KPisroi.AKio. 99
quanto pili presto puoi. Scrivimi subito, dimmi per
dove vai: perché se vai per Livorno, ti darò istru-
zioni: se vieni qui direttamente, non ho nulla da dirti.
Dov'è D'Apice? è venuto o no? se sì, fa di man-
darlo subito qui: credo che potrò far<>li ottenere
servizio col suo grado subito ; ma se ritarda, i concor-
renti son molti. (^)
Lizabe venga subito. — Abbiam bisogno di lui
pel (riornale dell'Associazione Nazionale.
Mi duole non aver notizie della riunione: i volon-
tari-partono?
Ho avuto in (juesto momento la prima emozione;
e ho i)ianto come un ragazzo: 2000 uomini incirca ita-
liani del Keggimento Ceccopieri, si son rivoltati a ( Cre-
mona ; gii ufficiali Austriaci sono fuggiti, ed essi sono
giunti a Milano: l'ovazione della popolazione intorno
ad essi era indescrivibile: essi felici, come fanciulli.
Quanto alki questione coll'Austria non v'è più da
pensare: m'occuperò esclusivamente dell'altra.
Avrò bisogno, prelevato il danaro per Lizabe,
D'Api(;e. e che so io, del mio danaro qui : dillo a
Michele : se ne occupi : se vien e^li o tu, o un fidato,
mandatelo: o lo manderete per effetto.
(^) D. D'Apice, clie da Loiiclrii era andato a Parigi, si dispo-
neva in qiiei giorni a tornare in patria. ìseW Italia del 29 a-
prile 1848 si leggeva: « Il Governo Provvisorio di Milano ha
nominato il Generale D'Apice napoletano, noto per la sna bra-
vura e perizia militare, per dirigere le operazioni del Tirolo. »
Era però notizia inesatta, poiché a qnel comando fu destinato
dapprima l'AUeniandi, dipoi il Durando. Invece, il D'Apice
ebbe un comando in sott' ordine, e ancor prima della caduta
di Milano, fu alla testa dei volontari del Tonale e dello Stelvio,
decisi a continuare nella resistenza. Per maggiori notizie vcd.
G. Sforza, Il Mazzini in Toscana nel 1849 (nella Bivisia Sto-
rica del insorgimento Italiano, a. Ili [1898], pp. 756-758).
100 Kl'lSrOKAKIO. [18JS]
Scrivete a Milano all'indirizzo Pietro Speranza:
fermo in posta: senz' altra sottocoperta.
Qui, questa sera, ini lian fatto un'ovazione, della
«juale non posso darti un'idea: tanto pronunziata,
che dopo cinque minuti il Governo lia creduto dovermi
chiamare a complimentarmi. È un'ovazione al prin-
cipio repubblicano, die è significante.
Addio: ama il »
tuo
(lllTSEPPK,
Dà l'acchiusa a Bastide sollecitamente. Le<;fjila
e sia che tu parli, sia che parli Michele, appo<i«:iate
caldamente il contenuto con JJastide. (*)
(1) .1. Bastide (1800-1879), carbonaro prima del 1830. fer-
vente repubblicano e oppositore del Governo di Lnigi Filippo,
per cui, tra il 1832 e il 1834, aveva sotferto l'esilio a Ijondra,
era stato per un decennio (1836-1846) principale redattore del
yationaì. Staccatosene, aveva nel 1847, insieme con il lìucìiez,
fondata la Ueiue Nationale, che fu l'organo dei neo-cattolici
repnbblicani. Subito dopo la rivoluzione di i'ebbraio il l^amar-
tiue lo scelse come suo segretario generale al Ministero degli
Attari esteri, del quale fu i)oi titolare col Cavaignac 28 giu-
gno 1848). Non si sa quando il Mazzini stringesse relazione con
lui; probabilmente, quando andò la seconda o la terza Aolta a
Parigi, intrattenendosi coi membri del Governo Provvisorio (ved.
la nota alla lett, MMCCCLIX) ; e fu relazione che nelle vie epi-
stolari durò anche in seguito. S'ignora pure, mancando la lett.
che gì' indirizzava, che cosa il Mazzini chiedesse al Bastide; ma
è facile supporre che vi fosse trattato del soccorso di (luel corjto
di volontari francesi da inviare in Ijombardia, nel modo come
lo vagheggiava 1' agitatore italiano (ved. i suoi Cenni e documenti
intorno all' insurrezione lombarda, cit., wqW Italia del Popolo di
Losanna, voi. II, pp. 261-262), mentre al campo di Carlo Alberto,
e specialmente nei circoli politici piemontesi, se ne ostacolava
l'attuazione (ved. C. Pagani, Uomini e cose in Milano dal marso-
all'agosto 1848, cit., pp. 220, 395 e 412).
[IH-JS] KIMSTOI.AinO. 101
MMOCCLXXXVIT.
A Gn'SKi'i'K Lambkuti. il Parigi.
[Milano], (loiueiiica, 9 iipiile 184S.
Caro Lamberti.
inscrivo: le iiianitestazioni coiitiiuiaiio e da tutte
classi : credo, se argomento dalle prime trentasei ore,
che potrò far bene alla nostra causa. Le cose della guerra
vanno l)ene: non v'è pericolo per me: e se il nemico
non ha rinforzi e venga avanti di nuovo, credo non
userò che la i)eniia. Sarai quindi contento. Manda,
ti prego, in quiilche modo le ac(;hiuse. — Scrivimi, se
non r hai fatto prima, i)el mezzo del latore, eccel-
lente patriota nostro, ragguaglio dell' ultima riunione
e d'ogni cosa. Parla con Michele, ed egli con Pietro:
e vedete, in caso di vostra partenzi», a chi [)otrei
aftìdare il maneggio della Sezione (jualunque, piccola
o grande, che rimarrebbe dell'Associazione Nazionale:
della quale stabilii-ò, en aUendant l'orna, il centro pub-
bli <'o qui,
D'Apice:^ Giglioli? (')
MMCCCLXXXVII. — Piibbl. da D. GiLUtiATX, Duecento let-
tere, ecc., cit., pp. 289-290. Quia! riscontra siili' autografo, posse-
duto «lai (Ir. Daniele Vare. A tergo ili esso, <li pngiio ilei Maz-
zini, sta l'indirizzo: « Lanil)erti. »
(*) Anche G. Giglioli ripatria va. « Ieri, 11 — annunziava una
corri.spondenza alla Patria àe\ 17 aprile 1848, — passò di Torino,
venendo da I^ondra, un altro martire della causa italiana, il dot-
tor Giglioli di Reggio, esule da quindici anni. » Andato a Modena.
vi fu nominato ispettore della pubblica istruzione per quella pro-
vincia, ufìfìcio che copri pure a Genova, quando vi si rifugiò
l'anno appresso (ved. G. Sforza, EsìiU etttensi hi Piemonte, cit.,
102 KPisioi.AUio. [1848]
Tutti mi cliiedon «li te. A Keggio, o (lui, vai o
vieni. La crisi tra' due priiicipii s'accosta; e bisogna
essere ognuno al proprio posto. (^)
Se hai Atelier, terza lettera al Peuple, o altro,
manda: qui, la Dio mercè, non v' è nulla. (^)
Addio: ama sempre il .
GllTSEPPE.
MMCCCLXXXVllJ.
Al, DiKKTTOUK dellji (ìassetta di Milano.
[Milano]. 11 aprile [1S48].
.Signor Editore.
Avendo letto nel Giornale il 22 Marzo l'articolo
clie mi riguarda, credo debito mio dichiarare che
iieìV Archivio Jùniliano del RiHorgiviento, Hit. , a. I[1907]i). 130). lino
a quaiulo (1862) ottenne ima cattedradi antropologia nell'iiniver-
HÌtàdi Pavia, qnindi (1864) di Pisa, dove morì il 29 aprile 1865.
(1) 11 l^amberti fu uno degli ultimi e.suli a tornare in Italia.
Nella Concordia (n. dell' 8 maggio 1848), della (inale il diret-
tore era con lui legato d'amicizia, si dava, non senza qualche
inesattezza, la seguente notizia: « ler 1' altro eradi passaggio in
Torino Giuseppe Lamberti di Reggio, tiglio del celebre letterato
Luigi Lamberti [xic], senatore dell'Impero sotto Napoleone;
egli era esule tino dal 1821 [sto]. » Tornò in Italia in compagina di
Antonio Spagni, esule reggiano del 1831, e a Milano rivide il
Mazzini il 9 maggio 1848. Andato poi a Reggio, ne riparti nel-
l'agosto, vagando per la Toscana e lo Stato Pontifìcio fino al
novembre. Per altre notizie, ved. in appresso.
(2) Nel Peitple Constiliiaiit del Lamennais G. Saud pul)biic(>
due sole lett., intitolate: Hier et aujonrd'hui (del 7 marzo) e
Jujourd'hni et deinain (del 19 marzo 1848). Furono ristampate
in G. Sand, Questions poliliqnes et noeiales, cit.. pp. 202-224.
MMCCCLXXXVIII. - Pubbl. nella Gazzetta di Milano
dell' 11 aprile 1848. Le parole del Mazzini stanno infatti nel
n. del 9 aprile 1848 dello stesso periodico.
[184S] KPISTOI.AKIO. 103
l' uuicji versione esatta (Ielle parole eh* io pronunziai
dalie finestre del Palazzo del Governo l'rovvisoiio
Ritrova nel vostro Giornale del 9. (^) Kiconoscentissimo
alle espressioni d'affetto contenute si nel vostro (Gior-
nale che nel 22 Marzo, sono, signor Editore,
devot.nio vostro
(riusEPPE Mazzini.
(') 11 i*:^ Marzo, nel ii. tiel 9 aprile 1848. aveva salutato
con parole di granile eiitnsiasino 1' arrivo a Milano ili G. Mazzini;
se non clie, a un certo momento, il periodico faceva le seguenti
osservazioni, che non rispecchiavano del tutto il pensiero che
animava in quei giorni l'agitatore. «Ma di un altro merito
ancor più grande, se è possibile, vogliamo saper grado a Giu-
seppe Mazzini, ed è il sacritìzio che egli ha fatto della sua
potente individualità morale per contemperare in una ragione
diversa di procedimento i suoi coi nostri sforzi per la causa
comune. Perciocché, quando vide clie le speranze di un futuro
risorgimento non potevano, in alcuni Stati d'Italia, attuarsi
altrimenti che collo stringerci d'attorno ai governi indigeni,
incoraggiandoli a tórsi dalla tutela dello straniero, a muovere
con piede più franco sulle vie delle riforme, egli non disdisse
a questo proposito, ma lo santificò, lo rese più ettìcace colla
lode, coli' esempio.
«Ora egli è <jui, in Italia: dove era volto il più che tri-
lustre, incessante suo sospiro. Con quella sua pronta e perspi-
cace e sintetica intelligenza ebbe misurato rapidamente la situa-
zione dilicata e, se cosi possiaiu dire, anomala del nostro paese, e
da essa pigliando conforto ad aiutarci, incominciò subito dal
dividere pubblicamente le opinioni e i voli che governano in
questo momento tutti i ben pensanti, che sono la maggior paite
dei Lombardi. Perché, riferendo grazie alle dimostrazioni di
stima, onde ieri sera abbiamo voluto festeggiare la sua venuta,
baciò nell' ettusione del cuore la tricolore bandiera, simbolo
della fratellanza italiana, raccomandò l'unione dei voleri cit-
tadini: nel primo e santo scopo di redimere la patria dalla
presenza dello straniero: disse come non farebbe opera <li l)uon
italiano chi tentasse di far prevalere una questione di pura
104 KPISTOLAIUO. [1848]
MMCCCLXXXIX.
A Manfredo Fanti, a Valeiiz<a.
Milano, Il aprile 1848.
Caro Fanti.
iin'ì si traf/tano le sorti italiane : qui si tratta
urifeiiteniente della formazione d'un esercito italiano.
t'orina ad un inten^sse pili j^rave, l'interesse di salvarci per
senii)re dal dispotismo. I>a concpiista die abbiamo ottenuta,
l)enclié non piena ancora, dell' indipendenza, e della libertà, è
grande: noi ne sentiamo già tutto il prezzo, liberi, potenti e
volenti come siamo nell'esercizio di tutte le nostre forze. La
forma non deve fnllire albi sostanza, come quella che le è inte-
ramente serva, né si jìmò da lei iscompap[nare. »
MMCCCLXXXIX. — Pnbbl. dapprima neW Archivio trieniuiìc
delle cose <i' Italia, voi. ITI, |». 816. dijioi in .1. W. Mario, Gavi-
haldi e i suoi tempi; Mibnio. Treves. 1887, p. 189. Nella i)rinia
di dette opere è agjji'Oito il seguente poscritto di C Correnti,
ciò che convalida quanto eblte ad affermare più tardi il Maz-
zini (ved. la nota alla lett. MMCCCLXXXV): « Aggiungo le mie
alle preghiere e alle esortazioni di Mazzini, e assicuro che l'acco-
glienza sarà fraterna e 1' impiego onorevole e pronto. — ('ou-
RKXTi, Segretario generale del (Governo. » Annota lutine il Cat-
taneo, neW Archivio Triennale, cit. : Questa lettera fu scritta dal
Mazzini e Correnti al tavolo del Governo Provvisorio, sopra
foglio della consueta carta d' uRìcio. che porta stampata in fronte
l'intestazione del (ioverno stesso.» — M. Fanti (1806-1865),
andato in esilio in Francia per la parte avuta nei moti del'31,
rimase colà tino al 1835, quando, insieme con altri modenesi,
corse a combattere in Spagna (ved. G. Sfokza, Esuli estensi in
Piemonte, weW Archivio Emiliano del Risorgimento, cit., a. II [1908],
p. 86). Nel 1848 trovavasi a Valenza, insieme col fratello Gae-
tano, pur esso esule per ragioni politiche (ved. il Vrotocoìlo
[1848] KPisioi.AHio. 105
Se i tuoi vincoli te lo concedono, parti quanto più
presto juioi e vieni a Milano. Sjirai collocato immedia-
taiuente. come vuole il tuo merito e il «rado che
della Gioriiie Italia, voi. VI. p. 146). e anelava di tornare in
patria. Pietro Gironi, annotando qnesta lett. nella sua inedita
Bibliografia Mazziniana più volte cit., cosi scriveva di Ini, clie
conobbe di persona nel 1848 a Milano : « Il Fanti partecipò
alla spedizione di Savoia, facendo parte del nucleo organiz-
zato a Lione sotto la direzione del marchese Gaspare Ro-
sales. Poi andò in Ispa<^iia, ove salito nei gradi della milizia
fu <;omandante di piazza a Madrid. Venne in Italia a quella
cliianiata, eil era uno dei più assidui visitatori di Mazzini in
Borgospcsso. Le disposizioni del Governo Provvisorio erano
mutate e non voleva più sapere di ulìliciali come Fanti e Cial-
dini. Fanti gridava a tutta poss;i che l'Italia era tradita,
che per vincere bisognava far guerra nazionale, all' nso spa-
gnolo; era irritatissinio contro gli uomini e contro il sistema.
Quando fu nominato Generale, ricordo averlo fermato al Catte
8. Carlo per congratularmi seco Ini; egli mi rispose: CI vo-
gliono dei battaglioni, ci vogliono dei xoìdati per fare la guerra ;
coli' untiisiasino non si fa nulla. Restai gelato : non sapeva
immaginare cosi subitanei mutamenti. » Il Fanti rimase a Mi-
lano, nuche (fuando due suoi commilitoni di Spiigna, il Cial-
<liiii e il Cucchiari. jier le fredde accoglienze ricevute dal Go-
verno Provvisorio, partirono sdegiuiti e andarono a Modena,
dove ottennero «onorevoli gradi; » e il 10 luglio 1848 eblie
dal Governo Provvisorio della I^ombardia il grado di maggior
generale, rinunciando però, il 28 di quello stesso mese, a fa-
vore <lel generale Zucchi, 1' incarico che gli si voleva afifìdare
di comandare « tutte le trupjìe piemontesi e lombarde, che
ilovevano essere concentrate al momento sn Castel Goifredó.
per far fronte al nemico, nel caso si avverasse che un cori)o
austriaco avesse presa quella direzione, separato, come vaga-
mente propalavasi, dall' armata nemica. » Tuttavia, accettò
temporaneament»' 1' incarico ; nui arrivato a Brescia, fu lo
stesso giorno chiamato a far parte con P. Maestri e F. Re-.
stelli d' un Coinitato di difesa, durato sino al 6 agosto, quando
il Fanti usci da Milano al seguito di Carlo Alberto. Entrò da
<iuel momento nell" esercito regolare piemontese, infine italiano.
]0<ì Ki'isioi, Alili). [1848)
o<;cupi. Tu liai s«Miii)re amato, innanzi tutto, la i>ati'ia
tua: opera a seconda. Anni il
tuo
(J. ^Fazzini.
TO EiMii.iK Hawkks. LoimIoii.
|MiIiiii]. iipiil 11"' |1848).
Fi'om ]\Iilan!
It lias beeii iiiipossible. dear Emilie, to write a
word ì)etbre: I liave beeii tliese forty-eijilit liours
«iontinnously surronnded l)y people ott' ali deseri-
ptioiis. I «end a, paper containing- some aeconnt of
iiiy reception liere : it was sudi tliat I wislied you
ali lnM'e, beeanse I kiiow you would Imve felt liap-
picr than i did: I liad felt far more in the moining
in seeins: some two tliousand of our Italian sobliers
1 1 iiprilc.
Da Milano!
Mi è stato impossibile, cara Eiiiiliii, di scrivervi fino
iiil ora una parola: durante queste quarantotto ore sono
stato continuamente circondato da ogni sorta di persone.
Vi mando un giornale contenente una specie di resoconto
dell'accoglienza clie mi lianno fatta qui: è stata tale che ho
desiderato di avervi tutti vicini, perdio so che vi sareste
sentiti ben pili felici di me: io mi ero sentito molto più
felice la mattina, vedendo passare sotto le mie finestre,
in mezzo al popolo pazzo di gioia, circa duemiha dei nostri
soldati italiani, appartenenti alhi legione Ceccopieri. clie
MMCCCXC. — Pubi)], da E. F. Kichauds. op. oit.,
pp. 84-85.
[1S48J KIMSTOI.AKIO. 107
belongin^ to tlie Ceccopieri Legioii, aiid wlio liad
left en masne ut Cremona, the Austi'iaii ì\ì\*ì, i»assing
under iiiy Windows in the niidst of the people frantic
with Joy, they themselves lookinjf intoxicated Avith
the feeling of beinj? [for] once in their lite loved by
their conntryinen. Stili, there was an iniportance in
niy own reception: it was n rei)ublican nianifestation.
At the t'rontier, the custoni house offlcers (pioted U*
me bits of my writin<is: at ('omo. piiests and men
of the people canie around tlie coach to <»reet me.
The manifestation at Milan was sudi that. rtve mi-
nutes after, there carne a Deputation from the Pro-
visionai (rovernment to invite me to jio to them.
This very night, crowds carne under my Windows,
whilst 1 was out. slioutinu for me. (') I teli you ali
avevano abbandonato in massa la bandiera austriaca a
Cremona; aneli' essi avevano i volti raggianti, poiclié si
ritenevano, almeno nna volta nella loro vita, di essere
amati dai loro compatriotti. Pure, v' era una certa impor-
tanza nell'accoglienza che mi hanno fatta: è stata una
manifestazione repubblicana. Alla frontiera, gli ufficiali
della Dogana mi hanno citato brani dei miei scritti ; a
Como, preti e popolani sono accorsi intorno alla carrozza
per salutarmi. La dimostrazione a, Milano è stata tale clie
è venuta, cinque minuti dopo, una Deputazione dal Go-
verno Provvisorio per invitarmi ad andare da loro. Sta-
notte stessa, mentr'ero fuori, è venuta una folla sotto le
(*) La folla (ua andata prima ad acclamare sotto le tìnestre
di Gaetano Pareto, fratello del Ministro, di G. Durando, del
Bercliet, di F. De Boni. Si dispose poi « per acclamare al
balcone anco il meraviglioso Mazzini — scriveva la Concordia
del 14 aprile 1848, — che, assente, non potè accogliere questo
novello segno di pubblica esnltanzii. »
108 KPISTOLAKIO. [1848]
tliese tbiugs, becaiise 1 kiiow that you will be de-
ligiited with them. As for me, ahis ! It is evident
tbat the i)ower of rejoicing for myself is dead with
in myself. I fomid myself crying like a child ut the
.sight of the soldiei's of the Ceocoi)ieii Reglmeiit ;
and l feei almost frightened at these demonstrations,
and very mueh disposed to run away.... I crossed
the Saint tlothard; there was danger; but the scene
is sublime: godlilve. No one knows what Poetry is
who has not found himself there. at the highest
point of the route^ on the plateau, surrounded by
the peaks of the Al{)Sj in the eveilastiug silence
that speaks of God. There is no atlieisi»i possible
in the Alps.
The Mihmese bave been sublime, beyond ali
<;onception: far su[)erior to the Parisians. The ques-
tion of independence is solvod. The other questions
mie finestre ad acclainaniii. Vi racconto tutte queste cose,
perché so che ne sarete felicissima. In quanto a me, è
«vidente. pur troppo I che il potere di essere intimamente
lieto, è spento nel mio cuore. Mi son messo a piangere
come un bambiiu) vedendo i soldati del reggimento Cecco-
pieri : e mi sento invece quasi spaventato da queste dimo-
strazioni e molto propenso a fuggire.... Ho attraversato
il San Gottardo: c'era pericolo; ma il paesaggio è sublime:
divino. Chi non si è trovato lassù, nel punto più alto
della strada, sull'altipiano, circondato dalle vette delle
Alpi, nel continuo silenzio che ci parla di Dio, non sa
che cosa eia la Poesia. L'ateismo non è possibile sulle
Alpi.
I Milanesi sono stati sublimi, al di là di qualsiasi
aspettazione, assai superiori ai Parigini. La questione del-
l'indipendenza è risolta. Le altre questioni sono indecise.
[184S1 KPISTOLAKKÌ. 109
are pendiug-. The Government is liere couiposed of
lieterogeneous elenieiits. a majority under secret enga-
gement to Charles Albert, a miiiority beloiiging to
ourmen: biit rather timid ai)d wavering. The Charles
Albert party is iutrigning very actively. and avail-
ing themselves of every skirmish to conquer the
sympathy of our tervent meridional people. Htill,
our republican party is strong and I am trying to
organize it publicl5^ Perhaps, I shall sneceed: per-
haps not. We shall see. At ali events. it is a mere
question of time. It will be impossible for me to
write long letters for a while: but read attentively
the papers: you will be able to detect what I do.
And you — my sweet friend — you ali, my best
friends, what are you doing? 1 know that you are
thinking of me very ofteu: I feel full with faith in
you. I thought of you on the Alps, of you, when
Il Governo qui è composto di elementi eterogenei : la
maggioranza è segretamente agli ordini di Carlo Alberto r
la minoranza appartiene ai nostri, ma è piuttosto timida ed
incerta. Il partito per Carlo Alberto sta intrigando molto
attivamente ed approfitta d'ogni schermaglia per conqui-
stare la simpatia del nostro ardente popolo meridionale.
Pure, il nostro partito repubblicano è forte, ed io sto ten-
tando di organizzarlo pubblicamente. Forse riescirò: forse
no. Vedremo. In ogni modo, è semplicemente una que-
stione di tempo. Mi sarà impossibile di scrivervi a lungo
per un po' di tempo; ma leggete attentamente i giornali:
vi potete scorgere quello che faccio.
E voi, mia dolce amica, e tutti voi. miei migliori
amici, clie cosa fate? So cli^ pensate molto spesso a me
e mi sento pieno di fede in voi. Ho pensato a voi sulle
Alpi, a voi quando son passati i soldati sotto le mie fine-
110 Kl'ISTOLAHK». [1(<4!SJ
tbe soldiers passed under my Windows ; and I will
think of you wbenever I feel niost deeply, " à la
vie et à la niort. '' — Wliat is Caroline doing? 1 \vill
uever foiget the last nroments 1 passed witli lier.
And Eliza if and my queeuly-calm-looking Bessie ?
and your Mamma? and Shaen? To Jauies, William,
and Sydney, I will one of tbese days write a politicai
letter. Meanwliile teli them ali bow mucb I love
and esteem tbem. Remember me to tbe Dillons; and
to Mis. (xillman. Work steadt'astly, take care of your
healtb, tbink of me, wben you meet at Mnswell Hill.
By tbe bye, do not tbink tbat you are newer to
tbink of me wben you are alone. Write bere to my
name: if you bave State secrets, to Pietro Speranza.
Farewell — not for ever.
Your
Joseph.
«jtre e penserò u voi ogni volta che sentirò pili intensa-
mente « à la vie et à la niort. » — Che fa Carolina?
Non dimenticherò mai gli ultimi istanti che ho passati
con lei. Ed Elisa? e la mia Bessie, dall'aspetto calmo
di regina ? e vostra madre ? e Shaen ? Scriverò uno di
•«luesti giorni una lettera politica a Giacomo, Guglielmo
■e Sydney. Intanto, dite a tutti loro quanto io li ami e li
^timi. Ricordatemi ai Dillon ed alla Signora Gillman.
Lavorate attivamente, abbiate cura della vostra salute,
pensate a me, quando vi riunite a Muswell Hill. Ma non
v'immaginate per questo di non dover mai pensare a me
quando siete sola. Indirizzate qui a nome mio; se avete
«egreti di Stato, a Pietro Speranza. Addio — non per
«empre.
Vostro
Giuseppe.
[1848] KIMSTOI-AKIO. Ili
Teli yoiir Miiiuina tbat I sliall bave no figlitiiig-
imles8 a de tea t oecurs.
CouUl joii kiiow tlie gàchis ! 1 bave tbis morniug-
ali ouverture i'ov an alliaiice of tbe Republican party
witb Cbarles Albert oii certaiii very liberal terms, iiiid
for a " rapproclieìuent personnel. " Tbey must feel us
very stroug to come down to sucb a proposai after
fifteeu years of relentless war.(*) I bave answered:
tbat I do iiot wisli for any rapprochement personnel;
Dite a vostra madre che non permetterò clie si com-
batta, a meno clie non ci sia una sconfitta.
Se sapeste che. pasticcio \ Ho stamane una ouverture per
un'alleanza del partito repubblicano con Carlo Alberto,
su certi patti molto liberali, e per un, « rapprochement
personnel. » Devono sentirci molto forti per scendere ad
una proposta simile, dopo quindici anni di guerra impla-
cabile. Ho risposto: die non desidero nessun « rappro-
(^) Di questo tentativo d'intesa tra il Mazzini e Carlo
Alberto ebbe a dar notizie il primo di essi, il quale, sia pure
scrivendo a poco piiì di un anno di distanza, quando poteva
avere ancor presente con una certa precisione il ricordo
di quelle trattative, seujbró accennare che la proposta gli
fu fatta, non già a distanza di pochi giorni, ma dopo non
meno d' nn mese da che si trovava a Milano. Infatti, nei
Cenni e documenti intorno alV insurrezione lombarda, ecc., cit. (in
Italia del Popolo di Losanna, voi. II, p. 22), egli scriveva:
« Quando la violazione del programma governativo ora già
decisa, « mentre io ero già assalito, pel mio tacermi, di ca-
lunnie e minacce da tutte parti, mi giunse inviato dal campo,
e messaggero di strane proposte, un antico amico, patriota
caldo e leale. Parlava a nome del Castagnette,.... segretario
del re, e proponeva: eh' io mi facessi patrocinatore della fusione
vìonarehica, m' adoprassi a ti'arre dalla parte regia i repubblicani,
e m' acessi in ricambio influenza democratica quanta piti volessi
vegli articoli della costituzione che si darebbe; colloquio col re e
112
Kl'ISTOLAUK^.
1&Ì48
let Charles Albert break openly every diploniatic tie,
every (jonnectioii with other priiices: let Lini sigli a
chement personnel;^* clie Carlo Alberto rompa apertamente
qualunque legame diplomatico, qualunque unione con gli ^
non so che altro. » Non si può veramente attermare che tutti
coloro che orano interessati a intavolare quelle trattative, delle
quali era fin d' allora assai facile prevedere il risultato negativo,
mantenessero un doveroso riserbo. Infatti, qualche indiscrezione,
non si sa da chi, fu commessa; e con quella smaniii che ebbe
sempre la stampa periodica italiaua del Quarantotto di sciorinare
tutto al pubblico, anche i segreti di guerra, con grande soddi-
sfazione del Kadetzky e del Governo austriaco (ved. il Corriere
Mercantile del 6 luglio 1848), qualcosa ne tiapelò; e il Corriere
Livornese dapprima (u. del 13 aprile 1848), l'Alba dipoi (n. di
due giorni appresso). 1' Opiìiionc del 25 di quello stesso mese,
ecc., stamparono: « Giuseiipe Mazzini avrà un abboccamento
con Carlo Alberto. Cosi questo re, facendosi corona di tutti
i veterani della libertà, si apparecchia a conseguire un'altra
corona che avrà meritata. » Sembra che il principale arte-
fice di quelle trattative fosse stato il conte Cesare Tra-
bucco di Castagnetto, il fedele e abile segretario di Carlo
Alberto, presso il (juale trovavasi al quartier generale, fermo
in quei giorni a Castiglione, da dove,, proprio quando esse
erano per intavolarsi, conosciuto l'arrivo del Mazzini a Milano,
scriveva a Gabrio Casati: «Sento che è giunto Mazzini: è
fatto grave, e non so se la causa d'unione ci guadagnerà»
(Casati-Castagnktto, Carteggio, ecc., oit., p. 45). Non era
però egli il solo a negoziare un'intesa fra i massimi espo-
nenti dei due partiti, e probabilmente non era estraneo in
tutta quella faccenda il Ministro dell'Interno, il genovese
Vincenzo Ricci, che nella sua città natale aveva estese cono-
scenze con gli uomini devoti al Mazzini, e che dovette vagheg-
giare l'idea di riunire i rappresentanti di tutti i partiti politici
nella lotta che in quel momento solenne si era ingaggiata contro
il nemico comune. Non è proprio il caso di attermare che
accennando alla «causa d'unione,» anzi, come si vedrà iu
appresso, a quella «dell'unità italiana,» il Castagnetto nu-
(1S48J KPISTOI.AHIO. 113
prochiiiuitioii to Italy for absolute niiity, witb Koiné
as a meti'opolis, and for uii overtliiow of ali otlier
altri principi : che tìniii un procluniu dando all'Italia l'unità
assoluta, con Roma per capitale, e spodestando tutti gli
trisse il questo proposito le stesse idee del Mazzini, o, se non
egli, le avesse il Sovrano: comunque, le trattative d'una intesa
furono discusse su questo concetto, e mediatore per esse si
ortrì Federico Campanella, il cospiratore del '33, l'« antico
amico, patriotta caldo e leale, » a cui faceva più tardi accenuo
il Mazzini. Il Campanella, riuscito a sottrarsi a Marsiglia
alle dure repressioni di quell'auuo, aveva continuato nell'esilio
a rimaner fedele alle idee della Giovine Italia, partecipando
al tentativo d' invasione in Savoia e alla dolorosa odissea
dei compagni dell'agitatore genovese (ved. le note alle lett.
MDCLXIV, MOCCI, passim), poi, esortato dalla madre, aveva
chiesto «li rientrare in patria, sottoscrivendo alla clausola
dell'aggiunta all'indulto del 1842 (ved\ la lett. MCCCCXC),
dichiarando di non volersi piti occupare del rude lavoro della
rinnovata associazione mazziniana (ved. il Protocollo della Gio-
rine Italia, voi. I, p. 263 e voi. II, p. 91). "Visse infatti a
(ienova appartato da qualunque relazione che potesse com-
prometterlo ancora ima volta, di che il Mazzini si mostrava
amareggiato nelle sue lett. alla madre e agli amici di Genova
(ved. specialmente la lett. MMXCV); e quando sorse e ingi-
ganti la potenza morale di Pio IX e del Gioberti, parve abbrac-
(;iarne le idee (ved. la nota alla lett. MMCCLXXIV). Fu dei
primi Genovesi che accorsero a Milano dopo le Cinque Gior-
nate, e di là, il 31 marzo, scrisse al Mazzini, esortandolo ad
accorrere in Lombardia, dove e' era « partito repubblicano »
e non « volevano Carlo Alberto. » Protocollo della Giovine Italia,
voi. VI, p. 370. Pochi giorni dopo, con assai discutibile coerenza
politica, lasciata Genova, cinese al Ministro dell' Interno Vin-
cenzo Ricci, col quale era in relazione, una lett. di racco-
mandazione per il conte di Castagnetto, al line di ottenere
un grado militare nel corpo dei volontari che si stava for-
mando. Probabilmente, per il conte di Castagnetto fu quella
Mazzini, .Scritti, ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). K
114 KiM.STOr,AKi(.. [1848]
Italiau princes : we shall he soldiers under his ban-
ner: se no, no.
altri principi italiani: solo allora saremo soldati sotto la
sua bandiera: se no, no.
mia buona occasione per scandagliare le intenzioni del partito
repubblicano, valendosi dell'opera d' un suo non ultimo rappre-
sentante, aiutato in ciò da un altro ammiratore del Mazzini,
Ferdinando Pio Rosellini, accorso anch' egli in Lombardia, e non
si sa come, in pili diretta relazione col segretario di Carlo Alberto.
Tutto ciò apparisce dal carteggio che in quella prima quindicina
d'aprile il Castagnetto tenne con M. Farina {ved. A. Brofkerio,
Storia del Parlamento Suhulpino; Milano, Battezzati, 1866, voi. I,
pp. 467-470) e dalla lett. seguente, che il 12 aprile 1848 il
Campanella scriveva a V. Ricci, da Milano, dov' era tornato
nel frattempo, per rivedervi il Mazzini : « S. E. mi accolse colla
massima gentilezza e si otì'ri pronto a parlare al Ministro della
guerra nel caso oh' io avessi voluto prendere servizio nella K. Ar-
mata. Mi fece però osservare che un fucile di pili, un fucile di
meno sarebbe di poco vantaggio alla causa nazionale, e eli' io
avrei potuto servirla con altri mezzi. Quantunque il mio scopo
fosse quello di guerreggiare la guerra dell' Indipendenza, pure
credetti conveniente di aderire alla volontà di S. E., dichiaran-
domi pronto a servire il mio paese in qualsivoglia modo. S. E. mi
diede per missione di ritornare a Milano, affine di poter riu-
nire, per quanto era in me, gli uomini d'ogni partito, e prin-
cipalmente Mazzini, sotto lo stendardo dell' Unità italiana. La
missione, data in termini cosi generali, era troppo conforme
ai principii da me professati perché non venisse prontamente
abbracciati!. Feci però conoscere a S. E., per mezzo di Itosel-
lini, che due erano le forme sotto le quali poteva essere riunita
l'Italia — la monarchica o la repubblicana. — e quantunque
io pensassi che Carlo Alberto coli' Esercito piemontese fosse il
mezzo il pili pronto onde ottenere V unità, pure non avrei
potuto decentemente fare della propaganda monarchica in oppo-
sizione alla repubblica Giunto in Milano, mi recai iiiime-
<liatamente da Mazzini e gli spiegai l'oggetto della mia mis-
sione. Mazzini dichiarò francamente che avrebbe sagri (ìcato
(l?<+8] KPisroi.AitK». 115
1 have uever seeii a sinj;le Euglish i)aper. What
<lo tliev sav about our aftairs ?
Xon Ilo ancora visto un solo giornale inglese. Che cosa
<licono tlei nostri avvenimenti ?
volentieri le sue convinzioni repiibblicaue alla questione del-
l'unità che per lui era la più importante di tutte; che però,
nella sua maniera di vedere, l'unitasi sarebbe più facilmente
conseguita colla repubblica che colla monarchia, a meno che
Carlo Alberto. rom])endo in visiera cogP altri sovrani d'Italia e
colla diplomazia estera, dichiarasse in un proclama all'Italia
che i tempi sono maturi, ch'ei si pone ad interprete dei voti
unitarii della nazione, che pone la sua spada al servizio di
questa causa, che invita tutte le poj)olazi()ni d'Italia a svinco-
larsi dalle loro divisioni e costituirsi in nazione. In tal caso
accetterebbe la monarchia di C. Alberto e si farebbe soldato
sotto di lui. Del resto, quanto a lui, non intende lottare contro
qualunque fatto risultante dal voto lombardo, anche discorde
dalle siie credenze. Intende soltanto difendere la causa del-
l' unità in ])rimo luogo, e dichiarare anche teoricamente, occor-
rendo, le sue convinzioni repubblicane, ma senza polemica, senza
appello rivoluzionario, senza congiure, delle quali è passato il
tempo » (ved. G. Doxavkr, Jl Ministro ì'iiicevzo liicoi (1848-
1849). nella llassegna Nazionale del 1" dicembre 1898). Come
si vede qui, nessun divario esisteva tra quello che il Mazzini
aveva detto al Campanella e quello che pubblicamente ebbe a
dichiarare l'anno appresso; e anzi, perché l'amico riferisse al
Castagnetto con fedeltà le sue parole, glie le rimise di suo pugno
in un foglietto che tuttora si conserva (fu stampato contem-
poraneamente nel Corriere di Genova enei Giornale d' Italia de)
10 marzo 1908), dal Campanella riprodotte in gran parte nella
sua lett. il V. Ricci. È qui da aggiungere che in una lett.
i(«ucce88iva allo stesso Ministro il patriota genovese, il quale
11^1 frattempo aveva lasciato la Lombardia, diede conto « del-
l'esito poco felice della missione affidatagli dal sig. Conte di
Castagnetto vei'so il Mazzini ed alti'i amici politici, » dichia-
randosi « libero e sciolto da qualunque impegno e da qualunque
incarico, » ma non ne spiegò la ragione; lo fece però il Maz-
116 KI'ISTOI.AIUO, [184S]
MMCCCXCI.
A Gkoiuik Sani), à Paris.
[Miliin], 13 avril 181».
eJe vous é(;ris, iiioii «iiiiie, deiix inots de INIilan.
Le cause de uofcre iiidépeiidaiice est désormais assurée :
la question i)olitiqiie comiiieuce. Xous eoinbattoii!^
ici sous iiotre vieux diapeau de l'unite lépiiblicaiiie;
Charles- Albert intrigue de soii coté: il s'appuye sur
une t'ractioii de notre Gouvernenient Provisoire. Kéiis-
•«ira-t-il ì Je u'en sais lien : je sais que nous lutterons ;
ziui, che ne' Cenni e documenti, cit. (Italia del l'ojjolo di Lo-saima,
cifc.. voi. II. p. 24), continuava cosi la sna narrazione : « Richiesto
•lei come il re potesse farsi mallevadore delle sue intenzioni a
prò' dell'unità del paese, risposi: firmando alcune linee che
lo rivelino; e ricliiesto s'io scriverei quelle linee, presi la penna
e le scrissi. Erano, con mutazioni di forma ch'or non ricordo,
le stesse ch'io, con intento, inserii pili dopo nel programma
dell' /<rtij« del Popolo pubblicato in Milano; e le trascrivo: I»
sento maturi i tempi per V Unità delia Patria: iittendo, o Italiani,
il fremito che affatica l'anima vostra. Su, sorgete! io precedo. Ecco:
io vi do, pegno della mia fede, spettacolo ignoto al mondo d' un
re sacerdote dell' epoca nuova, apostolo armato dell' Idea-Popolo,
edijicatore del Tempio della Nazione. Io lacero nel nome di Dio e
dell'Italia i vecchi patti che vi tengono smembrati e grondatio del
rostro sangue: io vi chiamo a rovesciare le barriere che anch' oggi
vi tengon divisi e ad accentrarvi in legione di fratelli Uberi eman-
cipati intorno a me vostro duce, pronto a cadere o a vincere con
voi. h' amico parti. Pochi di dopo mi fu fatto leggere un biglietto
del Castagnette, che diceva: vedo pur troppo che da questo lato
non v' è da far nulla. »
MMCCCXCI. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo.
(1848] Kl'ISTOI.AKlO. 117
(jiie le parti républicain grossit cliaqiie Joiir: (') et que
vous avons pour nous Dieu et le boii droit.
Ce qui est doiiloiireux, c'est de voir que votre
France liépublicaine ettace toute notiou de luoialité
ixditique et Vienne plaider cliez nous la cause du
fédéralisme iiionarcliique. Mr. Bixio. ambassadeur de
la République à Turiu, traite la cause 'de Charles-
Albert avec la niéme clialeur qu'il niettait à Tsiccuser
en parlant avec nioi à l*arÌR. (') Je ne l'aurais pas crii;
(') Ad una simile constatazione jjinngeva pure Carlo Alberto,
in quelle Memorie ed osHervazioni nuìla guerra dell' indipendenza
d' Italia, raccolte da un ufficiale piemontene, nelle quali egli ebbe
mano (veci. F. Patetta, Lettere di Carlo Alberto scritte durante
la campagna del 1848 al conte F. Sciapi», in Atti della B. Acca-
demia delle Scienze di Torino, voi. LVI, «ìisp. 1» (1920-1921),
pp. 215-216 e 273).
(^) Alessandro Jìixio. che aveva avuto lantai parte nella
rivoluzione del febbraio, era giunto a 'l'orino il 26 marzo in
qualità di «iiujaricato d'nttari delia Kepubblica francese presso
il Governo del Piemonte. » Ved. la Concordia del 28 marzo 1848.
La isna missione era certamente «juella di persuadere Carlo
Alberto ad accettare l'aiuto della Francia, e di vincere le sue
legittime riluttanze per un' alleanza che gli sarebbe costata il
«agrificio delia Savoia, senz' alcuna sicurezza di essere soccorso
contro le eventuali aspirazioni repubblicane della Lombardia
e del Veneto (ved. Casati-Ca.staGnktto, Carteggio, cit.. p. IxviJ
t- segg.). traendo profitto del contegno assunto in quei giorni
dal Governo Provvisorio di Lombardia, <iuando ap])unto erano
partiti da Milano il Porro e il Frapolli (ved. la Patria del 10
e del 19 aprile 1848), tutt' altro che propensi a un Regno del-
l'Alta Italia, e desiderosi dell'intervento della Francia. Dojio
la nomina del Bastide a Ministro degli Aiì'ari esteri (28 giu-
gno 1848). l'orientamento della sua politica verso il Gabinetto
piemontese dovette cambiare di pianta, ijoiché in quello stesso
mese A. Bixio riceveva dal suo capo la seguente lett. confiden-
ziale: « Il ne faut que Charles-Albert s'imagine qu'il pent se faire
roi de Lombardie ; il ne faut pas qu'il se tlatte de ponvoir traiter
avec l'Autriche, (|ui lui céderait volenfiers le Milanais à con-
118 Kl'lSTOLARIO. [1848]
si son Secrétaire, appuyé par une lettre de IJixio Ini-
mème ii'était pas venu essayer de me convertir
aiijoiinl'lini, Est-ce la missiou de la France ? (')
(litioii ipi'il l'aiderait à coiiserver Veiiise; il ne i'aut pas (|iie tu
ajoiites foi aiix Cailistes, <{iii, plus oii luoiiis converta dn manteau
(lénioeratiqne, travaillent à ranger le nord de l'Italie sons Io
scMiptro d'un carbonaro rénégat. Kappelle-toi bien, quels qiie
soient les disconrs <jn'ou pent te tenir, qne tu es le représentant
de la Ré|)nl)lique Frani^-aise, de la plus pnissanfe et de la pini*
générense Képnblitine du monde. Rappelle-toi qne nons vonlons
vivre en paix mèine avec les rois, mais (ine nons cominettrions
un crime de lèse principe sì nons favorisions en qnoi ce (]ue fùt
lenr ambition. Délie-toi des Carlistes ; les blancs sont toujours
blancs: les bieus sont toujours blens.
« Dia bien à tout le niou<le, dis liaut et ferme que imus ne
voulons pas de conqnètes ; mais nons vonlons qne les penple»
soient libres, et notre ardente syuipatliie est pour ceux (ini,
comme nons, adoptent la gloriense forme de la répnbliqnc Que
le Piémont reste monarchique, puÌ8f|ue telie est sa volonré;
mais qne la Tiombardie, qne Venise soient maitresses d'elles-
mèmes; qne l'Italie forme une répnbliciue federaliste. » J. Ba-
8TIDK, La llépubliquc Frau^a'me et l'Italie en 1S48; Bruxelles,
Rozez, 1858, pp. 45-46. Qneste istruzioni, sia pure di data po-
Kteriore, erano addirittura in contradizione con quelle della (ine
di marzo, riassunte da C. D'Adda in una lett. al Governo
Provvisorio di Lombardia, del <|uale era inviato a Torino. Egli
avvertiva infatti che in un colloquio avuto con A. Hixio aveva
avnto assicurazione che la Francia non pretendeva « altro che
amicizia dai popoli confinanti, » e che essa sentiva la neces-
sità di costituire uno Stato subalpino forte, «del quale il Pie-
monte era chiamato ad essere il nucleo» (ved. C. Pagani, l'omini
e, cose in Milano, ecc., cit., ]>. 194). Ma è ovvio avvertire che
la nuova orientazione era stata impressa dal Bastide, ([UJindo
era stato chiamato a dirigere la politica estera francese.
(1) Segretario di A. Bixio era Carlo Gourane, che ai primi
d'aprile era and.ato appunto da Torino a Milano (ved. C Pa-
gani, op. cit., p. 395). Del resto, la Lombardia era soleata da
emissari francesi (In., p. 414), fra i quali quel « Mr. Sala,
oriundo di Genova, redattore del National, » che trovnvasi al
[184X1 KIMSTOI.AHIO. 119
Adieii, moli amie: écrive/>-inoi un mot si vous le
pouvez. Il me teni dii bien. Piirlez iiioi de vous, de
l'étiit des elioses à Paris, de votre Journal, (') de vos
bulletiiis, doiit je voudrais bien pouvoir avoir la col-
leetion. Salut à Maurice et à Borie. Aimez un \nn\
votre ami JOSEPH.
Tàche/, vous et vos amis, de servir aussi notte
cause. Elle est la vótre; elle est celle de l'Humanité.
Qiie vos aniis du National ne nous précbent plus
la t'édération ; elle peut ètre un fait transitoire à
a«*cei>ter: maisjamais une théorie, un but à atteindre
pour l'Italie, lòlle nous donnerait. si elle venait à
recevoir une siU'te de sanction léj^ale, tont le muni-
cipalisme dont on aftecte de tant s'effrayer.
MMCCCXCIl.
AI, <iKNKKAI,K M . Nafoi.eonk Ai.lemandi, :i Salò.
Mi hi no, 13 aprile 1848.
('aro Alleniandi,
11 latore, Emilio Pistrucci, lombardo, è amicis-
simo mio: e mi <;iovo con i)iacere di lui per mandarti
campo di Carlo Alberto inviato dal Governo francese, andato
poi a Milano, infine a Torino, dove si accompagnò col Frapolli
e con lo Spini che si recarono il 14 aprile 1848 a Parigi
per conto del Governo Provvisorio di Lombardia. Ved. T. Mas-
8AKANI, C. Correnti nella rita e nelle ojìerc; Koma, Forzani,
MDCCC.XC, p. 563 e Casati-Castagnktto, Carteggio, cit., p. 23.
(') La Canne du Peiiple, giornale settimanale, del quale
uscirono solamente tre numeri il 9, il 16 e il 23 aprile 1848.
Il programma e alcuni articoli che vi scrisse la Sand furono poi
raccolti nel voi. Qnestions politiqneH et sociales, cit., pp. 243-287.
MMCCCXCII. — Pubbl. in F. Bettoni-Cazzago, GV Ita-
liani nella guerra (V l'ngheria 1818-49 ; Milano, Treves, 1887,
120 ia>if<roi,AHi(>. [1848|
nn abbraccio. Quanto a lui. desidera mandare una
.scliioi»pettata ag^li Austriaci per propria (!ousolazione.
Quanto a ine. desidero raccomandartelo: e desidero
vivissimamente clie tu possa trovar fuori uiui buona
intenzione e due minuti di temjK) per iscrivermi due
linee e dirmi sinceramente il tuo pensiero circa alle
sorti della gfuerra. e alle sorti politiche che credi
ai)partenere alla Lombi) rdia. 1^] buono che sappiamo
tutti 1' uno dell' altro il (iome pensiamo ])er ben pon-
derare sulla via da tenersi.
Ti jjiungerà col Pistrucci un altro volontario che
ti ra<'<'omando ef>ualmente con caloi-e. E<»li è Susanna,
piemontese. e(;cellentc italiano ed amico.
Ama sem|)re il ,
' tuo
(tHt.s. Mazzini.
)». :ì2. Micliole Nji]Kileone Alleiiiiindi, oiiiiiulo genovese e tiglio
(li un f. siile del 1821, era stato in relazione col Mazzini lino
dal 183o (ved. le lett. CC^LXXXI e CCCVIII). quindi aveva
conbattnto in Spagna, inline in .Svizzera, durante la guerra del
Sondeibund. Di sensi rigidamente repubblicani, alla notizia del-
l'insurrezione lombarda era corso a Milano, dove il 1° aprile
quel GoA'erno Provvisorio, su proposta del Giulini, lo aveva
nomina tocomandanteiielieqnattro colonne di volontari avviatesi
sul Tirolo. La sua « destinazione non era piaciuta al Franzini
(ved. Casati-Castagnktto. Varfeggio, cit., p. 47) ; e fin dai
primi giorni delle operazioni militari si trovò in contrasto pure
con 1 suoi ufficiali, specialmente, come l'Allemandi stesso affer-
nniva, per opern. del Collegno, Ministio della Guerra, elie lo
<jualiiicò un « rei>ubblicano. anzi nn (iomunista. » Ì'I a ogni
modo da osservare che l'Allemandi era tenuto in sospetto dal
Governo Provvisorio per le continue gite che faceva a Milano,
intrattenendosi di preferenza col Mazzini. Dovette quindi di-
mettersi e il 26 aprile cedere il comando al Durando. Tor-
nato a Milano, fn oggetto delle più atroci calunnie e accusato
di essorsi venduto al nemico (ved. il Pensiero Itnlìaìio del
29 aprile 1848). ma egli seppe far trionfare la sua innocenza
[1848J KPISTOI.AKK.. 121
MMCCCXCIIl.
A Fkdkuico Cami'anum.a. il Genova.
Milano, 14 aprile l8-^^.
Caro Federico.
La tua dimanda circa l' elezione mia alla Camera
m'è già stata fatta da altri (renovesi. C) Ad essi ho
(ved. il II. del 4 maggio dello stesso periodico), al punto che
nei tristi giorni del luglio si ricorse a lui quando fu chiesto
r intervento militare della Svizzei-a. Ved. I voìonlari in Lom-
bardia e nel Tirulo V aprile del IS-tS. Cenni storici del generale Ali.k-
MAXDi ; Berna. Haller, 1849, p. 12 e segg.
MMCCCXCIIl. — Puhbl. nel Corriere di Genova, n. del
10 marzo 1908. Ma era stata prima pubbl. da F. Donavek,
Genora nei primi mesi del i848 (in Bivisfa Stoyica del Risorgi-
mento, a. Ili [1898], p. 191), trascritta, coni' era, nella lunga
lett., già cit., di Antonio Doria al Ministro Y. Ricci. Qui si
riscontra con l'autografo, conservalo nel Museo del Risorgi-
mento di Genova.
(') Fu già visto che non appena rese note le condizioni fatte
per godere dell'amnistia piemontese, il Mazzini aveva dichia-
rato alla madre di non poterle accettare; aggiungeva però che
vi 8.areb))e stato nn mezzo per farlo rientrare in patria, conci-
liaiido il suo « onore » col « desiderio » di riabbracciare i
parenti : ed era che « i suoi compatrioti lo portassero candidato
alia Camera » (ved. la letr.. MMCCCI^XXVII). Questo desiderio
era espresso il 31 marzo 1848, quando il Mazzini, sia pure dispo-
nendosi a lasciar Parigi e ad accostarsi all'Italia, non aveva
ancora ben detinita la linea di (u>ndotta che avrebbe seguita
di fronte alla jiolitica piemontese^ in Lombardia; e, non ostante
egli dichiarasse che era « (piasi impossibile a realizzarsi. » quello
stesso desiderio trovava gradita accoglienza presso la madre e
presso i suoi amici di Genova, che ne avevano avnta notizia,
e si adoperarono subito a renderlo possibile. Uno dei pili caldi
fautori della candidatura mazziniana fu il libraio Antonio Doria,
antico aHìliato alla Giovine Italia, e perseguitato per le congiure
122 KIMSIOLAHIO. [1848]
risposto col fatto ch'io non aveva accettato ancora
l'anmistia: e non aveva, deciso ancora se l'accetterei
del 1833 (ved. le lert. CIX e CCCXXLI), .segretario di ([iiel Cir-
colo Nazionale fondato a Genova il o aprile 1848. in vista iii>[iinito
della lotta elettorale (ved. F. Donavkk. Il Ministro V. L'ieci,
eit., in ItasH. cit., p. 507), il quale, il 9 di ipiello .stesso mese,
Heriveva a V. Ricci, clie da Torino vigilava sulle vicende
politiche 'della sua città natale: «Genova, gli amici ed i
veri Italiani hanno proferito nn gran nome, vogliono ad ogni
«•osto Gin.seppe Ma/./,ini. 8i sa ciie se vien nominato, egli
accetta e rientra anche colle fatali formalità: cosi assicu-
rava sua madre » (II)., p. 508). Aggiungeva poi il Doria che
se il Re avesse potuto trarre a sé il Mazzini « in (pialclie
guisa, dignitosamente per tutfi e due. » sarebbe stata « una
pietra angolare» che avrebbe assictirato «l'edilizio italiano
tutto intero. » Con queste ultime parole il libraio genovese
offriva forse l'occasione al Ministro dell'Interno di persuadere
i personaggi (die erano assai da presso al Re sabaudodell' oppor-
tunità di iniziare (inelle trattative alle ([uali si è già accennato;
facendo notare che le accoglienze tributate al Mazzini, giunto a
Milano proprio in quei giorni e voluto a fianco dei membri del
Governo Provvisorio, erano una prova eloquente, non solo del-
l'immenso prestigio goduto dall'agitatore genovese, ma la
confernui dei sospetti nutriti da Carlo All)crto che a Milano
era assai potente il partito republdicano e lo diventava sempre
pili. In questo modo, e non altrimenti, si spiega perché il
Ricci, non ostante la sua delicata posizione, facesse buon viso
alla proposta del Doria (II)., pp. 508-509), il quale s'adoperò
subito nel Circolo Nazionale a caldeggiare la candidatura
mazziniana, da proclamarsi nel settimo circondario di Genova
(ved. F. DONAVEK, Genova iivi ^hìwiì mesi dei 184S. cit.. in
Riv. cit., p. 185). Dapprima la proposta incontrò qualche ditili-
coltà. anzi la sera del 9 aprile nacque viva discussione nel
Circolo Nazionale, dove si espressero contro la candidiitura
mazziniana il Pirelli. l'Alvigini, il Viani, mentre l'appog-
giarono il Doria, il Carcassi, il Daneri e probiibilmente il
Canale, che raccomandò al Ricci, come aveva fatto il Doria,
l'elezione del suo amico di gioventù, al quale, pochi giorni
prima dell'elezione, inviava un Indirizzo a stampa, che non
[1848] KIMSTOI, Alfio. 123
o no. A te poi, umico, mio intimo, dirò più esplici-
taniente, die non mi pare ben tatto tli far interve-
dovette certamente soddisfarlo (ved. A. Neki, Catalogo del
Museo del Bisorghnento di Genova, cit., pp. 115116). Fu deciso
in quell'adunanza di non proporre la candidatura, e di chie-
dere a Maria Mazzini se il figlio « avrebbe accettata l'elezione
a deputato » (F. Donavkk. Genova nei primi mesi del 1848%
cit., in Riv, cit., p. 186). Non miglioro risultato ebbe l'altra
adunanza del 13 aprile: «Il risultato dello scrutinio per le
candidature alle elezioni politiche — si leggeva infatti nella
Lega Italiana del giorno successivo — tenutosi ieri sera al Cir-
colo Nazionale sopra 182 votanti fu il seguente: Pareto 186,
Ricci 163, Mazzini 121, avv. Hixio 81 ; (inali non essendo la mag-
giorità assoluta, lasciano luogo ad altro esperimento.» Intanto
accadeva la rottura delle trattative fra il Mazzini e il Ca-
stagnetto: naturalmente, veniva con ciò a cessare l'appoggio
del Governo all'elezione del Mazzini; e non ostante le pro-
teste fatte da Antonio Doria nella Inngliissima lett. al Kicci
(F. Dona VER, Genora nei j^t'i^n^ '"««' <^«' 1848, in liiv. cit..
pp. 186-192), anclie il Circolo Nazionale, in cui senil)rò trion-
fare d'allora in poi il partito contrario all'agitatore genovese,
abbandonò quella candidatura. « Il Circolo Nazionale — seri
veva infatti l'intendente Castelli al Ministro dell'Interno il
19 aprile — che nelle prime sue tornate aveva deliberata la candi-
datura di Mazzini, o perché gli si supponevano opinioni conformi
a quelle della maggiorità o perché si sperava di l'argliele con tale
dimostrazione di confidenza adottare, è ora determinato di ricu-
sargli il voto, perché dai riscontri che si hanno di lui, e special-
mente da una lettera di Roaellini che scrive a seguito di una
lunga discussione con esso avuta, pare siasi acquistata la certezza
ch'ei sia ostinato a non volere in Italia altro governo tranne
il repubblicano » (II)., p. 186). Tutto ciò era molto inesatto; ma
intanto, nelle elezioni del 27 aprile, il Mazzini raccolse due voti
appena (Id., p. 192); ed Enrico Noli, uno dei non pochi affiliati
alla Giovine Italia e condannati del '33 che poi perdettero 1' antica
fede mazziniana, nel dare di ciò contezza al Ricci, osservava in
proposito: « IClla non può figurarsi la reazione e, dirò pure,
l'irritazione del popolo intero contro di lui e le sue dottrine.
Decisamente, gli amihi, o per parlar più giusto, i servi del
124 Ki-isToLAiao. [1848]
liire i caiulidati esuli nella faccenda, subordinando
la loro elezione a dichiarazioni anteriori d'accetta-
zione o d'adesione all'atto d'amnistia; i)arnn che
1* elezione mia o d' altri nel caso mio non abl)ia uni-
camente lo scopo d' avere un Deputato, ma — e forse
primariamente — quello d' una nuinifestazione di
credenza, d'una solenne dichiarazione di simpatia al
principio rappresentato da una o più persone, che
hanno conseciato la vita all'utile del paese e che
hanno mantenuta in alto la Bandiera Nazionale quan-
d'era ojigetto di' voti secreti da un lato, di ])erse-
<;uzioni dall'altro.
Perché questa esi>ressione abbia intero il suo
valore, dev' essere spoutiinea, e non sottomessa a con-
dizioni e ad accettazioni da noi. La libertà nostra
<lev' essere lasciata intatta. Le circostanze mutano
ogni di: con quelle i nostri doveri verso la Patria
comune; ma il voto de' nostri concittadini, l'espres-
sione del loro amore, della loro fiatellanza con noi
o coi nostri ])rincipii, stanno indijiendenti dalle cir-
<;ostanze; e costituirebbero una i)rova di virtù civile,
e di coragfjio che, accettata o no, contribuirebbe
grandemente a moralizzare il partito Nazionale. ])i". se
vuoi, qneste cose a<>li amici, ed ama semjjre il
tuo
(lius. Mazzini.
sig. Mazìcini ro\'iiian>ii<» tutto, priiiiH con i loro passi in Milano,
che dopo avere sfrontatamente negati ora narrano a' loro guisa,
quindi con le mene e gl'intrighi per far riuscire la di lui candi-
datura. Se Mazzini dava un segno di adesione al moto attuale,
se avesse da vero Italiano lealmente e francamente aderito alle
nuove idee, con qual piacere lo avremmo tutti portato alla
Camera, e in trionfo! » (F. Donavkk, lì Ministro V. llicci, in
Ka»s. cit., p. 519).
1X4S] KPISTOI. Alfio. 125
AL MlXISTliO DKLl.A GuKKUA
DKl. GOVEUNO PllOVVrSORIO (li Milano.
Milano, U aprile 1848.
I sottoscritti amici del conte Livio Z.imbeccari,
o stretti per sangue a taluno de' volontari della sua
colonna mossa da Bologna contro V armata austriaca,
bene informati del come procedono ardimentosi i
corpi franchi, mn senza appoggio e direzione, nel
dubbio che la sorte <lel corpo condotto dal Manara (')
MMCCCXCIV. — PubW. imi Fio IX, giornale poUtico-let-
terariu-artistico di Milano, n. del 15 aprile 1848 ; e di là ristam-
pato nel Corriere Mercantile e nel Pensiero Italiano del 19,
nella Patria del 26 aprile, ecc. L'originale di qnesta lett. si
conserva nel Mnseo del Risorgimento di Milano.
(*) Luciano Manara, subito dopo gli avvenimenti delle
Cinque Giornate, alla testa di un' animosa schiera di volontari era
uscito da Milano col proposito di tormentare il nemico in fuga
osollevare le popolazioni lombarde per dove passava. 1126 marzo,
a Treviglio, aveva avuto ordine dal generale T. Lechi, chia-
mato dal Governo Provvisorio a dirigere le cose della guerra,
di attendere l'arrivo di altre schiere di volontari; e con essi
marciò su Brescia, ma a Montechiaro .s'incontiò col generale
Allemandi, nominato capo supremo di tutti i corpi franchi
guerreggianti allora in Lombardia, il quale gli affidò il comando
della prima delle quattro colonne di volontai'i che dovevano
spingersi sul Tirolo. Poco dopo, i corpi franchi furono concen-
trati a Salò, dove, il 9 aprile, il generale Salasco, capo di Stato
Maggiore dell'esercito piemontese, annunziò all'Allemandi che
il giorno successivo « avrebbe avuto luogo un attacco contro
Peschiera, e che una dimostrazione fatta dai volontari dalla
126 Ki'isioi.Aino. [1848]
s'incontri anche da quello di lioniaona, chieggono
a questo Governo Provvisorio, che per via diretta
e ufficiale venga sollecitato il Governo Pontificio
(se ne è veramente amico) e il Comando delle sue
truppe, a mandare subito in Lombardia, in soccorso
della colonna Zambeccari, «juanta forza regfolare ha
disponibile. (*)
parte di liardoliuo e Deseiizaiio avrebbe prodotto un ottimo
«fletto» (ved. la Dlcìnarazione ufficiale huW affare di Cantelnuovo
ficiuo a Peschiera dal (liorno 10 all' il aprile, in 11 22 Marzo
del 18 aprile 1848). Àflldata al niaggioi'e A. Noaro, comandante
in seconda della colonna Manara, la « dimostrazione su Pe-
tìchiera, » che fu giudicata « arduissima spedizione, » ebbe luogo
fra Bardolino e Pacengo, traversando il lago di Garda sui due
vapori dei quali L. Mauara s'era impadronito di sorpresa nei
giorni precedenti. Però, l'attacco su Peschiera non si verificò
da parte dell'esercito piemontese, il quale, a quanto sembra,
non ebbe cura di mettersi in relazione con il Noaro (ved. Dei
4'olonlari iu Lombardia e nel Tiroìo e della difesa di Venezia nel
1848-49; Memorie di A. Noaro; Torino, tip. Zecchi e Bona,
1850, p. 35), che, per non tornare indietro senz'aver nulla
operato, fece quell'ardimentosa impresa su Castelnovo, dove
s'impadronf d'ingente quantità di polvere, e della guarnigione
austriaca che la sorvegliava. Frattanto, gli Austriaci avanza-
vano su Castelnovo, su cui corse il Manara i)er sorreggere la
resistenza del Noarò; ordinata la ritirata su Lazise, dove i
volontari dovevano rimbarcare per Salò, nacque un disgraziato
incidente per cui i due vapori non giunsero in tempo, onde
gli Austriaci inflissero qualche perdita a quel corpo di spedi-
zione, di che fu sentita grande apprensione a Milano. Ved.
€. Faukis, Gli avvenimenti militari del 1848 e 1849; Torino,
Roijx e Frassati, 1898, voi. I, pp. 141-348.
(*) Avuto notizia del grande fermento che regnava a Mo-
ileiia, dov'erano giunte le prime voci dell'insurrezione mila-
nese, Livio Zambeccari, che non era in cordiali rapporti con
il comando della Guardia Civica di Bologna (ved. il Protocollo
della Giovine Italia, voi. VI, pp. 71-73), aveva organizzato una
schiera di volontari, composta di studenti e di popolani, correndo
J^1848] KIMSTOI.AUIO. 127
Ciò vogliono l' uiuanitàj la prudenza militare,
r amore alla causa nazionale. V onore della grande
Crociata.
Filippo De Boni. Giuseppe Mazzini,
S. Savini ed altri cento. (M
il 19 marzo su quella città, tla dove, intitolatasi Caccialori del-
l'allo lleno, la colonna prosejjui per la Lombardia e varcato
il 4 aprile il Po, giunse a Bevilacqua due giorni doiìo. Nel
frattempo, trascinatovi dal fermento popolare, il Governo
Pontificio decretava (20 marzo) la formazione di un « corpo
d'operazione,» affidandone (21 marzo) il comando al generale
Giovanni Durando, e subito dopo (23 marzo) apriva « un arruo-
lamento volontario. » preponendone all' organizzazione il colon-
nello Andrea Ferrari. Il Durando partiva da Roma il 24, insieme
col d'Azeglio e il Casanova, suoi aiutanti generali, giungeva a
Bologna il 27 e vi s' indugiava lino al 14 aprile, per attendere al
riordinamento di « truppe mal organizzate, mal comandate, rima-
ste quasi sempre divise qua e là per compagnie e perciò senza
istrnzione, pessimamente armate » (ved. M. d' Azeglio, lìela-
zioìie succinta delle opetazioni del generale Durando nello Stalo
Veneto; Milano, Borroni e Scotti, 1848, p. 6). Del lungo indugio
furono mosse da più parti aspre lagnanze al Durando, che non
aveva invece tutte le colpe (ved. Casati-CastaGnetto, Car-
teggio, cit., p. 48), alle quali accennava il Mazzini, quando dubi-
tava della sincerità con la quale il Governo Pontificio era entrato
nella lotta (ved. [G. Sforza], M. d' Azeglio alla guerra delV indi -
pendenza nel 1848; Modena, Ferraguti, 1911, p. 17 e segg.).
Comunque, il giorno prima che le truppe pontificie passassero
il Po (21 aprile) e stabilissero a Ostiglia il quartier generale,
lo Zambeccari, minacciato a Bevilacqua da forze superiori
uscite da Legnago, era costretto a ripiegare su Padova; e
come si era comportato i>er Gastelnovo, il nemico incendiavaBevi-
lacqua. Ved. C. Farri.s, op. cit., voi. I, p. 375.
(^) Sui nomi di alcuni di questi « alr.ri cento » ved. C. Pa-
gani, Uomini e cose in Milano dal marzo all' agosto 1848. cit.,
p. 487. «Anche quest'istanza — annota il Pagani — fu dal
Governo Provvisorio mandata ad Enrico Martini, affinché, dato
ohe il generale Durando fosse in relazione col quartier gene-
128 Kl'I STOLA KlO. [1S481
MMCCCXCV.
AM.A Madkk, a Genova.
[Milano), 15 nprile 18<lf<.
Min buona e carissima madre,
Ho lu vostra dell' 1 1 e le linee del lo presenta-
temi dal Signor Gabella. (^) Ho tanto da fare clie non
posso scrivervi se non poche linee. Com'è che non
avete ricevuto la misi del 7 che IMI? Del resto,
non importa. Ho anche la lettera di (Jarzia. colle
vostre linee del 12. Io rimango per ora in villano;
rale del Re, fosse iiu-itato ad agire, considerato elio l'accele-
rare le mosse delle truppe pontiticie non ])oteva che essere
ntile alla difesa coninne. >
,. MMCCCXCV. — Inedita. L' autojjrafo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indiri/.zo. A tergo di esso, la madre
del Mazzini annotò : « 15 aprile 1848. »
(1) L'avv. Cesare Gabella (1807-1888), che il Mazzini aveva
conosciuto a Tìenova, fre((uentando insieme i corsi di legge allnui-
versifcà. Di sentimenti schiettamente democratici, egli aveva
difeso il Thappaz e A. Orsini nei processi del '33. per cui
era stato costretto a un temporaneo esilio dalla sua città natale.
Era certamente in cordiali relazioni con la madre del Mazzini;
ed essendo uno dei Membri più influenti del Circolo Nazionale
di Genova, si recava certamente a Milano per intendersi col
Mazzini riguardo alla elezione di lui a deputato, e fora' anclie
a persuaderlo a una possibile intesa col partito monarchico.
Tornò a Genova deluso ne' suoi propositi, e d'allora in ])oi
avversò il Mazzini, specialmente ((uaudo succedette a C. L. Bixio
nella presidenza del Circolo Nazionale. Il Cabella, che fu depu-
tato fin dalla prima legislatura, s'accostò più tardi al Cavour.
Nel 1870 fu eletto Senatore del Regno.
I
[1848] Ki'iSToi.AKio. 12y
vedrò più tardi. Nessuno può prevedere gii avveui-
jneuti. Le cose della guerra vauuo abbastanza bene.
La questione dell'indipendenza può considerarsi come
decisa. Dell'altra questione, non posso ora parlarvi.
Continuano le prove dell'affetto che mi portano i
Lombardi. Sto benissimo di salute. Ho avuto nuove
di ]\[ameli e di Bixio che stanno bene. Io sono certo
in core che in un modo o nell'altro vi vedrò tra non
luolto. Risponderò a Garzia; scriverò alla sorella: a
tutti ; ma ora non i)Osso. Accettino il buon volere.
Non ho neppure impostato questa lettera ieri ;
e lo fo oggi. Parlano in oggi della formazione d' un
nuovo esercito in Austria per invadere. Facciano
pure. La conseguenza sarà che invece di far la pace
in Italia, faremo la pace a Vienna. (^) Vado vedendo
molti Genovesi, che o risiedono o viaggiano qui. Vedo
ciò che mi diceva Garzia intorno al progetto di gita
vostra. Dio sa se non mi piacerebbe il rivedervi; ma
la stagione qui almeno è fredda ancora^ e non è da
parlarne. D'altra parte le cose sono ancora tanto
incerte che non dobbiamo disperare di vederci in
[Kiese. Ho veduto Pio. E Federico che probabilmente
v'avrà recato nuove mie. (^) Sto finora ììuW Hotel: ma
(') Naturalmente, il Mazziili scriveva cosi per tranquiliz-
zare la madre; invece, era assai grave la notizia che iu
Austria, non ostante le difficili condizioni di quell'impero, il
generale Nngent andava prei)arando un esercito di riserva per
venire in Italia in aiuto del Kadetzky (ved. il 28 Marzo, n. del
13 aprile 1848). Il 10 aprile una parte di esso era già pronto
a scendere per l'Isonzo sul Friuli, e il 17 era già di fronte a
Palinanova. Ved. C. Fabris, op. cit., voi. II, p. 253 e segg.
(*) Non si sa se il Mazzini accenna qui a Ferdinando Pio
Rosellini o a Pio Tancioni. Sul Kosellinì e sul Campanella, spe-
cialmente nelle loro relazioni di quei giorni col Mazzini, ved.
la nota allalett. MMCCCXCIII. Il primo di essi era giunto a Mi-
Mazzi.vi, Hciitti, ecc., voi. XXXV (Kpistolario, voi. XIX). 9
130 - KfisTor.AHK». [1848]
Oggi cangio e vado in alloggio ])articolare. (*) Abbiate
j)azienza, se sono breve. Finora dura il turbinìo della
gente; ma tra due o tre giorni mi lasceranno i>iu
tranquillo; e allora potrò scrivervi più lunghe lettere.
Un abbraccio di core al padre; un bacio alla sorella,
una stretta di mano a tutti gli amici ed innate il
Domenica.
vostro
GlITSEPPE.
MMCCCXCVI.
A Geougk Sani), ù Paris.
Milan, 19 iiviil 1848.
Mon amie.
Ce.s mots vous seront remis par Mr. Kdmond
Kobinet. TI est depuis longtemps notre ami. répu-
laiio subito dopo i giorni dell' insurrezione, e non o.stanti> la sua
amicizia per il Mazzini, aveva fatto parte di quel Circolo Patriot-
tico, presieduto da P. Borsieri, che fu la palestra dei fusionisti
(ved. C. Casati, Nuore rivelazioni sui falti di Milano, ecc., cit.,
voi. II, p. 238) ; ed insieme con G. Massari, ambedue in finalità di
Segretari, stese quell'indirizzo di risposta al Circolo Nazionale
di Genova, sul quale ved. il snppl. al Pensiero Italiano del 1° mag-
gio 1848. S' è già notato che il Campanella era tornato a Genova
subito dopo il 12 aprile.
(^) In quella sua Bibliografia mazziniana inii volte cit., il
Ciroui anuota : « Il Mazzini restò alcun tempo alla Bella Ve-
nezia, poi passò ad abitare in Borgoapesso, in nna casa del mar-
chese Rosales al 1° piano, ove restò fino all'arrivo di sua madre
in Milano che avvenne ai primi di luglio. Passò allora con
«•ssa alla Bella Venezia, ove rimase fino alla partenza dei volon-
tari di Garibaldi. »
MMCCCXCVI. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo.
I
[1848] Kl'ISTOl.AHK». 131
Wieiiiii sincère, doué d'intelligence et de cwnv. Vous
pouvez lui étre utile. Veuillez récouter et faiie pour
lui tout ce qui est en votre pouvoir. Ce sera i>our
moi une nouvelle preuve de votre aniitié. (')
Je travaille à la réalisatioii de notre idéal. Le
parti de Cb[arles]-Albert est bien fort; il se compose
de tous ceux qui sacrifient le principe à ce qu'ils
appellent l'opportunité. Je ne désespère pas, toutefois.
Je vous écrirai longuement aussitòt que j'aurai une
Leure à moi. Envoyez-moi, si vous le pouvez, ce que
vous imprimez: je ne lis plus rien, mais.je vous lirai.
Pensez à moi quelquefois. M.lle Augustine est-elle
mariée? (^) Serrez la main à Maurice pour moi. Saint
à Borie.
A'otre ami
Joseph.
Comment va la Trance ? Dites-moi francliement
la position des choses.
21 avril.
P. S. — Je reyois le 1" numero de la Cause du
Ptupìe: merci. Je vais établir ici une Légion et un
Journal : je vous enverrai ce dernier. (^)
(') E. Robiiiet, discepolo del Limiennais, aveva conosciuto
il Maz/iui a Londra fino dal 1838, ed era Mato con Ini sempre
in araiclievoli rapporti. Ved. le letfc. MLXXXII e MLXXXVII
e specialmente la nota alla lett. MMIX.
(2) Su Augustine Brault vcd. la nota alla lett. MMCCLVII.
Nell'aprile del 1848 aveva sposato certo Bertholdi « liomrae
parlai t, Polonais de naissauce, et le bonlieur de ce ménage fut
toujours une aource de vrai joie ponr M.me Sand. » W. KAnÉ-
NiNK, op. cit., voi. Ili, p. 600.
(^) Alla pubblicazione di un periodico che dovesse rappre-
iicutare le sue idee, il Mazzini pensò forse subito dopo di avere
132 KPISTOLAKIO. [1848J
Oli se préoccupe ici des ettorts de l'Autiiclie pour
réuiiir une arinée d'invasion. 11 n'y a rien à craindre
riconosciuta l' impossibilità di qualunque intèsa col partito av-
versario; si sa del resto che, tìu dall' inizio del suo apostolato,
ej^li aveva sempre vagheggiata l' idea di disporre di un gior-
nale ]»er la dittusione dei suoi principii politici. Cosi aveva
fatto con la Giovine Italia, la Jeune Sulsse, V Italiano, l'Apo-
stolato popolare; e qu.nido gli avvenimenti i)olitici italiani glie
ne porsero l'opportunità, pensò che fosse giunto il momento di
fondare un periodico, anzi due, in Italia, che avrebbero dovuto
dirigere F. De Boni e L. Ruffoni (ved. la lett. MMCCCXXIl).
Tuttavia, la ]»ubblicazione di un periodico mazziniano a Milano
non si verificò per allora, e fu invece ritardata i»er pili d'un
mese, e decisa subito dopo quel decreto del 12 maggio 1848,
riguardante la fusione della Lombardia col Piemonte, che segnò
nettamente la divisione fra il partito dell'unità e quello che
favori la costituzione di un regno dell'Alta Italia. Infatti, il
]irogramma dell' //<iiia del Popolo recò la data del 13; ma il
periodico esci a luce per prima volta il 20 maggio.
In quanto alla legione di volontari, non si sa se si trat-
tava di quella che si era formata in Francia, e che in quei
giorni, al comando dell'Antonini, stava per giungere .i Genova
])er avviarsi poi in Lombardiii, o di quell'altra per la quale
C liattaglia, il 24 aprile 1848, stese un invito e per cui si
formò una «Commissione incaricata dell'arruolamento, com-
posta dei Signori Cariò Prinetti, Alessandro Litta, Luigi Simo-
netta e Carlo Taverna. » Dopo la notizia che un nuovo esercito
austriaco era sceso in Italia, per l'Isonzo e si presentava
minaccioso su Palmanova « incendiando villaggi e commettendo
earnetìcine, » grandi preoccupazioni si nutrivano a Milano sulle
sorti della guerra (ved. Casati-Castagnetto, Carteggio, ecc.^
cit., pp. 66 e 72). Onde il Battaglia, nel suo appello scriveva r
«Convinto dell'assoluta necessità di continuare e compiere
l'opera di redenzione incominciata dai Milanesi, e i)er la ((uale-
tuttora si combatte eroicamente dai generosi nostri fratelli:
convinto che a contribuire efficacemente, oltre il buon volere
ed il coraggio personale, torna indispensabile una regolare
organizzaziojie e la stretta osservanza di una severa disciplina
juilitare, il sottoscritto, fattosi interi>rete del voto universale^
{18-18] «PISTOLA KIO. 133
I)Our le résultat : iious iious ferons tous liacher sur la
place : et oii ne tue pas une popiilation toiitentière. Mais
l'idée d'ime nouvelle liitte donne de la force au parti
<.'h[arles]-Albert : il a une forte armée régnlière. On
Youdrait se sentir fort de synipathies plns explicites
de la part de la France. On voudrait que le Gouver-
nement se prononyàt contre Féventnalité d'une guerre
d'exterraination. La seule eliose que je v ous deniande,
nioi, c'est d'expriiner vofre pensée sur l'Italie dans
la Cause dn Peuple.
ha presentato al Governo il projjetto di costituire un corpo di
volontari che debba manteners^i a proprie spese. Esso venne
«eccito ed approvato; onde egli nella fiducia che molti saranno
coloro clje vorranno farsi utili alla Patria senza aggravio dello
Stato ora sotto il peso di enormi sagritìci, lo rende noto a
tutti perché pronta ne sia l'esecuzione, come è incalzante il
bisogno. » È noto che quella dei volontari fu una delle piti
dolorose questioni che s' agitarono in quei giorni, cominciata sin
da quando le colonne guidate dall'Anfossi, dall'Arcioni, dal
Mauara, dal Simonetta s" avviarono per i valichi del Tirolo e poco
dopo furono poste sotto il comando dell'Allemandi e infine di
Giiicomo Durando. Una storia imparziale delle operazioni di
quelle scliiere di volontari, dei loro grandi ardimenti, delle
loro colpe, delle diftìdenze nutrite contro di esse dal Ministro
della guerra del Governo Provvisorio di Milano e dallo Stato
Maggiore dell'esercito piemontese, non è stata ancora scritta ;
e non è facile di orientarsi nella copiosa messe di scritti pole-
mici dell'una e dell' alti-a parte, dati a luce persino durante
i giorni della guerra, e pili tardi, intonati sempre a uno spirito
partigiano. È certo però che « il fantasma della Repubblica, »
come era dettò nel Corriere MercaìiHle del 26 aprile 1848, costituì
una delle principali ragioni per le quali i volontari ebbero a
trovare tante avversioni quando si trattò di fornirli di armi e
di capi nella lotta contro il comune nemico (ved. pure C. Pagani,
['omhii •; cose in Milano, ecc., cit., p. 192, passim).
134 K1MST<)I,AI{I<). [1848]
MMCCCXCVII.
A Luigi Genkram. a, Modena.
Milano. 2H iipril.' \\Xi^].
Caro Generali,
Sono ili patria, mi ricordo di voi e spero vi ricor-
derete di 11)6. (') Io 11011 lio tempo per parlarvi a lun<»a
delle cose nostre; ma vi so incaricato con altri d'un
progetto di legge elettorale per lo Stato vostro; e vi
scrivo a insistere sopra una idea, che probabilmente
v'è stata suggerita già molto innanzi dallo stato gene-
rale delle (;ose Italiane: la necessità suprema di dige-
rire ogni soluzione tra voi fino alla soluzione del pio
MMCCCXCVII. l'ubbl. dapprima iramiueiitaiia (L. .1. W.
Makio, Della vita di G. Mazzini, ecc., ci t., i)ag. 320, poi iutegral-
inente da G. Cankvazzi, Lettere di G. Alazztnia divemi e il difen-
sore di Osopp» (in 11 Rì»or<jimento Italiano, Rivinta Storica, a. VI
[1914], p. 748). Qni si risoontra .siili' autografo, conservato nel
Museo del Risorgimento di Modena. A tergo di esso, di pugno
del Mazzini, sta l'indirizzo: «Al dott. Luigi Generali. Mo-
dena. »
(') Luigi Generali, modenese, tornato in patria nel luglio
del 1844, dopo il lungo esilio in Francia iier la parte avuta
nella rivoluzione del 1831 (ved. il Protocollo della Giovine Italia,
voli. I, p. 35 e III, p. 83), il 14 aprile 1848, insieme con Fran-
cesco e Luigi Carbonieri, era stato incaricato dal Governo
Provvisorio di Modena di compilare un « progetto di legge per la
convocazione delle assemblee primarie sulla base del suffragio
universale e di definire il modo di riunirle, di raccoglierle o
verificarne i voti. » Probabilmente il Mazzini, che poteva aver
conosciuto il Generali in Corsica (1831), aveva avuto notizia di
quella decisione da Emilio Usiglio, agente del Governo Provvi-
sorio di Modena presso quello di Lombardia (ved. G. Caxk-
VAZZi, art. cit., in Riv. cit., pp. 747-748).
[184S] KI'ISTOI.AKIO. 135
bloina che s'agita iu Lombardia. Qualunque sia Topi-
Dione, qualunque la speranza d'ogni uonio sulla via da
scegliersi, o su quella che verrà scelta dal ])aese, noi
tutti vogliamo la maggiore possibile unificazione del
l)aese nostro. E per questo è necessario che si mani-
testi primo il voto della più vasta provincia tra quelle
che devono costituirsi. Panni che dovreste prolun-
gare quanto è in voi il lavoro vostro, e dar tempo
al temi)o. Noi cerchiamo come argomento di studio
e di convinzioni un' espressione degl'istinti, delle aspi-
razioni, delle tendenze del nostro popolo. E questa
espressione — per noi o contro noi non importa — non
possiamo averla spontanea, vergine «li paure o interessi,
se Jion tìnita o presso a fluire la guerra coli-Austria.
Fino a quel momento, ci sta bene il i)rovvisorio. (')
Xon so bene ancora se un giorno ci ab])raccerenuì:
ma lo desidero. Amate intanto il
vostro
Gius. Mazzini.
:\rMcccxoviTT.
AM.A Maukk, a GeiiovM.
[MiliUK»]. 23 aprile 184^;.
.Alia cara madre,
Ebbi in tutta regola la vostra dei 17. Xon v'è
modo di potere scrivere come vorrei. Sono continua-
MMCCCXCVIII. — Iiieilita. Jj' iuitografo si conserva nella
raccolta Natliau. Non ha indirizzo. A tergo «li esso, la madre
del Mazzini annotò: «23 aprile 1848.»
(*) 11 Generali non corrispose all'aspettazione del Mazzini.
Infatti, il 10 maggio furono aperte le sottoscrizioni nei registri e
il 29 dello stesso mese usciva il proclama del Governo Provvisorio
di Modena, Reggio, Ginistalln, ecc., con <!ui quelle ])rovincie
136 Kl'ISTOLARIO. [1848]
mente circoiulato da gente: e le piccole cose da fare
sono tante che non so da qiial parte volgermi. Del
resto, anche questo affaccendarsi di visite passerà ;
e vedrò d' ordinar le cose in modo da avere un
po' i)iù di quiete. Le cose vanno qui tant hien que
mal: ma vanno, perch' è scritto che vadano, lo non
posso ora entrare in discussione con voi e cogli amici
intorno alla questione vitale che dovrà decidersi qui :
io non cerco se non che l'espressione della volontà
«lei popolo Lombardo sia lasciata libera, e possa pro-
nunziarsi senza intimidazione da una parte o dall'altra.
Del resto, il chiedermi il sagriflcio d'una convinzione
pel bene dell'Italia è un decidere che chi consiglia
conosce meglio d' ogni altro dov' è il bene d' Italia :
ora, intorno al bene d'Italia, io pure domando il per-
messo d'avere le mie idee. Abbiate voi e il padre
tìducia in me e nella i)urità delle mie intenzioni :
non vi prendete cura di ciò che il mondo dice: non
avrete mai a lagnarvi, spero, -del figliuol vostri».
ltisi)on<1erò all'avv. IJi.xio domani o dopo: (*) e domani
erano « unite iinnuMliataniente a.i»li Stati Sardi, ed a quelle (lua-
liinqne Provincie Italiane, ciie in seguito potessero nnirsi adessi
Stati, all'intento di costitnire nn Regno costituzionale dell'Alta
Italia, sotto la Dinastia della casa di Savoia. » K il 28 giugno
il Sanli, Commissario piemontese, assumeva teredini governative
di quelle Provincie, ricevendole dalle mani di una commissione
della quale il Generali faceva parte. Ved. il Vessillo Ilalinno
del 30 gingno 1848.
(1) SuU'avv. C. L. Kixio ved. la nota allalett. MMCLXXI.
Probabilmente, egli aveva dovuto scrivere al Maz/.ini intorno
alla grave questione della fusione, se non a quella delle elezioni
che erano imminenti in quei giorni, e sulla designazione di lui
a candidato per Genova : al quale intento, il Circolo Nazionale,
del quale il Bixio era presidente, aveva ottenuta l'adesione del
Governo (ved. la nota alle lett. MMCCCXC e MMCCCXCIII);
ma s'è visto che sulla seconda il Mazzini aveva già espresso la
[1848] Ki'isioi.AKU». 137
forse agli amici. Odo die la Lega Italiana sia trasinu-
tata in Pensiero Italiano. Da tutte le parti, anche
da Genova, mi ven*ìono giornali senza ch'io li di
mandi: e perché gli amici non mi mandano almeno
i primi numeri di questo Pensiero Italiano^ Li vedrei
volentieri. (') M'importa giudicare le diverse opinioni
s»uii opinione. È pure probabile che, quando il Circolo Nazionale
di Genova si schierò risolutamente nel partito favorevole alla
creazione del Kegno dell'Alta Italia, avversando cosi le idee
mazziniane, il Bixio, ([uasi a protesta, si dimettesse dalla carica
di presidente, che fu infatti assunta da Cesare Ciibella, seguito
in questo proposito dal seoretario Antonio l>oria, al quale suc-
cedette "Andrea Daneri. Una testimonianza delle sue' opinioni
politiche sono le seguenti }iarole da lui iironunciate quando
<27 aprile 1848) fu eletto Deputato alla prima Legislatura del Tar-
lameiito Subalpino per il quarto circondario di Genova, e lo scru-
tatore anziano proclamò il risultato della votazione: « Io avrei
preferito, conoscendomi non ))ari al nol)ile e difitìcile incarico,
la quiete del mio gabinétto ed il i>aeato arringo del foro, al-
l' abitazione della trii»una. politica. Diversamente piacque ai miei
fratelli, ed alla loro volontà io devo pos[)orre la mia. Serberò
cara e lunga la rimembranza di questi giorni nei quali mi ono-
rsiste dei vostri suffragi, e per certiticarvene la mia sentita
riconoscejiza, tenterò a mio potere di mostrarmi non indegno
concittadino dei buoni, degli industri, dei liberi Genovesi. Forse
dovrei fare la mia professione di fede; ma la credo soverchia.
per<dié la feci nel 1830 e nelle carceii della nostra Torre,
dove ora sventola tinalmente il lieto tricolore vessillo della Ita-
liana indipendenza. Ivi, in mezzo agli sgherri, interrogato da
sgherri, negai l'esistenza d'una congiura, che non era; ma,
non disdissi i veri sensi del libero animo mio, anzi protestai,
che sentiva il bisogno di una provvida legge a intesa della
libertà individuale, e che guarentisse i buoni cittadini dalle insi-
nuazioiii/lei perfidi, e dalle calunnie dei tristi. La mifa professione
di fede è poi la stessa della vostra; amare caldamente la patria,
amare grandemente la Italia, amare immensamente la libertà. »
Ved. il Fensiero Italiano, suppl. al n. del 2 maggio 1848.
(') Sulla Ijef/a Italiana ved. la nota alla lett. MMCCXC.
Il Pensii'ro Italiano continuava col n. 67 la numerazione del
138 Ki'i,sT()r.Ai;i(). [18481
che si producono. Ho piacere molto del ritorno di
(Jaroliiiii jnesso voi. Anche a lei scriverò. Vad(> qui
periodico al quale era succeduto il 18 aprile 1848 ; e la tra-
sformazione era avvertita in un avviso dell' avv. F. Hettiiii,
cosi concepito : « La società proprietaria sta per cambiare anche
il titolo del presente giornale, scegliendone nn altro die più
risponda all' idea progressiva dei tempi. Hino a tal cambiamento
il sottoscritto non potrebbe (irmarsi vero Direttore resjìonsa-
bile ; nonostante, i)er uniformarsi (jnaiito è possibile alla legge
sulla stampa, la dett:i Società lo autori/za a i>reiidernc la qua-
lità. » 11 Bettini cominciò infatti a Urinarsi come Direttore dal
il. del 19 aprile e (irmò pure tutti gli articoli che scrisse ((iiasi
per ogni n. del periodico, usando la sigla lì... A. Il Pensiero
ftaliano ebbe per principali collaboratori F. Alizeii. X. Accame,
che jìoi succedette al Bettini nella direzione, el'avv. \. Federici.
Sia pure che alla sua testa fosse un antico condiscepolo del
Mazzini, del ((iiale rimase sempre amico devoto e fidato, al
punto che, alla morte della madre, fu curatole ilell'assc paterno,
il peiiodico genovese segui la politica giobeitiana. in (|uanto
approvò la formazione di un regno dell'Alta Italia, conside-
randolo come nocciuolo di un fttturo regno d'Italia, augurando
elle Leopoldo II di Toscana potesse presto salire sul trono
d'Austria, e sperando che, dopo il terribile I.") maggio, i Napo-
letani, cacciando lo spergiuro monarca, si sarebbero uniti sotto
lo scettro di Carlo Alberto. Ma è noto che l'anno 1848 fu (| nello
dei contrasti; e il Bettini non parve nutrire intimamente questo
«!oncetto politico. In una lett. a V. Ricci, del 5 aprile 1848, egli
cosi scriveva: « Il nuovo Ministero ha fatto degnamente i primi
passi nella grande questione italiana, 1' ha anzi risoluta nella
parte di maggior importanza ; nell' esito duale <; egli deside-
rabile una Repubblica italiana lombardo-veneta legata alle altre
parti d'Italia mediante una stretta e assoluta confederiizione,
o una fusione di quelli .Stati col Piemonte e Liguria f Ambe le
cose avrebbero dei vantaggi supremi : io propenderei per la prima
— lavori ognuno secondo i suoi mezzi, e lasciamo pòi la solu-
zione a Dio che protegge 1' Italia ed alle nienti che ha poste
a guida dell' opera grande. Fede, tiducia ed ordine — questo
per ora a noi tocca. » Ved. A. Nehi, Catalogo del Musco Civico
del liisorijimcnto di Genova, cit., p. 101.
[1S48] Kl'ISlOI.AKIO. VÒ[*
facendo diverse cose delle <iuali vi purleiò uellii
ventura. Tancioui è qui. (') Ho veduto il giovine
poeta. (^) Avete avuto la nostra Legione di Tarigi
(') Pio Tancioui eiii tornato in Italia nell'ottobre dell' anno
precedente (v^ed. la nota alla letr,. MMCCL); dopo una breve
dimora in Toscana, egli era andato a Uonia in compagnia di
•Scipione Pistrncci, ancli'egli ripatriato, e sembra avesse avnto a
soffrire persecuzioni da parto del Governo Poutiticio, e l'avesse
sofferte proprio quando per la prima volta in esso era rappresen-
tato l'elemento laico. Nella Sjìeravza del 14 febbraio 1848 si leg-
geva: « Il cambiamento ministeriale che ha incominciato a soddi-
sfare il pubblico voto fu seguito ieri da varii arresti politici nella
persona del giovane De Andreis, ed altri che non noniiniauio.
Uno di loro fu dimesso poche ore dojio; e ieri sera speravasi che
seguisse lo stesso del i>rimo. poiché a tutti i buoni spiacevano
queste tristi contingenze. » Nel n. del 19 dello stesso mese era
soggiunto : « Alle carcera/.ioui da noi annunziate nel n. 24, ten-
nero dietro quelle del valente incisore Scipione Pistrucci e di
Pio Tancioui, i (juali furono per tre giorni detenuti nelle car-
ceri di poliziii. ed ora sono tnessi in libertà con ingiunzione
di partire da Roma. » Mentre disitonevasi a tornare a Londfa.
lo sorprese l'insurrezione lomliarda. e si decise di raggiun-
gere il Mazzini a Milano.
(*) Alla notizia, giunta a Genov.a come un fulmine, dell'in-
surrezione milanese era stato convocato il 19 uuirzo un comizio
a! teatro Diurno dell'Acquasola, che durò l»revi istanti, dacché
Goffredo Mameli, salito sul palcoscenico, disse semplicemente :
« Cittadini I A Milano si muore : io e parecchi amici partiauu>
stanotte, per passar donumi il confine : chi vuol esser con noi
faccia lo stesso. » Avvenne poi una scena solenne, poiché centinaia
di volontari si ascrissero sul)ito alia compagnia che doveva con-
durre il ventunenne poeta ; e il comizio si sciolse. Il giorno
dopo, il Mameli raggiungeva alla Cava Nino Bi.Vio, partito già
il 18, e veniva acclamato comandante della compagnia geno-
vese che s'intitolava dal Mazzini. Prima di varcare il Mincio,
egli era stato chiauuito a. Milano dal suo concittadino ; colà ri-
mase po(;hi giorni, tornaiulo al campo con incarichi del Go-
verno Provvisorio della Lombardia. Ved. G. Mamkm. Scritli
''tìili >• iìu-dili, cit., ]»p. 32-34.
140 KFISTOI.AKIO. [1848]
in Genova. (^) Sono ora inquieto pel silenzio assoluto
intorno a Cxaribaldi. (-) Scrivete al Signor Pietro Giu-
(1) Ved. la nota alla lett. MMCCCCII.
(*) Silenzio assoluto iutonio a Garibaldi non si poteva
veramente dire. La Concordia, tino dal ti marzo 1848, dando
notizia che la famiglia di Ini era giunta a Nizza (ved. il Pro-
tocollo della Giovine Italia, voi. VI, p. 335), aggiungeva :
«Vuoisi pure che in breve sarà in Roma 1' uomo che da lungi
fu spesso argomento delle nostre parole, l'intrepido guer-
riero, presto ad operare il senno ed il braccio a prò' della sua
terra che ora è ben degna di averlo n figlio e difensore, e che
certamente e' affretterà di liberamente accoglierlo, poiché senza
di esso sarebbe incompiitta la sua esultanza. » Nel n. dell' 8
<lello stesso mese inseriva una corrispondenza da Genova in
data del .5, nella (piale si ritenev;i « che fra un mese poie^ise
giungere Garibaldi con duecento prodi Italiani della legione di
Montevideo; » e si aggiungeva: « Quelli degli Italiani di colà
che bramano litornare per offrire il loro braccio alla santa
causa della liberazione della patria dagli stranieri sono da
ottocento, ma non partiranno sino ad ora per mancanza di
mezzi necessiirii a. sostenere le spese del viaggio, ad onta che
molti loro fratelli colà abbiano fatti sagrificii per soccorrerli. »
Con ciò, la Concordia intendeva di far cenno di qnella circo-
lare, in data 7 dicembre 1847, divulgata a Montevideo « dalla
Comnussione creata per la fornnizione del fondo nazionale ita-
liano, » col quale fronteggiar le spese occorrenti al viiiggio
dei legionari, che il periodico inserì ]toi nel n. del 9 marzo.
Di piti, nel n. successivo, dava la notizia della partenza
da Montevideo del « prode Garibaldi. » disposto a torn.'tre in
Italia « con 200 de' suoi legionari, » affermando che « il basti-
mento che li trasportava era stato noleggiato a spese dei Liguri
e di altri Italiani residenti in detta città. » Notizia, come si
«a, preniiitura, poiché è noto che Garibaldi parti da ^ionte-
video il 15 aprile ; e sempre sullo stesso argomento, nel n. del
27 marzo, lo stesso giorno in cui Carlo Alberto varcava il
Ticino, la Concordia si riteneva in grado di « accertare che
il prode Garibaldi era stato invitato dal Governo di S. M.
a recarsi ne' Regi Stati, ove gli era xtato preparato un posto
distinto nell' armata. » Non meno inesatta era infine la notizia,
I
[1848] KriSToi.AKK). 141
lio Speran/a, e basterà. Addio ; abbracciate la so-
rella: dite tante cose ad Andrea; al padre e a voi
tutto l'anìore i)ossil)ile «lei
vostro
(ilUSEPPE.
MMCCCXClX.
AI RKDATroui DELLA Voce del Popolo, (li Milano.
[Milano], 24 aprile [1848].
Voi mi richiedete di collaborazione e di consiglio
fraterno, ed il darò 1' una e l' altro volonteroso. Posso
data nel n. del 13 aprile, che 1' esule nizzardo tìuo dal 20 marzo
8i sarebbe imbarcato sul Bifronte « con nu' eletta di 25 nomini
bene armati ed equipaggiati, » e clie la nave « doA'eva avviarsi
a Civitavecchia. »
MMCCCXCIX. — Piibbl. nella Voce del Popolo di Milano,
n. 34, del 26 aprile 1848. — La Voce del Popolo era venuta a luce
il 26 marzo 1848, ad un tempo col 22 Marzo, presso la tipo-
grafia Maniui. Aveva per motti, collocati uno sopra e 1' altro
sotto il titolo : Italia Libera, W. Pio IX e Vox Populi, Vot
Dei. Il primo però scomparve lino dal n. 32 del 26 aprile 1848,
cioè tre giorni innanzi a quello della infelice allocuzione,
« sostituito con l'altro: Libertà, Eguaglianza, Unità Nazionale,
Fratellanza, Associazione. Con quel n. la Voce del Popolo cam-
biò pure di tipogralia, che fu quella del Pagnoni, in Con-
trada di San Zeno, e aumentò di poco il formato, che tut-
tavia fu sempre di modeste proporzioni, appena la metà di
quello de' suoi confratelli, il 22 Marzo e la Gazzetta di Mi-
lano. Se ne pubblicarono 123 nn., durati fino al 29 luglio 1848,
i quali recarono sempre la lirma dei « Redattori responsabili
Romolo Grififini — dott. Pietro Maestri, » ad eccezione del-
l'ultimo, iirniato dal primo di essi, e vi si dichiarò che «at-
tesa la nuova funzione assunta dal Dott. Pietro Maestri, »
112 Ki'isTor.AiMO. |lf<48|
iìisporre di pochissimo tempo; e anche questo temo
mi sarà tolto quando, come intendo fra breve, avrò
qui stabilito un Giornale (ìeW Associo sione N'azionale
Italiatm. (') Procaccerò nondimeno di scrivere tratto
chiauiato a far parte il «rionio innaiizì del Comitato di Pub-
blica Difesa, egli cessava dalla redazione del periodico « perché
non venisse ad assumere veste ufficiale. » Nel n. già cit. del
26 ivprile la Foce del Popolo recava anche 1' elenco dei « colla-
boratori ordinari: » Antonio Allievi, Salvatori Bachi, Camillo
Cacciatori, Carlo Gorini, Antonio Mora. Lnigi Riboni, Emilio
Visconti Venosta e Gaetano Znccoli, alcuni pei quali fecero poi
parte anche delia redazione (ÌeW H alia del Popolo ; fu 1' oi*gano
del partito repubblicano unitario milapese, e quindi combatté
il decreto di fusione del 12 maggio, che giudicò « infausto, »
inserendo e lodando la protesta m.nzziniana contro di esso, sia
puro riprovando il tumulto del 29 maggio. Dopo di avere inserita
la lett. del Mazzini, la Foce del Popolo, oltre alla protesta,
pubblicò di lui un « estratto da un opuscolo intitolato ai Lom-
Ijardi » nel n. del 28 aprile; e in quello del 3 maggio recensì
in un lungo articolo 1' ediz. luganese degli Sortiti letterari
di H» Italiano rireute, venuti a luce alla fine dell' anno prece-
dente, nella (|uale aveva avuta tanta parte il Maestri. Ma forse
<lebbono assegnarsi al Mazzini alcuni altri artt. che furon dati
anonimi, i quali saranno accolti in un prossimo voi. di scritti
politici dell' ediz. nazionale.
(') 1j' Ilidia del Popolo, Giornale dell' Associazione Nazionale
Italiana, cominciò a pubblicarsi il 20 nujggio 1848, quando da
otto giorni era stato approvato l'atto di fusione che ronijieva
la neutralità, se non l'accordo, tra il Mazzini e i membri del Go-
verno Provvisorio Centrale di Lombardia. Già da qualche giorno
prima era uscito il programma del periodico, che firmarono,
insieme col Mazzini, Salvatore Bachi, Achille Barozzi, Riccardo
Ceroni, Filippo De Boni, Enrico Gallardi, Romolo Griffini, Lizabe
Kutfoni, Pietro Maestri, Alessandro Pesce, Ercole Porro, Giuseppe
Ile vere, Carlo Tenca ed Emilio Visconti Venosta. Fino al n. 22 del-
l'il g\[}gno V Italia del Popolo fu stampata nella tipografia di
Pietro Agnelli; col n. successivo, ingrandito un po' il formato,
cambiò di tipografia, che fu quella della Concordia, di A . Arzione,
[1848] Ki'isTOi.AHio. 143
tratto, e offerirvi qualche articoluccio, a testiino-
niauza. non foss' altro, dell'affetto che a voi mi lepi
e di fede concorde. La vostra bandiera è pure la
mia. Per voi come per me le due sante parole Dio
e il Popolo riassumono tutta una credenza d' affratella-
mento della religione colla politica, di legge morale
divina, dì sovranità nazionale sola e progressiva inter-
prete di questa legge, d'eguaglianza fraterna evan-
gelica, di libertà universale, d'associazione consentita
a raggiungere ordinatamente e rapidamente l'intento
comune, d'educazione, d'amore, e innanzi tutto —
necessità primordiale e suprema — di patria una e
indipendente, che da omai vent'auni ho predicata
come meglio ho i)otuto e che di certo non tradirò
or che tempo e dolore e lunga meditazione ed eventi
profetici d'un' era nuova T hanno riconsecrata nel
l'anima mia. Abbiatemi
vostro
Gius. Mazzini.
MMCCOC.
A Nicor.A Fabuizi, ;i Modenn
[Miliino], 25 aprile [1848].
Caro Nicola,
Kii'evo tardi l'avviso che mi dice di scriverti a
Modena: ma scrivo. Due linee in fretta, perché mi
e dal II. 28 del 17 giugno Gin8ep])e Kevere si firmò « per la reda-
zione. » Il periodico durò ininterrottamente fino al 3 agosto 1848;
V fn uno dei meglio composti in Italia.
MMCCCC. — Pnbbl. da A, Akzano. L'arrivo della legione
AntOìiini in Italia (in Memorie storiche militari, Città di Castello,
144 KPi.siOi.Aiiio. [1848]
inaucii il tempo. Panni che tu dovresti esser qui,
nou foss' altro per pochi giorni : bisogna assolutauieute
che e' intendiamo. Qui v' è intrigo, pasticcio orribile ;
ma tant'e tanto si va: ed abbiamo chanaes. Nou in-
tendo nulla di Sicilia; né della febbre che liaiino di
avere un re travicello ;(^) né di jNFodena, né d'altro.
1912, fase. IV, p. 511). L' autografo si coii.si'iva nel Mumo del
Itisoiginieuto di Milauo. Nou lui indirizzo.
(') Il 13 aprile 1848 il Pailameuto hìcìIì.mio aveva dichia-
rato Ferdinando di lìorboiie e la sua dinastia « per sempre
decaduti dal trono di l^icilia. » Aveva pure decretato : « La
.Sicilia si reggerà a Governo Costitnzionale, e chiamerà al trono
un principe italiano dopo che avrà riformato il suo Statuto. »
In quel giorno solenne. G. La Farina aveva pronunziato alla
« Camera dei Comuni » un forte discorso ; dichiaratosi per la
decadenza dei IJorboni. e i>ro8i)cttato che la scelta del prin-
cipe italiano non avrebbe potuto farsi se non nelle due famiglie
di Toscana e di Savoia, aveva detto che alla x)riina non era
il caso di pensare, jtoiché in quei giorni era avvenuta la « ina-
spettata e insperata rivoluzione viennese, durante la «luale si
era vociferata la possibilità che il Grandnca di Toscana potesse
occupare il trono absbiiighese, » onde si sarebbe avuto « a prin-
cipe un figlio dell' imperator d'Austria. » In quanto alia seconda,
il La Farina aveva osservato : « Se la monarchia costituzio-
nale piemontese si estendesse sul Lombardo-Veneto, essa acqui-
sterebbe una enorme preponderanza non solo per le forze mate-
riali, uja per la posizione geografica: l'Italia sarebbe ricinta
dalla doppia catena delle Alpi e del nuovo Stato. Questa pre-
l)onderauza sarebbe enorme se il Piemonte potesse ac<iuistare
la Sicilia; terrebbe l'Italia ai due estremi; terrebbe in mano
il Mediterraneo ; vantaggio per la nazionalità ; danno e i)eri-
glio per la libertà ; non bisogna sagriticare 1' una cosa per
l'altra, imperocché 1' Italia tende ad essere nazione libera ed
indipendente. » Consigliava quindi di soprassedere alla scelta
di un principe e di una forma definitiva di Governo, lasciando
all'avvenire di decidere se la Sicilia « dovesse essere uno Stato
costituzionale sotto un principe italiano, ovvero se la Provvi-
denza sorridesse all' Italia una repubblica ; » e tanto più lo
[1848J Krisror.Aitio. 145
A ^Modena, se puoi prevalere perclié rimaugauo nel
provvisorio Huo alia «lecisioiie di qui, e non pregiu-
dichino la questione, sarà molto. Noi siaui ora V unico
partito legale: P uni<;o che insista sul rimettersi la
decisione finita la guerra. Saluta Paolo ; e digli che
non ho potuto rispondergli; che d'altra parte io non
ho qui né carte, né libri, e non poteva sommini-
strargli ciò eh' egli chiedeva. (') Se vieni, io abito Borgo
Spesso, casa Kosales, n. 1355. A (renova, gl'intrighi
consigliava, in «[iianto tutti saiievano che in Italia esisteva
« U11 partito grande, potente e nelle cui mani era l'avvenire;
un partito unitario, salve le libertà locali. » che si sarebbe
manifestato « colle splendide vittorie, » come tino allora si
era « manifestato co' grandi sacrilici e co' solenni martiri »
(ved. l'Alba del 21 aprile 1848). Anche al La Masa apparve
affrettata quella decisione. « Entrando io alla Camera dei Comuni
— scriveva due anni dopo — nel centro delle discussioni appresi
«[uella nuova, e chiesi la parola per combattere la mena mini-
steriale. Nicola Fabrizi chiamavami sull'entrare deliii Camera
e dimostravami la sua avversione a quel decreto. 11 presidente
tagliava la discussione, e la Camera passava tosto alla mac-
chinata decisione sulla, decadenza del Borbone, che fu accolta
con patrio delirio dalla ringhiera. Il presidente in quell'istante
medesimo progettava alla votazione il decreto, non già sulla
sola decadenza del Borbone, ma sulla forma definitiva del
governo. » G. La Masa, Documenti della rivoluzione siciliana del
1847-1849 in rapporto alV Italia', 'l'orino, tip. Ferrerò e
Franco, 1850, p. 229. Fu per queste ragioni che N. Fabrizi si
affrettò a raggiungere Modena, e di là trasferirsi a Venezia.
(') Il Governo Provvisorio di Modena, sul quale ved. il
Protocollo della Giovine Italia, voi. VI, pp. 341-343, aveva ii>
«juei giorni inviato al campo di Carlo Alberto, a Volta, Giuseppe
Tirelli in qualità di suo incaricato d' affari, e preparavasi a
quella fusione immediata col Piemonte, per la quale ved. la nota
.alla lett. MMCCCXCVII. Sull'azione del partito contrario alla
fusione, in cui aveva preponderanza Paolo Fabrizi, ved.
D. Bianchi, I Ducati Estensi dall' a. 1815 all' a. 1850; Torino,.
8oc. Editr. Italiana, MDCCCLII, voi. II, p. 106 e segg.
Mazzini, Scritti, ecc.. voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). 10
146
Kl'ISTOr.AIilO.
[1^181
monarchici vuu no a tale ch'escono minacce di vita.
Addio: ama il .
tuo
(tIUSEPPE.
MMCCCCI.
Ai.i.A Madrk. a Genova.
[Milano]. 26 Jiprile 1848.
Mia cara madre.
Due linee appena. Ho ricevut(> la vostra. Non pen-
sate alle ciarle dei caffè. Son reazioni senza senso
€he passeranno. Rassicuratevi sul conto mio. Fidate
in me, nella mia prudenza, e ne' miei amici. Vivete
tranquilli, ve ne scongiuro. Allarmi, siffatti sono cose
da nulla. Abbiamo da provvedere a ben altro. Udine
è presa dagli Austriaci; colpa dell'inerzia militare
del Governo e del Liberatore. Fui chiamato iersera
dal Governo e ho proposto una serie di misure: se
saranno adottate, tutto sarà salvato. Vi terrò a
giorno. (') Un abbraccio al padre. Amate sempre il
vostro
Giuseppe.
MMCCCCI. — luedita. L' autografo si conserva nella rac-
colta Natbau. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del
Mazzini annotò: «26 aprile 1848. »
(*) Udine era caduta in mano degli Austriaci il 22 aprile 1848,
e fu detto in quei nionieuti (ved. la lett. di F. Dall' Ongaro da
Treviso, 28 aprile, nel S2 Marzo del 7 maggio 1848) « per tradi-
mento del Vescovo e del Comitato, » mentre invece ved. V. Mar-
chesi, Storia documentata della riroluziove e della difesa di Venezia
negli anni 1848-'49, tratta da fonti italiane ed austriache : Ve-
{1848] KU'isroi.Aino. 147
MMC'CXX'II.
AI. DiiJKTTORK della Concordia.
Miliiiu., 27 aprile 1848.
Signore.
In alcune linee inserite nel vostro numero del
•Jo aprile e segnate Carteggio è parlato della banda
MMCCCCII. — Pnbbl. nella Concordia eli Torino, n. 104
<lel 29 aprile 1848, e di là nel es Marzo e imW Alba del
3 maggio 1848. lutine, accolta dal Mazzini in 8. E. /., voi. VII,
pp. 166-167.
uezia, Istituto Veneto d'Arti grafiche, s. a., p. 171. « La nuova
della caduta di Udine — scriveva pili tardi il Mazzini nei Cenni e
documenti intorno all' instirrezione lombarda e alla guerra regia
del 1848, neW Italia del Popolo di Losanna, voi. II, pp. 20-21 —
aveva colpito gii animi di terrore. Fui chiamato a mezzanotte al
Governo e trovai convocati parecchi altri influenti repubblicani.
Bisognava, dicevano i governanti, suscitare il paese, avviarlo a
sforzi tremendi, chiamarlo a salvarsi con forze proprie — e chie-
devano additassimo il come. Scrissi sopra un brano di carta
parecchie tra le cose eh' io credeva opportune a raggiunger
l'intento, ma dichiarando che riescirebbero inefficaci tutte se il
Governo ne assumesse l'esecuzione. ' Dio solo, dissi, può spegnere
« risuscitare. Il vostro Governo è screditato e meritamente. Il
vostro Governo ha oprato tìnora a sopir 1' entusiasmo, a creare
«olla menzogna una fiducia fatale. E voi non potete sorgere a un
tratto predicatori di crociata e guerra di popolo senza diftbu-
dere nelle moltitudini il grido funesto di tradimeìito. A cose
nuove nomini nuovi. Io non vi chiedo dimissioni che oggi
sarebbero fuga. Scegliete tre uomini, monarchici o repubblicani
non monta, che sappiano e vogliano e siano se non amati, non
disprezzati dal popolo. Commettete ad essi, sotto pretesto delle
sovercliie vostre faccende o d' altro, ogni cura, ogni autorità
per le cose di guerra. Da essi enumino domani gli atti ch'io
148 KPi.sioi.AUio. [1848|
adoperai male intenzionati, provenienti di Friincia. e
scesi, credo, il di dopo in (lenova per avviarsi qui
dove si combatte la guerra dell' Indii)endenza. L;l
banda male intenzionata è una legione d' Italiani «he
vi jjiopoiigo. Intorno ad essi noi tutti ci stiingercnio e staremo
nialltnaclori del popolo. ' Tra le cose che si proponevano era la
leva della totalità delle oincine classi quando al Govern<i pareva
«overchia la leva dello prime tre e ne indugiava la eon voca-
zione al tinire d'agosto, perché i conladini polensero «llendere
pacìficamente al ricolto. E rispondevano la bestemmia che i
contadini erano auglriaci d'animo e di tendenze: i poveri con-
tadini delle prime due classi tumultuavano intanto contro i
chirurghi ohe ne respingevano alcuni siccome inetti al servizio»
Io insisteva perché almeno si rifacesse nini chiamata ai volon-
tari e mi poneva mallevadore, certo che l'esempio sarchile
seguito in ogni città per la formazione d' una legione di mille
volontari a Milano, purché mi fosse concesso d' affiggere un
invito e sottoscrivere primo il mio nome. K partiva applaudito e
con promessa d'assenso. Due giorni dopo, l'assenso dell' arruola-
mento dei volontari era rivocato. E «iiiaiito al Comitatodi guerra,
fu trasformato in Comitato di difesa pel Veneto e subito dopo
in Commissione di soccorsi al Veneto composta di membri del
Governo, e tinalmente in nulla. Il Segretario faccendiei'e di Carlo
Alberto, Castagnette, aveva detto : ' che al re non piaceva di
trovarsi un esercito di nemici alle spalle. ' » È certo, e se ne vedrà
la documentazione in appresso, che i volontari furono sempre te-
nuti in sospetto dal Governo piemontese, che pili volte avversò i
propositi dei capi e fu riluttante per un' azione concorde nelle^
operazioni di guerra; e questo stesso concetto nudrirono alcuni
membri del Governo Provvisorio Centrale di Lombardia. Proprio-
in quei giorni della resa di Udine e della proposta fatta dal
Mazzini, G. Casati scriveva (25 aprile 1848) al conte di Casta-
gnette; «Noi non possiamo aggiungere forze, giacché non si
potrebbero riunire che corpi Franchi e questi non sono certa-
mente aggraditi. Se si volessero uomini armati, potrennno man-
darne nn buon numero, ma questo, al dire dello stesso Mini-
stro [G. di CoUegno], imbarazzerebbe l'armata, piuttosto che
aiutarla. » Casati-Castagnetto, Carteggio, cit., p. 72. Ii infine
da avvertire che quando, più tardi, Antonio Casati, tiglio dell'ex
[184SJ K,n!STOF,AiU(». 149
all'auuuiizio ricevuto in terra straniera dell'insurre-
zione lombarda decisero raggiungere in ogni modo
i combattenti la guerra santa. (') Il danaro indispensa-
bile per la mobilizzazione del corpo fu raccolto dal-
Presidente del Governo Provvisorio, pubblicò il suo libro: ^i-
ìaiio, e i principi di Savoja (Torino, 1853), nel qnale, fra le molte
ingiurie all'indirizzo del Mazzini, era affermato ch'egli si
fosse fatto « ardito lino a chiedere licenza al Governo di for-
marsi mi battaglione d'armati, » l'esule credette opportuno di
rettiticare quell'asserzione; e nell' /<aha e Popolo di Genova
dell' 8 giugno 1853 faceva inserire una sua lett., nella quale
si leggeva : « Non è vero eh' io mi facessi ardito finora a chie-
dere al Governo di formarmi un battaglione d' armati. È vero
che, chiamalo, dopo la caduta d' Udine, dal gov^erno impaurito,
«• richiesto d' indicare modi perché si risuscitasse 1' entusiasmo
del popolo; e si confondessero tutti gli elementi in un solo
pensiero, proposi, accertando che l'esempio sarebbe seguito
nelle altre città, e che repubblicani e regii si confondessero
nell'azione, che mi si concedesse facoltà di pubblicare una
chiamata ai giovani di parte nostra ; e promisi che io darei,
iscrivendomi primo, mille combattenti al governo, i quali obbe-
direbbero a chi dirigeva la guerra, purché si concedesse ad essi
di scegliere, per via d'elezione e lino ad nii certo grado, i
loro ufficiali. È vero che la proposta, accolta con favore ed
espressioni d'animo grato, fu, dopo parecchi .giorni di tergi-
versazioni gesuitiche, e per cenno di (|ualche faccendiere di
corte, disdetta. »
(*) Le vicende della legione di esuli italiani venuti di
Francia al comando del colonn. G. Antonini costituirono uno
dei tanti dolorosi episodi di quelle lotte politiche che si svol-
sero in Italia e che non furono tra le minori cause dell' esito
disgraziato della prima guerra dell'indipendenza italiana. Par-
tendo da Parigi il 1» aprile 1848. il Mazzini aveva commesso ai
membri del Comitato dell'Associazicme Nazionale Italiana il com-
pito di preparare le sottoscrizioni degli esuli per formar la le-
gione che doveva venire in Italia e cooperare alla cacciata degli
Austriaci. Il 3 aprile si era tenuta un'adunanza di 1800 esuli In
cui, su ))roposta di Lizabe Ruffonl, segretario del Comitato, oltre
ad approvare un « indirizzo al popoli italiani, invititndoli
150 Kl'ISTOI.ARIO. [1848}
VAsHociazione Nazionale Italiana alla quale lo pre-
8Ìe<lo: e il cui ])roorainnia ripubblicato da più tjiornali
d'Italia e approvato dalla vostra censura, non espresse
a proclamare il sig. Lamartine cittiidino Italiano, » !?i era
« li.soluto che una colonna <lei primi volontari narebbc iiartita
per 1' Italia il giorno dopo e che altre colonne sarebbero sef/uile, »
non appena raccolti i «danari occorrenti.» Fin d'allora si
deciderà di affidare il comando della legione « al colonnello
Antonini, antico soldato dell' Impero » (ved. la Patria del
12 aprile 1848), mentre Celeste Menotti doveva assiiniere le
fnnzioni di « commissario civile.» Intanto, erano stato numerose
le oflerte di danaro: un conte Knsconi aveva date 1.500 lire;
il tenore Mario di Candia, 500; altrettante Giulia Grisi e un
«mercante italiano;» 100 ne avevsi ott'erte l'altro cantante
Lablache, 1.900 erano state raccolte tra « varii Italiani » (ved.
la Voce del Popolo del 12 e la Patria del 26 aprile 1848) ; e per
altre nobili gare di offerte, la nota alla lett. MMCCCLXXVIII) ;
le quali offerte erano andate a ingrossar quel Fondo Nazio-
nale che si ?* visto con quanta tenacia il Mazzini nei mesi ])re-
cedenti aveva promosso in Inghilterra e in Francia. La legione,
che uno storico suo non Ijenevolo (A. Akzano, L' arriro della
legione Jntoiiini in Italia, cit.. p. 514) afferma che « fosse misera-
mente equipaggiata, » partita l'S aprile in ferrovia da Parigi,
e da Bruges in poi a piedi, era giunta a Lione il 18. Colà,
la colonna si era ingrossata di quegli esnii che tino dal 27 marzo
avevano dichiarato di volersi mettere in relazione con l'Asso-
ciazione Nazionale Italiana per avere i mezzi di venire anch'essi a
combattere in Italia(ved. il Protocollo della Giovine Italia , voi. VI,
p.366) e altrettanto si era verificato a Marsiglia, dove la legione
era giunta il 24, scendendo per il Rodano su imbarcazioni. Se-
condo 1' affermazione di giornali genovesi, durante la traver-
sata di Francia la legione italiana avrebbe proceduto al canto
della Marsigliese, e con grida di vira la Repubblica, e quindi
era grande la preoccupazione a Genova per il suo arrivo.
La Gazzetta di Genova del 24 aprile 1848 scriveva infatti che
se quella « banda » giungeva « per muovere in Lombardia ad
aiutare i nostri fratelli e scacciare dall' Italia il dominatore
austriaco, » era la « benvenuta ; » ma se « avesse avuto l'animo
occupato da pensieri demagogici, » doveva sapere che avrebbe
1
[1848] Krisioi.Aiuo. 151
altro simbolo fuorché P iiidipeudenza e l'uuiftcazioiie
(IMtalin. Dall'Associazione esciiouo i capi della le-
jjioue e le nonne regolatrici della mossa, il cnpo che
fatto « invano sue prove in un paese, dove il popolo seulira
pili che mai il bisogno di rimanere unito al Principe valoroso
che combatteea per l'indipendenza d'Italia e dove era cuore e
coraggio per imitare l'esempio dell'eroica Chambéry. » Anche
la Patria (n. del 26 aprile 1848) si preoccupava delle inten-
zioni di quei malaugurati esuli { tuttavia, scriveva di ci)nfi-
dare « nel senno e nel sincero amor di ^latria di chi dirigerà
qne' generosi per dubitare pure di non vedere moditicato ogni
preconcetto disegno che non tendesse a consolidare il meravi-
glioso accordo che regnava tra tutti gli ordini degli Stati in
Italia. » Come fosse corsa la voce che la legione di esuli venisse
in Italia con intenzioni diverse da quelle che l'animavano,
s' ignora; eppure, gran parte dei periodici avevano pubblicato
il nobile manifesto del commissario civile C. Menotti, in cui
era detto che « gli uomini dell'Associazione nazionale altro non
«hit decano a' loro fratelli che d'entrar partecipi dei loro affetti,
delle loro dottrine, delle battaglie, delle glorie e dei pericoli; »
che « intendimento » dell'Associazionale Nazionale era di « ser-
vire la patria con la spada, con l'intelletto, con la parola, in
lei e per lei vivere, pensare e operare ; » che suo « dolce premio »
era <|uello di adoperare tutte le sue forze per « rinnovare la
Hcliiatra italiana, convertirla in nazione, farla una, grande,
possente, eterna, degna della santità del Campidoglio e della
Croce. » E il manifesto conchiudeva con un evviva all'Italia
e a Pio IX. Comunque, la legione italiana, che era salpata da
Marsiglia sul Caire, non appena giunta nel jìorto di Genova
(24 aprile), ebbe a risentire le prime ostilità del Governo pie-
montese. Una corrispondenza del giorno successivo da quella
città al Risorgimento (u. del 27 aprile 1848) riferiva infatti :
« Ieri giunse l' aspettato vapore da Marsiglia con 450 o 500 volon-
tari italiani, savoiardi e probabilmente qualche francese, che
il Governatore sopra alcuni rapporti che fossero repubblicani
non ha voluto ieri sera sbarcassero, malgrado la parola d'onore
in contrario del loro condottiere Antonini, per evitare disor-
dini in città, tanto più dio la popolazione e la guardia nazio-
nale avversa alle idee di repnbblicanismo, era disposta a rice-
152 KPIHTOI.AHIO. [1848]
hi dilige è il generale Antonini, incanutito nelle
guerre di Francia e della Polonia.
La mossa fu preceduta da un indirizzo della le-
gione ai loro fratelli italiani, clie fu reso pubblico in
parecchi giornali, forse nel vostro, e che avrebbe
verli niiiliiiiHMitt'. Devono (sltiircare oggi alla Lanterna e saranuo
avviati in Lombardia, scortati e senz'armi, le quali verratino
loro riconsegnate ai confini. » li Mazzini non avrebbe certamente
confutato il corrispondente d' un giornale che gli era notoria-
mente avverso ; lo fece invece con la Concordia, diretta da
chi negli anni precedenti era stato con lui in relazione (ved. la
nota alla iett. MMCLXXX), e che nel n. del 25 aprile, prima
ancora che la nave «he recava la legione fosse avvistata
nelle aerane di Genova, ])nbblicava una corrispondenza ancor
più contraria agli esuli che non quella del Risorgimento. Ac-
cennava al prossimo arrivo degli « operai male intenzionati ; »
a quello di « otto individui che la voce generale segnalava
per l'antiguardo della l>anda smldetta — per esplorare se
il terreno era favorevolmente preparato jier accogliere la
banda, » aggiungendo che « quegli individui arrehhero dorato
essere disingannati udendo dire che il popolo genovese
era parato a riceverli colle punte delle baionette ; » «he « il
brick da guerra Daino ed alcune cannoniere si erano anco-
rate al largo del j>orto per operare di concerto in caso che
•inegli sconsigliati tentassero di mandare ad effetto il loro disegno
di proclamare la repubblica.» Infine, conchiudeva: «ft bene
che ciò si sappia ovunque. » Già la direzione della Concordia
aveva compreso quanto fosse ingenerosa quella corrispondenza.
e nei un. del 26 e 28 aprile nobilmente rettificava le maligne
insinuazioni ; di più, accogliendo la Iett. del Mazzini, la faceva
precedei-e dalla seguente dichiarazione, firmata La Direzione :
« Ci facciamo un dovere di pubblicare la seguente lettera
direttaci dall' illustre Mazzini per richiamare la nostra atten-
zione sopra alcune linee inserite nel n. del 25 aprile della
Concordia, segnate Carteggio, ove si dice : Finora non conqìor-
vero [a Genova] le navi che, dicesi, hanno a bordo la banda di
800 operai male intemionati. È chiaro, dalla parola dicesi, che
il nostro corrispondente accennava ad un vago rumore e nulla
[184>!] KPiSTor.AiMo. 153
dovuto meritare agli uomini che lo dettarono risposta
fraterna anzi diversa dalle misere calunnie diftuse da
non so chi, e che mi pesa vedere riprodotte nel vostro
giornale. La legione tu accolta in Genova con appa-
rato (li precauzioni governative, e quel che è peggio
con tale una freddezza dalla ingannata popolazione
Itili. Nel 11. seijuentc la prima frase fu subito corretta in questo
modo : La legione che si anpetlava da Mainiglia è giunta in questo
porto recando amicheroli disposizioni, Finalinente nel n. 28 stam-
pammo le seguenti parole tlel nostro corrispondente : Da piil
precise informazioni pare si rilevi che i riscontri arati dal Governo
da qualche console sulle iìiteuzioui della nota banda giunta di Fran-
cia non fossero esatti. Essa non è un' accozzaglia, come dicevasi,
di facinorosi, ma sihbenf una riunione d' individui che caldi d'amore
per V Italia corrono a ingrossare la santa crociala che deve scacciar
lo straniero dalle terre lombarde. Lasciamo ora die Mazzini renda
alla lej;ione ed al prode suo comaTidaiite la debita giustizia;
noi, cui sono noti i dolori, le prodezze, il patrio amore del-
l'Antonini, vi aderiamo pienamente e facciamo plauso da lungi
a quel drappello di forti. Non che sconoscere, noi fummo sempre
i primi a rivelare, ovuiuine ci apparvero, il coraggio e il genio
italiano, le italiche glorie e sventure. Essi fiiroiio e sono gran
parte de' nostri affetti, de' nostri pensieri. Chi può dunque
non venerare i nostri martiri del patibolo, dell'esilio e delle
prigioni f le anime eroiche che serbarono viva in ogni tempo
la fede italiana, e a cui si deve in gran parte il prodigio
de' nostri giorni f Qualunque sieno le nostre opinioni sulle
presenti condizioni della patria, noi tenemmo e terremo sempre
conto della vera e provata democrazia, come non facciamo gran
caso di <|uella menzognera o frivola o puerile sorta ieri dopo
la vittoria. Noi apprezzeremo sempre il carattere, 1' ingegno,
rojiinione di Mazzini, del sommo Italiano che tanto sofferse e
operò ])er l'Italia ; sebbene non possiamoa meiiodi far voti perché
nelle attuali circostanze si niiisca a noi che abbiamo comuni
con esso, ci si conceda di dirlo, la rettitudine delle intenzioni
e la grandezza dello .scopo finale, che è l'unità dell'Italia
indipendente e libera. » Per le vicende successive della Legione
italiana, ved. le note alle lett. MMCCCCV e MMCCCCXYII.
154 Kl'lSTOLAlMO. [1848|
genovese, die dev'essere statii punta mortale al cuore
«l'uomini «;he accorrevano a «lare il sangue i)er la
l)atria loro, e molti dei «juali s'eran») preparati a
missione sittatta con lunglii anni «l'esilio e i);itimenti
virilmente in«!ontrati.
È duro il discendere do[)«) lunga assenza, e col
j)alpito di chi cerca e merita amore, sulla propria
terra, e in«!ontrjirvi calunnie e mina«;ce, ri<licole, è
vero, di baionette. È duro l'accorrere lietamente, in
nome «l'Italia, ad aft'rontare le palle austriache per
la libertà del paese, e trovarsi ad un tratto tra \olti
ditlìdenti ed irosi, tra gente «die accusa hi parola e
il silenzio d^ ingratitmìine e «l'anarchia. Poco importa
del resto. Oli uomini devoti a un'i«lea non aspettano
contorti se non dalla propria coscienza e dii Dio —
ma, stiiuan«lovi come io vi stimo, ho sentito neces-
sità prepotente di richiamare la vostra attenzione
sul carteggio de' vostri corrisponjlenti «li (lenova,
perché le colonne della Concordia non si contaminino
di ben altre ingratitudini che non quella di che s'ac-
cusano in oggi, per nuova moda, uomini «die hanno
lungamente amato, patito, operato, quand'altri taceva^
per la patria loro, uni«}amente perché non rinega ad
un tratto le <;redenze maturate per vent'anni di studi
e «l' esilio.
(tIuseppk Mazzini.
[1848] KiMSToi.AKU). 155
MMCCCUIII.
AI. GKX. Giacomo Filippo Dk Mkestkij, a Lugaiic».
[Milano, 1» maggio 1848].
Cai'issiino <>eiierjile,
Ti scrivo una linea: non ho tempo per altro ora:
ma ti scriverò prcKsto, appena potrò darti qualclie
risaltato pratico dell'opera mia. Ebbi dall'amico Cliia-
liva (') l'articolo; lo diedi al I)r. Carta, eccellente
repnb])licano (") che s'incaricò di pubblicarlo in alcuni
MMCCCCIII. — Piibl.l. (la A. Monti. Uh dramma fra gli
usali, con docamenti inediti e la hihlioy rafia delle edizioni di Capolac/o;
Milano, Cadtleo, 1921, pp. 18-19. Qui si riscontra sull'auto-
grafo, conservato nel Museo del Risorgimento di Milatio. A tergo
di esso, di pugno del Mazzini, sta l'indirizzo: «Generale
De Meester, Lugano. » Sempre a tergo, forse di carattere del
De Meester, è annotato: « Ricevuto il 3 maggio. Giuseppe Maz-
zini, Milano, 1" maggio 1848. liicevuti il 3 detto. Scritto
r 11 detto. »
(*) Nativo d'Ivrea, ma da pili anni andato in esilio a Milano
dove era proprietario della villa detta la Tanzina, che fu poi
ac<|uistata dalla famiglia Nathau e ospitò più volte il Mazzini.
Il Chialiva era in relazione con A. Gabrini che lo aveva pre-
seiUato al Lamberti nel 1845 (ved. il Protocollo della Giovine
Italia, voi. Ili, p. 352) ; e con lui e col De Meester il Mazzini
si era dovuto incontrare alcuni giorni prima, passando jier
Lugano.
(^) L' avv. Giambattista Carta, modenese, ma da tempo
residente a Milano, conservò anche in appresso, dopo la rioc-
cupazione austriaca, i suoi sentimenti rei>ubl>licani, tenendo
desta 1' idea di patria fra i suoi concittadini con 1' affissione
di manifesti clandestini, per cui sottri la prigionia. Ved. V. Ot-
TOLINI, La rirolnzione lombarda nel 1848 e 1849, ecc., cit.,
p. 354 e segg. e A. Luzio, I martiri di llelfiore, cit., voi. II, p. 9.
156 KIMSTULAKIO. [1848]
giornuli : se l'abbia fatto nou so: ma ne cbiederò
domani, e te ne dirò. L'impianto del nostro giornale
avrà luogo tra pocbissimi giorni, e ne riceverai il
Manifesto. Tento organizzare il partito nostro: e
spero riescirvi. È forte abbastanza; ma combattuto
da un'idea iV opportunità, di calcolo momentaneo, alla
quale cede di sovercbio. Qui il segreto del partito
Albertista sta tutto nei rompere il Provvisorio e pas-
sare alla decisione sulla forma del (loverno. pendente
la guerra, perché la paura d' essere abbandonati,
ridurrebbe i più a votare per lui. La nostra è quella
d'impedirli e andar sino alla fine della guerra. Pre-
gaci buona riuscita: e se risani, vieni a darci aiuto.
Ama il f,,^,
(Tiuf<. Mazzini.
Lunedi.
De Boni qui presente ti saluta con affetto e
stima. (') Vivi certo che agiremo attivi per la causa
nostra; trionferemo, forse quando si deciderà la que-
stione, in Lombardia: nm s' anche no. pochi mesi dopo.
(1) F. De Boni era giunto ;i Milano « dall' o8]»itale Losanna »
il 29 marzo « troppo tardi — com'egli scriveva al Presidente
del Governo Provvisorio — per difendere con gli altri l'eroica
Milano, che nobilmente gelosa s'era voluta da se stessa redi-
mersi ; » ed oftriva « il suo ingegno qualunque si fosse, e la
«Ita vita al primo governo creato dal popolo nostro in sulle
barricate » (ved. il 22 Marzo del 1<» aprile 1848). Conobbe allora
personalmente il Mazzini, con cui era già da due anni in cor-
rispondenza epistolare «j fu suo attivo collaboratore all' Italia
del Popolo. Il Governo Provvisorio accolse la sua offerta e lo
chiamò a far parte di quella eflSmera Commissione nominata
l'8 aprile con l' incarico di studiare e proporre «un progetto
di legge per la convocazione delle assemblee primarie, e circa
il modo di riunirle, di raccoglierle e verificarne i voti. »
1848] KPisror.Aiuo. 157
AkMCCCClV.
A Adam Mickikwicz. à Milan.
[Milaii], iii.mìi [2 inai I848j.
Frèie.
Aceordez-moi ce noni. Je ii'ui poiiit avec vous la
tVatoniité *lu genie, mais j'ai la frateriiité des as[)i-
ratious, des espérances et de la foi daiis la croisade
religieuse de rHnmauité et de ma patrie se mouvaut
en elle et poiir elle vers les grands destiiis de frater-
nisatioii que Dien iiiurit. J'ai la avec amour vos
(eiivres, et je désire ardemment vons voir. Voudriez-
voiis m'indiquer une henre ? Je vous envoie, eii atten-
daut, une lettre d'une amie commune et je vons prie
de me eroire
votre admirateur et frère
J. Mazzini.
MMCCCCIV. — Pubhl. da L. Mickikwicz, Mémorial de la
Légion polonaise de 1848, cre'ée en Italie xìar Adam Mickiewicz ;
Paris, chez l'aiiteur, 1909, voi. II, "p. 21. — Dopo le laboriose,
ma Hterili trattative, perché egli, insieme con i suoi commili-
toni, entrassero a far parte dell'esercito pontificio, A. Mickie-
wicz aveva lasciata Roma il 10 aprile 1848, e si era imbarcato
a Civitavecchia; da Livorno, dove era giunto due giorni dopo,
aveva traversato l'Italia centrale e settentrionale, ricevendo
dovunque festose accoglienze (ved. Id., voi. I, p. 221 e segg.)
ed il giorno precedente a quello in cui gli scriveva il Mazzini,
era entrato in Milano alla testa del suo esiguo drappello di
esuli polacchi. Per l'ingresso trionfale e la successiva dimora
del grande poeta polacco a Milano, ved. In., voi. II, p. 1 e segg.
e la notti alla lett. MMCCCCXVI. .
15S KiMsnu.AiMu. [184<S)
MMCCCCV.
A 1,1, A Mai>ke. il Genova.
[Milano], ó niiijjyiu 184^'.
Mia cara madre.
Abbiate ])azien/.a: ma non c'è stato verso di po-
tere scrivere tutti questi giorni. Ogni mattina, alle
«ette e mezza comincia un andare e venire da non
farsene idea: persone che non posso per più ra-
gioni ricusar di vedere, ma <;lie vengono quando
meno me le aspetto. Abbiate peraltro, madre mia,
ferjno in mente, quando non iscrivo, che non è per
malattia né ])er altro; ma per semplice imi)ossibilità.
Vivo in un'atmosfera eccieziouale. So peraltro d'avervi
scritto dopo la corsa a Pavia, hmedi o martedì, raccon-
tandovi l'ovazione eh' ebbi. Riceveste quella lettera ! (')
MMCOCCV. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
«olta Natluiu. Non ha indirizzo, A terjio di esso, la madre del
Mazzini annotò: « 1848, 5 maggio. »
(^) li 30 aprile il Mazzini era andato a Pavia per incon-
trarsi con la Legione italiana comandata dall'Antonini, la quale^
<lopo Innglie trattative col Governo Provvisorio di Milano,
s'avviava nel Veneto (ved. la nota alla lett. MMCCCCII e A. Au-
ZANO, art. cit., p. 524 esegg.). La lett. alla niadi-e, in cui dava
ragguaglio di quell' episodio, andò smarrita, poiché non si rin-
viene nel carteggio che Maria Mazzini conservò con tanta cura.
Nella Voce del Popolo del 2 maggio 1848 si leggeva la seguente
-«jorrispondenza da Pavia, in data 30 aprile : « La colonna dei
volontari Italiani accorrenti da Parigi e dalla Francia a dividere
<;oi loro fratelli le fatiche e i iterigli della guerra santa, giun-
geva quest' oggi a Pavia frammezzo ai viva, agli applausi, al
tuonar del cannone. Mossero ad incontrarli la Guardia nazio-
[184f<| Kl'lSlOI.AKM). 159
Dico «luestOj perclié le poste vanno malissimo. Soii
tempestato di gente die viene a tentarmi', dico ten-
uale ed una legione di giovani Milanesi addestrati all'arti-
glieria ed all'arte militare, di fresco giunti per discendere dai.
Po iu aiuto delle venete popolazioni. S'avanzarono dapprima
i volontari inermi e silenziosi, come ([uelli che avevano tro-
vato la diffidenza e il sospetto al loro primo arrivo in terra
italiana, dal povero popolo, dal popolo illuso, in cui gli amld-
ziosi, i servili ed i tristi avevano soffiato la paura, la diffi-
denza, il sospetto verso questi fratelli primogeniti nel dolore
e nell' esigilo. Ma qui, nel suolo generoso di Lombardia, ven-
nero completamente indennizzati, accolti con infiniti evviva,
con baci ed abbracciamenti, salutati dal fragor del cannone,
armati di que' fucili che la gelosia d'oltre Ticino aveva impedito
impugnassero. Mille bandiere tricolori illeggiadrivano la Strada
Nuova, lieta di un tanto spettacolo. Viva l'Italia, V Indipeu-
peiulenza, V Unità, la Fratellanza.' erano su tutte le bocche,
come in tutti i cuori! I poveri esuli ne furono commossi e per
un movimento spontaneo alzarono i loro cappelli sulle baio-
nette o risposero cogli evviva agli evviva di tutti. Ma poi, quasi
le antiche memorie si riaffacciassero alla loro mente, eruppero in
un melanconico canto, nel canto appreso nei giorni dell'esigilo !
Le tristi e lamentevoli note, di una pacata e soave cadenza,
mi giungev^ano all'orecchio ad intervalli — e i miei occhi si
riempivano di lagrime.
« Molti erano accorsi appositamente da Milano a dare il
«aluto di fratello agli ospiti aspettati — fra questi Mazzini,
che iu istrada li salutava col popolo. Fu visto, e viva Mazzini
scoppiò da tutte le parti : viva Mazzini, chr ha la regalità del
dolore, del sagrijicio e dell' esigìio, che portò la corona di spine fra
gli apostoli ed i martiri d' Italia !
« E Mazzini alla sera ebbe una ovazione. Raccoltasi verso le
nove una folla di popolo, di volontari Milanesi e di quei di
Parigi, con alla testa la musica, ci recaunuo tutti in coujpa-
gnia alla Croce Bianca, dov'ei si trovava, e dove tratto dagli
evviva e dagli applausi, parlò da un balcone al popolo che
l'ascoltava in religioso silenzio. Parlò della santa e duplico
missione dei volontari nella guerra dell'indipendenza: una
missione m:iteriule, quasi, di battersi, cioè di spargere il sangue
K50 IO l'I STOLA Kio. [1848]
tarmi, perché questo volere eh' io riiiiiegUi ora le
mie credenze, è uua vera tentazione. Nasca quel die
sa nascere, io non posso, madre mia, essere di-
verso da quel (die sono, lo vedo più in là di iiudti
altri, (luardo, non alla Lombardia, ma all'Italia.
Vj so che per la salute d'Italia è necessario, qua-
lunque sia per essere il risultato immediato dejili
avvenimenti, che alcuni pochi mantenevano pura di
transazioni codarde la bandiera dell' avvenire. Io s<m
uno di quei pochi e la sosterrò. Voi e il padre aiiui-
temi sempre cosi come sono. Al resto pensi Iddio
che vede il core. Dejjli stolti i quali credono o fiu-
<»<>no (tredere «di' io lavori per anil)i/ioiie non cni-o. (')
piTclié l'Italia sia iiulipen(l«Mite — una missione lucralo di
stringere i vincoli della fratellanza tra tntti i popoli Italiani,
d'essere gli apostoli della lil^ertà, dell' amore, dell'associazione
di tntti ad un unico scopo; perché una volta l'Italia sia lil>era,
sia grande in faccia al mondo, e possa riprendere in Europa
l'alto posto segnatole dalla Provvidenza. Disse ch'egli stava
organizzando una legione italica, nella quale avrebbe prestato
anche l'aiuto del suo braccio alla causa italiana: che la parola
gli mancava per esprimere i sentimenti di cui era compreso
per le grandi dimostrazioni fattegli di amore e di simpatia — e
ricomparso una seconda volta, tratto dalle chiamate e dagli
evviva, gridò il grido sublime che raccoglie e comprende tutti
i desiderii : Viva V Italia indipendente, libera ed una. » All' Alberffa
della Lombardia si rinnovarono « gli evviva al prof. Cairoli, a
Mazzini, all'Italia; finché la notte inoltrata disperse la mol-
titudine ebbra dalle sublimi emozioni d' una si bella giornata. »
Sulle successive vicende della Legione italiana ved. la nota
alla lett.. MMCCCCXVII.
(i) Probabilmente il Mazzini accennava al colloquio che
cinque giorni innanzi aveva avuto con C. Cattaneo e con G. Fer-
rari (ved. A. Monti, Un dramma fra gli esuli, con dooiimenli inediti
e la bibliografia delle edizioni di Capolago. cif., p. 12 e segg.). Il
primo, dopo la parte decisiva sostenuta durante le Cinque
Giornate, amareggiato per la piega assunta dagli avveni-
[1848] KPiSTor.AKio. 161
Quanto a qui. iiou so dirvi neppur io come vada. Le
cose della guerra migliorano: e non v'è disastro serio
menti politici, si era quasi appartato dalla lotta, non già
« occupando il tempo — come annotavano i maligni autori
dei Misteri repubblicani e la Bitta Brofferio, Cattaneo, Cermisvhi
e Ferrari: Torino, tip. Ferrerò e Franco, 1851, p. 49, — a « fare
nel silenzio del suo gabinetto il registro dei morti delle barri-
cate e nel celiare con Cernuschi sui conigli del Provvisorio »
(ved. la sua bella lett. al Brenier, del 10 aprile 1848, in C. Cat-
TANKO, Scritti politici ed e2)i8tolario , pubbl. da G. Rosa e J. W.-
Mario; Firenze, Barbèra, 1892, voi. I, pp. 161-166) ; l'altro,.
giunto di Francia quindici giorni dopo il 22 marzo, nou aveva
smesso dal carezzare le sue idee in favore del federalismo, che
il Mazzini aveva fieramente riprovate mesi innanzi (ved. la
nota alla lett. MMCCCXXXIV), aggiungendovi quella che il
trionfo completo della rivoluzione lombarda non si sarebbe otte-
nuto se non con l'aiuto della Francia. Entrambi recavano al
Mazzini gravissime proposte : rovesciamento del Governo Prov-
visorio, convocazione dell' assemblea lombarda, richiesta d' aiuto
allaFrancia, impedimento a Carlo Albertodi piùcontinuare nelle
sue fiacche operazioni di guerra ; ma a tutte il Mazzini oppose
ragioni che no sconsigliavano 1' applicazione, dichiarando che,
allo stato attuale degli avvenimenti, principale dovere era quello
di continuare la guerra, anzi di spingerla con maggior vigore;
e lasciò i due patrioti lombardi assai scontenti, specialmente
il Cattaneo, il quale, se è vero quanto ebbe ad aifermare il
Ferrari, lanciò contro il grande agitatore una inconsulta accusa.
Piti tardi, tanto il Cattaneo quanto il Ferrari non celarono il
loro risentimento contro il tenace sostenitore dell'unità italiana ;
uno, riparato pirì tai'di a Lugano, scherzava con gli amici sulle
tendenze albertistiche di lui (ved. R. Manzoni, Gli esuli italiani
nella Sinzzera ; Milano, Caddeo, 1922, pp. 10-11), ma poi accettava
una missione a Parigi, per esplorare per conto degli esuli repub-
blicani adunatisi in Lugano, « quali speranze potesse nutrire
l'Italia» (C. Cattaneo, Scritti, ecc., cit., voi. I, pp. 31 e
165-161); e più tardi ancora, amava di punzecchiarlo talvolta
nelle note ai documenti deW Archivio Triennale delle cose d' Italia,
ciò che procurò una cortese protesta da parte di chi si cercava di
colpire (ved. l' Italia del Popolo di Losanna, fase, del diceni-
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXXV (Kpistolaiio, voi. XIX). U
162 KPISTOI.AKIO. [1848]
da temersi. Le cose politiclie sono incerte. V è un in
trigo — dico intrigo, percbé se fosse il voto puro,
spontaneo, del paese non direi nulla — v't> un in-
trigo per Carlo Alberto che disonora lui e quei che
lavorano per lui. (*) Se rieacirà non so ; ma certo è che
se riesce per le vie legali, tutti si sottometteranno
al voto del popolo ; se illegalmente, per sorpresa, si
corre rischio di guerra civile. E la questione della
legalità o illegalità sta in questo che il paese sia
!r;hiamato a dare il suo voto con un'Assemblea Costi-
tuente al finir della guerra. Or se le cose aiulranuo
fin là, vedrò, secondo il voto, che decisione mi tocca
prendere: ma se venissero eventi improvvisi, io non
vivrò sotto la monarchia. Lugano m'accoglierà: e
mi consacrerò a scrivere. Intanto, son qui e non mi
movo. Non è venuto passaporto ; ma s' anche fosse
bre 1850, pp. 61-62); l'altro, toriiiito sdegnoso in Franciii,
iusistó sempre più nella sua idea repubblicana federalista, assa-
lendo talvolta indecorosamente il Mazzini ne' snoi scritti (ved.
un giudizio del Mazzini su di ini in S. E. I., voi. Vili, p. 254).
(*) 8i trattava della gravissima questione della fusione, che
fu ufficialmente proposta il 4 maggio 1848 dal Governo Prov-
visorio Centrale di Lombardia, il quale si tolse da quella aitna-
zione chiamata di « neutralità » (ved. i Verbali delle sedute segrete
del Governo Prorvisorio, in Casati-C astagnrtto, Carteggio, cit.,
pp. 298-310), ma che fu cominciata a disciitere il 10 e appro-
vata il 12 dello stesso mese. All' adunanza del 5 maggio era
intervenuto il marchese Alberto Ricci, il quale, delineando mi
minaccioso qnadi'o delle condizioni finanziarie del Pienumte, e
di quelle delle operazioni di gnerra, aveva quasi imposta la
immediata unione della Lombardia al regno sabando. Sulle
lunghe negoziazioni fra 1 membri del Governo Provvisorio, i
loro rappresentanti a Torino, cioè il Martini e C. D'Adda, e il
Ooverno piemontese, ved. C. Pagani, Uomini e cose in Milano
dal marzo all'agosto 1848, cit.. pp. 186-229 e Casati-Casta-
•«NETTO, Carteggio, cit., p. 42 e segg.
I
{1818J KI'ISIOI.AKK). 163
venuto, non mi moverei. Veglierò bensì per avvertirvi
della direzione che prendon le cose, perché, comunque,
vorrei pur vedervi. Abbracciate per me la buona e
bella Carolina; e ditele eh' io le scriverò. Mc[ola| Cam-
bfiaso] non s'è veduto :(^) suppongo abbia sospeso la sua
partenza. Addio, madre mia: dite mille cose per me al
])a(lro. ed amate sempre il vostro
Giuseppe. ^
MMCCCCVl.
A Caijomna Cklksia. a Genova.
[Milano], 7 ma-jgio 1848.
Ror<j(> Spesso. 1355.
Sorella mia.
Non m'accusate ingrato, s'io non ho risposto alle
care due vostre lettere: v'ho risposto cento volte in
ispirito; e con tanto pili affetto quanto più mi trovo
deserto da* miei concittadini. So di tutti i clamori
sparsi sul conto mio; leggo gli articoli accusatori;
ricevo lettera anonima da Genova stolidamente scritta
che m'invitava al j>entimento! e ne riderei se non
avessi la mia povera madre presta ad impaurirsi
per me. Poi mi duole veder gì' Italiani ridotti a tale
') Nicola Caml)iaso, fratello di Giambattista, morto a
Pari<(i combatteiulo nelle (ile dei repubblicani durante il colpo
<li Stato del 2 dicembre 1851. Antico attillato alla Giorine Italia,
per cui aveva sofferto il carcere nel 1833 (ved. la nota alla
lett. CI), apparteneva a quella nobiltà genovese clie nntrì sensi
«chiettamente democratici e fu tra quelli che, all' annunzio della
insurrezione milanese, accorsero a combattere in Lombardia.
MMCCCCVI. — Inedita. L'autografo si conserva presso la
Pignora Carlotta Celesta, nuora della Carolina. Non ha indi-
rizzo, uA timbro postale.
164 Ki'isToi.AHU). [mia]
dall' educazioue della schiavitù da non intendere
come un uomo uou possa mutar credenza come si
muta di abito. L'Austria s'irritava un giorno per-
ch'io parlava; oggi gli uomini della libertà s'irritano
perch'io taccio. Miserie! M'accusano d'aspirare alla
dittatura; e non s'avvedono che s' io mai v' as[)irassi^
accarezzerei appunto le oi)inioni non mie, ma predo-
minanti. (*) Ma è troppo parlar di me. Voi. buona, vi
(') Può dirsi che subito dopo l'arrivo del Mazzini a Mi-
lano, del quale avevano dato notizia, con pesata parsimonia di
parole, i periodici torinesi e genovesi, in Piemonte si avesse
avuto cura di occupax'si il meno possibile dell' nomo che era
considerato nelle sfere utticiali come un panroso inculto; e già
dal 10 aprile, cioè appena tre giorni dopo che l'agitatore si tro-
vava nella capitale lombarda, il conte di Castagnetto scriveva aV
conte Casati : « Sento che è giunto Mazzini: è fatto grave e non
so se la causa d'unione ci guadagnerà. Mi dicon esser la sua
divisa: ma in qual senso? Voi a quest'ora lo potrete giudi-
caro» (Casati-CastaGXKtto, Carteggio, cit.,p. 45). Questi timori
aumentarono quando si videro falliti gli accordi per un'intesa
tra i due partiti (ved. F. Patktta, Lettere di Carlo Alberto.
ecc., cit , in Atti, ecc., cit., p. 273); e parve che una parte delhi
stampa periodica, specialmente 1' Opinione, oramai diretta da
A. Hianchi-Giovini, uomo quanto mai partigiano, che poi fu rico-
nosciuto di fama non del tutto intemerata, e il Corriere Mercantile,
che con gli articoli del suo direttore, 1' avv. Papa, si dimostrò
strenuo difensore dell'incondizionata annessione della Lombardia
al Piemonte, ricevesse quasi la parola d'ordine d'inveire contro
il Mazzini e i repubblicani lombardi, accusandoli di rovinare le
sorti dell'indipendenza italiana. A Torino, anche il conte Carlo
D'Adda, rappresentante del Governo Provvisorio di Milano
presso quello del Piemonte, fino dal 17 aprile esprimeva le stesse
preoccupazioni; mentre il Casati, che probabilmente aveva
dovuto già tranquillizzare il Castagnetto sul contegno assunto-
dal Mazzini a Milano, sebbene nel suo carteggio non se n'abbia
traccia, il 19 di quello stesso mese, provando di avere un alto
rispetto per la libera espressione delle opinioni politiche,
osservava al suo incaricato esser naturale che « alla vigilia
I
[1848] Kl'ISTO[,ARK>. 16")
siete riavvicinata quando appunto gli altri s'allon-
tanavano. Qualunque ne fosse la causa, io vedeva
<li niiiv Costituente tutti i partiti » si dovessero iiiaiiifest.ir
« nei modi leiiali. » e non nsceudone, sarebbe stato « improv-
vido affatto il volerne impedire la espressicme ; » accennando poi
al Mazzini, aggiungeva: «Però, si deve osservarle clie il par-
tito repubblicano si è condotto fin qni con molta moderazione,
e il Club che si era formato può dirsi quasi sciolto. Il Maz-
zini non vi ha nemmeno preso parte, e come tutti i veri repub-
blicani, agisce colla massima lealtji» (C. Pagani, Uomini e coxe
in Milano, ecc., cit., p. 219). Comunque, le accuse contro quel suo
sospettoso riserbo, accennate nella sua lett. alla Celesia, spun-
tavano qua e l.à; e mentre il Bianclii-Giovini, nel suo art. inti-
tolato: Filquelmont e i repubblicani, accusava questi ultimi di
fare il ginoco dell'Austria (Ojìinionc del 25 aprile 1848), in una
«orrispondenza del 20 di quello stesso mese da Milano a T Cor-
riere Mercantile (n. del 22 aprile 1848) poteva leggersi : « Maz-
zini è osservato da tutti i partiti; ve n'è uno cui più s'av-
vicina. Del resto, la pubblica spiegazione non può tardare;
non può durare lostato apparentemente neutrale in cni si è posto.
Alcuni clie si credono bene informati, asseriscono ch'egli non
vede mezzo migliore della repubblica proclamata in Milano,
per promuovere 1' Italiana unità. Altri non meno informati (se-
C(»ndo che dicono), credono dar nel segno, affermando che egli
da Carlo Alberto desideia una proclamazione dell' Italiana unità,
con un invito a tutti i popoli italiani aunirsi sotto il suogoverno.
Entrambi questi diceni piacciono poco. Comunque sia, posso
assicurarvi che Mazzini farà forse tra poco una corsa nella sua
nativa città. » Poco dopo, (juando cioè il concetto della fusione
prese sempre piti consistenza, il medesimo periodico tornò con
nujggior vigore sull'argomento; e in un art., che è forse ((nello
8tes>*o al quale alludeva il Mazzini, intitolato: Z' Unilà ita-
liana (n. del 4 maggio 1848), uno dei suoi redattori, Gerolamo
Boccardo, sia pure usando una grande temperanza di linguaggio,
affermava che il Mazzini, il quale « per 1' addietro aveva pre-
stato cosi segnalati servigi alla causa della libertà d'Italia, »
era allora un grave pericolo per l'indipendenza di essa, e lo
esortava a ritrarsi dalla lotta, ripiegando il vessillo repubbli-
cano da lui agitato ia Lombardia.
166 KrisTOLAUio. [1«48]
cou dolore il vostro star separata (l;i mia madre. Or
siete vicina nuovamente, e ve ne rinj^razio. Non la
lasciate piti.
Qui, le cose non vanno bene: e andrebbero pe^i^io,
se non fosse Dio che le aiata. (Qualunque cosa si
taccia, considero la questione dellMndipenden/a come
sciolta. L'Austria non regnerà più su queste con-
trade. Ma la questione dell' Unità e quella della
Libertà i)endono incertissime. Vedremo.
Se qui è proclamata la monarchia di (J|arlo| A[l
berto], io dovrò ricominciare il mio pellegrinag:gio:
tornerò ad esser esule e qualche terra m' accojilierà»
Ma mi dorrebbe assai d'essere costretto a rijvartire
senz'abbracciar mia madre, mia sorella, mio jiadre,
e i pochissimi che m'amano. Ilo da metter voi fra
«piesti ? Panni di si. Mia madre parla di venire a
vedermi a Milano. K JJio sa se lo desidero! j\Ia non
dico nulla, perché temo che essa s' ammali i)el viag-
gio, e ch'io debba averne rimorsi. (*) Forse, s'a]»rirà
più sereno orizzonte.
Addio, sorella mia: son mesto, ma tranquillo.
Ebbi la visita della cugina vostra: ed oggi, andrò
io stesso a visitarla. A voi sono gratissimo deirot-
(') Maria Mazzini rivide il tìglio n Milano assiii più tiirdi.
e quando le sorti della guerra erano oramai decise per il
disastro della causa italiana (vcd. la lett. MMCCCCXXXVII).
V'and*) dapprima il cognato Francesco Massuccone, insieme
con la sorella Antonietta (ved. la lett. MMCCCCXXVII) ai
primi di giugno ; e il mese dopo, quasi presaga clic non
1' avrebbe riveduto mai piti, la povera e santa donna, vincendo
le ritrosie del tiglio, compi da sola, il viaggio, relativamente
lungo per lei, quando si pensi che da più diecine d'anni non
s'era mossa da Genova se non per raggiungere la sua vil-
leggiatura di Bavari, e nonostante avesse gi.à varcato il scttan-
taquattresimo anno d'età.
[1848] KPISTOl.AHM». 167
ferta tattanii : e ne tengo memoria. Oggi, uou potete
far «iosa alcuna. L'ijiiziativa uon è tra voi. Lasciate
passarla burrasca, e sciogliersi la<iuestioue Lombarda.
Scrivetemi, se non vi pesa: e abbiatevi un ab-
braccio «lalP anima :
fratello vostro
Giuseppe Mazzini.
Indirizzo mio: .Sig. Pietro Giulio Speranza. Gof-
fredo Mameli, qui in questo momento, vi saluta con
affetto: è anima eccellente, cbeccbé altri abbia potuto
dirvene.
m:aiccccvii.
Ai.LA Madre, u Genova.
Miliuio], 9 i)i:ij>-io 1848.
Cara madre,
Vi scrivo due linee, perché non lio tempo per
più: ma il gran punto per voi è di non rimanere
inquieti sul <;onto mio o sulla mia salute. Ho rice-
vuto la vostra del 6; e ho ricevuto tutte le altre che
mi segnate, anche quelle mandate per via partico-
lare. Mi sorprende che non abbiate ricevuto la mia
della gita a Pavia: probabihnente hanno voluto to-
gliervi la consolazione di sapere come vostro Aglio
era accolto in Pavia. Qui avant' ieri sera vi fu ova-
zione a Gioberti; l'ovazione fu guasta dall' impru-
<lenza del partito che si smascherò e domandò che
il popolo si dichiarasse ])er la fusione. Il i>opolo
MMCCCCVII. — Inedita. 1/ autografo si conserva nella rnc-
colta Natbau. Non ha indirizzo. A tergo «li esso, la madre del
Mazzini annofò: «1848, 9 niaggio. »
168 KPISTOLAKIO. [1848]
rispose male: vi furono dei fischi; e l' entusiasmo
diminuito di molto. (^) Ho avuto oggi P offerta del pas-
(*) Il Gioberti era giunto a Milano la sera del 7 maggio.
Vi andava dopo di essersi abboccato in 'l'orino con 1 Ministri
subalpini « per accelerar 1' unione, esplorar 1' animo di Mazzini,
chiarire i pericoli probabili e improbabili della costituente a voto
universale » (ved. V. Giobkrti, Carteggio, ecc., cit., voi. IV,
p. 138), insomma, come appunto s' esprimeva lo stesso Carlo
Alberto (F. Patktta, Lettere di Carlo Alberto, ecc., cit., in
Atti, ecc., cit., p. 273), a controbilanciare l'influenza mazziniana.
In un;i corrispondenza particolare da Milano alla Patria (n. del
12 maggio 1848), probabilmente scritta del Massari, ebe era di-
ventato uno dei principali redattori di quel periodico e che in quei
giorni si trovava in Lombardia, si leggeva: « Ieri sera si fece una
straordinaria dimostrazione ad onore del Gioberti giunto la mat-
tina da Torino. Il grande scrittore fn invitato a recarsi dal-
l'albergo del Marino, dove abita, a quello della Bella Vevezin,
percljé maggior numero di popolo potesse salutarlo. La dimostra-
zione cominciò alle 9 e tini allo 11 passate. Che grida, che strepito,
che entusiamo ! Le bande musicali suonavano un inno composto
per l'occasione ad onore del grande uomo. V'erano molti cittadini
con torce a vento. Gli evviva a Gioberti furono immensi, clamoro-
sissimi: qualcuno gridò: viva Mazzini, ma furono voci isolate e
il nessun eco che ritrovarono, fu cagione che coloro dai quali
venivano prolferte, preferissero tacere. Il Gioberti usci al balcone
parecchie volte, ma non aveva voce e non potè parlare. Parlò
per suo incarico il suo amico Giuseppe Massari, deputato al
parlamento Napoletano. Dichiarò il Gioberti essere venuto a
Milano col doppio scopo di porgere tributo di ossequio al-
l'eroica popolazione milanese e di esortarla a nome dei Piemon-
tesi a stringere presto 1' unione oramai divenuta indispensabile,
necessaria. Queste parole fnrono accolte con fragorosi evvìvii
all'unione ed a Carlo Alberto, i quali si replicarono moltissime
volte. Più tardi anche a nome del Gioberti il Massari propose
un evviva, a Milano V Italica, a Milano Slato Unito dell' Italia Set-
tentrionale ed al Governo prorviaorio. La serata fini come aveva
incominciato, tranquillissimamente. l'ino a tardi restarono molti
grnppi nella piazza san Fedele, fra' quali parlò qualche repub-
blicano, ma la gran dimostrazione era fatta. L'entusiasmo per
[1818] KiMsror.ARU). 169
saporto Sardo: sto fedele alle vostre ingiunzioni, e non
ne profitto. Ilo veduto domenica la Signora, cognata
Gioberti è indicibile: il jrraiur uomo è salutato come profeta
degli italici destini, come Padre e rigeneratore dell'Italia.»
In una lettera al Pinelli, scritta da Somniacampagna il 12 di
quello stesso mese, il Gioberti affermava infatti che egli si era
« abboccato con alcuni repubblicani ; » ma con quella intempe-
ranza di linguaggio della quale talvolta peccava, subito dopo ag-
giungeva: « Non posso dirti altro se non che pel loro modo di
connettere si farebbe ingiuria agli animali invertebrati a collo-
carli nel loro regno. Non eccettuo lo stesso Mazzini, da cui non
si può sperar nulla di buono » (ved. V. Giobekti, Lettere a F. 1).
Pinelli. ecc.. cit., p. 260). In quell' agitarsi di passioni politiche
che dilaniarono Milano nei giorni in cui ferverono le lotte per il
progetto (li fusione, la presenza del Gioberti, del quale doveva
esser nota la missione iìdatagli dal Governo piemontese, aveva
certamente valso a infiammare di ire mal represse gli animi di
«olox'o che rappresentavano i due partiti che stavano a fronte;
e probabilmente, quando il filosofo, invitato a parlare da una
tinesrva della Bella Veuezla, prospiciente su (|nella piazza di
san Fedele in quei giorni luogo di convegno per dimostrazioni
patriottiche di (iiialunqne partito, difese il tanto contrastato pro-
getto, dovette udirsi qualche voce di disapprovazione. Una cor-
rispondenza da Milano al Pensiero Italiano, inserita nel n. del
16 maggio 1848, faceva appunto parola dell' incidente accennato
dal Mazzini; se non che, il Bettini, direttore di (jnel periodico,
non ostante 1' antica amicizia per il suo antico compagno di
studi, e sia pure assiduo frequentatore della casa della madi*e
di lui, era grande ammir.atore del filosofo piemontese. Regi-
strava «juindi con compiacenza la seguente smentita alle voci
corse: «Ricevo lettera di costi in cui si dice che qualcuno
scrisse da Milano essere stato Gioberti coi>erto di (ischi quando
parlo della fusione della Lombardia col Piemonte e Liguria.
Non ci vuol gran senno ])er capire che esistono, come in ogni
paese pel «Usordine dell'umanità han sempre esistito, coloro
che si rallegrano ogni qualvolta possano seminar zizzania ove
deve regnar concordia. Costoro vorrebbero ora far vedere ai
Liguri che i Milanesi non vogliono sentir parlar d' unione anzi
di J'ìixiotie. Io vorrei dar la mia vita per far in un istante
ITO Ki'isToi,Ai:io. [1848}
(li Caroliiiii. inillu di lei cas;i : mi piace molto: mi par
buona e gentile assai. Del resto, le donne sono ormai
le uniche nelle quali trovi la schiettezza e un po' di
core. (tIì uomini sono tormentati dalla febbre del cal-
colo e dell' oi)portunità. Dio mio! come la nostra causa
è rimpicciolita! Pio è con me; ed altri antichi amici
eccellenti son pure qui. Addio: madre mia; riscriverò
presto. Amate sempre intanto voi e il padre il
vostro
(JUTSEPl'K.
Deve arrivare a (lenova a certi signori Pastorini
una (rassetta di libri e scritti per me. Scrivo a loro:
•MMiiparir a Miliiiiu tutti i Liguri iiii<'i fratelli e far lorc sen-
tire quanto qui hì «lice per ia pronta unione tlei popoli del-
l'Italia superiore, anzi ([uanto si aspiri per la stessa. He i Geno-
vesi fossero stati . come fui io, sulia^ piazza di san Fedele, «(uando
Gio))erti parlò della pronta unione dell'Italia superiore come
hase della fu tura unione totale della penisola, avrebbero mischiati
anch'essi i loro applausi ajili applausi, ;ii ijridi di <;ioia dei Mila-
nesi, avrebbero veduto <^onie fu trattalo un miserabile che nolo
oso dar qjmlclie segno di disapprovazione, l'avrebbero veduto,
circondato dalla folla che con invettive lo incalzava, lo avviliva,
lo annientava, l'avrebbero veduto quatto «quatto sparite colla
coda fra le gambe, ringraziando alcuni jiietosi cittadini che
s'interposero per salvarlo dalla rabbia popolana. 8e i (Jeuovesi
poco dopo fossero stati, al Circolo Fulriottico di S. Kedegonda,
sarebbero stati testimoni del ricevimento fatto all' autore del
Primato d'Italia, ed avrebbero aggiunto il loro entusiasmo a
•piello di cui era acceso ogni cuore milanese per Gioberti, per i
Piemontesi, per i Liguri, per Carlo Alberto, per l'italica unione.»
Aiwdie C. A. Casati (Xnove rivelazioni nni fatti di Milano, cit.,
voi. II, p. 251^, fece cenno di ((uesti iischi, che sarebbert» stati
uditi «quando dalla tìnestra di Gioberti si gridò: Vira Milano
capitale dell'Alta Italia, » osservando che « quel grido non trovò
eco, ed il silenzio de* costituzionali lasciò campo ad alcuni
iischi del li oppositori, che si erano frammisti alla folla. »
[1848] KITSTOI-AHIO. 171
ma vi potrebbe essere, anzi vi sarà qualche spesa : il
nolo è pagato. 8e (juinili vengono da voi, vogliate
soddisfarli; e <lirini per mio governo quanto avete
pagato.
Col Governo sono in buonissima rela/.ione.
Addio di nuovo,
vostro
Giuseppe.
Le unite linee a Napoleone.
ABICOCOVIJI.
Ai.i-A Madrk, a Genova.
iMilaiio], 12 iiiajjgi.) [1848].
(Vira madre.
Una parola appena, perché mi manca il tempo;
ma vi scriverò domani. Sto bene di salute, e scrivo
unicamente per dirvi che non abbiate ombra d^n-
quietudine per me; ponendo anche che non vedeste
mie lettere, ricordatevi quella eh' io vi scrissi concer-
nente la relazione di Pavia, e che non vi giunse
mai. V'ho scritto due giorni sono raccomandandovi
certa «jommissione per una cassa di libri e carte: so
che la cassetta è giunta; riceveste quella mia lettera?
Ho lo spleen pel modo con cui vanno le (;ose
])olitiche del paese. Abbracciate il padre ed amate il
vostro
(rIUSEPPE.
MMCCCCVIII. — Inedita. L' autogiuio ai conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre
del Mazzini annotò : « 12 maggio 1848. »
172 KPisTor.ARio. [1848]
MMCCCCIX.
A PiKTuo Agnelli, a Milano.
[Milano, 14 iiia<r<ri(> 1818].
Caro Agnelli,
Urge che si sopprima dalla nostra Protesta, (') per
MMCCCCIX. — Inedita. L' autografo h\ conserva nel Museo
<lel Risorgimento di Milano. P. Agnelli era proprietario della
tipografia dove cominciò a stamparsi l' Italia del Popolo.
(*) Ìjìx, Protesta contro la legge del 12 maggio 1848. per la
qnale ved. la nota alla lett. seguente, dapprima stampata in
un gran foglio presso la tipografia di Pietro Agnelli, in contrada
S. Antonio, n. 4799. Recava le firme seguenti ; Avv. Giunio Kaz-
zoni - avv. Pompeo Ferrario, per V Associazione Sovranità Popo-
lare • Giuseppe Mazzini, per V Associazioìie Nazionale Italiana -
Giuseppe Sirtori, Enrico Gallardi e Dott. Ercole Porro, per la
Società Repubblicana - Dott. Pietro Maestri e Romolo Griflfini, per
la Voce del Popolo - F. G. Urbino, presidente della Società della
Rigenerazione Intellettuale del Popolo Italiano - Giuseppe Piolti de
Bianchi e Carlo Baravalle, per \' Emancipazione - Avv. Antonio
Negri, per il Uepnbblicano - Carlo Tenca, direttore della Ririnta
Europea - Filip])(> De Boni - Salvatore Bachi - Giuseppe Perini -
Giuseppe Revere - Emilio Visconti Venosta - Riccardo Ceroni -
Gaspare Belcredi - Enrico Cernuachi - Andrea Rota Negroni -
Dott. Emilio Perelli - Prof. Fi-ancesco Brioschi. La Protesta fu
pure ristampata nella Voce del Popolo del 1.5 maggio 1848, poi
neir Italia del Popolo del 20 maggio 1848, in cui furono aggiunte
le fìririe seguenti: Avv. Carlo Bellerio (del Battaglione degli stu-
denti) - Giuseppe Broglio - Eugenio Bussi - Tito Calovini - Fermo
Coduri - Luigi Ferri - Pietro Garcanico - Carlo Lavizzari - Am-
brogio Ronchi - Paolo Rossi - Giovanni Sormani - Luigi Vecchio -
Francesco Zanelli (del Corpo del Genio) - Giuseppe Balzerotti - Giu-
seppe Getti -Enrico Pessina- Pietro Rovelli, tenente - Prof. Fran-
[184iS] KPISTOLAKIO. 17S
ragioni decisive, il uouie ilei Siguor Boiiiotti. (') Fate
dunque di sopprimerlo in tutte le copie che tirerete.
Badate che ho bisogno di molte copie io pure, quanto
[)iù presto è possibile. Addio; amate (-) il
tuo
(tIUseppe Mazzini.
«esco Arrigoui - Dott. Agostino Bert.ini, reiluttoie della Gaz-
zetta Medica.
(1) Come s'è visto, quella tìnua fu potuta omettere tanto
dalla ristampa della Foce pel Popolo quanto da quella deAÌ'Italia
del Popolo ; probabilmeute figurava nel testo che fu diffuso in
foglio a parte, e aHisso per le vie di Milano, suscitando le proteste
della polizia del Governo Provvisorio (ved. la Voce del l'opolo
del 16 maggio 1848), dato che ad esso si riferisca il Pagani,
il quale, nel suo voi. Uomini e cose in Milano, ecc., cit., p. 248,
tra quelli che sottoscrissero la protesta comprende appunto il
« dottor Pietro Boniotti, per l' Italia rigenerata ; » ctm che si ver-
rebbe a concludere che l'Agnelli non facesse in tempo ad esclu-
«lerlo dall'elenco. Sebbene in (jnei giorni fosse tra i pili scalma-
nati agitatori di piazza, il Boniotti aveva un passato tristissimo,
che non smeuti'in seguito, poiché dopo 1' agosto tornò a schierarsi
col partito austriacante, e andò a dirigere la Gazzetta privilegiata
di Milano (ved. la Concordia del 2 settembre 1848). Nei Misteri re-
pubblicani, ecc., cit., pp. 86-87, era messo insieme con l'avv. Zini,
il prof. Baraldi e l'avv. Ambrosoli, ed era soggiunto: «Ma
questi, benché altre volte si spacciassero per tante rette emana-
zioni di Robespierre, non trovarono mai credenza né da Mazzini,
né dagli altri del nostro partito : condannati a vivere una vita di
disprezzo e di isolamento, odiati, beffati sempre, non parve loro
]tossibile di attaccarsi allagiubba dell' imbecille feld-mareschiallo
e nessuno fa caso né della loro apostasia, né della loro viltà.
La merce e i compratori — erano degni 1' una degli altri : il
negozio legale, il fatto più che semplice — quindi non destò
né sorpresa né recriminazioni. Un Boniotti, ex-spia di Pacta,
medico empirico e venditore di polveri e di unguenti pei calli e
pel mal d'occhi, giornalista teatrale e mezzano di Pacta a cui
procurava i favori delle corifee e delle sirene di terz' ordine. »
(') Non si sa da chi, il te di amate fu poi cancellato.
174
KPliSTOI.Aiao.
[18481
Domenica sera.
Ben inteso, se ti portano il nome di Cattaneo,
inseriscilo subito. (*)
E se ti portano alcuni nomi di studenti, niettili.
Insomma, quanti nomi ti vengono da Grlftini, abbili
<?ome mandati da me.
MMCCCCX.
ALLA Madre, ji Oenovii.
[Milano], 14 ina<|jgio. sera [1848].
Mia cara madre.
Ho appena tempo di scrivervi due linee. i)er diri
<ibe sto bene. Non ho da parecchi giorni vostre let-
tere: ho scritto a voi, alla sorella, a Carolina; e non
ho risposta da alcuno. Forse avrò domani lettere
(') Può darsi che C. Ccattuiieo, invitato a sottoscrivere la
protesta, vi si rifiutasse, probabilmente per le ragioni indicate
nella nota alla lett. MMCCCCV. Il Pagani {Uomini e cose in
Milano, ecc., cit., p. 248) osserva che nella protesta mancava
la firma di lui, che era « repubblicano autonomo o federale,
mentre gli altri erano repubblicani unitari; » e anche qnesta è
una buona ragione. Comunque, il Cattaneo, pur essendo con-
trario alle direttive del Governo Provvisorio, che piiì tardi fiera-
mente criticò nel suo libro L'insnrrection de Milan en 1848,
(Bruxelles, 1849) e neW Archivio triennale delle cose d'Italia, non
<;redette per allora di uscire dal suo riserbo e di unirsi alle
proteste dei repubblicani.
MMCCCCX. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac-
•colta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del
Mazzini annotò: « 14 maggio 1848. »
[1848] Ki'i.sr(>i.Aiao. 175
vostre. Quanto alla cassa libri, etc. giunta in (Genova
per me, ho già a\ uto riscontro dal negoziante che
(lice avermela spedita. Qui voi già sapete come vanno
le cose: il Cxoverno s'è posto dalla parte di C[ai*lo]
A[lberto]. Sono aperti i registri, come al tempo di
Napoleone. Il 29, secondo tutta probabilità, sarà
proclamato re in Louibardia C|arlo] A[lberto|. lo non
so bene clie cosa farò. (*) Intanto, lio iniziato qui un
(') Dopo una serie eli laboriosa sedute, il Governo Prov-
TÌsorio Centrale della Loinbai'dia aveva approvato la legge del
12 maggio 1848, con la quale s'invitava il popolo a iHonun-
ziarsi per la « immediata fusione delle Provincie Lombarde
togli Stati Sardi, sempreché sulle basi del suffragio universale
/osse convocata negli anzidetti paesi e in tutti gli altri ade-
renti a tale fusione una comune Assemblea Costituente, la quale
discutesse e stabilisse le basi e le forme d' una nuova Monarcliia
Costituzionale colla dinastia di Savoia.» S'erano a tale scopo
aperti i registri, sia per sottoscrivere « l'unione immediata. »
sia per approvare 1' altra formola «per la dilazione del voto, »
nella «juale era detto clie i firmatari «non riconoscendo l'ur-
genza di prender subito una determinazione, intendevano che
fosse rimessa a causa vinta la discnssione dei futuri loro destini
politici.» Era per lo meno di assai discutibile opportunità che
il Governo Provvisorio, fautore della prima di (jnelle due for-
inole, venisse da sé, avversando la seconda, a dare una smen-
tita al suo proclama del 22 marzo, nel quale aveva dicbiarato :
« Finché dura la lotta, non è opportuno mettere in campo opi-
nioni sui futuri destini politici di questa nostra carissima
patria. Noi siamo chiamati per ora a conquistare l' indipendenza,
e i buoni cittadini di nuli" altro adesso devono occuparsi che
di combattere. — A causa vinta i nostri destini saranno discussi
e fissati dalla Nazione. » Comunque, se la legge scontentò il
partito repubblicano, del (piale si fece eco dapprima la Voce
del Popolo, che inseri acerbe critiche contro quel «colpo di
Stato» del Goveriu) Provvisorio (ved. C. Pagani, Uomini e
cose in Milano, ecc., cit., pp. 236-240), dipoi V Italia del Popolo,
non contentò il partito piemontese, specialmente quello che
176 KPJST(M,AKI(). [1848]
Giornale, del quale vedrete probabilmente il Mani-
festo. (*) Vedremo. Scrivete e datemi nuove della
stava attorno a Carlo Alberto (ved. Casati-Castagnkttu, Car-
teggio, ecc., cit., p. 109 e segg. e F Patktta, Lettere di Carlo
JU)erto, ecc., cit., negli Atti, ecc., cit., p. 260 e segg.) e ad alcuni
membri del Governo Piemontese, al punto che, dopo lunga e
vivace discussione alla Camera Subalpina, provocò le dimissioni
del gabinetto Balbo. Il Mazzini non insorse con la sola protesta
contro il decreto del 12 niaggio, poiché in ])iù articoli dell' //«7ia
liei Popolo avversò 1' atto che egli riteneva così dannoso all' unità
nazionale ; e poiché era disposto dal Governo Provvisorio che i
registri per le sottoscrizioni fossero depositati presso i parroci,
il 16 maggio, in nome dell'Associazione Nazionale Italiana,
inviava ad essi la seguente protesta, che il Gironi trascrisse nella
Hii-A Bibliografia ìnazziniana itiù volte c\\., inedita nell' autogra-
foteca Nathan : «I sottoscritti, coli' uaita Protesta, nel niandar-
vela non hanno solamente lo scopo di tener tranquilla la loro
coscienza e sdebitarsi d'un obbligo ch'essi credono sacro, ma
sentono il bisogno d' invocare specialmente 1' attenzione vostra sul
contenuto. Voi siete i ministri di tm Dio di pace e d' amore. Voi
siete come padri e fratelli venerati tra il Popolo e i suoi destini,
fr.a la Lombardia e l' Italia intera. La decisione, alla quale il
Governo, traviato o inipanrito da agitazioni illegali, chiama le
popolazioni, minaccia la pace pubblica, e i)uò dare il segno di
risse civili, mentre la decisione presa alla line della guerra e
con tutta la legalità di discussione alia quale le nature fatte
a immagine di Dio hanno diritto, acqueteiel)be tutti gli animi
e sarebbe accettata da tutti i partiti. Nel nome di Dio di pace,
nel nome di quel Dio che tanto amate, meditate attentamente
le cose che i sottoscritti vi dicono e illuminate i vostri fedeli
sulF importanza del loro voto. »
(1) 11 «manifesto» dell' Italia del Popolo non recava alcuna
data, ma era dovuto uscire tra il 14 e il 15 maggio 1848. Era
dello stesso formato del periodico, in mezzo foglio, e subito dopo
la tirma del Mazzini stavano quelle dei collaboratori : Bachi
Salvatore, Barozzi Achille, Ceroni Riccardo, De Boni Filii)po,.
Gallardi Enrico, Grillini Romolo, Lizabe Ruffoni, Maestri Pietro,
Pesce Alessandro, Porro Ercole, Revere Giuseppe, Tenca Carlo
e Visconti Venosta Emilio.
[1848] Kl'ISTOI.AKIO. 177
vostra salute e «li «luella tìel padre. Io non ho ten)i)0
da respirare: ma coglierò presto una mezz'ora di
libertà inv scrivervi a lungo. Addio: abbracciate il
padre e dite tante cose aj>:li amici per me. Voi amate
senipre il
vostro
(tIUSEPPE.
MMCCCCXI.
A Caklo Gkimjcnzoni. il Ferrara.
[Milano], 17 maggio 1848.
Fratello,
lo Ilo tanto lavoro sulle spalle che mi nuiuca il
tempo anche per una lettera a voi, che io stimo ed
amo molto. (M Ai buoni del resto non bisognano lunghe
MMCCCCXI. — Pubbl. da A. Levi e C. Fanigada, L'ele-
zione di G. Mazzini a deputato di Ferrara alla Costituente lìomana
del 1849 (in Atti e Memorie della Deputazione di Storia Fatria
della provincia di Ferrara, voi. XXIV [1919], fase. 1", pp. 23-25
dell'estratto).
(') Il Mazzini aveva stretto in (|uei giorni relazione con
Carlo Grillenzoni, ferrarese (cai conobbe personalmente in Roma
1" anno appresso, quando andò a sedere all'Assemblea Costituente
fra i deputati della provincia di Ferrara), per mezzo di Pietro
Ripari, amico intimo del Grillenzoni, accorso a Milano prima
del maggio, e accostatosi d'allora in poi al Mazzini, al quale iu
sempre devoto. Ved. infatti la lett. del Ripari al Grillenzoni
(in data 16 maggio 1848, in A. Levi e C. Panigada, art. cit.,
pp. 21-23), alla quale quest'ultimo rispondeva (Id., p. 25) otto
giorni dopo, ringraziando « della relazione nella quale aveva volute»
metterlo col Mazzini. » Tuttavia, il Grillenzoni, riscontrando la
lett. del Mazzini, dichiarava di non potere aderire all'invito di
Mazzini Sci-Mi. ecc. voi. XXXV (Kpistolai-io, voi. XIX). 12
178 KPISTOI.AHIO. [184t<|
parole. Leggete, vi prego, la Ragione e il Programiiia
del Giornale. Vi rileverete le nostre intenzioni. Nes-
suno ci accuserà d'essere stati incanti e di aver lan-
ciato noi il guanto agli altri partiti. Ma il silenzio
prolungato ci farebbe suicidi, e qni si tratta non di
noi, ma dell'avvenire italiano. Le condizioni interne
ed esterne segnano venire il momento per ordinarci
e lo tacciamo. Xoi vogliamo collocare pnbblicamente
l'opinione repubblicana anzitutto sopra un terreno
legale, iniziare l'apostolato aperto dichiarando: Siam
convinti d'essere l'unico partito che possa nnificare,
non dne o tre parti d' Italia, ma l' Italia. Se il nostro
convincimento è pur vostro, unitevi e lavoriamo: e
insegniamo finalmente a tutti che un i)artito fondato
non sopra un mero calcolo d'opportunità, nui sopra
una credenza, pnò e vuole essere uno e compatto.
È l'unica cosa che ora ci manchi. Xoi abbianio un
doppio lavoro: l'Associazione e il Oiornale.
*
lui, per le condizioni, iilie quali accennsiva vagamente, in cui si
trovava in quei giorni la città di Ferrara, cosf da presso minac-
ciata dagli Austriaci, e pur troppo non disposta a resistenza osti-
nata. « Lessi con piacere la vostra protesta — scriveva infatti, —
e il programma del Giornale. Quanto io consenta nello spirito
che anima con noi tanti generosi Italiani non starò a ripeterlo
dopo che u'iio scritto si a lungo (parnii) al buon Ripari. Ma
voglio che mi scusiate se non mi proferisco a voi né per farmi
centro qui dell'Associazione, né per ascrivermi fra i collabora-
tori del Giornale, perché conosco clic mi proferirei ad una impresa
u cui né per lo spirito di questa Città, neper la capacità mia
potrei i)ortare quel giovamento a cui sareste in aspettazione;
ed assumerei un incarico a cui non potrei in alcun modo sod-
<lisfari'. Con che però non ricuso di portare, dove io possa e
come io possa, la debole mia cooperazione sì per ragguagliarvi
delle cose nostre, si per giovare ed avanzare in ogni modo franco
ed onesto la causa del popolo e della libertà ». Ii>., p. 28.
[1.^48] KPISTOI-AIUO. 179.
La prima avrebbe bisogno di ceutri per ogni
dove: più ne' punti più importanti come Feriara.
Dai ceutri stabiliti nelle diverse città dello Stato
Ponritìcio escirebbe poi, con un accordo organico,
uiuì stv.ione seconda o terza dell'Associazione Nazio-
nale.
Il Giornale avrebbe bisogno di soscrittori e colla-
boratori.
I soscrittori manterrebbero vivo l' organo dell'As-
iiociazione. e se moltissimi, sarebbero prova della sua
potenza e renderebbero possibile la pubblicazione
d'altri scritti più popolari.
I collaboratori renderebbero Paltò servigio d' in-
segnare a tutti, dentro e fuori, la vera condizione
delle cose, il vero stato degli spiriti e dei desiderii
in Italia. Abbiamo bisogno di corrispondenti solle-
<?iti e veritieri. Se il Giornale vivrà, come speriamo,
noi, tatto il saggio, proporremo ai corrispondenti
regolari una retribuzione.
Per ciò che riguarda il Giornale vogliate corri-
spondere all'indirizzo che troverete appiè del Pro-
gramnui.
Per ciò che riguarda l'Associazione, con me, all'in-
dirizzo: Maria'Dal Verme, (*) Contrada del Gesù. Casa
d'Adda, Milano.
Addio, fratello. Vi stringo la mano. Amate il
vostro
Gius. Mazzini.
(') .Sulla contessa Maria Dal Verme, ohe il Mazzini aveva
■conosciuto nel 1833 nell' esilio in Svizzera, ved. la nota alla
iett. CCXIII.
180 KiMsroi.AJUo. [1848]
MMCCCCXIL
ALi-A Madrk. a Genova.
[Milano]. 20 iii!ij>jji() [184<S|.
Mia cani imulie,
Due linee appena. Sto bene. Ho ri(;eviito o<iiji
cosa dal giovine clie ni' avete raccomandato. No. io
non ho camera dove sono; ma non pensate a quello.
Quando mi direte: sono decisa ih'I tal ttMiipo: prepa-
rerò ogni cosa. Per ciò che avverrà poi, non i>eiìsater
tidate in me. Sia ch'io viva qui, sia ch'io stia nel
Ticino, sarò sempre in sicuro e più assai vicino che
non era prima. Per ora non parliamo che delhi gioia
di star vicini alcuni giorni. Salutate gli amici ed
amate sempre il
vostro
(rlUSEPl'E.
MMCCCCXlll.
ALLA Madrk, a Genova.
[Milano], 24 maggio [1848].
Cara madre,
Sto bene; non posso al solito scrivere che due
parole. A tutte l'altre faccende mi s'è aggiunto ili
MMCCCCXII. — Inedita. L' autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del
Mazzini annotò : « 20 maggio 1848. »
MMCCCCXlll. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del.
Mazzini annotò : « 24 maggio 1848. »
[1848J KPISTOI.AUU». 181
Gioriiiilej e potete tìgurarvi come sia preso il mio
tempo. Avrete, spero, veduto uu amico che v' uvrà
dato mie iiuove. Badate a non dimenticarvi di dirmi,
quando avrete preso una risoluzione; perché sarà
necessario ch'io prenda le mie misure. Avrei voluto
da un pezzo riscrivere a (Jarolina, e non ho potuto.
Non ho più veduto la di lei cugina. Fa qui bellis-
siiuo tempo: uu po' troppo caldo per me. Yi man-
derò domaui o dopo una polizza di carico di certe
casse di libri clie devono giungervi sopra una nave
mercantile da Londra: sono i miei. Questo non deve
alterare in nulla i disegni vostri: perché dov' anche
non foste in (renova, troveremo altri che s'incari-
chers\ per voi. Addio; madre mia: salutate di core
gli amici, abbracciate il padre, e amate sempre il
vostro
(rlUSKl'FK.
MMCCOOXIV.
AL <3KN. Giacomo Filippo Dk Mekstkk. a Liig.im».
[Milano]. 24 iiiiig-gi(» [1848].
Caro generale,
Carta mi rese l'altro giorno il tuo articolo: ed
eccotelo a norma di quanto oggi mi dici. Credo la
MMCCCCXIV.^ — Inedita. L'autografo si conserva nel Museo
del Kisorgiinento di Milano. In un foglietto incluso nella lettera,
forse di ))ngno del De Meester, è annotalo: «Gius. Mazzini,
Milano, 24 maggio 1848. Ricevuta il 27 detto. Risposto il
28 detto. »
182 , Ki'isroi.ARio. [1848]
forma sia sembrata troppo avventata; troppo asso-
luta. Siamo in uu terreno ditìicile, e biso,uiia usar
tattica. Io vorrei scriverti a luugo, ma non lio un
minuto di tempo. Dio volesse clie tu potessi esser
fra noi! Salutami Cliialiva e gli amici e credi all'af-
fetto del
tuo
Gius. Mazzini.
MMCCCOXV.
Ai.i.A Maduk, a Genova.
[Milano]. 27 maggio [1848].
Cara madre,
11 latore è amico intimissimo mio e di (ìaribaidi.
Accoglietelo come tale. Vi darA nuove mie. (*) Amate il
vostro
(tIU SEPPE.
MMCCCCXV. — Inedita. L' autografo si conserva nella rac-
colta Nathan. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta l'indi-
rizzo: <• Maria Mazzini. »
(*) Giacomo Medici era stato indirizzato dal Mazzini all'An-
zaui ed a Garibaldi nel dicembre dell845(ved. lalett. MCMXLV).
Nel momento di lasciare Montevideo, egli ignorava gli avve-
nimenti di Lombardia, e lo ignoravano pine i suoi due grandi
commilitoni, tanto è vero che Garibaldi, atlìdandogli una mis-
sione in Italia, gli aveva raccomandato di intendersi prinui col
Mazzini a Londra (ved. il testo delle istruzioni di Garibaldi
al Medici in G. Pasini, Vita dd gen. (r. Medici, ecc., cit.,
pp. 13-15). Se non che, giunto all' Havre nella prima quindi-
cina di maggio, egli aveva appreso che il Mazzini non era più
[1848] Ki'iSTOi.AKH). 18:^
MMCCCCXVl.
A [Niccolò Tommaseo], :i Venezia.
[Milano], 27 maggio 1848.
Amico,
lo vi tempesto di lettere: ma non mi pare che
siano totalmente inutili. Vi reca questa il (;a[)itano
iV artiglieria polacco Korzeuiowski ; e vi viene da parte
di Mickiewicz. iK)me che dev'esservi caro. (') Questi
in IiighilteiTa, ed allora, tiavcasanilo rapidamente la Francia,
era venato in Italia. Nella Concordia del 23 maggio 1848 si
leggeva infatti : « Ieri isalntammo [a Torino] uno dei piti forti
eonimiiitoni del generale GarihaUli. Il sig. Medici sbarcò
all'Havre, toccò Parigi e giunse tra noi ad annunciare prossimo
l'arrivo della legione di Montevide<» e del prode suo condot-
tiero. La spada e il senno guerresco di Garibaldi giungono in
tempo oj)p<)rtnno. L' Italia ora pili che mai abbisogna del biaccio
e della mente dei prodi suoi figli. » Naturalmente, il Medici
accorse subito a Milano per concertarsi col Mazzini: e sembra
elle con lui avvisasse ai modi più acconci per la fonnazione
lii un corpo di volontari (ved. i suoi ri<'ordi, che furono cer-
tamente manipolati dal traduttore, nei Mémoires iìe GAitiitAi.ni,
tradnitH sur le manuscrU or'ujiual pur A. Dcjias; Paris, Calnumn-
Lévy, s. a., p. 90), e a questo intento andasse a Genova per
attendervi l'arrivo di Garibaldi.
MMCCCCXVl. — Pubbl. da .1. W. Mario, Della vita di
a. Mazzini, ecc., cit., p. 320.
i') Subito dopo le aft'ettuose accoglienze fatte a Milano al
Mickiewicz e ai pochi Polacchi colà giunti il 1" maggio 1848
(ved. la lett. MMCCCCIV), il Governo Provvisorio aveva comin-
ciato a creare mille ostacoli perché si formasse una legione polacca
per avviarla contro il nemico. Ne sono prova i molti documenti che
illustrano la narrazione che ne fece L. Mickiewicz {Mémorial de
184 KIMSTOLAHU). [1848]
esuli della nazione sorella vennero qui i»er costituirvi
un nucleo di legioni polacche : nucleo prezioso perché
porrebbe a fronte degli slavi militanti nell'esercito
d'Austria uji elemento simpatico, e i)iù {)erc]ié sarebbe
Itt Léfilon polonaise, ecc.. cit... voi. II, p. 45 e segg.); né valse u
riiiinovere ijiiellii opposizione la visita fatta dal Mickiewioz al
campo di Carlo AlbcM'to, per esortarlo ad accettare i servigi de' suoi
coniiiiilitoni. ohe anzi le preo<;cnpazioni diplomatiche ne resero
sempre pili difficile l'accettazione. Scriveva 1" anno appresso il
Mazzini {Ceìini e docHmeuii intorno all' insurrezione lombarda, ecc.,
cit., nell'/<«/i« del Popolo di Losanna, voi. II, p. 262) che « per
terrore d'nn rimprovero da J'ietrohurgo » si orano lasciati
«all'ozio increscioso di mia easerma in Milano Miekiewicz
e i suoi Polacchi sino al giorno in cui la determinazione di
sottrarli a Venezia clic per suo suggerimento li aveva accettati
fé' si che fossero chiamati ili campo. » Stanco dei lunghi indugi,
il poeta polacco aveva infatti deciso di offrire l'oi)era della sua
legione al Governo Frovvi^rio della Kepnhhlica di Venezia, e il
24 maggio aveva colà inviato a «piestf) sc<»po il Korzeniowski.
capitano d'artiglieria pohicco al servizio della legione formata
a Milano, facendo balenare a quel Ministro della Guerra, Fran-
cesco Solerà. 1' immenso vantaggio clie ne sarebbe risnltaro
usando i suoi (rommilironi nella lotta « contre l'armée austri-
ohienne composée en grande partie de Slaves » (L. Mickiewicz.
op. cit., voi. lì, pp. 370-371). E per meglio facilitare questa
accettazione, il Mickiewicz iiveva pregato il Mazzini di appog-
giare la proposta presso il Tommaseo, col quale, dimenticando
perallorale polemiche degli anni precedenti, l'agitatore genovese
era entrato in rapporti epistolari (II)., voi. II. pj». 372-384).
Lo scrittore dalmata, che per le sue predilezioni verso 1' ele-
mento jugoslavo era più d'ogni altro in grado di apprezzare
il grande aiuto che si porgeva a Venezia, accolse di Imon grado
l'offerta e rispose al Mazzini che aveva messo a (juesto scopo il
Korzeniowski in relazione con l'Antonini. Più tardi « deplorò
profondamente che sia per le condizioni di uno stato impoverito
da una massa di soldati piiì^che inutili e per inopportuni sospetti
si fosse rigettato quel soccorso che poteva, in nn istante, cambiar
faccia alla guerra. » Ved. V. Marchesi, Storia documentata della
rirolmiotre e della difesa dì Venezia, ecc., cit., p. 201.
I
I
[1848] K.risioi.AiMO. 185
pelilo vivente dell'affetto che deve correre e corre
tra la Polonia e noi. Qui il governo provvisorio non
intende che i niescliini calcoli d'opportunità sugge
riti dagli agenti di C[arlo] A[iberto]j e non [>uò inten
dere né Mickiewicz, né Polonia, né altro die valgn.
^fa voi siete tatti per intendere queste cose, e con-
tido che i Polacchi potranno lodarsi di migliore acco
glimento. Durate forti e sostenitori della bandiera
repnl)l)licana per un po' di tempo ancora, ed aiiiate il
vostro
(t. MAZZIjSI.
MMCCOCXVIl.
AI, GKNKUAKE GIACOMO ANTONINI. !l Venezi:i.
Milsino. 27 iiiaojri(, 1848.
Ci enera le,
(Quando vi commettemmo in Parigi il santo uflRzio
di condurre in Louibardia i volenterosi, i quali si
congregarono per accorrere a difesa della patria ed
entrar partecipi della grande opera dell' italico riscatto,
noi sai)evamo che in voi erano tutte le parti di vero
soldato e di vero cittadino. Onorano il vostro nome
memorevoli fatti d'arme; ma quel che più vi onora
si è che la vostra fede da voi espressa come dai
pari v^ostri si esprime, col ferro in mano, sui campi
di guerra.
Voi siete cittadino soldato; e sentite e intendete
la santità del vostro uffizio, perché sentite e iiiten-
MXICCCCXVII. — Pnbbl. ueW Italia del Foj)o1o <\\ MiUiuo,
<1p1 28 iiiacjjrio 1848.
ÌHtì KIMSTOI.AIUO. I1<?!4S]
<ìete la santilà «Ielle libere cittadiuaiize. In Polonia
voi non difendavate la patria italiana, ma la patria
umana: e segnaste del vostro sangue il polacco ves-
sillo. In Polonia voi eravate sacerdote armato della
)iostra eterna religione.
E voi consacrate ora <}uel che vi rimane di vita
alla nostra madre comune, la quale ringiovanisce per
virtù di novelle credenze. Noi tìimino profondamente
contristati, o fratello, <]uaudt) leggemmo <5lie il ferro
v'avea mortalmente ferito: ma ci consola ora sapere
che, quantunque grave, mortale non fu quel colpo :
e «die privata non sarà la patria dell'opera vostra. (')
(') D.i Puviiv, (love il 30 aprile 1848 s'era imbarcato co»
la sua legione per raggiungere Venezia (veil. la nota alla let-
tera MMCCCCV e A. Aiszaxo. L' arri co della legione Antoniui iti
Italia, ecc., cit., in Memorie, cit., p. 528 e segg.)) l'Antonini era
arrivato a Padova il 5 maggio, quindi aveva avuto incarico di
presidiare il forte di Mai'ghera, prendendo parte al combat-
timenti» del 12 in Treviso. In (inello stesso giorno l'Antonini
era stato nominato dal Governo Provvisorio comandante della
città e fortezza di Venezia e il 21, avuto notizia che il nemico
si disponeva all' investimento di Vicenza, insieme col Manin e
col Tommaseo s'avviava a quella volta per recarvi aiuto di
truppa e di munizioni. Un testimonio dello scontro ivi avve-
nuto (G. Fantoni, // traccio del generale (ì. Jntoiiiiii, in Hi'-
rista Stor. del Risorgimento, a. Ili, [1898J, i)p. 479-488) cosi
narrava quell'episodio: «Nel giorno innanzi «]uesta città era
stata assalita la prima volta dal corpo ausiliario austriaco
disceso dall'Isonzo, forte di 16.000 agguerriti soldati d'ogni
arimi, con 40 pezzi di cannoni e racchette, la cui metà, operante
gagliardamente e d'improvviso, venne respinta da soli tremila
valorosi cittadini e volontari della 1^ Legione romana Gallieno,
senza linea, senza cavalleria, e fuori dalle barricate, malgrado
il vivissimo fuoco di bombe, di razzi e di suscitati incendi.
Né, il giorno dopo, il ributtato nemico tentava rinnovare T at-
tacco ; imi abl)andonata Vicenza, si sollecitava a guadagnare
la strada di Verona per raggiungere lo scopo precipuo del suo
[18i8] KI'ISTOLAKIO. 187
La j>raiHlezza della tede sta sopra ad ogui lode, c>
j^eiierale; ci è dunque tolto lodarvi — e noudiineiio
coiigimigiineiito col grosso dell'esercito Kacletzkiauo trincerato
in quella fortezza. Le truppe italiane arrivate in questo giorno
a Vicenza, benché troppo tarili, non pertanto speravano e cliie-
ilevano anelanti di lanciarsi ininiantinente all' inseguinient(»
delle orde straniere che, battute e vergognose, si ritiravano.
11 gen. in capo Durando, cui sfuggiva ancora una volta l'oc-
oasione di poter disputare il passo ai rinforzi di Nugent, e
stimando teuieiario consiglio correre colla sua trujjpa, ancora
interiore di numero ad inseguirli e richiamarli a ))attaglia,
trattenne quo' slanci generosi; nui fu solo il gen. Autonini
che non volle tenersi fermo, e sorti colla sua-Legione e due
concessegli compagnie di Cacciatori Svizzeri, con una sezione
d'artiglieria pontificia, e parecchi volontari vicentini, per ten-
tare di oftendere 1' inimico e di rimuoverlo dalla posizione che
aveva presa all'Olmo, un miglio dalla città Il combatti-
mento provocato dall'Antonini vcnnegiudicato unaprova d" indo-
mito coraggio. Egli spinse i suoi vivacemente al fianco del-
l'esercito imperiale disteso a destra sulle ultime chine dei
colli di Biron e di Creazzo, vincendo gli ostacoli d'un ponte
già prima rotto sulla via dell'Olmo e d'una barricata eretta
a guardia di quel passo dal nemico. Ma questo tutto a lui si
rivolse, allargando l'ala sinistra sulla vicina strada ferrata
parallela a quella maestra, e fulniin.-indo dalle alture minaccio
di circuire le brevi schiere assalitrici costrette a ripiegarsi.
Svolazzavano al passar delie palle i bianchi capelli del vecchio
italiano, intrepido, solo a cavallo in mezzo ai suoi fratelli e
ligliuoli — In brev' ora cadevano circa cento di queir amorosa
famiglia, e sovr'essi pioveva il sangue del generale, schian-
tato da mitraglia il braccio che drizzava la spada alla carica....
Quando con sovrumana audacia, ponendosi dinanzi ai cannoni,
senti sfracellarsi il braccio destro, gridò: 'Avanti! nulla mi
importa del braccio e della vita, mi basta solo che non si perda
l'Italia!' Trasportato al palazzo Torresan, l'Antonini ebbe
amputato il braccio dal chirurgo Petrali ; e poiché gli Austriaci
mandavan colà bombe, sapendo che era la sede del qnartier gene-
rale, fu trasferito nel palazzo Bonollo, da dove, la sera del 24,
fu <'niidotto a Venezia. Il Mazzini seppe la sciagura toccata al
188 Ki'iSTOLAitic. [1848]
possiamo dirvi che altera è la nostra associazione
d'essere onorata del vostro nome.
Noi vi desideriamo felicità, e desideriamo all'Italia
uomini che vi sonnellino.
Ver l'Associazione nazionale italiana
Il Pkksidkntk
(tIUseppe ini azzini.
Ir- SlCGIlKIAKIO
LiZABK RlTFFONI.
prode genenile assai per tempo; e sono certaiiieiite sue le st--
gneiiti parole che si leggono iiell' 7/flZirt del Popolo del 24 mag-
gio 1848 : « Siamo fatti consapevoli di lagrimevole notizia. Il
generale Antonini, uscito di Venezia, niovea al.la volta di Pa-
dova, guidando una colonna di 1.200 uomini. Si scontrò col
nemico ; fu sanguinoso il conllitto : e un colpo d'artiglieria
Troncò il braccio al generale. Si teme della vita di qjiesto valo-
roso italiano, veterano soldato della libertà nostra, il quale
con molta gloria militò in Polonia nella guerra d'indipendenza
dell'anno 1831. — Speri.amo «die la morte non ci torrà questo
prode che tanto si è adoperjito per la santissima nostra causa. —
Veniva da Parigi capitanando una legione di volontari foi'inata
<ìa]V Associazione Nazionale Italiana; era scampato da pericidi
di tante battaglie; si sentiva felice di poter offrire gli ultimi
giorni della sua caduta età alla patria, alla religione nostra
e morire come era sempre vissuto. Speriamo che ci sarà dato
rivedere ancora ed abbracciare l'onorato amico, onorato degna-
mente dell'amore de' suoi fratelli. » Ved. pure l' Italia del Popolo
del 31 maggio, in cui fu pubbl. una nobile lett. dell'Antonini,
il quale, lasciata poi Venezia come protesta per il decreto di
fusione (ved. V. Marchesi, Storia documentata, ecc., cit., p. 17.^
e segg.) andò a Bologna, dove perorò nel Circolo felsineo,
insieme con lo Zambecearie il gen. A. Morandi, la istituzione di
un Governo provvisorio e fece parte del Comitato di guerra
(ved. A. Dai.i.oi.io, La difesa di Venezia nel 1848, ecc.. cit.,
p. 120 e segg.), e infine (27 luglio) a Milano (ved. V Italia del
Popolo del giorno successivo).
[1848] KPISTOI.AHIO. 189
MMCICCXVllI.
TO Emimk Hawkes, London.
[Milaii], May 30'", 1848.
I write, dear Emilie, to Stolzinau ; and I liope
he wiil teli yoii what I say about our politicai coii-
dition. I bave refused to be a M. P. for Geiioa^
and for 1 do not kuow wbat place iii Piedniont:
ret'iised to be more tliaii that with the man Charles
Albert: refused ali the ofters of the tempter: and
I remain the republican Joseph you know. Do not
believe (this is not for you, but for my male friends)
that it has been owing to pride, reaction, or any other
narrow feeliJig; no; I told ali tempters the same woids
30 maggio 1848.
Scrivo, cara Emilia, a Stoizman ; e spero vi riferirà
quello die gli dico intorno alla nostra condizione politica.
Ho rifiutato di esser Deputato di Genova e di non so
quale altro luogo del Piemonte: ho rifiutato di essere
anche di piti con Carlo Alberto; ho rifiutato tutte le of-
ferte del tentatore; e rimango il Giuseppe repubblicano
clie voi conoscete. Non crediate (questo non è per voi,
ma per i miei amici di sesso maschile) ch'io l'abbia
fatto per orgoglio, per reazione o per qualunque altro sen-
timento meschino : no : a tutti i tentatori ho detto la stesse
MMCCCCXVIII. — Pubi»!., ili gran parte, da E. F. Ri-
CHARDS, op. cit., pp. 85-87. Qui si dà integralmente, 8u una
copia inviata alla R. Commissione dalla predetta Signora.
L'autografo si conserva presso gli eredi Ashursfc.
l'JO KIMSTOI.AIMO. |1848]
tliat 1 address to Charles Albert in my mani-
festo of the Italia del Popolo. Was 1 not right ?
Meanwhile, I am here, disliked, dreaded, suspected,
caluniniated, threatened more than ever : and my
writings are biirnt in my native town, Genoa, al-
mo.st under the eyes of my poor mother; (M and
parole clie rivolgo a Carlo Alberto nel mio manifesto del-
l' Italia del Popolo. Non ho avuto ragione ? Intanto sono
qui, pili che mai odiato, temuto, sospettato, calunniato,
minacciato: ed a Genova, nella mia città natalo, i miei
scritti sono bruciati quasi sotto agli occhi della po-
(*) La sera del 16 maggio 1846 alcune copie della protesta
mazziniana al decreto di quattro giorni innanzi per l'annessione
immediata erano bruciate in piazza di Banchi a Genova. Tutti
i periodici piemontesi e genovesi, perfino il Pensiero Ilaliano
{n. del 17 maggio 1848), lodarono quell'atto. In una nota a
quella protesta, inserita nella Bibliografia mazziniaìia più volte
cit., il Gironi, clie in quei giorni si trovava a Milano ed era
già entrato in rapporti col Mazzini, dava le seguenti notizie :
« Sullo abbrnciamentodi questa protesta io lio raccolto in Genova
<la un testimone quanto segue: in Banchi la protesta fu letta ad
alta voce da un tale di nome Valle, poi fu ibridato: si abbruci,
« il primo che mise questo grido fu certo G , denunciatore
<lel figlio che il Consiglio di guerra divisionario di.... gli
condannava. Giuseppe Solari, giovine di commercio che era pre-
sente, deplorava l' atroce fatto, dicendo: un giorno forse cono-
Jìcerete quel che fate! Fu una sola. La cosa consumossi fra poco
l)iu di cento persone, e quello che arse la protesta fu un certo
Frixione, giovine di perdutissinii costumi, figlio d' un banca-
rottiere, già carcerato tre mesi per cagione di furto consumato
Il danno di un suo zio, di un oggetto di belle arti; e liberato
sulla aft'ermazione dello zio, ricordarsi aver detto al nipote gli
procurasse la vendita dell'oggetto che asseriva involatogli. Nel
1847 o sui primi del 1848 venne in Genova un Triestino cre-
•ditore del Frixiqne, il credito era liquidato, e non doversi clie
■[1848] Kl'ISTOI.AKIO. 191
threateuings of death are uttered bere at Milau. How
thereactioiiliasbeenprodiiced — how they bave spread
amoug" the lower classes caluuiiiies agaiust me— bow
tbey contrive to iriake me appear a sortof an ambitious
Catalina — woiibl form too long a cbapter for me to
write it. (*) I feel quite strong and nnmoveable and
vera madre mia: e qui a Milano sono pronunziate minacce
<li morte. Sarebbe troppo lungo scrivervi come eia avve-
nuta la reazione — come abbiano sparso, nelle classi
più basse, calunnie contro di me — come facciano di
tutto per farmi apparire una specie di ambizioso Catì-
lina. Io rimango però forte ed impassibile, e sorrido
pagare o andare in carcere. Una mattina, mentre il Frixione
era a Banchi, passa il creditore, egli fattosi all'orecchio dei
conoscenti che avea attorno dice loro accennando il Triestino:
quella è una spia austriaca. La voce si diffonde rapidissima, il
Triestino accennato è perseguitato; corre via incalzato dalla
gente alle spalle che sempre ingrossa gridando: alla spia
uustriaca. Si rifugia in una casa, passa iu un'altra, è tratto
alle carceri di S. Andrea per sua sicurezza, ed ha fortuna di
poter partir l'indomani. Cosi Frixione iiaga il debito. Co-
testo stesso boia della protesta, nella rivoluzione genovese del
marzo 1849. essendo incaricato di recare nna somma di danaro
dal palazzo dncale ad uno dei forti, se la prese per sé e non
si vide pili. »
(*) Scriveva pili tardi il Mazzini {Cenni e documenti inlorno
<iir insurrezione lombarda, ecc., cit., nell'//a/j« del Popolo di
Losanna, cit., voi. II, pp. 21-22): « A me iscrizioni sui muri e
lettere anonime intimavano morte. Un Cerioli, non ricordo se
prima o dopo il 12 maggio, appiccò per le cantonate una tiritera,
la cui conclusione affermava eh' io aveva ricusato veder mia
madre per diversità d'opinioni politiche. La povera mia madre
viaggiava appunto allora verso Milano per abbracciarmi e bene-
dire alle mie credenze. Non so d' un repubblicano che sia sceso sf
basso da calunniare la vita privata de' suoi avversari poli-
tici. » Ved. pure il Corriere Livornese del 3 giugno 1848.
192 KPISTOLAUIO. [1848J
smiling at «11 tliis: biit I caiiuot deuy my feeling eu-
tirely an exile in my country; feeding; niy soni witli
its own substance. like the Peliean witli its little
ones. Do not exaggerate to yoiuself my positiou
here. I bave pleiity of yonng people ready to do
anytbing for my sake and on my bidding : 1 ani,
politically, strong enougb; and that is tbe cause of
tbe uproar from tbe royalist party: but I was speak -
ing about myseìf, about Josepb and not abont Maz-
zini. I am well in bealtb : wonld to (lod that I could
know tbat you are strong as 1 ani. I am working
day and nigbt; what else could 1 do? tbere is no
alternative: eitber to leave oflfand fly to some conntry-
place or nook there to live nnknown, and witbout
tbe least politicai activity, or to bave not a single
moment free, not even to write to my friends. Will
you wiite a long letter full witli particubirs about
a tutto questo ; ma uon posso nascondere che mi senta
un vero esule nel mio paese, clie nutro 1' anima mia con
la sua propria sostanza, come fa il pellicano con i suoi
piccini. Non esagerate nella vostra mente la mia posi-
zione qui. Ho molti giovani che sono pronti a fare qua-
lunque cosa e ad ubbidire ad ogni mio cenno: sono, po-
liticamente, abbastanza forte ; e questa è la ragione per
cui il partito regio fa tanto rumore : ma stavo parlando
di me stesso, di Giuseppe, e non di Mazzini, Di salute
sto bene : volesse Iddio che potessi sapere che anche
voi siete forte come me ! Lavoro giorno e notte : che
altro potrei fare ? Non v' è da scegliere : rinunziare, e
fuggire in qualche luogo di campagna, in qualche na-
scondiglio per vivere sconosciuto, senza la minima atti-
vità politica, o non avere un solo minuto libero, neanche
per scrivere ai propri amici. Mi scriverete una lunga
lettera piena di notizie di tutta la vostra famiglia ?
[1848] KPISTOI-AI5IO. 193
ali youi- family ? and teli tliein ali that I wish to
write every day to each of thein and cannot. Stili,
they eau: wliy, tben, are they silent? Why does
Caroline necer write ? It was ali \ ery vvell to keep
aloof at Muswell Hill; but, wliem I aiu in Milani
Wbat is Bessie doing? Has slie compieteli/ forgotteu
me? Eliza too; sbe sent me once a weekly papier
in wbicb ber Louis Blanc's translation was inserted;
tben. sbe gave it up. As to you....
You bave been in tbe country: wbere f At your
sister's ? Wbat is sbe doinj» "? Wbat are my two
yonng correspoudents doing f Remember me to tbem
ali: and to tbe Dillons. Wbat is Mr Stoue doing,
and painting? Does be stili keep Acbilles-like in bis
tent or bas be fairly and cordially reconciied to C'a-
roline? And wbat are you painting? Teli me every
bit of tbing concerning you and tbe family: my
e direte a tutti che desidero ogni giorno di scrivere ad
ognuno di loro e non posso farlo ? Essi possono, invece :
perché dunque tacciono? Perclié Carolina non mi scrive
maiì Era giustissimo che si tenesse appartata, a Muswell
Hill: ma ora che sono a Milano I Che fa Bessie? Mi ha
completamente dimenticato ? Ed anche Eliza ha fatto lo
stesso: mi ha mandato una volta un giornale settima-
nale in cui era inserita la sua traduzione di Louis Blanc:
poi lia smesso. In quanto a voi....
Siete stata in campagna : dove ? Da vostra sorella f
Che cosa fa? E che cosa fanno le mie due giovani cor-
rispondenti? Ricordatemi a tutti loro ed ai Dillon. Che
cosa fa il Signor Stone, e che cosa dipinge ? Rimane an-
cora rinchiuso nella sua tenda, come Achille, o si è giu-
stamente e cordialmente riconciliato con Carolina? E
che cosa state dipingendo j>oì? Raccontatemi qualunque
Mazzini, .Scritti, ecc., voi. XXXV (KpiatolHrio. voi. XIX). IM
194 Ki'jsioi-AKUi. [1848]
life is so dreai-y ! How is the brewery goiiifj oii 't
What is William about ? How is liis liealth ? Is lie,
and Sydney, James and Sbaeu — tke Trinmviiate —
acting politically in any way ? Ask James— tlieni ali
singledly and coUectively to write every fortnight
a ratlier long letter to me for the Italia dei Popolo :
a correspoudence summing up the state of paities,
the progress of public opinion, Chartism, Ireland,
international tendencies and so forth. They will be
translated: and it will be a great service to us and
a" great kindness to me. Let it be a settled thing,
and let me bave a letter within a few days froni
the reception of my letter. (*) If aiiything concerning
iiiinimii cosa clie riguarda voi e la vostra famiglia : la mia
vita è COSI triste ! Come va avanti la birreria ? E cosa fa
Guglielmo e come sta di salute? Sta occupandosi in nes-
sun modo di politica insieme con Sydney, Giacomo e
Sbaen — il Triumvirato? — Chiedete a Giacomo — a
tutti loro, singolarmente e collettivamente — di scrivermi
ogni quindicina una lettera piuttosto lunga per V Italia
del Popolo: che sia una corrispondenza clie riassuma
la situazione dei partiti, il progresso dell'opinione pub-
blica, il Cartismo, l'Irlanda, le tendenze internazionali
e cosi via. Saranno tradotte: e sarà una cosa utilissima
per noi ed una grande cortesia verso di ine. Fate in
modo clie questa sia cosa già stabilita e die io abbia
una lettera poclii giorni dopo clie avrete ricevuta la n»ia.
(*) Dall' Inghilterra fu corrisposto assai tardi e Cdu par-
simonia a questo invito dal Mazzini. Neil' Italia del Popolo
comparvero infatti solamente due corrispondenze da Londra :
una prima, con la d;ita del 3 luglio, firmata S[tan9feldf], fa
pubbl. nel n. del 10 di qnello stesso mese ; una seconda, con
la data del 12 e con la sigla S. W. Hfawlces?]. in quello del 20.
I
|184S] Ki'ii^Tor-Aino. 195
the state of public opinion iibont our affiiirs caii be
included, so mudi tlie better. Theu, 2'"', 1 want tó
receive every day the Mornitig Ghronicìe : can you
uudertake that for me, and liave it seut to the of-
fice ofthe paper f I will reimbnrse you through 3ios-
selli. By the way, do not press too hard in your
Judj>inent upon (irrisi aiid Mario. They gave each,
I tliink, oO or 40 pounds in Paris for our Italian
Legion:(*) and they bave suffered losses owing to
the tinancial crisis. Stili, Mario ought to be bere. J
sciid a second copy of the iscritti, fearing that the
man troni Lugano would forget my instructions.
Kemember me, as kindly as you can, to my Mary:
is she realiy of use! She is the very goodness;
only 1 fear her bodily weakness: I liope she will
not forget her old master. Keep for me ìiovr paint-
Se vi possono inserire qualche cosa che riguardi lo
stato dell'opinione pubblica sui nostri avvenimenti, tanto
meglio. In secondo luogo, voglio ricevere ogni giorno il
Morning Ghronicìe: potete occuparvene voi, e farmelo man-
dare all' ufficio del giornale ? Vi rimborserò per mezzo di
Rosselli. A proposito, non siate troppo severa nel vostro
giudizio sulla Grisi e su Mario. Credo che ciascuno di loro
abbia dato a Parigi trenta o quaranta sterline per la nostra
Legione Italiana, ed abbiano sofferto delle perdite per
via della crisi finanziaria. Pure, Mario dovrebbe esser
<iui. Mandai una seconda copia dogli Scritti, temendo che
r uomo di Lugano potesse dimenticare le mie istruzioni.
Ricordatemi il pitì aflfettuosaraente possibile alla mia
Maria : vi serve davvero a qualche cosa ? È la bontà in
persona; ma ho paura della sua debolezza fisica: epero
(') Veci, iiifalti la nota alla lett. MMCCCCII.
196 KPISTOLAIUO. [1ÌS48]
ing troni Moore : wliy did you take it, iiistead of
having' sent it to Genoa to my niother ? 1 will daini
it //' once I settle somewhere. Addio: writiiio- or
silent, I ani ora e sempre
yonr
Joseph.
non dimenticlierà il suo vecchio padrone. Serbate per me
la vostra copia dal Moore; perché l'avete trattenuta invece
di farla mandare a Genova a mia madre? La reclamerò^
se riuscir*'» un giorno a sistemarmi in qualche luogo.
Addio : o che scriva o che taccia, sono ora e sempre-,
il vostro
GlUSKPPK.
MMCCCCXIX.
ALLA Madrk, a Genova.
[Milano]. 30 in:io«i<) 1848.
Carissima madre,
Due linee al solito; sto bene di salute. Vi scrivo
]>erclié semai udiste le cose di Milano, le sommosse, etc.
sappiate che non ci ho che fare. Ben inteso che non
MMCCCCXIX. — Piil)l>l. da Se mai udiste a mi conoscouo,.
nel Pensiero Italiano del .31 maggio e nellsi Concordia del
1° giugno 1848. Nel primo di quei periodici il brano di lett.
era preceduto dalle seguenti parole: «Nel supplemento di
ieri si stampava una lettera proveniente da Milano, la quale
gettava il sospetto che Mazzini potesse essere stato dei pro-
motori del moto ivi avvenuto. Per la giusta appreziazione
del fatto pubblichiamo, pregati, il seguente brano di un'altra
lettera del Mazzini stesso a sua madre, che serve come di
[1848] Kl'lSTOI.AUK). 197
mauca al solito chi mi aflQbbii ogni cosa clic accade, ma
i buoni e gli onesti mi conoscono. (*) Sento che la sorella
protesta. » E nell' nitro, con non velato rimprovero al gior-
nale ili Genova, il (juale aveva mostrato che Maria Mazzini
iiveva fatto premure per render i^ubblica la dichiarazione del
tiglio, era avvertito: «Ciò facciamo non piegati, e tanto pi»
volentieri quanto troppo ci doleva nn sospetto che molte let-
tere giunteci presentavano come un fatto. » L'autografo si
conserva nella raccolta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di
esso, la madre del Mazzini annotò : « 30 maggio 1848. »
{}) Quelle dimostrazioni avvenute il 28 e il 29 maggio, e che
furono pili volte narrate (ved. C Casati, X^^uove rivelasioni sui
fatti di Milano, ecc., cit., voi. II, pp. 278-294, in cui è molta ric-
chezza di particolari, ma non sempre equanimi; V. Ottouni,
La rifoluzioite lombarda del 1848 e 1849, cit., pp. 239-247; C. Pa-
gani, Uomini e cose in Milano, ecc., cit., pp. 266-271, ecc.). Kife-
rendosi alla prima, il Mazzini, iìììU' Italia del Popolo del 30 mag-
gio 1848, in cui era ricostruito quello « spettacolo or grande od
eloquente, or tumultuoso e confuso. » aftermava che i membri
dell'Associazione Nazionale Italiana non avevanopreso, non jjote-
vauo prendervi parte alcuna; e riferendosi alla seconda, la deplo-
rava e Idasimava « altamente, » dimostrandosi compiacente clie
la conclusione di quel tentativo esprimeva « 1' affetto all'ordine
e r abborrimento di qualunque atto di violenza illegale. »
Hi sa invece che la stampa periodica ostile al Mazzini e al
partito repubblicano diede carico ad essi dei tumulti avvenuti;
e che giunse in buon punto una lett. di C. Correnti (ved. la
Jfieta Italiana del 5 gingno 1848) a smentire 1' accusa. È però da
avvertire che il Mazzini non era stato contrario alla prima mani-
festazione, notando, senza censurarlo, che « un avviso a stampa
del 27, senza nome d'autore, invitava i cittadini nella piazza di
san Fedele, per chiedere al Governo Provvisorio Centrale di Lom-
bardia come, con quali condizioni e diritti sarebbesi al Piemonte
unita la Lombardia, se la costituzione subalpina varrebbe a
Milano, e se le nnove leggi sarebbero determinate da una costi-
tuente — infine per chiedere al Governo nn pegno solenne, la
guarentigia d' un decreto perché la libertà rimanesse inviolata. »
Il debole Governo Provvisorio, sia j>ure a malincuore, era sceso
a quella dichiarazione, la (|uale, per la forma con cui era stata
19S KIMSTOLAIMO. [lfc!48)
lia sospeso il suo viag«>io qui per injilattia del niii-
rito. (guanto a voi, as))ettate pure, quanto occorre
redatta, aveva tutt' altro che paeiKcati gli animi. La Foct del
Popolo (il. del 29 maggio 1818) aveva infatti lodati gì" intenti
die s'erano proposti i dimostranti del giorno precedente e
riconosciuto che il proclama del Governo Provvisorio tradiva
«tutto il malumore» che quei fatti avevano « messo nell'animo
degli onorevoli membri » di quella rappresentanza. A rendere
ancor più tragica la situazione che si era verificata nelle due
triste giornate, sembra che di quello concitate })assioni voles-
sero trarre profitto la parte, per «inanto esigu.a, piiì tiirlioienta
della popolazione milanese e tutti coloro ciie si erano dati con-
vegno a Milano per sfruttare a loro vantaggio personale la
nuova (condizione delle cose. Contro «iiiegli scalmanati, che si
agitavano nei circoli politici, fu lanciata l'accusa, non si sa
se meritata o no, di agire d'intesa col nemico; e si notò il
fatto che alcuni periodici austriaci accennavano, velatamente o
no, a moti politici che si sarebbero svolti a Milano (ved. V. Or-
Toi.iNi, op. cit.. p. 246), e che l'esercito nemico, nninifestaiido
proprio allora una grande attività, si disponeva ad assalire i vo-
lontari toscani e napoletani a Ciirtatone e a Montanara (ved.
C Pacjani, op., cit.. p. 271). Comunque, il 29 maggio la diino-
Mtrazione assunse un carattere ancor piti grave, c-iilniinando a
quello d'un vero colpo di .Stato. Principale attore di essa, che
dapprima parve continuar le proteste del giorno precedente, fu
quell' Urbino, ebreo mantovano, andato negli- anni innanzi a
Parigi, da dove il suo concittadino Attilio Partesotti, fattosi spia
dell'Austria, ne denunciava la presenza come pericoloso scrittore
(ved. il Frolocollo della Giovine Italia, voi. I, pp. 289 e oOl).
Capitato a Milano subito dopo lasoilevazione, avevaapertoscnola
di lingua italiana, e immischiatosi nelle lotte politi(;he. fondata,
fra le moltissime che vi pullularono, <|uella Sociiità della llige-
ìierazione intellettuale del Popolo italiano, che aveva data la sua
adesione alla protesta mazziniana contro la fusione. Era certa-
mente individuo di coscienza assai elastica, perché, dopo che fu
tratto in carcere, si rivolse al Casati con una umile supplica,
implorando la generosità del Governo Pi'ovviaorio (ved. C. Ca-
sati, op. cit., voi. II, pp. 491-499); e liberato nel luglio, e
tornato a Parigi, vi pubblicò a sua difesa un oimscolctto intito-
[1848] KiMSTOi.Aino. 199
])er la vostra salute») per altro: ma non per paura
iìvgW Austriaci die non vejijiono di <'erto a .Milano.
laro: JusUjlealiou d'une répuhlicain à Milan. Con l'Uibiiio furono
uiaggiorniente in vista <iuell' avv. Romani, redattore del llepnb-
blicano, rimproverato per certe sue prei;edenti piaggerif all' impe-
ratore d'Austria, il Curti, che fu visto acclamare l'ingresso del
Mazzini a Milano, il Bresciaiiiui, che tratto in carcere e rimastovi
tino agli ultimi di luglio, continuò poi a inveire contro ai re e
agli arisrocratici in opuscoli stampati alla macchia, intine, Enrico
Cernnschi, arrestato anch' egli con gli altri scalmanati, non
ostante 1' eroica parte avuta nelle Cinque Giornate. Non ebbe la
stessa sorte Carlo Cattaneo, sebbene il Corriere Mercautile (n. del
29 maggio 1848), per aver veduto il suo nome in una lista di
membri d' nn Governo da sostituire a quello presieduto da G. Ca-
sati, lo coprisse di contumelie, alle quali il vero organizzatore
della sollevazione milanese rispondeva con sdegnosa urbanità
(ved. Vltalia del Popolo del 5 giugno 1848), giudicando i fatti
del 29 maggio una « povera farsa. » Di essi è utile riportare
((ui la narrazione che ne fece ì'ItaUa del Popolo del 30 mag-
gio 184S : « Il decreto pubblicato la mattina (del 29 maggio)
per rispondere alle inchieste della popolazione, non che tran-
(juillare a parecchi l'animo, aveva spiaciuto sembrando loro
che il Governo Provvisorio con parole di trojipo acerbe, non
potesse raggiungere lo scopo supremo, la <iuiete e la confi-
denza. E correvano le pili strane voci; il battaglione <U'gli
studenti, i dragoni, e molti della Guardia nazionale volessero
|)rotestare alla piazza di san Fedele, chiedendo al Governo
non rimproveri, ma leggi; fosse già pronta una nuova com-
missione, formata ile' cittadini Durini, Strigelli, Guerrieri e
Imperatori per assumere le redini della pubblica cosa dal
giorno 29 tino alla convocazione della costituente: minaccias-
sero gravi fatti. Verso mezzogiorno, la piazza di san Fedele
er.i gremita di gente ; aggiravausi intorno strane figure; l'uno
interi"ogava l'altro, inquieto dell' esito della dimostrazione che
(juasi tutti ignoravano a che tendesse, giacché anda\'asi tra-
sformando contro il desiderio de' buoni. Non compariva che
il battaglione degli studenti, i quali anelavano combattere gli
Austriaci, desideravano partire subito, ma colla certezza che i
loro diritti di cittadini fossero salvi. Dicesi che i dragoni
200 KPISTOLAKIO. [1848]
Avete, si)ero, veduto a quest'ora il Medici aiui
cissiiiio mio: ed egli v'avrà dato uiui polizza di
HÌauo iituti chiusi in caserma — che i corpi di guardia nazio-
nale non abbiano spedito che una deputazione, secondo pre-
ghiei'e del Governo — che al corpo degH Istruttori gli stessi
ntìicialì abbian conteso d'uscir di Castello. Intanto la molti-
tudine pili e pili s'addensava, e con reiterate istanze chiedeva
al balcone il Governo. Indi si intese una voce: — Venite al
balcone; re lo diciamo ancora una volta. — Ignoriamo per qual
consiglio nessun membro del Governo rispondesse ; ciò forse
avrebbe evitato i successivi disordini. Quand' ecco la folla,
sotto il balcone, con un moto subitaneo si rompe, una ban-
diora si muovo alla volta della contrada del Marino: e una
folla di studenti, d'artigiani e di facchini si precipita verso
l' ingresso del palazzo governativo. In quel punto giungeva
l'ordine di chiuder la porta; ma la irruente moltitudine non
dà tempo e penetra nel cortile, sale le scale, e invade le sale
del Governo. Parecchi raccontano taluno impugnasse armi ; un
drappello di guardia civica abbassasse il fucile contro gì' irrom-
penti, ed uno fosse ferito. Noi sappiamo di certo. S'udiv.i al
di fuori uno strepito sordo di mille jiersone altt^rcanti ; erano
gl'invasori che in mille guise e con varii rimproveri stringe-
vano i membri del Governo. II Casati non era con essi, ma
in un'altra sala, ove disputavasi con l'Urbino; ignoriamo il
loro colloquio. Inline vedemmo il balcone e le finestre popo-
larsi di studenti in abito militare, di uomini con braccia nude
e di tutta sorta di gente.
(Ina voce dal balcone. — O cittadini, il presidente viene
per mantenere la parola — compare il presidente, sema sciarjìa
tricolore, pallidissimo in volto, e V Urbino f/U si mette a' fianchi,
con in mano una carta. Molti co' gesti s' affannano per imporre
sihmio ; forti rumori al di dentro.
Urbino. — Or si tratta di ben altro; il Governo provvi-
sorio si dimette in corpo —
La moltitudine in piazza. — No! Noi No! — Si! Si!
E allora surse un tumulto da non potersi descrivere, perché
da taliiiii era stato variamente interpretato l'annunzio; taluni
credevano fosse cosa combinata con lo stesso Governo, che
da un quarto d'ora sembrava comunicasse co' rimostranti. Il
[1848] Ei'is<iOLAKio. 201
carico per le casse cbe devono giunger da Londra.
Sono in bastiiuento mercantile, e Dio sa quando arri-
presideiite fé" segno negativo, strapiiò di mano all'Urbino la
carta, lacerolla e ne gettò con isdegno i frammenti; e allora
in piazzii, dalle circostanti finestre tutti diersi a gridare : Il
Governo resti e dia la guarentigia. Abbasso il perturbatore ! Vira
iì presidente Casati! E tutti agitavano le mani, le canne, i
cappelli per accennare cbe il Governo restasse. Un citta-
dino dalla finestra della Bella Venezia voleva parlare, ma
indarno.
Il presidente. — Cittadini, io non sono comparso tìuora,
perché .sono indisposto, sfinito. Accogliete due parole ; mi manca
la lena per dirne di piti. Ma siate certi; il Governo non vi
abbandona e non vi abbandonerà mai. — Vivissimi ed altissimi
applauxi; nn cittadino lo ricinge d'ima sciarpa tricolore e gli
bacia le mani. — Il decreto di (jnesta mattina....
Una voce. — È un'insolenza! — lunghi romori.
Il presidente. - — Quel decreto Iia il valore d' una dichia-
razione assoluta, è legge, perché hi volontà del popolo è legge;
(j^uel decreto sarà la base indeclinabile, inalterabile della vo-
stra libertà, che sarà mantenuta.
Uno dal l>alcone. — Parlate di guarentigie! Ma quello eh' è
stato pubblicato <|uest'oggi stabilisce una libertà derisoria
per noi !
Dalla piazza. — No! No! Viva Casati! Viva il Governo
Provvisorio I
Il presidente si uitira; ed è tosto sgombrato il palazzo.
Questo vedemmo. Vien detto che 1' Urbino avesse già formate
liste di nomi per un nuovo Governo: e non registreremo cotesti
nomi, reputando le persone accennate d' intelletto e di cuore,
e però inconsapevoli dei disegni e delle intenzioni dell' Urbino,
clr è ora in carcere.
Tutta Milano si commosse profondamente alla nuova del
colpevole attentato, e pili che colpevole, ridicolo, opera soli-
taria di alcune menti, che forse intendevano imitare Barbès
e con più felice esito. Il Presidente appena fu scorto in una
contiada, venne con affetto circondato dalla moltitudine. In
sulla st^ra tutta la guardia nazionale stilava in sulla piazza
di san Fedele, levando applausi, protestando che sarebbe al
202 Kl'ISIOl.AKIO. |1S4S|
vano: ina quando arriveranno, eccovi fin d'ora le
mie istruzioni: vorrei die si ritirassero tutte le carte
Governo Provvisorio un sempre vigile e lido sftstegno. Il Ca-
sari rispontlevii a iiu dipresso queste parole:
O cari cittadini, in voi riconosco veramente il i>o)k>1o di
Milano, in voi la mi» patria che amai e amerò sempre in (iiia-
lunqne circostanza. Da dieci anni :issnnto da voi a ttitelare i
vostri diritti, nella picciola sfera delle mie attribn/ioni ho
ct'r(;ato sempre combattere le nsnrpazioni anstriaclie ; ora risor-
gente la patria, ntt'ratelliito strettamente alle sue sorti, nniti
nello stesso pensiero, nniti nelle fatiche, tntto con voi, tutto
per voi potremo ogni cosa per la difesa della patria. 8u voi
riposiamo; voi dovete difendere i diritti della patriii — <ip-
plaitHÌ. — Permettetemi che assista silenzioso a qnesta santa
dimostrazione, giacché non posso più reggermi né j)arlare
— applausi. — Ma credetemi; la guardia nazionale creata in
momenti dìnìcilì per la tutela dell'ordine sarà mantenuta sem-
pre per la tutela dell'ordine — upplaiixi. — Scusate le mie
parole interrotte: il mio cuore è tanto commosso, la vostra
ai)prov.izione tanto mi è cara! — appìauxi lunfjhisshiii — Io
vi ringrazio non .solo per me, ma per la jtatria eh' io veggo
assicurata nella tiducìa clie avete jjel Governo — «j>j»/«((«(.
l'ita mce. — Guai a chi tocca il Governo I
Allre voci. — Morte a chi lo tocca!
// presideule. — La patria è 1' oggetto solo delle nostre
cure; ad essa abbiam sacrificato e sacri liclieremo tutto; e voi,
generosi, colla vostra forza ci difenderete da quelli che son
nemici dell'ordine — applausi — K noi saremo fortissimi,
ijuando facciate eseguire a nornui della religione, del iliritto,
della libertà vera. Né dittìdiamo di questo, che siete composti
in tale ordine, eh' è in voi veramente il simbolo della patria.
Onde vi ringraziamo invocandovi mille benedizioni in nome
di Pio IX, dell' arcivescovo nostro e de' nostri diritti ! l'.vviva
i conservatori della libertà e della giustizia.
Altro disse che fra (|ue' festevoli commovimenti di nudti-
tudine non abbiam potuto raccogliere. L'arcivescovo anch'esso
parlò e benedisse al popolo ; tutta la città fu illumitata a segno
d'universa letizia; né altro d'una rivoluzione restava che il
giubilo d'averla dissipata. »
(1818] KlMSTOl.AKIO. L'OJ>
manoscritte per niaiularmele dove sarò: e che un
aniieo si togliesse la noia di fare il catalogo esatto
dei libri e me lo spedisse : vedrei allora (iiiei pochi dei
quali potrei avere bisogno. Vidi e con molto piacere
l'Abbate J)e Macchi, e sono grato a Carolina per
avermelo fatto conoscere. Ebbi la lettera di Tunisi.
Sapeva già di (rioberti : gli scriverò due linee in
Roma. (') Qui fa caldo molto. (Jurate la vostra salute.
Abbracciate il ])a(lre e amate sempre il
vostro
Giuseppe.
(^*) Il Gioberti era «imito a Genova la notte del 22 mag-
gio, e v'era ^tato accolto con indescrivibile entusiasmo. Nella
Concordia del 2tì dello stesso mese si leggeva: « L'illustre Gio-
berti prima di lasciar Genova volle conoscere personalmente
i genitori di Giuseppe Ma/.zini. Accompagnato da alcuni amici,
ei vi si portava a casa e gli ab))racciava con altetto. dicendo
loro che sebbene le sue dottrine politiche non si accordassero
con quelle del loro liglio, ciò non pertanto ei gli professava
tutta la stima e tutto l'amore, siccome uomo che alP altezza
dell'intelletto riunisce un'anima generosissima ed un eccel-
lente cuore. Dopo uno scambio di attcttuose espressioni. Vin-
cenzo Gioberti prendeva commiato dai coniugi Mazzini, dicen-
dosi lieto d'aver fatta la personale conoscenza dei genitori
del primo iniziatore dell' indrpendema ilaliana. » Di (|Uella visita
si era menato grande rnnu)re in Itali.i ; e il Corriere Livornese,
uno dei pochi periodici che erano favorevoli al Mazzini, pole-
mizzando col Corriere Mercantile, scriveva il o giugno 1848 :
« Oh come non avete profittato del niemoral)ile esempio dato
dal pili grande sostenitore delle opinioni cui fate eco, il Gio-
berti, che nella città vostra faceva una sola visita, ed era alla
madre del Mazzini, rendendo cosi omaggio al suo oppositore
di cui rispetta 1' ingegno e la virtii I K neppure rispettate quel
vostro concittadino, di cui dovreste menar vanto, il Mazzini,
o lo chiamate con ironia, il misterioso, il sublime e disinteressato
apostolo, non vedendo, che tutti gli uomini onesti d' Italia,
204 Kl'ISTfH.AHIO. [1848]
MMCCCCXX.
Ai.r.A Madre, a Genova.
[Milano], 2 giugno [1848].
Cara madre,
Ho la vostra. Mia buona luadre, i)rendete il mio
consiglio: non v'affannate tanto per l'opinione altrui
sul mio «'Olito, (ria tanto e tanto, come io scriveva
ieri a un Deputato di Torino, si va tutti al sepolcrc),
dove non sono altri giudici fuorché Dio e la coscienza.
Se tutte le a<;cuse mi rendessero infelice, avreste,
anumdomi, ragione di soffrire i>erme;nja io non lio
dolore delle ciarle altrui: anzi, qualche volta mi met-
tono di buon umore. Come v' ho già detto, io non
ebbi che fare col pasticcio dell'altro giorno. Feci una
dichiarazion<» che forse avrete veduta: (') ma quanto
all'affaccendarx i in (lenova per provaie la mia inno-
cenza, lasciate un po' <;he ci'edano quel che vogliono.
anclie i niii opjxtsti oppositori alle sne credenze, non gli pos-
sono negare (jnelle lodi die in bocca vostra soltanto suonano
ironiclie ? » Infatti, lo stesso Gioberti, dnrantc la sna breve
diinora a Milano, aveva avnto parole cortesi all' indirizzo del
Mazzini, cui chiamava «generoso Lignre» nel suo art.: G. Maz-
zini e i repubblicani, pnbbl. nel Pio IX del 10 maggio 1848. Ma
più tardi, quando la passione ]>olìtica lo rese ingiusto, assalì vio-
lentemente l'esule nel programma al Saggiatore e nel liiuìio-
rameiito (lib. I, cap. 11°). Partito da Genova il 24. il Gioberti era
entrato in Konia il giorno dopo, scendendo all'albergo d'Inghil-
terra, in A'ia Horgognona, libattezzata poi' l'occasione via Gioberti.
MMCCCCXX, — Inedita. L' autografo si conserva nella rac-
colta Nathaii. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del Maz-
zini aniiorò: «2 gingilo 1848, con nota dei libri da inviarli. »
(*) La Dichiarazione deW AsxoGiazione Nazionale Itdliana ai
Milanesi, comparsa nell' Italia del Popolo del 30 maggio 1848.
[1848] K PI STOLA u IO. 205
Ho vetliito il fratello di Checoo^ e ric^eviito oj^ni cosa:
e <Vogni cosa vi sono gratissiiiio. Perché mai Aiito-
niettji non venne? OosMian die fare le cose di Milano
<;on mei e col V' edere i miei parenti? A ogni modo,
profittate della dilazione e se per caso giungessero
neir intervallo le casse di libri da Londra, date a
lei le mie carte. Se no, appena arrivano, mentre nn
amico farà il catalogo domandato da me, fate che
in una cassetta mi vengano spedite tosto le carte,
i volumi e fascicoli che troverete dispersi nelle casse,
deìV Eticyclopétìie Nouvelle ; tutti quanti sono: mi
sono assolutamente necessarii : un i)iccolo manuale di
Cronologia se pur lo trovate, francese.: le cose di
^richelet, e quelle di Foscolo. Del resto, parleremo.
Non ho ora la vostra sott'oc(diio, e non so se vi
siano cose alle quali io dovessi rispondere. Abbrac-
ciate e confortate il padre. Risponderò due linee al
Uev. Maineri. (') Vi risciiverò prestissimo. Amate il
vostio
Giuseppe.
Porrò dopo dimani una letterina per la zia.
(*) Il sacerdote Filippo Mainieri era stato fra quei Genovesi
accorsi in Lombardia all'annunzio dell'insurrezione di Milano;
e il 28 luglio, quando cioè cominciarono a delineaisi i rovesci
ilelle anni piemontesi, e Genova si mise in agitazione e promosse
una protesta al Parlamento « contro l' inerzia colpevole del Mini-
stero e contro i gretti municipalismi, » egli arringò il popolo con
un acceso proclama (ved. la Concordia del 31 luglio 1848). Pili
fardi segui Garibaldi in Toscana e in Romagna, in qualità di
« cappellano della 1» legione italiana; » ma a Rieti il generale
fu costretto a farlo imprigionare, perché commise un grave^
reato di sangue (ved. E. Lokvinson, G. Garibaldi e la sua
legione nello Staio Romano, ecc., cit., voi. I, p. SO, passim). Nel
1851 Maineri fu accusato di veneficio contro il p. Bartolomeo^
Kottaro genovese; ma fu assolto per insufifìcienza di prove.
206 KiMSTOi.Auio. [1848
MMCCCCXXT.
A CIARLO Matteioci. il Milano.
[Miliino]. domenica [4 giujjiio 1848]
Caro Matteueci.
tto S
Ti sono «rato dei due biglietti. Non lio detto
])ei Toscani la metà di quello clie avrei voluto. (')
Quanto a cAo clie tu mi dicevi nel primo tuo biglietto,
ti dirò che io proftersi al (Jovenio di qui 1000 gio
vani, armati ed e(|uii>aggiati a i>roprie spese, volontari
MMOCCCXXI. Pnl.l»!., in parte, d.a N. Bianchi, C. Mat- S
tencci, ecc., cit., j». 152, in oni è apposta la data del 28 niag- ^^B
gio 1848, clie non couipari.sce nell'originale. Carlo Matteueci,
insegnante di tisica all'Università di Pisa, aveva conoscinto il
Mazzini a Londra nel settembre del 1846 (ved. la nota alla
lett. MMLVII).,I1 23 marzo 1848, all' annunzio dell' insurrezione
milanese, s'era unito al battaglione degli studenti toscani ane- ^^
lauti di correre in Lcunbardia e dal Governo granducale era stato ^H
rivestito dell' autorità di commissario civile del piccolo esercito
toscano (ved. N. Hianchi, C. Matteueci, cit., p. 141). Rimase per
più tempo inoperoso sullo balze dell'Apennino, per le fiacche
<leIiberazioni di quel Governo stesso, per cui ebbe più volte rt
protestare, e arrivò in Lombardia solamente pochi giorni prima
del 29 maggio, durante il quale si trovò lìrosente alla scena di
palazzo Marino, e fu tra, quelli che si misero a difesa del
Casati (ii>., p. 153). L'autografo sta nel carteggio di N. Bian-
clii, posseduto dalla Biblioteca Comunale di Reggio Emilia. A
tergo di essosta l' indirizzo, di pugno del Mazzini : « Prof. C. Mat-
teueci, Bella Venezia, » indicazione che fu poi cancellata, e sosti-
tuita con « Marino. »
(*) L'art, del 3 giugno, che aveva scritto quando si sparse
la voce della morte del Montanelli a Curtatone.
I
[1848] KlMSTOI-Al!U.. 207
scelti, tra i quali, naturalinentej io scendeva: e mi
furono ricusati: come mi furono ricusati altri aiuti
córsi e svizzeri, come mi furono ricusati alcuni uftì-
ziali distinti nostri di Si)agna. Sicché vedi che non
<''è colpa mia. E quanto al tono, non ùeW Italia del
Popolo, che spei'o aver sempre mantenut.M nei termini
della moderazione, nui delle mie poche linee tìrmate
d'ieri, se tu avessi veduto «li articoli bassamente
vilhini ch'escono da un mese contro di me nei vostri
giornali: se tu volessi ricordare e la vigliacca secu-
rità deW esilio <lel Risorgimento, e gli insulti giorna-
lieri del Corriere Genovese e d'altri, (M-e le accuse di
(') Era infatti iiiio dei pochi art. che recava hi firma del
Mazzini. E «[uauto al « tono » di esso, che vi aveva rilevato
il Matteucci. doveva for.se riferirsi alle parole di velato rim-
provero del Mazzini per le « grida festanti » udite la sera del
31 )naggio « che rivelavano 1' ebbrezza della vittoria nel po-
polo milanese » alla notizia della fortunata giornata di Coito.
« Io pensava alle povere madri. — aveva infatti scritto —
alle sorelle, alle amiche dei giovani toscani spenti tra le Grazie
e C'urtatone; al dolore, sublime di conforti italiani e di nobile
orgoglio, pur sempre dolore che visitava in quell" ore stesse
l'anime loro: all'energia morale che una pili composta mani-
festazione e una solenne testimonianza d' affetto escita in <(nei
momenti dai frat<'illi nella patria comune avrebbe forse ag-
giunto ad esse ])er sostenerlo. E avrei voluto che se non la
jtrima. la seconda parola proferita da quei che annunziavano
al popolo la A'ittoria fosse stata parola di conforto a quelle
dolenti ; avrei voluto che se non il jìrimo. il secondo pensiero
degl'Italiani avesse promosso un in^iri^^o che ne alleviasse il
cordoglio e un ricordo perenne della patria riconoscente a (jiiei
forti immaturamente mietuti. » E più sotto, conchiudendo la
sua commemorazione per il Montanelli, aggiungeva le parole
seguenti, che non potevano avere il consenso del Matteucci,
il quale aveva favorita la fusione della Lombardia al Piemonte:
«E lo rividi or son pochi giorni; sconfortato, addolorato nel-
l'anima dal decreto del 12 maggio, dalla ]>iega che assumevan
208 EPISTOLARIO. [1848]
iioii aver voluto veder mia madre .stampate inaile
umra di Milano, mentre la i)overa mia madre, atter-
Uì cose, dall'errore che convertiva in questione dinastica la
questione nazionale,, in una ipotetica federazione di Stati
l'Unità vagheggiata. Parlava meno eloquente del solito e con
intonazione mestissima. Non so s'egli avesse presentimento,
ma certo aveva desiderio di morte. I rischi delle persecuzioni
non avevano potuto domarlo ; la delusione lo trovava debole
e stanco. E la morte venne: dovitnqne tu vedi, dice Goethe,
indizio di Genio, iut sei cerio di trovar presto ìa corona del martire,
E la fede intensa e l'amore son parte di Genio. Forse meglio
per lui. Dio sa di <|uante calunnie, di quante nuove delusioni
avrebbero gli uomini, s'ei viveva, abbeverato la candidissima
anima sua; e se il Dubbio, pili amaro assai della morte, iu)n
l'avrebbe un giorno sdorata dall'impura sua ala. » Calunnie
contro il Mazzini e contro tutti coloro che non avevano ap-
jirovato il decreto di fusione del 12 maggio 1848 non erano
mancate nei periodici favorevoli al Governo; ad alcune di
quelle del Corriere Mercantile (il Genovese (jui indicato dall'agi-
tatore) si fa cenno nella nota alla lett. seguente; nel Risor-
f/imento del 18 maggio 1848, uno di quei redattori, che si
celava nella sigla A. L. S., a proposito della nota protesta che
era stata pubbl. nella Voce del Popolo e dei firmatari di essa scri-
veva : «I nomi di molti fra questi miserabili ignoti ed oscuri,
li salviamo dalla indegnazione dei buoni. Troppi noti sono quelli
di altri molti. Maestro e donno è quel Mazzini, anima indomita e
turbolenta che dalla vigliacca sicurezza dell'esilio tanti generosi
giovani a certa inutile morte con improvvidi scritti ed eccita-
menti mandava. Havvi Filippo De Boni, fecondo compiiator
di cronache, poeta non ultimo, ma povero politico finora, e
non miglior cittadino. Havvi un Kevere, forse colui che presso
noi avrebbe dovuto informarsi a migliori sentimenti. Havvi
per ultimo il sig. F. A. Urbino! Come noi conoscete? Chinate
il capo, o Signori, egli stesso vi si annunzia. Egli è nientemeno
die II Presidente della Società della Rigenerazione intellettuale del
popolo Italiano. Che dalla indegnazione al riso, si potesse facil-
mente passare, questo titolo pomposo ed altri di cui si fre-
giano questi falliti rivenditori d'idee repubblicane, per la
prima volta ci fanno edotti. »
[1848] • KIMSTOI-AKIO. 209
l'ita dalle iniuacce ilei partito monàrchico in Genova,
mi scongiurava di darle la mia parola d'onore che
non andrei a (ìenova, certo, mi troveresti moderato
abbastanza. Lode al cielo, io non ho mai proferito
bassezze, né minacciato morte, né calunniato anima
viva, per credenze diverse dalle mie. liendimi questa
^^iustizia ed ama, come puoi, il
tuo att'.mo
Gius. Mazzini.
MMCGCCXXII.
A GOFFKEBO MAMELI, a Bozzolo.
[Milano], 6 ghi^uo [1848].
Caro (rott'redo,
Ti sono «ratissimo della nuova conoscenza e delle
tue linee; sarei più grato se fossero meno laconiche:
e se tu mi dicessi due parole sulla missione che t'eri
assunta. (') Fu qui La Masa; (^) e sarà «pii fra
MMCGCCXXII. —Inedita. Ne esiste una copia ueirauto-
grafoteca Natban.
(') G. Mameli, come gran parte dei Genovesi, non soddi-
sfatto di essere agli ordini del Torres, era passato tra i v^olon-
tari della Legione Mantovana, combattendo con essi a Go-
veruolo e a Vicenza. Prima però di varcare il Mincio « era
stato chiamato da G. Mazzini a Milano, » lino a quando « tornò
al campo con incarichi del Governo Provvisorio » di Lombar-
dia. Ved. G. Mameli, Scritti editi e inedili, ecc., cit., p. 34.
(2) G. La Masa, ancor prima che le truppe borboniche
avessero repressa la sollevazione delle Calabrie, radunata
una « legione sicula, » era accorso nell'Italia settentrionale.
Rimasto alcun poco a Ferrara, dove fu sdegnato di trovarvi
MAzzixr, Scritti, ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). 14
210 KPISTOLAltlt). [18
due o tre «jiorni Dall' Ou^aro ])er coiiimissione ideu-
anoora i Tedeschi, orgauizzò una specie di blocco di (|U(lla
fortezza, poi, a istanza del principe di Canino e di alcuni
uMziali pontifici andati a lui da Treviso, si recò nei Veneto con
la sua legione ,(ved. G. La Masa, Documenti della rirolmione
«iciliana del 1847-49, ecc., cit., pp. 266-270). A Treviso propose
al Governo Provvisorio Veneto « una nuova riorganizzazione pei
corpi volontari componendoli a squadre, » che fu approvata.
« Tu saprni — si leggtna in una corrispondenza ail'//rtJ«rt del
Popolo del 30 nniggio 1848 — clic il 17 si è costituito un comi-
tato de' corpi volontari!, che si dimanda Conif'njUo militare preitso
il comando generale de' corpi volonlarii, perché si rannodi ed
accentri 1' azione di unesti corpi, perché i rapjtorti fra essi ed
il Governo sian celeri, perclié sia fiicihnente provveduto alle
nc»'esHÌtà della guerra e de' volontarii. Il Comitato si ehlx»
l'approvazione del Manin e dell' Armandi; risiederà per ora
a Treviso: indi, ove sarà l'azione. G. La Masa <• presidente;
A. Mordini segretario; e membri ne sono: L. Zambeccari, De
Capitani, Fabrizi. V. Caldesi, A. Giacomelli, G. A. Romeo,
L. Manzi, (J. Varisco, G. Modena. Al colonnello Morandi fu
<lato il comando superiore dei Corpi franchi, secondo il desi-
<lerio esternato dal comitato medesimo. » Intanto, il Consiglio
militare non si occupava di sole faccende guerresche, che il
21 maggio lanciava ai 'l'revigiiini un proclama, firmato dal I^a
Masa e dal Mordini, esort.-indosi a non seguire il « male augu-
rato esempio di Milano, » riguardo alla fusione col Piemonte,
e il 26 dello stesso mese ne rivolgeva un altro ai « volontari
italiani, » dichiarando che erano stati « trattati sovente con
superbo disprezzo, o manomessi con meditato al)l»andono dai
pedanti della milizia. » Più tardi, il La Masa ebbe a rimjiro-
verare il generale Armandi di attraversare i disegni del Con-
tiiglio militare. « Era scopo del Consiglio militare — scriveva
infatti — il correre sul Cadore con 4.000 volontari, e vinco-
lare il nemico ai contini e chiudergli il passo Armandi in-
vece di raccogliere dissipava le truppe che erano a Treviso,
«> negava loro i materiali di guerra, e i cannoni di montagna.
Il tempo passava ed i nemici scendevano a torme dal Cadore:
*ii facevano delle brevi sortite ed il nemico fuggiva sempre
loro d'innanzi, al di là del Piave. — Per compire il numero
■'""■
{1848] Erisroi.AKio. 211
tiea. (') Che lUuiio i Modaiiesi? vedesti Kiiffini f (*)
iiisomiuji scendi dalle nuvole e dimmi qualche cosa iu
pio j tosi t<). Possibile che debbano esser nostre tutte Io
virtiì, fuorché hi costanza nei disegni! Dopo quella del-
l' 1 1 uuirzo che annunziava, come sai, un ritardo, venne
da Montevideo un' ultra del lo. che annunziava miiìlio-
flie alil>is<)giiuva all' iiiii)iesii del Cadore, La Masa. hisciaudo
Ja sua legione a Treviso, come presidente del Consiglio correva
lì Milano per raccogliere i^uanti volontari poteva da quelle
pani. Un battaglione di Civica mobili/.zato si moveva allora
da Milano con due cannoni per recarsi solleciì^^o a Treviso sotto
la direzione del Consigli») — uu l>attaglione di polacchi guidati
dal celebre Mickiewicz, soprannominato il profeta della Po-
lonia, si offeriva al La Masa per venire ammesso in Treviso
<]uante volte il Governo veneto lo accettasse ; Mazzini e De
Boni offerivano 4.000 .Svizzeri che, completamente armati, essi
avevano arruolato ]»er la guerra d'Italia. In fra otto giorni
La Masa compiva la sua missione e tornava con questa speranza
in Treviso ed in A'euezia. Facea i)re8euti ad Armandi le sue
operazioni, e questi freddamente rispondeva davanti al Consi-
glio ohe l'ascoltava e fremeva: Noi non vogliamo né Sviz-
zeri, né Polacchi. Noi non siamo in obbligo di <lifendere le
jtrovincie venete che lianno fatti» tanto poc(» ]»er noi. » La
Masa, op. cit., pp. 269-270.
(/) Fr. Dall' Ongaro trova vasi in ([uei giorni a Treviso,
difesa animosamente dalla guarnigione comandata dal Zambec-
cari; ma subito flopo la resa di quella città, avvenuto il 14 giu-
gno, andò a Venezia, dove si .schierò in quel gruppo repub-
blicano che era avversario alla fusione col Piemonte. Ved.
V, Makciiksi. Storia dommentata della rivoluzione e della difesa
^i Venezia negli anni 1848-'4'J. ecc., cit., p. 232.
i') Lasciat») il Mazzini a Milano (ved. la nota alla lett.
MMCCCLXXVII). G. B. Ruftini era andati» a Modena (ved.
V Indipendenza Italiana del 20 aprile 1848), dove tentò opporsi
alle t«ndenze fusioiiiste di quel Governo Provvisorio, poi partf
(30 giugno) i»er il campo, in qualità di capitano dei volontari
modenesi (ved. G. Sfokza, A'smìì estenui in Fiemonle, in Ardi.,
i-\r., voi. I, p. 99).
212 Kl'lSTOI.AKIO. [1<>48,
iato l'Auzaiii e decisi ji inibavcarsi subito i legionarii.
Ogni giorno è dunque ])Uoiu> per udirli arrivati. (')
Se hai nuove di Montanelli, che spero vivo e
prigioniero, trasmettile, te ne prego. (-) E se accade
(') .Sul ritorno di Garibaldi in Italia correvano »:ia du
qnalohe mese le notizio più disparate (ved. infatti la nota alla
lett. MMCCCXCVIII) : e non erano vei aniente rinsi-iti a proci-
Harle, tanto quello, avvenuto in modo ahjnanto niisterios^o, di
G. Medici (ved. la nota alla lett. MMCCCUXV), qnanto l'altro
della fainìti;lia del generale, avvennti entrambi nel marzo (ved.
il Protocollo della Glorine Italia, voi. VI, pp. 335-337). Pro-
bal)ilmente, il Mazzini doveva attingere a fonte assai pili
attendibile di quella dei periodici, osservando che il ritardo
alla partenza dipendeva dallo gravissime condizioni di salnte
del povero Anzani, che tuttavia, per il ealdo suo amor di
patria, anelava di giungere in Italia, da dove erano arrivate
in America notizie confuse, se non di sollevamenti, certo di
risveglio del sentimento nazionale (ved. E. JJkamhii.i.a, Fran-
cesco Anzatii; Como. Gagliardi. 1910. p. 20): ed infatti, sia
pnre animati dalle migliori speranze, i legionarii, dÌ8p<meu-
dosi a salpare per, l'Italia, ciò che avvenne il lo aprile 1848,.
nulla sapevano degli ultimi avvenimenti di Lom])ardia, e anzi
vagheggiavano di approdare .sopra una costa di Toscana, get-
tandosi alla ventura (ved. G. Gaimbai.di, Memorie, ediz. cit.,
p. 171); e n'ebbero fortuita conoscenza a San Palos, sulla
costa spagnuola, in una breve fermata della nave, che ave-
vano ribattezzata Speranza, e che giunse nelle acque di Nizza il
21 ginguo. Ved. peraltro notizie la nota alla lett. MMGCCCXXVI.
(■-) Il Montanelli, caduto ferito a C'urtatone, era stato fatto
prigioniero e condotto a Mantova, poi ad Innspruck (cfr. Cinque
lettere di G. M. a S. Centofanli, Pisa, Nistri, 191 ; per nozze
Fazio-Carta); tuttavia, si sparse la voce eh' ora caduto morto,
e il Mazzini lo commemorò uell'//«/ia del Popolo del 3 giugno 1848.
È però evidente che qualche giorno dopo giunsero notizie pili
veritiere (ved. infatti lo stesso periodico di tre giorni appresso) ^
ma quella certa s'ebbe solamente il 14 (ved. Il), del 16 giu-
gno 1848). Il Mazzini aveva personalmente conosciuto il Monta-
nelli quando questo era andato a Milano; si rividero poi a Firenze
l'anno a])presso, e pili dopo ancora diventarono avversari. In
1
[l.SJS] KIMSI'OI.AIMO. 218
fatto o cosadji inserirsi nel giornale, scrivi o fa scrivere
.subito con particolari. Fate almeno clie il nostro fior-
itale abbia una ])arte che sia la Cronaca dei roìontarii.
Avete un jiiornale vostro. j)er<lio! dovreste niet-
rervi in quattro i)er farlo 1)noiio. utile e potente, non
solamente jier abbonati, ma anclie i)er redazione.
(Jra. a noi: e in questo almeno dovresti trovarti
pienamente d'accordo con me. L'acchiusa nota è di
Verdi. Cogli il })rimo momento d' isi)irazione che non
sia ricordo delle tue Orazie. uni ispirazione bellicosa,
popolare: e mandami un Inno che diventi la Marsi-
^glie8e Italiana: e della quale il ])opolo. per usjtr la
frase di Veidi. scordi l'autore e il poeta, A'edi dunque
i' fa — senza per altro scordare l'altra commissioius (*)
una nota alla iiecTologia ciL il Gironi scriveva nella pili volte
lioortlata sua Hihìiof/ rafia Mazziniaìia: « Qnoste parole furono
scritte dal Mazzini profondamente commosso per l'infausto aii-
inmzio. Il Montanelli nel niovimonto riformista aveva dissentito
da lui. ma venuto in Milano andò a trovarlo alla abitazione
di JiorgoHpes-so. e gli si gettò ai piedi, dimandandogli scusa,
abbracciandolo poi. pi;ingendo di rammarico, di (enerezza, di
venerazione. Discorsero a lungo, si separarono amici. All'an-
nunzio della morte io ho sentito il Mazzini esclamare: Ora che
ci eravamo hitcxi! Il Montanelli Jion mori, e gli tornò avversario
dopo il '19 per influenze francesi, e femminili, e lasciò non belle
traecie di ijuesta ridesta avversione nelle sue infelici Memorie. »
{') Il Mameli aderì all' invito del Mazzini, o inviò dal
<am)»o l' inno : All' armi! AlVarmi, ecc. Ved. M. MkxìtMINI, Verdi
/ V limo militare (nella Tribuna del 27 luglio 1907). 11 Verdi,
che aveva conosciuto il Mazzini a Londra nel giugno dell'anno
jtrecedente (ved. la lett. MMCLXXVIII), non fu in (jiiello suc-
cessivo il solo tra i grandi nniestri dell' arte musicale italiana
a rivestire di note inni patriotici ; infatti, weW Italia del Popolo
del 28 maggio 1848 si leggeva la notizia seguente, che forse
aveva dato al Mazzini l'idea di rivolgi-rsi al Mameli per lo stesso
argomento: « 11 maestro Rossini per dimostrale afletto alla
})atria |»rometteva al P. Ugo Hassi un Inno nazionale con parole
214 Ki'rsroLAHio. [1848]
Qui sempre la stessa vita: dai Kajm le stesse
8cioc<thezze e «'aliiiinie: ma se ciò li diverte, cotiti-
Jiiiiin). (*) Ama. se puoi, il
tuo
(tIUSEPPI!.
Ahbomite gli amici.
Vorrei ])nre che Bixio andasse a Treviso: e vorrei
che a nome mio, presentandosi a Z[ambeeeari], s'inten-
desse con essi. (')
diMtute (lai i)a(lr« stesso; so non i-Iih le solleoitiidiiii <U'l sncro
itiiiiisfero al campo di guerra ed mia ferita togliendo al lìassi
di scrivere la poesia, il gran maestro, non pili oltre voleiid<>
indugiare, Testi va delle sue note alcuni eleganti versi dell' av-
voeato Filippo Martinelli. L'Inno è consaerato alla fiiiardii»
Civica bolognese. »
<*) L'avv. G. A. Papa, il <|iiale nel Corriere Mercantile da
lui diretto (mi. del 31 maggio e del 3 giugno), aveva scritto
due violenti articoli contro i re]>iil»l>licani milanesi. accuHan-
doli come fautori e responsaldli delle due sommosse dei giorni
precedenti. Il corrispotulent^e milanese di (iiieilo stesso perio-
dico non era stato meno accanito del suo direttole, poiché in una
lett. del 29 maggio (8ii])pl, al Corriere Mercantile del giorno
successivo) aveva atì'ermato die iiell' elenco dei nuovi memltri
di Governo proposto dall' IJrliiiio iignrava, oltre al Cattaneo
«ingegno senza carattere», e al Cernusclii «clic, va sempre
vestito alla S. .Iiist. » il Mazzini « il misterioso, siildime i>
disinteressato apostolo, » ed in un'altra del 30 (siippl. allo
stesso periodico del giorno dopo) attenuava: «Né Mazzini, né
De Boni, furono veduti nel luogo della sommossa. Però tutti
i concerti furono presi nel dui» da essi presieduto. K alcuni
dicono che durante l'azione continui messaggi loro venivano
spediti dalla piazza di S. Fedele. »
(-) Nino Hixio, insieme con la colonna dei volontari geno-
vesi, si era già unito con la legione di L. Zambeccari, il quale
era stato creato comandante della piazza di Treviso. Colà rimase
fino alla capitolazione di quella città (14 giugno), per cui lo
Zambeccari fu acerbamente, ma non ingiustamente rimproverato.
Ved. A. Dali-omo, La difesa di Venezia net y<9-/<S'. cit., }>. 77.
[1848] Kl'lSTOI.AKIO. 215
MMOGCCXXIJI.
ALLA Ma DKK. a Genova.
[Milano], 8 «jiiigno 1848.
Min cara madre.
Vi scrivo le «lue solite linee per ilir\i elie sto
])eiie. Ho veduto il fratello di Checco, ed egli potrà
darvi imove mie personali soddisfacenti, ilo veduto
il 8Ì!L;nor (yclcsia, ricevuto da lui il re(>jilo della zia,
e conversato una mezz'ora con lui: egli si ferma
ancora, credo, uiui quindicina di giorni qui : iiT ha
ju'omesso rivedermi: n>a forse andrò io stesso a ve-
derlo, anche pel piacere di ve<lere un'altra volta la
cugina di Carolina. Dite a quest' ultima che mi sono
tenuto coni' io doveva. Il N'illani è un e(;(;elleiite
uomo: e ho ricevuto il biglietto suo con ])iacere.
(guanto alle esortazioni, cara madre, io non fo né ]»iù
né meno di quello che la coscienza mi detta. L'es-
sere approvato o no è cosa sec<nularia. Dio ])rov-
veda. lo non posso né ])redi(;are quello (die non
«vedoverò: né tacere interamente: ho parlato fljiora
liberamente fuori d* Italia, e non ])OSso condannarmi
al silenzio in Italia. Ma sono ])rudente, e non dovete
temere. Qiuinto all' occuparmi di me qui, non saprei
che fare. Quand' anche ottenessi qui guarentigie per
rimanere, non servirebbero. (\^8sato il Governo, cesse-
rebbero. Xon posso finora decidere cosa alcuna sul
conto mio. 11 mio movermi o non movermi, dipen-
derà «lalla i>iega (die prenderanno le cose. Ai)pena
MMCCCCXXIII. — Iiieilita. L' autografo si conserva nella
ruocoHa Xatlian. Non lia indirizzo.
'21(i ^ KPisroi.Aiiio. [1848]
potrò vedervi chiaro, ve ne dirò; ora non posso. Dite
alla Sijifnora Bixio che la lira italiana è. per quanto
ne sOj il fraii(M). Ho la vostra 4 giii<iiio. Piove, tuona,
e nondimeno fa caldo assai. Spero dunque veder presto
Antonietta. J)a Carolina el)bi la lettera niandataini
])el De Marchi: non altro ch'io ricordi. Il i)re/.zo d'asso-
ciazione al Cliornale è di 10 franchi il trimestre, a meno
che la Lombardia \\w\ sia già Piemonte, nel qual
<;aso sarebbe otto. ])el resto, è una ])ena il doversi
S(;riv«*r(* di queste cose, essere tanto vicini e non
])oterci v^edere. Non parlo ora di voi. che a (juesto
naturalmente ])enso sempre sempre, ma i)arlo anche
ili Carolina. Ilo veduto un Avaf;iiina che dovete riccu-
dare, e eh' è venuto a trovarmi qui dal Piemonte dov'è
«indice. V acchiudo due linee i)er la zia. Che fa
l'Andrea? Datemi sue nuove, e di tutti jìii amici.
Abbra«H*iate il i>adre, se è con voi. E anuite sem[)re il
vostro
Giuseppe.
MMCCCCXXJV.
A GlDSKl'l'K liAMBEUTI. il He'^f'io.
[MiliMKi", N •jiiigTio, frodo [1S4SI
Caro (iiuseppe.
- Ebbi la tua, e vidi Helloli (^) che mi diede l'altre
tue linee. Ilo dati jjli ordini i>er «li abbonati: e anche
MMCCCCXXIV. — Pnl.bl. da D. Giuuiati, Dim-etito lettere,
roc, cit., pp. 290-291. Qui si ristampa snll' antoorrafo, possedute»
dal dr. Daniele Vare. Non lia indirizzo.
(') Rinaldo Belloli, esule reggiano dal 1831 al 1848 in
Parigi, che aveva preso parte alla spedizione di Savoia, e negli
^
[1848] KJ'ISTOI.AIMO. 217
{un «lue Beljii proposti da Tirelli. C) Qui coiuiiiciano
a carciar via; e per t'arsi via, eoiiiinciaiio da un Giri-
baldi, autore d'un libretto stampato due anni sono
<'ontro Ciarlo] AjlbertoJ e die j?li fruttò al solito la
tamil di si)ia «ìiil partito moderato. (ìli hanno intimato
«raudarsene entro ventiquattr'ore. poi entro tre giorni.
Lascio 1' uomo che non conosco abbastanza, ma il
caso è illei>ale e foriero d'altri. (*) Paratm ad omnia.
Anche nel Veneto tramata fusione e insurrezione
pel 11): sicché il Governo ha dovuto raccogliere
un-asseuiblea che deciderà pel 1S. Yedreuio. 0 Ricevo,
mini successivi rimasto sempre fedele alla Gioitine Italia, alla
qiirtle aveva appartenuto lino dal 18;!3 (ved. le note alle lett.
CCLXXIX e D, e il Protocollo della Giovine Italia, voi. I. p. 43,
paxaim).
(^} lìaldassare Tirelli, esule carpigiano del '31, che da pili
anni aveva lissato la sua dimora a Liegi. Ved. su di lui il
l'iolocollo (Iella Gitn-ine Italia, voi. I, j). 105, pa>t»im.
(*) Su Lorenzo Giribaldi e sul suo iilyello contro Carlo
Alberto ved. il l'rotocollo della Giovine Italia, voi. V, p. 84,
2)assim. Dopo l'agosto esulò nel Canton Ticino, da dove inviò
corrispondenze al l'enniero Italiano e al Messaggere Torinese.
r') La decisione da parte del Governo Provvisorio di Ve-
lU'zia ei'a stara adottata in seguito all' indirizzo in data 31 mag-
gio 1848 dei delegati dei comitati di Padova, Vicenza. Treviso
e Jìovigo, coi <]uale, & prese in nnitura considerazione le circo-
stanze tutte delie provincie », si sperava che anche il Governo
di Venezia si fosse « avviato » a qiiella « fusione cui stavano per
arrivare col mezzo di registri il Governo Loinltardo e le succitate
Provincie Venete. » Infatti, con i due decreti del 3 giugno suc-
cessivo il Governodella Kepulthlica Veneta convocava in Venezia
un'Assemblea Nazionale, nella quale, a cominciare dal giorno 18
delle» stesso mese, si doveva deli)»erare « se la questione rela-
tiva alla presente condizione politica dovesse essere decìsa subito
od a guerra finita, » determinando « nel caso che restasse deli-
berato per la decisione istantanea, se il territorio veneto dovesse
fare uno Stato da sé, od associarsi al Piemonte. » Il Mazzini,
21 S KIMSrol.AIMO. [lS4f<]
«•OH più frequenza, lettere, auoiiiine. clie in"<uiiiun/.iaiio
il i)uoiiale vendicatore <ìi ('[arlo] A[U)erto|: pajjassero
almeno la posta! Io. come vedi, non posso dirli cosa
alcuna di me. [)erclié non posso prevedere io stesso '
cosa farò. Non posso quindi invitarti: IJelloli mi dice
<;he Iiai dise«>iio di stabilirti in Kejj^iiio: né io posso
sconsigliarti : dico solo die in qualunque luo^o e
tempo t'avrò vicino, mi parrà d'avere vicino uno
de' miei mi<;liori amici. I)ovrel>l>e tinalmcnte ,iiiun-
f^ere a momenti (larihaldi : se andrà sul Venete». «^
molto probabile eli" io mi lasci trascinale ad una
passe jjjiiata militare con lui : ma for.se, la diM-isione
del IS mi forra aiKdie ((uell* ultimo «fusto. Scrivi
])ure a Kuiz (') pel (liornalc: baiino fatto le a/ioni:
.nel 11. (lei 1- giii<;ii« 1848 df.U'Ihilia del Popolo, si iiioHtro natii-
raliiiente coutriirio alla possibile iuinessioiic ; d'altra parte,
«'onsiderato clic le « coimIìzìouì della i^iierra nchìainavano dal
(ìovenio, dalla <i;iiardia civica, dai militi, e dai cittadini tutti
la cura pili assidua per l'etlicacia delle difese, e pel inauteiii-
nieuto della traiKiuillità interna, » con decreto del 13 «riniino
il Governo Provvisorio «Iella Kepubldica Veneta sospeiidcvii
l'adnnan/a di <]neirAsseni)dea. clic fu invece aperta il 3 luglio.
In essa parlarono per la dilsizione il Toininaséo, per la fusione
iiniuediata il Paleocapa. I). Manin disse poche jijenerose paiolo;
esortò il partitio suo, il repnbhlicaiio, a cedere alia necc.ssità
delle cose, notando che tutto quello che per all()ra si faceva
era provvisorio, giaccìié era «fatale che i destini d'Italia xi
decidessero da una Dieta italiana convocata in Roma; » e 1" im-
mediata fusione al PieiiKfiite e alla Lombardia, secondo la for-
mula proposta *dal Ministro Castelli, fu approA^ato con 127 voti
favorevoli, contro 6 contrarli. Per le lunghe negoziazioni col Go-
verno Provvisorio di Milano, ved. C. Pagani, Uomini e cose in
Milano, ecc., cit.. pp. 472-r>19, e A'. Mauciiksi, Siorin della
rivoluzione e della difesa di Venezia, ecc., cit., p. 127 e segg.
(') Ferdinando Ruiz, esule napoletano in Francia, pili
volte cit. A Nerers, dove risiedeva, si era acquistato nn' ottima
posizione finanziaria e morale (ved. il Protocollo della (liarine
[1818] KIMSIOI.AIMO. 219
si spende diabolicamente, «^ Siirebbe doloroso il dover
più tardi morire d* inanizione. Vengono so*;crittori ;
ma a star in piedi, se ne vorrebbero 2000 (;irca. A'e-
desti Griaiinone 1 Mi duole assai il suo silenzio eou
me : lo temo dissenziente e non so perché. Parlagli
o scrivigli, ti prego, a mio nome; e digli che mandi
qualche cosa nWItalia del Popolo. (') Lui o altri, vorrei
])ure avere un corrispondente, che seguisse le fasi
dello si)irito pubblico e ne compendiasse in lettera
pel (xiornale. in ogni Provincia d' Italia. Veùi un
po'. Quanto a IMetro. non so pur dov'ei sia: se no,
gli scriverei. E d'altra ]>artc, non ho proprio tempo
ed è un miracolo ch'io scriva a te queste linee.
(Jome sta (xiuditta? Vorrei pur vederla mezz'ora!
e non vi rinunzio: ma già i miei desiderii son con-
dannati. Abbraccia paternamente tua figlia per me.
Mia sorella che dovea essere qui da un pezzo, s' è
arrestata davanti alle nuove di Milano: verrà nondi-
meno, credo, tia due o tre giorni.
Addio : ama senìi)re il tuo
(ilUSEPPE.
Angelo Usiglio è a Modena? Gli ho mandato
certo danaro per mezzo d'Accursi: lo vide? gli scrissi
j)ure, e non n'ho risposta.
Perché non mi mandano più V Atelier da Parigi!
Italia, voi. VI, 1». 342). Fedele ai priucipii della Giovine Italia.
<iii dal 1842 aveva annualmente contribuito, senza mai mancare
lina volta, con 240 lire al fondo dell'Associazione.
(^) Il (ìiannone aveva lasciato Parigi insieme con la le-
gione <iell'Antonini (ved. F. SoLKRio, Il patriottismo di /'. Gian-
none, ecc., cit., p. 107), accompagnandola tino a Marsiglia;
o andato a Livorno, aveva proseguito per Modena, dove era
stato accolto freddamente da (piel Goveino Provvisorio, perché
contrario al i)rogetto di fusione col Piemonte (In., pp. 108-112).
220 Ki'isn.i.Aisio. [184S]
MMCCCCXXV.
A Gkoi{(;k Sani>. rt Noliaut.
[Milau], 12 .jiiin [l^<48].
J'ij^iiore, moli amie, si le .lomnal qiie je dirige
ici, Vltaìia del Popolo, a pu vous parveuir. Je l'ai
tait adresscr aii bureau de la Canne du Peuple. dont
j'ai reru trois niiméros seulemeul. .l'appiends aujour-
d'iiui de liOudres «pie vous avez été (breée de sus-
pendie sa ]>ublication. La Vrnie Réimhìique lu'ap
prend que vous étes à Xoliant. Je ju-ésume doiic que
vous u'avez Jamiùs vu tuon .lournar: ce qui ne
in'em|)é(die i»as de vous adresser une demande. Voulez-
vous écrire quebpie cliose sur Titalie et me l'envoyerf
Je serai votre rradu<*teur. Ce u'est «jue pour uue
Ibis: uìais je tiens à ee que votre noni paraisse une
fois du ujoins dans un riourual (pie je dirige: il me
porterà boulieiir. l'.crive/. ee que vous voulez : des
C(Uiseils: eu fm'me de lettre ou d'article : et sans
restrietions. ,1<' suis eomuie toujours franclieuieut
républieain et unita ire. Mou Journal ]);irait tous les
jours, ed ])ourvu que je pnisse publier votre article
en méuie temps. vous pouvez l'envoyer, si cela vous
<'onvient. ti le Vraie Répuhlique.
Vous étes mallieureuse; je le suis coiume vous.
La réaction domine cliez nous couime chez vous.
On nous calomuie. on nous menace: on écrit sur les
MMCCCCXXV. — Inedita. L" auto'-rafo si conserva nella
raccolta Natlian. Non lia indirizzo.
|lS48j KPisi'()i,A);io. 221
miirs: mort aux républicains! Ou ni'euvoye des lettres
anonynies pour ine dire qiie je dois me prépaier à
la iiioi't par le poignard : ou cherclie à aineuter
le peiiple coiitre iious. Tout ceci ii'a rieu de bieii
ellVayaiit: mais le fait est qiie je me sens exilé daus
inon pays: regrettaut quelquetbis les bronillards d'Au-
gleterre cornine je regrettais, daus l'exil, ma i)risou
de Savona. La vie est bieii triste, o moii amie; mais
c'est à vous, dout la vie est aassi triste que la
mieuue. que je dis cela. Je uè suis pas découragé,
je suis mallieureux, voilà tout. Ma deriiière émotion
date du milieu des ueiges du St.-Gothard ; dei>uis
lors, ma vie coule comme la source au désert, sur uu
roclier. Je l'écoute couler comme si ce n'était pas
mou affaire. Je u'ai pas vfi ma mère. La réactiou
à (léiies, par suite de mou refus d'accepter les ouver-
tures du parti Cli[arles]- Albert, a été teììe, que la
pauvre femme m'a sui)plié de uè pas aller la voir;
j'ai du lui eu douner ma parole d'iiouueur. ^Nla soeur
arriverà ici sous deux jours. Ce qui arriverà de moi
après, je l'iguore. Cli[arles]-Albert est mainteiiaut roi
«le Lombardie. Je u'ai pas accepté l'amnistie: il y
avait une déclaratiou de tìdélité à siguer. Je suis
donc ici, parlant et imprimaut république, saus la
moiudre garautie. Mais je suis décide à pousser
jusqii'au bout, et à attendre les évéuemeuts. Écri-
vez-moi quelques mots; et accueillez ma demaude. si
VOU8 le pouvez. Adieu, mou amie ; airaez bieu
votre ami
Joseph.
222 Ki'is^TOi.Aiiio. [1848]
MMCCCCXXVI.
ALLA Ma DKK, a Gtinova. ,
[Milano], martedì' lo «giugno 1848.
Mia cara madre.
Aspetto oggi Autonietta; ma intanto vi scrivo^
perché verrà probabilmente tardi percb' io possa impo-
stare. Ho ricevuto Ui vostra del IO coli' accliiuso bi-
glietto della zia. Ho veduto Garzia. Ho veduto un
altro genovese noto a voi che verrà a darvi mie
notizie. Ho piacere che il Signor Celesia esprima
un'opinione favorevole a me. Non ho ancora p(>tuto
vmdare a vederlo, ma andrò donuuii o dopo. Come
mai non avete veduto il mi<> indirizzo ai Battaglione
degli studenti sul mio Giornale, ma invece su quello
della Voce del Popolo f Io credeva che gli amici vi
facessero leggere tutti i numeri. (*) Mi duole che non
MMCCCCXXVI. — Inedita. L" aiitogrufo si eoiiserv a nella
raccolta Natluin. Non ha indiii/zo.
(*) Era stato pubbl. \\(:\V Italia del Popolo del 5 giugno 1848 ;
la foce del Popolo (n. del (ì gingno 1848) non riprodusse già
quell' indii'izzo, ma altre parole elie a quei giovani ebbe a
rivolgere il Mazzini. «Ieri, gli studenti delle scienze, lettere
ed arti — si leggeva nel cit. periodico — perfettamente orga-
nizzati in battaglione di 1500, s'avviavano da Milano a Brescia,
<' di là, dopo breve dimora, al campo. Noi siamo ancora troppo
commossi per dilungarci in parole e descrivere minutamente
la solenne loro x^mtenza. E sebbene a' guerrieri che volano
alle patrie battaglie si addicano più iiori ed auguri e vivi
iimplessi che sospiri e lagrime, noi non troviamo per essi l'addio
[1841?!] Ki'isroi. Alilo. 2L'H
siaiu> giuutc aiicorii le casse di libri da Londra;
qualunque cosa accadesse, gioverebbe che io avessi
della Spartana, ma il pianto dell' amico, del fratello, dell'a-
mante, il bacio tormentoso di chi si distacca dai suoi piti cari.
La nostra buona città si atteggio, al par di noi, ad una malin-
conica festa: Milano ebbe uno di quei sussulti simpatici che
rivelano l'indole sua aitettnosa e generosissima, le sue viscere
eroiche e materne. Come quando giunse fra noi, riconosciuto
e festeggiato all'improvviso, Giuseppe Mazzini, l'apostolo della
libertà italica, come quando arrivarono i Polacchi, questi sven-
turati nostri consanguinei, Milano si riscosse dalla sua vita
famigliare e pacitica, per salutare in un istante di atfetto odi
i'spansioue indicibile i ligli, i salvatori della patria, la eulta
giovcntii di Lombardia. Le vie erano gremite di gente; la
moltitudine affollata sul corso di Porta Orientale, sulla, strada
di Circonvallazione, sul Hastionc. nel vicinato delia stazione
della strada Ferrata, accalcata sui balconi, alle tìnestre, i>ro-
digava saluti ed auguri, ìiaci. tiori, ed applausi al sacro drap-
pello : numerose coorti di Guardie Nazionali, di varii corj)i d'e-
sercito stilarono dinanzi a lui; le l)ande musicali suonavano a
festa. J^e fanciulle, le madri, gli amici piangevano — e da!>-
pertiitto la lagrima brillava, gemma divina, sulle atìisse pupille.
Addio, dolcissimi amici, addio fratelli, congiunti di mente e
di cuore. Non altre parole voglio ripetervi di «juellc che avete
udito ilall' illustre Maestro, (]uaiido con gentile proposito, con
generoso impulso, foste a congedarvi da lui e dargli un caldis-
simo addio, a tributargli uno spontaneo preziosissimo evviva. Fato
tesoro, o giovani, di quelle parole; serbatele come ricordo
perenne nell'animo, come reli(juia immortale di lui che volle
per la gioventù, pe' suoi celesti istinti, ringiovanita l'Italia.
■• Grazie siano resi a voi. clie avet,e visitato la mia solitudine,
che in (piesti giorni di dolore avete confortato di un saluto
amoroso e fraterno la conturbata anima mia. Kammentatcvi
che in cima alla vostra baionetta non istà solo la salvezza
materiale, l'indipendenza della, patria, ma brilla l'idea di cui
<i()ve(e essere apostoli, per cui vi esponete al nuirtirio e alla
morte. Questa idea è l'unità, è la libertà delTa patria; farla
libera ed una, ecco la vostra missione. Né mai vi riposate
sopra i conquistati allori e le glorie, se prima non l'avete
224 Ki'is^Toi.Aino. il^4S]
con ine Mitte le carte (;he vi sono e (;lic contenjiouo
note e studi, che i)oti'(4)bei'o seivirnii a lavorare: e
una cassetta di libri. 8e dunque ^iunfiono, prestate
un amico, onde faccia subito un catalogo accurato
di tutti i libri completi o incompleti; siccb'io ])ossa
indicare (piali uii bisojtjnano. E quanto a tutto quello
che v'è di manoscritto, siccoiue non posso farne scelta,
raggiunta. Spazzate dell' ultimo sliaiiierit la terra Loiiibania,
accorrete sulla Venezia, e ]iorjf(!tele una mano soccorrevole,
aiutatela a sollevarsi a completa libertà. Di poi, se l'Italia
nostra non è forte e felice, se un interno nemico la tiranneggia
e si frappone fra essa e la lilu-rtà. discendete perfino nel-
l'estremo limite della penisola, unitevi ai fratelli di Sicilia e
correte a vendicare il sangue di Napoli, compite la generosa
crociata. E sempre la benedizione di Dio discenda soi>ra di voi I
Poiché segnando la via che Iddio vi addita e la vostra coscienza,
ispirandovi dal vostro cuore e dal vostro pensiero, a'oì s.nete
primari strumenti della risurrezione della patria, voi la farete
potente, libera ed una. ' » Il battaglione degli studenti era stato
creato por iniziativa d'una commissione composta dei giovani
Pavesi, Grillini, Fossati, Jiussi, Bolla, Pellegrini, (lariboldi,
Horgo-Caratti e Vannutti, i quali avevano a (juello scopo steso
un proclama «ai loro confratelli delle provincie Lombarde,»
che fu jiubbl. nella Foce del Fopolo del 28 aprile 1848. Tardò
assai tempo a formarsi e ad essere equipaggiato; comi>osto di
otto compagnie, ebbe per comandante il colonnello Francesco
Pasotti, antico utticiale del Regno Italico e della rivoluzione
del 1831 (ved. la nota alla lett. IV), esule in Francia, chia-
mato a Milano nell' aprile del 1848 certamente dal Mazzini.
Insottereuti della disciplina militare, presero parte al tentativo
di ribellione del 29 maggio, si negarono di « rinunciare al diritto
di petizione e di libertà, » ecc. e (juando, partiti da Milano,
furono condannati a lunga inazione a Montechiari, nel Bresciano,
inviarono lunghi e reiterati lamenti alla Voce del Popolo e al-
l'/<aHa del Popolo. Finalmente, l' Il luglio il battaglione parti
per Asola, e il 14 si trovò a Pietole, sotto le fortificazioni
di Mantova, ov' ebbe il primo battesimo di sangue (ved. la
Voce del Popolo del 19 luglio 1848).
[1848] Kl'lSTOLAKIO. L!2i>
sarà necessario farne subito un involto, e spedirmelo.
iSt'Usjite l'insistenza: ma le carte son la mia vita.
fo sto bene di salute: se non che ho luolto da fare,
e fa un caldo ch'io non m'aspettava a MihiJio. Sento
che hanno fatto tra voi Kamorino colonnello onorario
della (Inanlia Civica. Bravi ! (') Dite al padre che il
(') Il Kamorino. esule a Parigi dopo la sua azione durante la
spedizione in Savoia, era capitato a Milano nell'aprile del 1848.
per « olìVire la sua spada a quel Governo Provvisorio, e cer-
tamente per suggerimento del Mazzini aveva ottenuto un ritìuto,^
«•ontro il (juale aveva protestato con una lett. che aveva inviata
al Feiisiero Italiano (u. del 20 aprile 1848). Sembra che bri-
«lasse anche in »iuei giorni })er avere un comando nell'eser-
cito piemontese, « persuadendo il pubblico dell' inettitudine dei
generali in carica, e in primo luogo del Bava. » ma anche questa
volta senz' alcun risultato (ved. F. Patktta, Lettere di Carla
Alberto, ecc., cit., in Atti della li. Avo. di Scienze di Torino, cit.,
pp. 238-243). Partito da Milano, era andato a (Genova, dove
(23 maggio) era stato bene accolto, non ostante, com'egli stesso
scriveva, « les sourdes menées mazziniennes. » (li)., p. 242, e
il Pensiero Italiano del 24 maggio 1848). Infatti, il Circolo Nazio-
nale aveva tenuta una adunanza in suo onoro la sera del 26^
nella quale l'avv. N. Federici, vice presidente del Circolo «con
brevi, ma calde parole, areva accennato come fosse grato vedere
iu mezzo ad essi un uomo il quale dopo aver preso parte alle
glorie e ai pericoli degli spiriti napoleonici, avesse combattuto
e fatto risuonare chiaro il suo nome per la causa della libertà,
<]uando era delitto pronunziarne solo il nome; e nelle pianure
polacche e presso quella generosa nazione degnamente sostenuta
la famadella virtù italiana ; » e aveva conchiuso «augurando
che presto veni ssegli aperto quell* arringo ove darebbe novella
jirova del suo valore e della militare sua perizia. » Sul)ito dopo, il
Jtamorino era sorto a ringraziare; e riaffermato il suo grande amore
j»er la causa della libertà, ricordando gli anni trascorsi « nel-
l' esilio e nelle amarezze d'ogni natura, » dichiarava che queste
ultime erano piti gravi in quel momento «poiché l'arringo-
aperto dal risorgimento italiano a lui veniva precluso da iiacche
considerazioni di prcinìneuza nella gerarchia militare, » aggiuu-
Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXXV (Kinstolario, voi. XIX). \'p
22i> KiMsroi.AKio. [1848]
jjiiovane Daneri è al campo e. credo, sottotcìieiiie.
Certo, come (lice l' amico Andrej». dii)ende «nui parte
dei nostri tati dalla Francia: ma non v'ha dubbio
gemlo, con «videiite uf'ceniio uUe «meiiedei inaz/iiiiaui,» di «non
essore undiito iiiiiniine dal coiic-orso «Iella caliiiuiìa, ma sperare
sarebbersi dissipate le iiebltie e la patria avrebbe in lui rav-
visato un non degenere liglio. » Era allora sembrato opportuno
all'avv. Manri/.i, appoggiato nella sua proposta da Carlo Celesìa,
che il Circolo Nazionale dovesse «scrivere un indiriz/.o al He,
artiiK'lié accoffliesue sotto la sua bandiera e nel suo grado il
generale Kaniorino;» ma l'avv. Federici aveva subito obbiet-
tato « non credere fra le iittribuziiuii del Circolo iunoltrare
indirizzi di tale natura, » nulla impedendo « allo stesso di
j>res<'ntarsi a combattere sulle ]>iannre lombarde. » Al che il
Uamorino, con quella prosopoj)ea che fu una delle cause della
sua rovina, aveva replicato energicamente : Io fui e sarò sempre
cittatiino-Holdato ; la mia vita è sacra alla difesa della libertà. iSe
V esercilo che eombaile annovera centomila valorosi soldati, ebbene, io
noHtpirò il r.eiitomilauno (ved. il Pensiero Italiano del 28 mag-
gi») 184S). 11 Circolo Nazionale gli de<-retava poi per acclamazioB*
tina spada d'onore « a(?ci(> con essa si prr.Ktntassc a combattere, »
« il ti giugno, il presidente, avv. Cesare Cabella, lamentando che
« il lavoro tardava ad essere compiuto pili che non si aspet-
tava, » glie ne dava notizia; e la Guardia Civica genovese lo
accdamava suo « colonnello onorario : » di che il Ramorino, par-
tendo l'8 giugno «alla volta del campo lombardo,» dove lo
chiamava « un sacro dovere di cittadino. » pubblicamente rin-
graziava, conchiudendo la sua lett. : « Se facendo l.i chiamata di
tutte le Guardie Civiche vi si chiedesse: dor'è il rostro Colon-
nello? Rispondete: La Guardia Civica di Genova (/li affidò la nobile
mixsione di -sno rappresentante presso V Armata nazionale sui campi
bielle baltafiUe» (ved. il Pensiero Italiano, suppl. al n. dell' 8 giù
gno 1848). Contro le decisioni prese dal Circolo Nazionale prò-?
Testò poi in una corrispondenza da Genova V Italia del Popolo dell
22 giugno; e contro il Ramorino, al ([uale non era venuta e non
venne meno la stima da parte di coloro che militavano nelle file
•della democrazia, insorse lo stesso Mazzini, dichiarando nel u. del
29 luglio 1848 dell'Itola del Popolo: « Compariva tre o quattro
«xiorni addietro un lungo articolo siili* JcreHi/f d'Italia con-
I
(1848] Ki'iSToi.AKio. 227
rtlcuuo elle la Repubblica starà. Ho piacere clie venga
iuiclie Ajjostino. Io. da Parigi in poi. non lio più avuto
cenno «li vita da (Jiovanni, (*) A proposito di candi-
oeriKMite il «generale Itaiiiorìno e l' impresa di Savoia condotta
nel 1X34 dagli esuli italiani. In quell'articolo, non ]»rovocato
4la noi che per rignai'do alla libertà di scelta del paesee per abltor-
riinento da ogni ]>oleniica jiersonale, avevamo taciuto quanto
per noi si pensava, erano, a giustiticare la condotta d'allora
ilei generale, sbagliate accuse senza ritegno e senza fondaniento
^'ontro i capi della spedizione. Non sono nH»nienti questi ]>er
^liscnssioni lunghe e fastidiose su persone e fatti passati. Ma,
provocati da quell'assalto e richiesti della nostra opinione, noti
possiamo che dichiarare : la nostra opinione intorno alla condotta
<lel generale pubblicata con prove di fatto il lo febbraio 1884
nel VI fascicolo della Giovine Italia ed altrove, iìruiata per gli
Italiani da Giuseppe Mazzini. Giovanni Kufìtini. L. A. Melegari,
Carlo Dianco e pei Polacchi dal generale Giacomo Antonini,
■e dagli utìiciali Francesco Gordaszewski e Costante Zazleski, non
aver subito né potuto subire, d'allora in poi. mutamento alcuno.
Oggi come allora ripetiamo al generale le parole che conchiu-
■devano «juel documento: «E voi pure, generale, potrete forse,
/atto nemplice volontario (Cella libertà, stendere un velo sulle
•colpe che vi fanno reo. o sollevarvi, morendo per la causa ita-
liana, del grave peso che vi sta sopra. » Né qui cessarono le
simpatie dei democratici piemontesi e liguri a favore del Ra-
morino. p<»iché, riparato egli a Torino dopo i disastri dell'a-
gosto, fu assai festeggiato nel Circolo Nazionale dai membri
•<li quella Società Federativa fondata dal Gioberti. '\'^èd. il ZVw-
sifro italiano del 21 settembre 1848.
(') Agostino Ruttini, che da tempo risiedeva a Edimburgo,
•era infatti partito di là il 30 maggio: dopo qualche giorno di
dimora a Londra e a Parigi, giunse a Milano il 24 giugno
(ved. C. Ca<ìxacci. op. cit., 353), dove si trattenne fino al
1-^ luglio (ved. la Ictt. MMCCCCXXXIII). Sua intenzione era
•di correre in Lombardia e di combattervi come volontario
la guerra dell'indipendenza, restio com'era di sottoscrivere
la formola dell'amnistia, al qual proposito aveva scritto
alla madre il 20 aprile: « 1/ amnistia è una cagnara: tìgu-
Jiiti che ha esasperato me che sono moderatissimo I I"] mia
228 Ki'isToi.Aisio. [1848]
dature, m'è stata oftVitti gioiMii sono quella di .Spiamo
in Piemonte. Ma. ho ricusato i»er le mille rajiioiii che non
intenzione viiijji^iare con pas<8iipoi'to inglesf o francese. K ver-
jiTogna elle nello stato atfcnale d' Italia 8Ì parli ancora di pro-
scritti e (li iininistie. Non sianio noi che nintaninio. KiMiene
iSna Maestà : il nostrct fu ineio «Miore cronologico : credcninio pos-
HÌl)il«' qniiulici anni fa «(nello clie ogjji ii fatto; volemmo nel '3S
quello per eni Carlo Alberto combatte nel '4S » (II)., pp. .Si>2-333).
Persuaso poi dal fratello, *nutò idesi, anolie perché nel frat-
tempo (26 maggio) era stato eletto deputato nei due collegi di
Cicogna e di Genova (3" circondario). Il fratello Giovanni era
ripatriato ancor prima. Eletto deputato per Taggia il 29 aprile,
e ripugnando alla sua coscien/.a di sottoscrivere la formola
per l'amnistia, aveva tentato di ottenere il passaporto, senza,
condizioni, all'ambasciata Sarda a Parigi (Ii>.. p. 336), ma il
Brignole-Sale lo aveva accolto freddamente, anzi, quando il
Itiittìni gli feci^ notare che era deputato «fu esattamente c(Mue
se gli arense detto ch'era un ciabattino» (Ii>.. p. 338), ni"- erano>
valse a rimuovere le ditticoltà le racocunandazioni del Gi«>berti
(II)., p. 336). Aveva (|uindi deciso di « penetrare lino a Nizza
senza passajxnto, veder d'ottenerne uno a Taggia, v di là pro-
cedere speditamente per a Torino.» K aggiungeva: « >Se l'as-
semblea mi amujette senza ditlicoltiì, tanto meglio; se op[><>ne
la mancanza della dichiarazione prescrittn dall'atto di amnistin,
farò istanza per esaere abilitato a presentare alcune spiegazioni
ed osservazioni, ed attender*» la decisione della Camera. Nel ca.s(»
pero che, sia dietro deliberazione di (juesta, o riliuto d'udirmi,
sia dietro arresto alla frontiera o all' interno, od altro, io
mi trovi nella assoluta impossibilità di esercitare il m.indato,.
in questo caso, io dico, e checché mi costi, mi sarà jinr forza
indirizzarmi agli elettori di Taggia. e sottometter loro la mia
condotta e le ragioni tli quella: locché farò senz'irà, senza
spampanate, con dignità, ma con misura» (li).. p.'337). Tut-
tavia, non giunse a questi estremi, poiché, partito da Parigi
il 15 maggio, trovò :il contine un ordine del Ministro del-
l'Interno di lasciarlo passare (Io., p. 339 e il Pensiero Ilaliarw
del 28 maggio 1848), e il 29 maggio prestò giuramento alla
Camera. Era però un uomo del tutto cambiato nei riguardi
del Mazzini. Da Torino scriveva il 4 giugno al fratello Ago-
1^4^ Kl'ISTOI.AIUO. 229
iiuportu il (lire. (') lo Lo bisogno di rinuiueniii iiuli-
l>en<leiite. Voglio ben essere moderato ueli'espiessioiie
delle mie idee, ma voglio poterle dire, occorrendo,
con i>ienissiiiui libertà. La vita parlamentare mi riesci-
rel;)be or noiosa. Le mie idee sono idee d'avvenire.
E Ilo bisojiiio «li serbarmi fedele a quelle. Addio;
madre mia: vi scriverò quando avrò veduto Anto-
nietta: innate sempre il
vostro
(in SEPPE.
MMCCCCXXVll.
ALLA Madrk, a Genova.
[Milano], venertli [Itì giugno 1!S48].
]Mia cara madre.
Non V'ho scritto i)rima, perché sai>evo che vi scri-
vevano mia sorella e Ohecco. Ed io non aveva aSvSO-
>tiiio «li aver trovato a Genova « la Signora Mazzini. » non più
<inin»U la Signora Maria «l'altrt; volt»', «sempre ((nella (lessa,
fuori e dentro, tutta l'eticeuze, tutta politica, tutta negazione
il'ogiii spontaneità» (Ii>., p. 340); e di essere <o"iii8cito di
scuotere dal letargo Cainpaiiella ed altri paralizzati da certo
rispetto umano rinipetto a Pippo» (In., pj». 343-.344). Jniine,
aggiungeva: «Mazzini è «jui, e dappertutto, impopolarissimo.
I/lia voluto» (II)., p. 346).
(') Nella prima votazione del 29 aprile 1848 era riuscito
eletto il cav. Bartolomeo Bona, intendente generale delle strade
ferrate piemontesi, ma quella elezione non era srata convalidata.
Tuttavia, nella votazione del 26 giugno il Mona fu rieletto.
M.MCCCCXXVII. — Inedita. L'autografo si conserva nella
ra<'eolta Nathivn. Non ha indirizzo. A tergo di esso. l;i madre
del Mazzini annotò: « 16 giugno 1848. »
230 KIMSTOI.AKIO. [1848J
liitamente reinj)<> di respirare. Non ho bisogno ili
dirvi hi ofioia (die ho provato, rivedendo Antonietta.
Mi pare inutile. [)erché potete iniiiiauinarlo da per
voi. Mi duole che il (Jiornale, le faeeende e che so
io ci tolgono d'essere insieme quanto vorremmo. Oggi
siamo a pranzo da una Signora che lia voluto asso-
lutamente veder hi sorella. Essa riparte hmedi. Vi
darà tutte notizie di me: e vi dirà inoltre <iualche
suggerimento intorno alhi vostra venuta, lo ho dato
ordine oggi all' ufticio «lei (liornale che vi mandino
addirittura i numeri. Xoii vedo il perché non avreste
ciò ch'io scrivo. Desidero anzi che tacciate leggere
il Giornale al padre. Sto bene : ma ho la testa come
se avessi dentro un juuliiu) a vento, tante sono le
})ersone che mi vengono intorno. Xe ho cinque in
questo monientO; e non so nemmen ii» (]iiello ch'io
scriva. Addio: abbracciate il i)adre: vi scriveiò lunga
mente lunedi. Amate il
vostro
(Ul^SHI'l'K.
MMCCCCXXVllI.
A G. Elia Bknza. u Genova.
fMiliUio]. 19 j,nu.i;ii(> [1848 .
(Jaro Elia.
Ti reca queste linee con un mio saluto d'amico
il Signor Leon Favre, mandato dal suo Governo in
Piemonte. (') Ama noi. la causa nostra e l' IJnuiuità.
MMCCCCXXVUI. — Inedita. L' :uiro.i,'iaf'(> si conseiva nel
Musco Civico del Risorgimento di Genova.
(') Eni stato nominato console a Genova, dove jjiiinse il
27 giugno 1848 (ved. il Foixiero Ilaliano di quello stesso giorno).
18! m\
[1,S48] KlMSroi.AHKJ. 231
VoiTfi ch'ci si tbniiasse uiui jiiasta idea del p:iese
e de;jli elementi <;lie vi s'iigituiio. Tu puoi jiiovjiijili
assai in questo e te lo laecouìando. Fa cb'ei possa
«'ouosceie il presente e indovinar l'avvenire.
•• 1 tenipt none — but witli Trutli, " antico mio
jiiotto: e però lo mando anche a te die co' tuoi iuu»\i
amici calcili colle nii<>liori intenzioni del mondo una
strada non mia: e che. airanu)re tuo per 1" Italia,
innalzi, nel tuo § dell'Indirizzo, a pensiero di sintesi
una mera teorica (ro])portunità e di transazione.
)iella quale 1* intimo tuo core non crede. (M I>el resto
rimani amico al tuo ve(;chio amico e (;redi al-
l'amore del j-^^^^
(xlUSEPPK.
llicordami. ti prej^o. a (liovanni: e di^ii (die non
vedo il perché ei non potesse scrivermi una linea
entrando in Italia. Dov'è A»>()Stino! K che fa sua
ina<lre ? Dijili di scrivermi.
('). L' iii(ìiii/z<) (li risposta :il discorso della Corona era
stato presentato alla Camera Subalpina nella seduta del 27 niag-
ilio 1848 dal relatore Pietro Derossi di Santarosa, ed era stat*»
]nn;raiiieiite discusso nelle sedute successive, infine, dopo nume-
rosi emendamenti, approvato in quella del 7 giugno. Durante
la liiscussione, il Henza aveva preso la parola per due emen-
damenti: la prima volta il 5 giugno, riguardante il i& 15, e
propose che dopo la parola re»j>o«»a/>i/t/à fosse aggiunto : «eh»'
verrà con apposita legge stabilito;» la seconda, il giorno Buc-
<ressivo. in cui. non rinnegando i suoi principii unitari, propose
che invece ili «di altre piovincie sorelle» fosse detto «delle
altre provincie sorelle.» jierché «non s'intendesse che colhi
Lombardo-Veneto rimanesse compiuta la fusione italiana. » Per
un suo « Indirizzò ai popoli dei Ducati di Modena e di Parma
e ai popoli lombardi e veneti, » da lui proposto nella seduta
del 10 luglio 1848 del Parlamento Subalpino, ved. il reuskro
Italiano di tre giorni dopo.
232 KiMSTOr,Ai!H>. [1X481
MMOC'CCXXIX.
Ai.T.A Maduk. a Genova.
IMilaiio]. v.'iicrdi 22 j;iuj:no [1848].
Mia t'ara iiiadir.
H
J)a oltre a una settimana non lio lettere vostre, e
comincio ad essere in(iuieto. Xon sono j)iu a Londra
dove il mare jioteva iini>edire le lettere: e non so
quindi a clie attribuire il vostro silenzio. Anelie la
sorella tornata dovrebbe scrivermi, e non vedo nulla.
Vorrei che mi fosse detto tutto, male o beiie clic sia.
Aspetto dun<iue lettere ansiosameiìte. Domani verrà
a vedervi (^amUiaso. i\ darvi mie nuove personali.
Ieri fui nella processione tlel Coi'pus Domini : con
deputazione di IL* rappresentanti TAssemblea Xa/io-
nale. stendaido uostro. colle nostre divise, etc. (')
Amate, voi e il padre, il
vostro
(InTSEPPi:.
MMCCCCXXIX. — Inedita. L" n litografo si conserva nella
laceolta Nallian. Non lia indirizzo. A tergo di esso, la madre
del Mazzini annotò: « 22 giugno 1848. »
(') «Ieri — si leggeva nell'//rtZi<i del Popolo del 2o giu-
gno 1848, — in occasione della solennità del Corpus Domini,
l'Associazione nazionale italiana era invitata a far parte della
consueta processione. Una deputazione della inedesinia v'in-
tervenne, preceduta dal suo stendardo sul ([uale leggevansi lo
l>arole : Unità, Dio e il Popolo.»
[I>ì4<ì Ki'isToi.Aitio. 233
MMCCHX XXX.
ALI. A Mai>ke. a Genova.
[Milano], 27 giugno 1848.
Cara niadre.
Ho ricevuto due o tre lettere di Genova tutte
a.ssierne. una vostra del 15 insieme a una del 25;
lo stesso anche da altri. Credo che sia pili disordine
postale che altro. Mi manca ancora una lettera, crede»,
che scriveste all'arrivo d'Antoni«'tta e nella (piale
essa tbr.se scriveva due linee. Dite a Garzia che ho
quindi ricevuto anche il suo bigi iettino, e va bene.
Vi i)arrà strano e a me riesce doloroso sospendere
anche di pochi «giorni una cosa <'he desidero da dicias
sette anni, cioè l'abbracciarvi. .Ma n(»n i)reiidete deci-
sione circa al «iiorno della |>artenza prima d'un' altra
mia lettera. Lamia iJaiira è «piesta: chele cose del
]>aese e Io slancio «-he il Governo pan* disposte» final '
mente a prendere, obblighino me pure ad andare
altrove per i>ochi «iiorni a<l aiutare f}uello slancio
dove ve ne è più bisogno. Mi dorrebìie assai che
epiesio accadesse mentre siamo insieme. Or questo
]>uò dipendere in parte dalle mosse di Garibabli:
spero sapere ogjcfi o domani dov'egU intenda diri-
gersi e alloia potrò s(;ri vervi se potete scegliere il
momento a vostro pia(;ere, o se devo indicarvelo io.
♦Stava già ]>ensando con gioia a scegliere il luogo
elove avremmo i>assato quel po' di temj>o, «piando le
MMCC'C'CXXX. Inedita. I/antografo si conserva nella
raccolta Xatlian. Xon lia iii(1ìri//,o.
234
Kl'ISroI^AIMO.
184?<1
(ìiH^isioni prese icrsera sulla ^iu?rni ({ili «lai (ioveiiio
«^ Paiiivo (li <ìaiib[iil(li] produssero corte coiiibinazioni
(•he mi rendono incerto. (M Sta bene della coniinissione
(') (iiiril)iil(li era giunto a Nizza a bordo dell' /•,',sj/f)«//crt,
<;he Itatteva l>aii(lic'ra americana e comaudava egli stesso, con
)a sua legione (;oni{)usta di 144 uoiiiiiii. A[)peiia Hbarcato, 8Ì
era recato dal governatore generale della divisione di Nizza,
conto De Sontiaz, per «sentire se nulla si opponeva alla di
lui pernuinenza in patria sino al giorno 26, epoea in cui inten-
deva partire alla volta di («enova per <[uin<li recarsi al campo in
l^ombardia, o colla sua compagnia combattere per l' indipendenza
d'Italia» (ved. A. Cavaciocchi, Le prime tjeita di Garibaldi in
Italia, nella liirisla Militare Italiana, disp. VI [ll'O?]. p. 9 del-
l'estratto). Rimaneva invece a Nizza tino al 29, nel (jual giorno
giungeva a Genova per via di mare, e il suo arrivo colà era
cosi narrato in una corrispondenza da quella città ììW Italia
del Popolo (n. del 1" luglio 1848): «Ieri iirrivo in «(uesta il
nostro prode generale Garibaldi con una trazione della sua
legione, accresciuta in Nizza di non jioclii nomini. 11 .Signor
liatlaelle Kabi>attino [sic], direttore dell' aiiiministrazionc dei
piroscafi sardi, aveva messo uno dei suoi battelli a disposi-
zione di vari amici del generale che avanti ieri sera gli andarono
incontro onde portargli dei rinfreschi, ma non fn dato a qnesti
di rinvenirlo, perché il bastimento che lo portava erasi avvi-
cinato alla costa di levante per ])rcnder vento favorevole ad
entrare iti porto. Descriverò F entusiasmo che il valoroso cam-
pione, ed i .suoi militi destarono nel popolo e impossibile. Appena
si seppe il loro arrivo, fu un accorrere improvviso di gente
sul ponte reale. e<l un prolungato eccheggiare di evviva durante
1' avviarsi da quel jionte verso i preparati alloggi sia del
generale, che dei legionarii. Siiarcarono x»rima questi, poi il
generale, ed alloggiarono i militi nella caserma san ]<eonardo,
il Garibaldi in casa d'un Antonini suo amico. Il generale ieri
sera è stato al teatro Carlo Felice, ed appena vi comparve fu
salutato da una salve di vivissimi ajtplansi. M<dti volontari s' in-
corporei-anno nella sua legione per seguire questo celebre guer-
riero italiano. » Sulle sue « mosse » successive, ved. le -note alle
lett. MMCCCCXXXIV e MMGCCCXXXVI. 11 Mazzini fondava
grandissime speranze sul concorso che l'eroe di Montevideo
[184SJ K.i'isioi.AKio. -35
data airAntoiiiiii da Medici: ma coniiiiria a soiineii-
dermi la dilazione dell* arrivo: e m* aspetto die perché
avrebbe prestato per ie Inture operazioni d\ guerra. s[»e(ialMieiitt«
•lopo che il Governo Provvisorio della L<nul)ardiii. roiupendo iiu
iiidiiurio che era stato daniiosissiino, aveva emanato (25 giiii^no)
<;in«iiie decreti con i <niali : 1<^ si istituiva nii Comitato centrale
straordinario percompiere l'orj^anizzazione e l'arredamento della
Guardia nazionale e per moldlizzariie la mau;gior parte [lossi-
bile; 2° si istituiva nn Comitato pei profughi veneti, composto
di Veneti e di Lombardi : o" si procedeva immantinente alla
formazione d' nu esercito di riserva che spalleggiasse 1' esercito
italiano e coprisse la frontiera ionib;irda: 4° erano chiamati a
formar parte dell'esercito le classi disponibili dei nati negli
anni 182.>, 1824. 1825. eccettuati gli ammogliati, e si anticipava
la leva dei nati nell'anno 1828; 5» considerato che «nella
santa guerra in cui tutta Italia comhallera per la cacciata del
barbaro una sola era la bandiera, come uno solo eia il (ine
per cui tutta Italia s' «/•« levata a combattere,» si ritenevano
uHQciali e soldati dell'esercito italiano e inscritti, »inando lo
ricliiedevano « ne' ruoli dell'esercito lomitardo, soldati e volon-
tari Napoletani d'ogni grado e d'ogni arma, i quali col gene-
rale Guglielmo l'epe aceKano seguito la bandiera d'Italia.» K
questi disperali appelli il Governo Provvisorio aveva fatto
precedere da un proclama col quale, smesse le frasi rigurgi-
tanti del facile entusiasmo delia rettorica, delle ([uali s'era
abusato in quelli precedenti, si delineava un ([uadro pauroso
della situazione e si additava il pericoloso nemico che «coperto
fra l'Adige e il Mincio dai baluanli ch'egli da tanto tempo
studiosamente si preparava per ultimo rifugio, ingrossava d' uo-
mini, ed aizzaiulo gli istinti barbarici rinfiammava i suoi soldati.
se non al coraggio vero, almeno all' avido furore del saccheggio
e «iella strage.» Piibl>licandoli nell'Z/<i?irt del Popolo del 27 giu-
gno 1848. il Mazzini atfermava che con (jnei provvedimenti il
Goverin) l'rovvis(»rio aveva tinalniente trovata la via giusta, e
scriveva: « Lode a Dio I possiamo citare decreti del Governo, t»
non biasimare. La nostra voce, la voce della giuirdìa nazionale,
la voce del paese irritato ha trovato ascolto; e il (iovenio s'è
d<"9to alla coscienza dei pericoli che sovrastano, alla vergogna
di lasciar jtrolungarsi con perdita una guerra che la nazione.
236 KIMSTOLAKIO. [Igi
ci sono tutti i miei inaiiosciitti. atìoudeià. Dite ad
Aiitonietta che bo ricevuto la sua: all'amico N[apo-
leoue] che ho ricevuto le due mandate all' indirizzo
Inglese. Addio: abbracciate il padre; credo che dopo
aver veduto voi, finirò per (convincervi che ])os8o
fare una corsa in (lenova ed abbracciare anche lui.
Ditemi un'altra cosa, ed è se avete concerto eoi padre
sul tempo che a un di i>resso passerete con me. Amate
sempre il
vostro
(Ill^SEPPE.
guidata come dovciii-ii, avreWbe potuto iìiiire in un mese, al
8eu8o «li doveri 1 ungameli te dimenticuti. uia che possono cont-
pirsi ìincora. alia fiducia nelle popolazioni che lo circondano.
E alla fiducia in esse riposte le popolazioni rispornleranno col-
1' azione e colla vittoria, li' indirizzo ai Lombardi ciie soggiuu-
giaiuo [tarla quasi in ogni sua linea parole degne degli uomini
ai quali sono riv«dte e della santa causa che s'agita in Lom-
bardia. I decreti che lo accompagnarono seguano le prime
orme softra una via che guida a Corti fatti e darà salute al
paese; le prime orme diciamo, perché tutto pende dalla insi-
stenza logica colia quale il (jioverno pi'ocederà sulla rai»idità
dell'esecuzione, sulla direzione che verrà data alle forze richieste.
Di «lueste cose terremo discorso ogni giorno. Intanto, e non
dovremmo aver bisogno di dirlo, parola, opera, sagrificio, noi
protteriamo e daremo tutto perché si corra e speditamente la
via segnata. Dovunque sorge una voce che chiama in nome
della patria italiana, ivi abbiamo e ci mostreremo fratelli.
Dovunque move una bandiera che guida all'onore all'indi-
pendenza, seguiremo non ultimi ; e poc«» importa la mano che
la sorregge. Uniamoci tutti e vinciamo: questo è debito nostro.
Al resro provvederà l'avvenire.»
[1S4S] KiMsroi.Aiuo. :io7
MMOCCCXXXr.
Ai-i.A Mai>uk. :i, Genova.
[Miliiiio]. 30 .uin.irno 184?<.
31 ii» Ciira madre.
Ilo la vostra del li.S. Siamo ora in regola. An-
cora due giorni e potrò dirvi quale decisione pos-
siamo prendere. Dio sa se un contrattempo niMn-
cresce: ma navighiamo sopra un mare burrascoso e
non siamo arbitri di noi stessi. Pagherei non so quanto
penihé ci fossimo già consolati un po' assieme. Del
resto." ripeto, tra due giorni vi scriverò sicuramente
in ))ro])osito. Quanto al mio venire in Genova, io
credo i)er convinzione che non vi sarel)be per me
il menomo rischio: ma non intendo con questo sop-
])rimere la mia parola d'onore; anzi ve la confermo
e starò interamente al cenno vostro. Son veramente
lieto che siano giunte le casse; ripeto le mie istru-
zi<mi : vorrei che qualcuno facesse la nota esatta dei
libri e me la spedisse; vorrei poi che le carte mano-
scritte mi venissero messe in un fascio senz'ordine
e spedite imhifo. Son le mie provvigioni e ne ho
bisogno assoluto in qualunque modo o luogo io mi
sia. Se non avete un'occasione sicura subito^ pregate
qualcuno che consegni addirittura l' involto alla Dili-
genza ])er qui: avvisandomi contemporaneamente del-
l'invio. Abbiate pazienza di tutte queste noie: ma
MMCCCCXXXI. — Inedita. L' autografo si conserva nella
rae<-o!f;i Natliaii. Non Ini iixlirizzo.
■J38 KPiSTOi,Ai<io. [1848|
non so come tare. Del resto non dovete temer per
le carte; sono Ijivori e non carte segrete.
Vorrei clie diceste a Federico ch'io iiiiuidai, se
ben ri<'ordo. la lettera contenente nno stami)ato su Ka-
niorino all'indiiizzo (». J>. (Jambiaso, poi. che scrissi
a Ini l'ederico una lettera per la posta «iorni sono,
che mi dorrebl)e assai non gli venisse ricapitata.
Ho veduto le vostre litlessioni e quelle del padre
sull'impiego, carriera, ctc. !Non posso ora discuterle.
Ma. cara madre, la mìa vita non è mia: io non sonori
])ivi iuilividuo: sono sotto l'impero di certe neces-
sità regolatrici della mia condotta, che non ])osso
rompere.
Addio: amate sempre il vostro
GiiTSEPrE.
MMCCCCXXXII.
A FltANX'KSCO PaSOTTI, il MiliUlO.
[Milano], jriovedi [.... «iingtio 1848].
</aro l'asotti.
►Se v'è modo, fammi il ]>iacere di accettare nel
<Jorpo Universitario i cpiattro studenti francesi che
ti ])rcsentano questo biglietto: sojio qui in una posi-
MMCCCCXXXII. — liu'tlita. L'autografo si consciva nel Mu-
seo liei Kisorgiiueuto d'Imola. A tergo di esso, di pugno del Maz-
zini, sta l' indiiiz/o: «Al col. Pasotti. » Su Francesco Pasotti,
<;lie terminò la sua lunga carriera militare in qualità di co-
lonnello nell'esercito sardo, vcd. le note alle lett. IV, e
MMCC"C('XXVI. Era stato nominato colonnello del battaglione
degli studenti, il (juale, dopo di essere stato lungamente ino-
peroso a Milano, era st.ato inaiato a combattere solamente
nel luglio. Ycd. la Voce del Popolo, del 17 luglio 1848.
[18i8] KIMSTOI.AKIO. 239
ziono strana venuti colle ])iù candide e niijjfliori inten-
zioni del mondo a combattere jfli Austriaci e non
sanno dove dar del cai>o.
Accoglili, ti prego. Ti sarò grato.
Ama semi)re il
tuo
Gius. Mazzini.
MMCCCCXXXlll.
ALLA Mapkk. a Tieiiova,
[Milivnoì, (loiiKMiicii [2 liij>ii(> 1848Ì.
('aia madre.
Vorrei die faceste avere <'on (|uanta jiiii solleci-
tudine è i)088ibile l'unito biglietto a quel giovine
Medici. <*he conoscete. Supi>ongo clie o per mezzo
<li N[apoleone] o di Federico vi sarà facile mandar-
glielo. So <die doveva venire <la voi insieme a (lari-
bjaldi] e ne Ilo piacere, (guanto a (larib[aldi|, mi duole
cir«'i si lasci convincere di venire al (^ampo come
Colonnello o anche (ienerale nell'esercito regolare;
non sarà più il (larib[aldi] che l'Italia amava e ammi-
rava. (*)
Sto bene; spero tra un gioiiio o due di scrivervi:
venite: intanto, sull'incertezza, mandatemi le carte.
Dite a N|apolcone] che ho ricevuto la sua. Saluta-
MMCCCCXXXIII. — Iiieditii. L'autografo si connerva iielliv
raecolt.a Nathaii. Non lia indirizzo. A tergo «ti esso, la madre
del Mazzini annotò: «2 luglio 1848.»
(') Ved. la nota alla lett. seguente.
24 0 Ki'isroi.Aiiio. 118
temi (!on aftetto l'Andrea. Agosfino stato (]ui è parti
ieri per Torino. Abbracciate il padre ed amate ii
vostro
Giuseppe.
MMCCCOXXXIV.
A GiLSKiM'K Lamhkuti. il Reggio.
[Milano], ;^ luglio (l,S4f<J.
Caro (ìiu.sei>pe.
Ebbi la tua. Ordinai per ^li al)boiia menti. tSejuui
a farne, se puoi. lmi)orta molto die non cadiamo,
('he «;osa taccia altrove, non so: ma qui il (lioriiale
fa bene, e ci riconduce di molti. (ìli eventi poi fanru>
ancdie più. Vedremo. Di me non so <;lie dirti. Ho
avuto qui per una settimana mia sorella. Avrò, spero,
presto mia madre: ma non so. nulla di i)ositivo tìnora,
K te ne dirò quando sappia. Scrivo, scrivo: ma quando
giungerà Garibaldi, ho quasi fermo d'andar con lui a
qualche colpo disperato sul \'eneto. Se u' esco, data
prova di non cUrar la vita, tornerò a scrivere. Scrivendo
o combattendo, mi parrà d' essere in un deserto. Ma
tinche vivo, ho deciso galvani/zarmi e andare innanzi.
Fa tu lo stesso. Importerebbe: 1" Grescere con soscrit-
tori e corrispondenze im[»ortanza al Giornale, li" Im.
]>iantare un piccolo nucleo d'Associazione Nazionale:
col (juale, occorrendo, io i)Otessi mettere a contatto
i Lombardi. Che il nucleo rappresenti cifra d'elementi
o no, poco monta per ora. Vedi un i)o'. ])a LMetro
MMCCCOXXXIV. — Pubbl. da D. Giukiati, IJiieceuto lettere,
ecc., cit., pp. 293-294. Qui «i riscoutra siili" autografo, pos-
seduto dal dr. Daniele Vaie. Non lia indirizzo.
m
ito ■
(18+.S] KiMsioi. Alilo. 24 1
Jio avuto lettera. Lami «^ in X'altelliiia. (') In <|iialii!iqiie
ln()<i«) io mi stia, se in Italia, vedo evidente che avrei
bisooiio ora di due se^^retarii o altro, die fossero meco
e<*orri.spo!idesseroi>ernie. Jo lascio indietro e scontento
qninili moltissimi individui ])er non aver tempo a ri-
spondere alle loro lettere. Ma di volontarii non ne ho^
e non posso i){i<iarne. Avrei biso^iino d'esser [)aiiato io.
Domani, vado in processione in (Jorpns Domini I
con 12. deputazione dell'Associazione Nazionale, baii-
dieia nostia. ec(;,.: invitati s'intende.
Addi*» : non t' adirare del mio silenzio : vorrei
scriverti, e non so come fare. Amami, eh' io t' amo
e stimo molto pili che non dico e forse non (^redi.
Tuo
(rITTSEPPE.
Mercoledì.
(Questa doveva venirti con Moja. il quale non si
f<M!e i)iii vivo: quindi è di data antica. (")
(') Aiiioiiio Jjaiiii, esiilw torli vchso del 'ìiì, dapprima nel
deposito di Aieiigoii (ved. hi nota alla letfc. MCCCXXVIII), poi,
ottenuto un iinpiej^o. (rasferitosi a Saint-Qiientiii. era rimasto
sempre devoto al Mazzini e alla Gioriiie Italia, alla (fuale si era
.tlHliato lino dalla sua istituzione, e aveva continuato tuì a|>par-
tenere anche nel suo secondo periodo, in cui <|;li fu conferito il
jjradodi ordinatone, 'l'estimonianze di questa sua lunga devozione
alle idee mazziniane stanno nel copioso carteggio che tenne
col Lamberti, riassunto e distribuito per entro i sei voli, del
Protocollo della Giovine Italia. Venuto in Italia dopo le Cinque
«Giornate, e chiamato forse in Lombardia dal Mazzini, fu caix»
di Stato Maggiore del generale D'Apice, e combatté allo Stel vio,
nei (rorpo dei volontari, sottoscrivendo la tìcra protesta di re-
sistere ad ogni costo, dopo i rovesci delle truppe regolari.
i'^) Infatti, era stata cominciata a scrivere fino dal 20 giugno.
Ved. la lett. MMCCCCXXIX. Su Cristoforo Moj.i, attillato alla.
Gioirne Italia tino dai 1832. per cui aveva sofìerto il carcere, dal
quale esci con l' indulto del 1842, ved. la nota alla lett. MDXX^'.
Mazzini, Scrìtti, i-tc. voi. XXXV (Kpistoljiiio, v«l. XIX). 16
24i
KI'ISJ'OI.AISIO.
I18J8Ì
Sto per avere F ultima delusione in Garib[aldi]. C)
Quanto alle cose di qui, abbiamo jfià riguadagnato
Aiiclregli era staro in corrispondenza col Lamberti, continiianiìo
a tener fede all'associazione mazziniana pni-e in se<>nifo. Ved.
il l'rotocollu della Giovine Italia, voi. II, ]». UH, passim.
{^) Era qnesta la prima nnbe clie otfnscava le relazioni
tra (|uei due grandi ]>atrioti. ma clie si dissipò assai jier tempo.
11 Mazzini aveva ]»otent,emenfce contribnito a di vulgare in Italia
ed in Inghilterra il nome di (iaribaldi, esaltandone la gloriosa
impresa d'America, non solamente con nn apposito opnscob»,
che aveva avuto larga diffusione in ])atria (ved. la nota alla
lett. MMLXXV, jja««t»j). '»"• '" "" "rt- »' Times, con cui l'aveva
difeso dalle accuse del Journal iles Déhais (ved. la nota alla
lett. MCMLXXl). La corrispondenza epist<dare tra di loro, spe-
cialmente per merito di Giambattista (Jiineo, durava da qualche
anno, e piti volte, ad es. sullo scorcio del 1846, Garibaldi aveva
«spresso al capo della Glorine Ilalia il pr<)posito d'imbarcarsi con
la sua legione, e scendere su «umiche costa italiatia a proclamarvi
r insurrezione (ved. la nota .alla lett. ^IMCXX\'I). V, poi da ag-
giungere che, data la grande distanza e la ditlicoll.à delle comu-
nicazioni, egli non era esattamente informato dello svolgersi
delle vicende politiche italiane, ed è per questa ragione che
alla line del febbraio 1848 aveva spedito in Italia Giacoin<)
Medici, cui provvi'deva di apposite istruzioni ])er il Mazzini
« raccomandava di agiro in perfetto accordo con lui (ved. la
nota alla lett. MMCCCC^XV. e ])er le delusioni jnovate pure dal
Medici riguardo a Garibaldi, le note di lui ai Mémoires de Gaki-
HAi.Di, ediz. cit., vol.II, pp. 80-83, e R. .Soriga, Note (larihaldiiie.
nella /i?<(««. Stor. d. Risorfiimento, a. IV [1917]. iq>. 1H9-173). Quindi,
non può mettersi in dubbio che imbarcandosi egli, co' suoi legio-
narii, e ignorando, come si è visto, i meravigliosi fatti delle Cin-
que Giornate, l'iniziativa presa da Carlo Alberto contro l'Austria,
infine, le decisioni dei Governi di Firenze, di R<una. di Napoli, di
•contri)»uire alla guerra d' indipendenza, continuasse negli stessi
propositi. Non aitpena sceso a Nizza, e resosi conto della vera
fiituazione politica d' Italia, <'onfusamente appresa durante
il viaggio, dovette prendere subito una risoluzione: e fino dal
giorno (25 giugno 1848), in cui i suoi concittadini gli ottrirono
nn grande banchetto all'liAtel New York, fece dichiarazioni
I
(1S48] KiMsroLAHio. 243
tiiiito feiieiK) (la poter, se volessimo; l'ovescijir questo
(loveriio iV imbecilli domani, ^hi la questione sta
;iss:ii siniomaticlie : « Voi — egli disse — sapete che io non
fili mai partigiano «lei re; ma poiché Cario Alberto si lece il
clit'ensoie della causa popolare, io ho creduto dovergli recare
il mio coiuorso e (juelio dei miei camerata » (ved. la Coucordia
del 29 giugno 1848). Queste recise dichiarazioni erano ripetute
dall' organo ulliciale del Governo l'rovvisorio della Lombardia,
in cui. ricavando la notizia dal cit. periodico torinese {Concordia
del 23 giugno 1848). era attennato che Garibaldi aveva detto « in
pubblico, appena sbarcato, di non essere republilicaiio. ma italiano
e pronto a versareriiltimagocciadel suo sangue pel re e per l'Ita-
lia » fved. il 22 Marzo del 24 giugno 1848); e iwm erano affatto
smentite in seguito, quando cioè, trascorsi pochi giorni di riposo
nella sua città natale, egli partiva alla volta di Genova. Colà en-
trava per via di mare la mattina del 29 giugno, e sceso per primo
:i terra, assisteva poi allo stilamento dei legionarii, i quali « a
suoli di tromba, preceduti dalla bandiera italiana, eolio scudo di
•Savoia, e dalla loro propria. » andavano ad alloggiare nella
caserma di san Leonardo, assegnata ad essi da quel Governa-
tore, ottenendo dall' autorità militare accoglienze ed aiuti che
non avevano certamente ricevuto i legionarii dell'Antoniiii
<v('<l. l.\ Concordia del 3 luglio 1848 e A. Ca vaciocchi. Le prime
ijesUi di Garibaldi in Italia, ecc., cit., pp. 10-13). Di «[iiesti
sentimenti espressi da Garibaldi era indubbiamente informato
il Mazzini dai suoi amici di Genova, come ai»parisce dalla già
<it. coirispondeiiza inviata da quella vìtth nW Italia del Pojìolo
(u. del l" luglio 1848), nella quale doveva contenersi i)iu di
([Hello che il jx'iiodico mazziniano publdicava. Ma la delusione
fi' accrebbe quaiirlo Garibaldi accetto riiivito di visitare la sede
di quel Circolo Nazionale, oramai avverso al Mazzini perle note
ragioni (ved. una corrispondenza da Genova. nell'/<rtita del Popolo
<lel 22 e il commento che. dandone conto, vi a])pose il Corriere
Mermntihi]pA 24 giugno 1848). Colà Gari))aldi si presentò la mat-
tina del 2 luglio, salutato da un applaudito discorso dell' avv. Ca-
bella, iiresidente del Circolo, al quale egli rispose « modeste
parole di ringraziaiuento. » Interpellato quindi da un membro del
Circolo a dire qual fosse il suo giudizio sulle cose della guerra
e sulla )»osizi()ne <lell' esercito piemontese, egli, dopo di aver
244 Kl'lSTOI.ARIO. [1848J
nltrove. X<»ii lio potuto aver lìuora mia copia .stam-
j)ara <le<ili Statuti dell' Associa/Aitile. Sono sotto:
<lichiarato ili non iivor capsicifà bastanre iiiiroiiuiiziareiiuesto giu-
dizio, agjjimise tuttavia : « Il magjiior pciicolo ciie ci sovrasta
mì è quello die la guerra ni prolunghi e non sia tenuiiiata in
((uest'anno. Xt»i doltbiatno fari' ogni sforzo possìl»iit^ perclié gli
Austriaci siano presto cacciati dal suolo it.iliano. e non si abbia
a sostenere una guerra di due o tre anni. Or noi non possiamo
ottenere quest'intento, se non siamo fortemente uniti. Si dia
bando ai sistemi politici, non si aprano discussioni sulla forma
di governo, non si destino partiti. La grande, l'unica (incstit>ne-
dei momento è la cacciata dello straniero, e la guerra dell'in-
dipendenza. Pensiamo a questo solo. Uomini, armi, danari,.
ec('o ciò che ci liisogna, non dispute oziose di sistemi politici. »
Fin qui, egli i)oteva ritenérsi in perfette» acc<»rd(> col Mazzini ^
se non eiie. ribadendo un concetto già esi>resso. concludeva: « Io
fui republdiciino : nni ([uando seppi che Carlo All>erti> si era fatto-
caiupi«>ne d' Italia, io ho giurato d' nbiiidirio. e seguitare fedel-
mente la sua bandiera. In luì solo vidi riposta la si>eranza
della nostra indipendenza: Carlo Alberto sia dunciue il nostio
(rapo, il nostro simbolo, (jli sforzi di tutti gì' Italiani si con-
centreranno in lui. Fuori di lui non vi può essere siilute. Ciuai
a noi se inve<'e di stringerci fortemente intorno a (piesto capo,
disperdiamo le nostre foize in conati «liversi ed inutili, o peggio
ancora 86 coiuinciamo a spargere fra noi dei semi di discordiii.
Uniiunoci, nniumoci nel solo i)ensiero della guerra; facciamo-
per la guerra ogni sorta di sagrili ciò» {Concordia del 5 luglio 1848).
Lo stesso giorno, il (iovernatore mi-iitaredi Genova, il (piale, come-
s'è già notato, era un esule del "21, toriuUo in Italia nel 184S. av-
vertiva il Ministro della Guerra che (iariitaldi lo aveva prevenuto,
che sarebbe subito partito pel camito « onde prendere gli ordini
del re » (A.Ca vaciocchi, art. cit.. p. 12); ed infatti, in una corri-
spondenza da (ienova alla Concordia del 6 luglio, si annunziava::
« 11 nostro Garibaldi è partito avanti ieri sera per il campo di
Carlo Alberto, all'oggetto di mettersi a disposizione dell'esercito
nostro, e per essere autorizzato ad arruolare nella sua legione-
molta gioventii ardente e desiderosa di seguitarlo ]>er combatte re-
contro l'Austriaco che va di giorno in giorno ingrossandosi ; non
avendo potuto fin qui nulla ottenere dal Ministero, abbcnché il
nostro Governatore piti e piti volte glie ne avesse richiesto. »-
I
I
ll!S4sl Ki'isroLAiuo. 245
stampa. (') Xon temere, oi-j-aiiiz^zo : ma sono, strano h
olirsi, quasi solo : non a ciarlare. Dio uè ^luirdi. ma
a concretare, a fare. Il (ìiornale. qui almeno, fa un
uran bene. Xon possono sapere airi'ffieio se tu abbia,
dato (lue o tre abbonati. I*a<ia ])er ,«inei che ricordi.
Poi vedremo.
Addio: amami e cnMliiiii tuo
Susanna. Miss Hill. 8cii>ione ti risalutano cara-
mente. Tu licordami alla tua Solia : non i>rendere
<'S»M))pio da n)e e scrivimi.
MMCCOCXXXV.
ALI. A Maduk. a Genova.
[MilaiK.j. 8 luglio 1S4S.
^ria cai'a madrr.
IN'usando e ripensando, il meglio è che voi ve-
niate. Xessum» in questi tem])i sa cosa |)ossa acca
') yiieili «Icllii Sezione ioinhiinhi «ìell'Associiizione Nazio-
naie Italiana; ed insieme con il prograninia dell'Associazione,
(ile tu «ineilo stesso dell' Italia dei l'opolo, fniono jmbbl. in
no o)tiiscolo di 20 iip.. presso la ripogratia della Concordia di
A. Arzione, dove si stampava il cit. periodico. (ìli Statuti reca-
vano la data di Milano. 20 ginjjno 1848. e la lirnia dei mem-
l>ri «lei (Comitato della Sezione, compost*» di : Gaetano Caiiloni,
Uomolo Griffini, Pietro Maestri, Giovanni Pezzotti. Ercole Porro,
Cesare Morra e Giuseppe Gadda, i due ultimi in (jualità di
Set;ret,ari.
MMCCCCXXXV. — Inedita. 1/autografo si conserva neli;»,
raccolta Nathaii. Non lia indirizzo. Però, a terjì;o. il Mazzini
scrisse: « Medici, » al finale doveva essere diretta una lelt. che
era unita con questa.
24tj
EPISTOLA lilO.
(ìere; io stesso non so cosa farò tra un mese o tra
venti giorni. Ma non vedo i)er(;hé non itrotìttercniuio
«lei venti giorni per vederci e stare un po' assieme.
Venite dunque senza dirtìcoltà; se do\essimo anche,
per «lualdie affare in Italia die mi cliiamasse altrove.
se|>aiarci prima clie non vorremmo, tant* e tanto <i
saremmo veduti e i>arlafi.
Rimami dunque in mani vostre decidere: se deci-
dete, scrivetemi. 11 me<»lio è sceiulere alla ncìhr
Venezia, dove io farò |>reparare la camera.
Ho avuto la vostra dall' amico l>ossi. (M (iarilialdi
è un'altra delusione, ma ci sono a \ vezzo. Xou so
se vediate ^I<m1ìcì. ma vorrei die >;li capitasse il
bijil ietto ac<*Uiuso.
Addio, madre mia: sciivendo o vedendolo, date
il mio abbraccio al padre, e ad Antonietta. Scrivo
in fretta al solito. Amate il
vostro
GU7H¥A*VV..
(i) Benigno Bossi, esnle milanesi; del '21. riparriiitc (bilia
Svizzera dopo le Cinque Giornate. Il Mazzini era in relazione
con Ini Hno dal 1832 (vod. la nota alla lett. XLV). Già d;ii
primi giorni del Governo Provvisorio di Lombardia era statO',
inviato a Londra con missione diplomatica (ved, C. Fa<ìani,
Uomini e cose in Milano, ecc., cit., p. 400 e Casati-Castagnktto,
Cailfdffio, ecc., cit.. p. 127), ma n'era stato poi richiamato.
[1848] Ki'isroLAitio. L'17
MM(:(X'CXXXVI.
A (ioli HKDO MaMICI.I. il GeilOVil.
Miliinoì. 17 liij,'li<) [1848].
Caro (lortVedo,
111 l>i}>ilettiiio napoleonico ([»er laecniisnio). Hi\i«>
«' andato a l'ariji'i: tornerà. (') — Ilo niiiiulato l' inno,
rlie mi |)ia(;e assai, a Verdi : lio tolto due strofe,
lina perché concernente il re di Xapoli- (die non esi-
sterà pia «inaiido <lurerà l'inno: l'altra per un avemo
tdie in un ('auto poi)ol:ire non ])iiò stare. (-) — (Jari-
baldi professa essere sempre lo stesso: né io leji'.iio
nella coscienza. Il fatto è che iia rinunziato alla \ ia
<dr ei si era s('elta in atjcordo <'on me. per [)render
hi solita: e "li frutterà disinjiaiini atroci; comunque,
ra«'cojilie elementi che j>li incep[>eraiino in ogni guisa;
forma un corpo di \<dontari. e gli danno per con-
vegno Como I S" ei riesce, non vedo iuconTeniente
a (die gli s'accentrino buoni, intorno: è un'occasione
per riunirsi: e del resto può essere cTie ei duri
buono. (■') — Qui i nostri crescono in numero. — Le
MMCJCCCXXXVI. — Iiiecìit:!. Ne «-sistf iiiiii conia nella
raccolta Xaliiaii.
(') Nino IJixio era accorso a Parigi ai letto del fratello
Alessandro, che era stato j^raveiiieiite ferito <liiraiite l' insiirre-
/.ioiie del 24 jj^iiigiio.
(*) Sulle varie redazioni dell'inno di Mameli, |ter cui
ved. la nota allalett. MMCCCCXXII. è da consultare A. N[rri]j
Spigolaliire mameUane., nella Gazzella ili (leiiora dell' aprile 1922.
t') Lasciata Genova la sera del 2 Juj^lio, Garibaldi era
<rorso dililato a Roverbella, presso il qnartier «generale di
Carlo Alberto, ma s'avvide di essere accolto (ion diftidenza, e
« deplorò, nelle titubanze ed incertezze di quell' uomo, il destino
iriale aftidato della hmu povera patria» (G. Gai!II{am>i, Meiìiorie.
248 Ki'isi'oi.Aiuo. [184^]
<308e (lelbi ^iKM'ia vallilo malissiiiio. né ho bit<o<>iio
<ìi dillo a voi : colpa a[>|»iuiro (ìelT esser fatta la
t8j m\
«'(li/, cir., |>p. 175-176). Fu (M)iisi(jliiit<) (li iiiularc :i Toiiiid.
per intendersi con (jiiei Ministri (A. Cavaciocciu, air. eit.,
j). (ì), e v'iindò int'iitri ; nni Vincenzo Ricci gli pi'opose di « pai-
tiie per ^'enezia jxt rcndeiv i ntili servizi come corsaro » (li>..
p. 7). « Anniimiamo con i!;iiii)ilo - si lej^jjevji nella Coticmdia
dell' 11 lu<;lio 1848 -— l'arrivo a Torino del prode Gaiibaldi.
Nell'aspetto d(deeinente anstero e marziale si scorjje la sicnrezza
dell'anima temprata insieme ai ])in forti e sii pin y:entili sen-
timenti (li sacrilizio e d'amoie di patria. \'iene ora dal campo,
e non dnV)itiamo die l'accoglienza non sia stata (|nale conviene
ai due c.anntioni d'Italia. •Saitpiano i Ministri seitondare il 1m<jn
volere del Re. e allidare al (ir;inde Italiano una missione degna
di Ini. ma tosto, senza rignardi e ItMitezze Iniroeraticlie o d'altro
genere. » Fnrono invece, pili che lentezze Inirocratiche, ditti-
di'iize e proposte irrisorie, delle (piali si ritenne offeso Garibaldi,
al punto die, insieme con G. Medi(;i, con cui s'incontro « sotto
i {lortiei. » (» si ri(!oncilio subito (Gahiiiai.di. Mémoiiei*. ediz.
di., voi. II, 1». 8:ì), (!orse tre giorni dopo :i Milano, dove ebbe
certamente nn.'i siiicgazione col Mazzini. « Ieri a sera — annun-
ziava 1" //((/«« liti Popolo il {'\ 1.") luglio 1848 — la piazza di san Fe-
dele stipata di g(;iite testimoniava a. (Garibaldi la fede die gì' Ita-
liani rijiongono nel suo provato (coraggio, e coiik» per noi si
saj)}>ia onorare i forti die comliattono le battaglie della libertà.
Alle liete (* sidemii a(!COglienze. egli rispose l'orti ed italiane
}>arole e tali da assicurarci die alla prodezza del Inaccio. per
la (jiiale deliitamente egli ha gran linoinanza, risponde santa-
mente l'opera del pensiero, e la grandezza del cuore. N«>i
iidinimo con animo conlidente le sue par(*le siccome (jiielle
d' nonio uso a suggellarle con altissimi fatti. » Ved. pure nella
Voce di'l Popolo di ([lidio stesso giorno una sua frase che fu "^Mì
variamente commentata. Colà ebbe subito offerta (14 luglio) del l^|l
grado di maggior generale nel 1' esercito lombardo (ved. A. Ca-
VAt'KXHMii, art. cit.. p. 14) e l'autorizzazione di organizzare un
corjio di volontari. « Crediamo — riferiva anzi la Voce del
Popolo nel u. ora cit. — gli sia affidato il comando in capo
di tutti i Corpi Franchi e dell' alta linea di contine di Lom-
bardia, in luogo di Giacomo Durando che va all'esercito. »
[ISJSj KIMSTOI.AKK). 249
iiiieriii sotto un vessillo di re. — \i nuiiulo mio
Statuto: h'jij^ett'lo <* fate «jiicl clie potete. Davanti
ad una <»uena europea, che si fa d'ora in ora più
inevitabile, la nostia «-redenza d«'ve assolutamente
])render corpo, ordinarsi, formare una cassa, etc. Vo
teliamo afìiuliar ne' corpi: contale insomma le forze e
tenercele d'occliio. — Se potete o[»erare su via sif-
fatla. scrivetemene. — Ma se v'assumete di farlo,
escite dal vajifo. con<;ietate : ojjiii membro adempia
scru|>olosamente le condizioni : ogni corpo abbia un
rappresentante e un cassiere. — JIo presso di me il
l»ortafoylio. — Non v' eia clic uno de' bij>lietti Mac
stri, e lo mando. — Date, se i»otete vedeilo. nmi C()pia
Statuto a De Stefani, ('i — Ilo <pii mia madre die
vi dice tante cose. — Amatemi semi)re: io vi amo
assai. — Addio «li nuovo: vostro
(Jh^seppk.
Potendo, vojrliat»' scrivermi col ritorno doì iatoie.
MMCC(;CXXXV11.
.V OiAct>MO Mazzini, a Geii«v:i.
iMihuioì. 1S liij-li<. [1S4.S:.
Caro Mazzini.
Ilo veduto con piacere die stai bene e die andavi
a Nervi sabl>ato: (piando s»'i <;olle buone scucile no
'> FiliiiiK» De Stefani, «li Savona, che noi 1847 era andato
a Pari<i;i a stndiarvi medicina, e colà era entrato in relazione
col Lamberti (ved. il l'rotoaoìlo della Giovine Italia, V(d. V,
]>. 5!', paxxi»»). l'er i snoi sentimenti patriottici ved. II)., voi. VI,
pp. 2H4-23().
MMCCCCXXXVII. — Inedita. L' antojjrafo .'<i c<»n»erva,
nella ra<;coIta Natiian. Non ha indirizzo. A ter<;o di csho. la,
250 Ki'isToi.AHio. [1848]'
stre aniiclie io som cuiirtsi : me le salarerai d' affetto
jissierne al tìglio: e il 8iff. (liulio: IMppo e noi tutti
stiamo l)eiie.
Eoli ....
luten-oinpo io. perché è venuta una Signora a
visitar la madre, e lia dovuto metter ♦•iii la i»eniia.
Io vi scrivo questo uiio saluto in mezzo a cinque
persone, e mia madre vi dirà couie la mia camera
è un (rauipo: e la uiia vita una coiiversazione con-BJ
tinua : non lio che la notte per s(MÌvere. La uuidre
sta iH'iie : fa bel tempo; io l'ho ti-ovata pili forte
clic non credeva, lìisojiiierà puie clic un uioruo o
l'altro veda voi i>ure: e (!re<lo che io potrei venire
per «pialcbe j»iorno in Genova senza i>eri(;olo. Ma di
questo parleremo. Addio: conservatevi: e aldùate
fede. Amate sem])re il
vostro
(lirsi-^t'Pi;.
Il
Mi ha interrotto: (;ome vedrai io non so (■(i>a ti
scriva: addio, son stretta dal tempo perché i)arte
la, posta: tutti stiam bene: e sta lieto ed ama la
tua Maria: sono assediata da visite: a<ldi(>.
injnh« del Mjizziiii annotò : « Al padre. 18 Ini^lio 1848. nnioii;^
essendo io a Milano. » È ovvio avvertire che la prima jtarte e
il po.scritto della lett. sono di pngno della madre del Mazzini
[1848] KIMSTOI.ARIO. 251
MMCCCCXXXVIII.
A GiusKi'i'E Lamiìicuti, a Reggio Emilia.
[Milano], -.-iovedi [20 Inoli,) 1848].
Caro (riiiseppe.
Aspetto un'occasione [)er mandarti "li Statuti
staui|)ati che ho qui, e scriverti un po' conMenzial-
niente (U quel che tacciaiuo. Si guadagna ogni giorno.
T'ho scritto molti di sono: non m'hai risposto. Dimmi,
hai tu teco copia della letterina di Xardi ? (') Se Thai,
mandiunela subito per la posta. Il 25, noi celebriamo
<iui l'anniversario della juorte dei Bandiera; ed io
l;ii<) un <lisc«nso che stamperemo. (-') Mia madre è (pii.
MMCOCCXXXVIII. — Pili»!»!, da J). Giuuiati. Ihieceiito
ie(/!fre, ecc., cit., p. 294. Qui si riscoutia buU' autografo, po8»o-
iliito dal dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo.
(*) Quella che Anacarsi Nardi s^TCTa scritto a Tito Savellì
dalle carceri di Cosenza, già pubbl. d-il Mazzini (ved. la nota
.-Illa lott. MDCCCVIII) e diffusa poi in fac-siniile.
(-) L'annunzio di ((uoila cerinionia era cosi dato nell' Italia
(id Popolo del 24 luglio 1848: «L'Associazione italiana celebra
domani in S. Fedele, alle otto e mezzo del mattino, il funebre
anniversario della morte dei fratelli Handiera. Chi crede nelle
verità che questi santissimi martiri professavano operando, chi
crede nella religione che questi precursori della riv<duzione
italiana suggellaroiu) del sangue loio, darà certamente, inter-
veiKMxlo, una testimonianza d'affetto. » Era deciso dai membri
dell'Associazione clie il Mazzini, dopo il rito religioso, avrebbe
conmiemorato i martiri, pronunciando quel discorso che poi
diede a luce nel suppl. al n. 66 ùeW Italia del Popolo del
26 luglio 1848; ma cosi non avvenne, ed infatti, in una nota
alla stampa di quel discorso, il Mazzini avverti: « Queste parole
dovevan proferirsi nella chiesa dove si celebravano 1' esef|uie dei
•252 Ki'i.sroi.AHio. [1848]
con iiie.allii Bella Vtnezin. S<' tossimo pili vicini, ti diivi
<ìi fjire mia corsa ]»cl L*r>. Vedresti intanto mia madi'O.
niarlii'i: iiiii iioii fu couccmso. » Deil.a ceriiuoiiiii e dello Htraiio
divieto lii Voce del Popolo (n. del !.'"> IiiìtHo^ 1848) cosi iiìutìivìi :
« Staiiiiittiiiii convenivano in piazza e in chiesa S. Fedele i
membri dell'Associazione Nazionale Italiana, col loro illnstre
Presidente e la bandiera dall" immortale cipresso, la 9^* Coni-
]»a<^nia del Battaglione de<>li Studenti, varii (Irappelli rappre-
sentanti la (Tnardiii Nazionale, e una folla di po]>olo. per assi-
stere ad un fnneltre sacro alla memoria dei JJandiera e degli
infelici loro confratelli martiri di Cosenza. TI lutto era sull'abito,
una leligiosa com])unzione nel (more e sul volto di tutti: la
cerimonia fu (juefa e solenne come l'idea ed il martirio a ctii
si rendeva ricordanza e tributo. Si asi)etta\a da Mazzini, jmdre,
maestro ed amico dei Martiri, si aspettava una viva parola,
il pjirissimo accento di commemorazione. 1" espansione tlei ce-
lesti affetti che lui intiammaiio. e trasser gli eroi alle sublimi
im]>rese. Ma dall'altezza degli invocati canoni, il l'roposto
signore della chiesa die niego, -ponendo pure im])edimento accio
die un sacerdote, dellii negra sfola rivc^siito. leggesse dal
pergamo i religiosi concetti di che il Mazzini rivesti il suo
com])ianto. lOgli jierò, il l*roi)osto, parlò — o meglio — lesse
un proprio discorso. Parlò i>arole di pace a gente che nnll'altro
lui predicato che pace, insegnando, a modo degli Apostoli,
evangelicamente la sua dottrina. Trasse occasione dal convegno
per discorrete di rinunzia, degli spirili, come se alcuno })otesse
abdicare il suo spirito, a costo di farsi inanimata niareria, o
pedissequo segnitatorc doli" altrui convenienza. Impi'ontò le sue
proposizioni delle profane allusioni del giorno, anziché ani-
marle della divina aura della f<'de. (Jom])iute l'esequie, tutti
i venuti con t'\ ano. volavano, dietro seguitando la baiulieni
dell'Associazione <'he rapidamente tornava a sua sede, quasi
involatidosi sdegnata dell<'*dure parole. Lungo la strada la
moltitudine in folla faceva gli cvriva u Mazzini, .•ili' apostolo
della libertà, all'insigne cultore dell'Italiana idea. Giunta alla
casa dell'Associazione Nazionale Italiana, ne invadeva in un
lampo il cortile, ansiosa di vedere e di udire il grand" nomo,
che là pregato, nel libero recinto, alla luce del sole, lesse e
disse ]>arole. che Inngainente risiioneranno negli animi ch'el»I>ero
9
[1)54^^ K.nsioLAin»). 253
liiivoiii. ri |)r<'<>o. propani rossatura dell'Associa-
zioin*. li»' cose (Iella ufiiena vaii male: ma si raddriz-
zeranno, «' con prolitto della salila idea. (Questa è erisi
dalla «piale es(;irà torse molto bene. Addio: ama il
tuo
(llUSKPPK.
l'ietro dov' e ? Non ni" lia risposto mai. Y\ riiban
le lettere*
Salutami a tua tì.j'lia. Susanna e Miss Hill ti
salutano eon affetto: (') e Scipione, etc.
felicità «li farne tesoro. Iddio e il Popolo, Vciitii e l-ibcrtà.
Fede e Martiriu. ecco le forinole supreme de* suoi c«)ncefti e
della sua «lottrina. — Ma agli studenti, a questi prediletti figli
della patria, iidoratori del piiì santo iiitare, egli mosse parti-
taniente un ringraziamento, un consiglio, un a«ldio. rendendo
grazie che fossero stati a. riverire, a consolare di loro piesenza
la vecchia sua madre, salutandoli a nome d'Italia, [lerclié
corressero alla vittoria, destinati a riaidlitare il soldato, a
rajipresentare il milite, apostoli armati dell'idea, difensori
ardenti della libertà. Gli a|)plausi, gli ei'viva coronavano ad
ogni istante il Maestro, che con voce comnu>ssa sentiva pur
una volta il contento di rivelar la sua fede, di espandersi col
cuore al mondo amico. Donne che avevano intelletto d'amore
gli stringevan la «lestra, facendo eletto circolo intorno a lui,
intorno all'improvvisata, ma grande tribuna dell' apostolo. Le
grida di Viim V Italia salivano al cielo, perocché s'indirizza-
vano dall'anime inspirate ad una idea divina. Tutti partivano
di là trepidanti, lagrimaiiti. compresi della viva parola, e del
grande insegnamento. La compagnia degli Studenti stilava, fra
gli applausi de' concitta<iini, prossima a realizzare il concett»»,.
a spaiiilere il suo sangue per la patria: Ora e sempre. »
(') Susanna Tancioni, la sua padrona di casa «li Londra,
da «love aveva raggiunto il Mazzini a Milano. Miss Hill, inglese,
«la pili anni legata con l'agitatore di «levota amicizia (ved.
la iett. MrKMjrxXXVII). era pur essa andata a Milano. In pili
254 KPiSTOi.AKiu. [18481
MMCOCCXXXIX.
A GirsiciM'K Er.iA Iìknza. a Torino.
Miliino. 2tS hìffWc, fl.S4«].
Caro Klia.
Ti niccomaiuìo. e ])ev mezzo ino ai lliitliiii (*) e a
qualche altro amico tuo il Sig. Santelli. Egli ti <lirà
l'argomento per cui viene in Torino. — Faresti (')
<r ascoltarlo i)aziente e .... in che cosa i)UOÌ gio-
vargli .... pieno (li meriti verso gì' italiani esuli e
non esuli: mi è noto sin dal 1S31 : lo conobbi a
Tìastia : e non el)hi che a lodarmene in tutti i sensi. (')
'^"••^ '^ ^"^^ Gius. Mazzini.
1111. dell' lUiIia del Popolo, a coiiiìnciare «la quello del 2(» «giu-
gno 1848. comparve il sej^ueiite annunzio: « Miss Hill di Londra.
«tabilitaHÌ di recente a Milano," dà lezioni di liiigiiii ingle.se tanto
in casa propria che Inori; abita nella contrada di Santa IJade-
jifonda, n. fl91 A, primo piano. »
MMCCCCXXXIX.— Inedita. L'autografo si conserva presso
la Signora 'J'eresa Aiif'ossi-Im])erjali. liglia di G. Elia Benza. A
tergo di esso, di jmgno del Mazzini, sia l'indirizzo: «A (Giu-
seppe Elia Heiiza, Depiitafo. a Torino. »
(1) Sui due fratelli Riilìlini. colleglli del Kenza al Parla-
inento Sultalpino ved. la nota alla lett. MMCCCXJXXVI. E pure
<!ol Benza furono tra i fiuarautatré deputati cbe si astennero
nella storica votazione del 29 luglio 1848, con la quale fu
approvata la legge che concentrava nel Governo del Re tutti
i poteri legislativi ed esecutivi, salvo 1' impunità parlamentare
eie istituzioni costituzionali. Una lett., sottoscritta da entrambi
i fratelli, in data di Torino, 30 luglio 1848, con cui spiegavano
la loro condotta a questo riguardo, si legge nel Pensiero Jlnliaiio
•del 1" agosto 184S.
(2) Ai tre luoghi indicati con puntini, la carta è lacerata.
(■•*) Uno dei due fratelli Santelli, per i quali ved. la nota
alla lett. LXXIIL
ISl.v Kl'ISTCH.AliU»
MMOCCOXL.
A Manfhki>c> Fanti, a lìret^ciii.
[Milano, .... lujrlio 1848].
Caro Fanti,
Bisoffiui che tu parta immediatamente per qui. (^) Vi
va della salute del i)aese. ])ate le idee ]>er una difesa
MMCCCCXL. — Inedita. L' autografo si conserva nel Museo
del liisorgiiuonto di Milano. Vi è unita la seguente nota a lapis:
« Questa lettera fu consegnata aperta da Mazzini al dr. Pie-
tro Bordini in Milano negli ultimi di luglio 1848, perdio la
recasse a Brescia al gen. Fanti. Arrivato a Brescia, il Bordini
seppe che Fanti era partito per Milano, e perciò la lettera non
fu recapitata. »
(1) Dolio il fatto d'arme del 24 luglio a Sommaeampagna,
che fu, è vero, d'esito incerto e contrastato, ma che può
riguardarsi come l'ultimo successo dell'esercito piemontese, le
sorti della prima guerra dell'indipendenza italiana, già cosi
pregiudicate ]>er la quasi totale rioccupazione austriaca del
Veneto, s'avviavano rapidamente ad una detinitiva catastrofe.
Rotto a Custoza il 25, l'esercito pienumtese cominciò la disa-
strosa ritirata su Villafranca, quindi, varcato il Mincio, e du-
rata a Volta (26 luglio) quell' ostinata resistenza, in cui,
coni' ebbe a scrivere il Mazzini (Cvnui e dociiìiienti. ecc.. cit.,
iit'W Italia (ìel Popolo di Losanna, voi. II. p. 272), s" erano ope-
rati « miracoli di valore, » giunse a Bozzolo, da dove Cario Al-
berto, lanciato che ebbe (28 luglio) quell'eloquente proclnnui
agl'Italiani spronandoli a un'ultima «levata formidabile.»
continuò la ritirata su Cremona, giungendovi il 30 luglio e
prendendo posizione dietro l'Adda, infine accampandosi (2 ago-
sto) a Codogno, col proposito, che fu subitamente mutato,
<li «lirigersi su Piacenza. Queste tristissime notizie, conosciute
a Milano, avevano fatta grandissima impressione su quel Go-
veru") Provvisorio, già debole per sua intima costituzione,
rimasto di piti acefali» per l'assenza del Casati, andato a
256
KI'ISTOI.AKIO.
j)azi<)nale, e costituito in fncciii al |ml)))lico il Coiiii-
taro (li Difesa. rii)!irrinii, volendo, per Brescia: e noi
Torino lìii (lui 12 liti^iio ^' non più toriiiito in I.omiI>:ii'(Ìììi.
iinzi chiiiniiito il 27 di <iim;IIo stesso mese a [ìiesicder»' (|nel
Ministero clie fu detto misto: inlìne. essuitoiato «lopo che la
Oamera Subalpina el>l»e approvata (28 j;in<,Mio) la fusione delia
Lombardia col Piemonte (ved. C. Pagani. Coniitii e cose in
Milano dal marzo all' agosto i84S, eit., ]). 1^19). Tuttavia,
non pensò subito Jtd urifere sulle difese estreme, thè anzi, i>er
via liei suo orjjano uHìciale, tentò di tran«iuilliz/.are il ])o]iol(>
milanese con «prudenti menzojrne » (II)., pp. 344-34") e Coivi
<; documenti, eec, cit.. ueW Jlalia del Popolo di Losanna. V(d. II.
p. 272): e fu solamente quando il M.izzini inviò «un amico
agli uomini del Governo non pili veduti da lui dopo il 12 mafj-
gio, per supplicare che non provocassero, ingannandolo siiicv
agli estremi, il popolo a ferociji di riazione» (Ii>.. voi. II.
p. 272), che esso provvide alla nomina (27 luglio) di un Comi-
tato di pubblieu difesa, composto del Varesi, deìl'Arese e del
Correnti, eon l'avv. Ht;stelji come segretario (ved. V Hai io dei
Popolo di Milano, del 27 luglio 1848). 8e non che, avendo essi
rifiutat»! di assumere la terribile responsabilità, il giorno dopo
li sostituì col Maestri, col Kestelli e eoi Fanti «repubblicano il
primo d'antica data: non repubblicano fino allora il secondo, e
noto.., per aver lavorato, ma per errore di buona fede, alla fu-
sione di Venezia: pili soldato il terzo che uomo di concetto poli-
tico »(ved. Cenni e documenti. ì:cc., (i\t..i\fi\\' Italia del Popolo (\\ Lo-
sanna, voi. II, p. 272 e la lett. di A. Mauri, in data 29 luglio 1S4S,
a G. Casati, nella quale il Fanti era definito « una speranza del
partito mazziniano. » in C. Pagani, op. cit., p. 349). E d'allora
inpoi « rimase inoperoso, nullo, nelle proprie sale, » tino a qiumdc»
(2 agosto) si sciolse definitivamente. Il Fanti, accettato l'in-
vitochegli aveva fatto il Mazzini (ved. la lett. MMCCCLXXXIX).
era giunto a Milano verso i primi di maggio, ma v'era rimasto
in disparte, limitandosi a frequentare talvolta la dimora del
Mazzini e a studiare lo .svolgimento delle vicende politiche:
e prima ancora <'he su proposta dell'agitatore genovese, che
jie stimava le rare doti militari, fosse chianuito a far parti-
dei Comitato di pubblica difesa (ved, C. Cattanko, Dell' ìw^vr-
rezionedi Milano nel fS48. ecc., ediz. cit., p. 2.51 e segg.), aveva
[1848] KPisior.AKio. 257
faremo eseguir le tue i<lee. «la^li altri membri. Ma
ora, il popolo che ebbe il tuo nome da noi e dal
presenziato quell'adunanza tenuta al Palazzo Marino la sera tra
il 27 e 28 luglio, a cui erano intervenuti, oltre ai generali Leclii,
Sobrero e Garibaldi, il Mazzini, il Cattaneo, il Bercbet, il De
Boni, ed altri, cioè i priucipali esponenti dei varii gruppi politici
di Mìlauo, per dare consigli* sul da farsi in .tale critico momento »
(C. Casati, Nuove rivelazioni kuì fatti di Milano, vìt., voi. II,
pp. 339-340). In quell'adunanza si era ammesso die «nel caso
in cui l'esercito sardo fosse fermato dietro la buona linea del
Mincio, per jjarte dei Lombardi si sarebbe fatto ogni possibile
sforzo per dare appoggio ai Sardi su detta linea, » disponendo
« un forte coucentramento di quante più forze si potessero rac-
cogliere a Castel Goffredo, sulla sinistra del Cbiese» (F. Cakan-
1)INI, Vita di Manfredo Fanti; Verona, Ci velli, 1872, p. 71). Una-
nime era stato il consenso clie al Fanti si affidasse il comando di
tutte le forze che si sarebbero fatte convei'gere su quel punto,.
ma il prode soldato s'era schermito, osservando che lo Zìiechi,.
pili elevato in grado di lui, doveva esser chiamato all'impor-
tante carica: e allora s'era deciso che l'esercito da mettere
in efficienza si sarebbe diviso in due, tra Castel Goffredo e Bre-
scia, affidando quest'ultima difesa al Fanti, il quale, infatti, parti
la mattina dopo per Brescia, ignaro dell' altra decisione presa
a suo riguardo. Al Mazzini fu dato pertanto l' incarico di richia-
marlo a Milano, come apparisce dalla lett. qui pubbl. ; della-
qual cosa era pure data notizia, nel modo che segue, neU'Italia-
del Popolo de] 29 luglio 1848: «Un inviato partiva tra un'ora
e le due dopo mezzanotte alla volta di Brescia per invitare a
nome del Governo il generale Fanti a Milano, si che il Comi-
tato di difesa nazionale regolarmente costituito possa imme-
<ìiatamente procedere all'adempimento della propria missione..
Noi contiamo le ore coli' ansia di uomini che dalla costituzione
di questo potere dipendono l'ordine interno e la salute del
jiacse. Prima condizione d' ogni azione è il ristabilimento della
fiducia tra governanti e governati, tra chi deve dirigere e chi
deve eseguire. Questa tidncia non esiste in oggi; né gli uomini
che per inettezza o mal volere hanno, con una indeterminabile-
serie di errori, trascinato il paese sull'orlo della rovina, lianiuv
diritto d'averla. 11 Comitato di difesa dev'essere costituito ap-
Mazzini Scritti, eci-.. voi. XXXV (Epistolario. Voi. XIX). 17
258 Kl'I8T(»I.AIUO. [1X48
Governo ti vuole; e se non vieni, cadiamo nell'sinar
cliia. Vieni dunque in nome del paese: e ama il
tuo
Gius. Mazziini.
pena gimiga il geuerale Fanti ; e se uou giunge o e forzato dalla
condizione delle cose in Brescia a non accettare, sostitnendo
a Ini il generale Antonini [che era ginnto a Milano il 27 luglio
dà Bologna, dove faceva pnrte di qnel Comitato di gnerra
(ved. ì'Italia del Popolo del giorno successivo e A. Dai.i.olio,
La difesa di Venezia nel 1848. ecc., cit., pi>. 120-121)]. Il Comi-
tato COSI costituito parli al i>opolo il (suo programma. Noi lo
appoggeremo in tutto cbe giovi alla salute del paese con quanta
energia possiamo attingere alle luicessità della patria e alla
nostra fede. Siamo uniti, attivi e valenti, e nulla è perdut(). »
Il Fanti corse subito a Milano (30 luglio): e sembrano del Maz-
zini le seguenti parole con le quali V Italia del Popolo di quello
stesso giorno ne lodava i primi atti : « Il generale Fanti lia dato
e dà opera con tutta l'energica attività del suo carattere a
raccogliere ed ordinare gli elementi indispensabili alla «lifesa
della città, se mai venisse assalita. Esule ijer all'etto alla patria
del 1831, rattemprato ne' suoi principii dalle softerenze, educato
alle guerre d'insurrezione per lungo volgere d'anni, sempre
ne' pericoli, sempre sereno e non minor di se stesso, la gra-
vità delle cose italiane e le comuni sventure lo faranno piti
grande: egli ci condurrà ad essere vincitori dell' avversa for-
tuna. Il generale confida nella coraggiosa natura de' Lombardi ;
questi devono pienamente in lui conlidare : sen/a fiducia reci-
proca, intiera, saldissima, tutto sarebbe vano. E vedremo se
siamo degni di libertà; gli uomini clic vogliono morire yicr
vincere, vincono, e non muoiono se si muore che im])orta,
«piandola patria sia salva! Appena il generale, toccando Milano,
s'aggiunse al Comitato che lo aspettava, si senti clic una
gagliarda mano stringeva le redini della cosa pubblica ; iori
l'altro tutta la popolazione agitavasi per le strade inquieta
dei soprastanti pericoli, irosa contro i nulli governanti, impau-
rita quasi, ignorando su cui posare; ieri sera non s'udivano che
le grida di entusiasmo, le quali salutavivno la colonna Garibaldi
« le acclamazioni al Fanti, le quali signilicavano : — Siate il
benvenuto I Siate la nostra niente, e iu)i saremo il l>racci() I »
[18481 Ki'isToi.AKio. 259
MMCCCCXLI.
A Giacomo Mkdici. a Bergamo.
Milano, [30 luglio 1848].
l'er r amor (U Dio, non lui fate ovazioni ora: ci ve-
ilreino a r»ei\t?anio. (') In ricambio del ])ensiero gentile,
io ti maiulo due volontari.
G. Mazzini.
MMCCCCXLI. Pubbl. da G. Pasini, Vitadel gen. G. Medici,
ecc., cit., 1). 27. Sta in una lettera di Filippo De Boni al
Medici, del tenore seguente : «Il Mazzini m'incarica di rin-
graziare tutta la compagnia in nonie suo. Egli vorrebbe salu-
tarvi. ab)>racciarvi tutti, uno ad uno; non potendo essere in
c*as<a a questi'ora, egli abbraccia voi, perclié abbiate a mani-
festare la sua gratitudine ed il suo amore inversoi suoi fratelli
d'arni»'. Addio, mio Medici. Hicordate il vostro. »
(^') Dopo r infruttuosa visita al campo di Carlo Alberto
e l'inutile suo pellegrinaggio a Torino (ved. la nota alla
lett. MMCCCCXXXVI). Garibaldi si era deciso a raggiungere
Milano, dove ebl)e a ricevere le migliori accoglienze da parte di
■(|ut'l Governo Provvisorio, il quale lo aveva nominato (15 lu-
glio 1848) nuiggior generale dell' esercito lombardo, con l'inca-
rico di costituire una legione di volontari (ved. A. Cavaciocchi,
Li' prime gesta di Garibaldi in Halin, cit., p. 14, e per le feste
■che gli erano state lattea Milano, la Voce del Fopolo e V Italia
del Fopolo del 13 luglio). La gita a Torino gli aveva procurata
la riconciliazione con G. Medici, raccomandata a quest' ultimo,
dal Ietto di morte, da F. Anzani. e con lui s'era accompagnato
a Milano (ved. i Mémoires rfe Gauiuam)!, cit., voi. II, pp. 81-85 e
■G. Pasini. Vita del gen. G. Medici, ecc., cit., j). 23), dove entrambi
incontrarono a principio grandi difficoltà per ottenere dal Go-
verno Provvisorio l'armamento dei volontari che accorrevano
iul iscriversi nella « colonna Garibaldi, » formata a battaglioni,
un de' quali fu intitolato al nome d'Atizani (ved. G. Pasini,
260 KplsTot.AHio. [1848]
MMCCCCXLIl.
A JuLKS lÌASTiDK, à Paris.
[Miian], 31 jnillet [184.^].
^Foii «;liei' Bastide,
Vons ilevez tivoir re^ii une demaiiile d'intervention
du roi Charles-Albert, et une antre dn <»ouveriieinent
MMCCCCXMI. — Pul»hl. in .1. Hastidk. La népnblìqHv
Fratìfaise et l'Italie en iS48, récit», ìiotea et (ìocnmciit» diploìnati-
ques, cit., pp. 44-45.
op. cit., loc. cit.). Tuttavia, gli ostacoli si)aiiioiio da sé, quaiulo.
giunte a Milano le tristi notizie de' rovesci delle armi idenion-
tesi. Gariì)aldi lanciò (27 Inglio) il noto proclama «alla gio-
vontrì. » primo d' una serie di quelli che uno storico fiancese
giudicò degni di stare al paragone con i proclami del lìona-
parte ; e Mazzini, firmandosi un « milite della legione di Gari-
baldi, » die fuori lo stesso giorno il suo ai)iiello « ai Gio-
vani » (ved. il suppl. 'à,\\' Italia del Popolo del 27 luglio 1848),
esortandoli ad accorrere «al campo italiano, al baluardo del-
l'Alpi.» La legione di volontari garibaldina ])arti da Milano
il 30 luglio. « Ieri sera — si leggeva \wÀV Italia del Popolo àt'l
giorno successivo — una parte della colonna Garibaldi s'avviava
per Bergamo, salutata dalle grida festose dell' intiera Milano,
che aitine, conscia del grave pericolo, non impaurita, sentiva
rinascere gli antichi fremiti, e diciamo antichi, ì)cnché fra mezzo
non sia che un intervallo di tre mesi, tre mesi di sonno gua-
dagnato, come or tutti sanno. Questa nuova milizia, che or vola
alle Alpi, commossa dall' onor nazionale, guidata dal desiderio'
di vendicare i caduti a Sommacampagua e a Monzambauo,.
anelante la pugna, seminerà per tutto ove passi l'ardor della
pugna; riscalderà le speranze ove intiepidiscano, le rinfiammerà
ove durino. Oggi l'uomo italiano si alzi intero; fortificato dello^
etesso pericolo, si ribattezzi nelle battaglie; chi vuole vincere^
l1ìj4N| Ki'isroi.AHio. 261
provisoiie par M. CTiienieri. llu troisième envoyé
doit vons étre arrivé au uoni d' une fractiou de la
garde uationale. (')
vince. Confusi ai veterani difensori della repubblica di Monte-
video stan molti giovani, che d.a quelli impareranno, se non
il coraggio, l'arte di farlo fecondo. La serena intrepidezza
del loro capo, il cui nome è carissimo a tutta Italia, perché
rappresentante dell'onore italiano oltre l'oceano, ispirerà la
tiducia della vittoria: ubbidienti alla sua militare sapienza,
avrem la vittoria. Lo accompagni la provvidenza, che veglia
sulle nostre sorti ; la bandiera a questi prodi afìHdata ritornerà
gloriosa per cento prove, sia di sgomento a' nemici, ispiri non
siiperal)ile ardire ai soldati. .Sea;uitela confidenti, o Lombardi;
in ogni luogo sacro raccoglietevi intorno ad essa, benedicendo
ed accrescendo la santa legione Garibaldi. » Nel frattempo,
a. Medici era rimasto a Milano, non si sa se per organizzare
nuove colonne di volontari, o per suggerimento del Mazzini,
in vist:i degli avvenimenti che si facevano sempre pili incal-
zanti, per i quali si poteva peusare a una «insurrezione armata
repubblicana» dentro le mura della capitale della Lombardia
(ved. G. Pasini, op. cit.. p. 26). Se non che, lo stesso 30 luglio,
un ordine del Comitato di publdica difesa, lirmato dal Maestri,
gì' imnoneva di partire nella serata «colla propria compagnia
sulla strada di ferro, per raggiungere Garilialdi a Bergamo»
(II)., loc. cit.); e poiciié il Mazzini ebbe sospetto che i volon-
tari guidati dal Medici « nella maggior parte ardenti e intlnenti
mazziniani, » vedessero pubblicamente acclamarlo prima della
l>artenza. fece sapere al prode capitano che tutto ciò non si
fosse fatto (Ii>., lo(;. cit.). Per la partenza del Mazzini per
Jiergamo, ved. la nota alla lett. MMCCCCXLVI.
(') La richiesta di un intervento francese in Italia, alla
<iuale Carlo Alberto si era dimostrato sempre contrario, fu messa
in discussione nel Consiglio dei Ministri a Torino il 30 luglio
(ved. C. Casati, Xitore ricelaziotii sui falli di Milano, ecc.. cit.,
voi. IL p. 334), di fronte ai pericoli che si facevano sempre
più minacciosi, e fu cahleggiata da G. Casati, che fin dai giorni
dellirlìlierazionedi Milano aveva sempre vagheggiato un accordo
con la Francia. La proposta rimase però sospesa, perché nel frat-
tempo erano state intavolate trattative per un primo armistizio/
262 K l'I STOLA UIC. [lS48j
Intlivitluelleinent parlant, je ii'ai rieu à taire cu
tout ceci. Je peiise qii'il est de iiotre devoir de iious
Kaiiver par noiis-mème. J'ai toujours ìhv(K]iu' mie
guerre eiiropéeiine. jaiuais une iutervcntioii d-aiis la
questioii iralieiine. Mais si, invite par d'aiirres (jiie
noii.Sj la Fraiice doit noiis; ai)p<)rter Tappili de sou
éi>ée. qiie ce soit, <lii inoiiis. réi»ée de la l{é[)iibliqne.
et non celle d'ime Frauce saiis croyaiices. Xe v(uis
fiez ]>as à des coiiditioiis inoiiarchiqiies: ne sonillez
aiidiite i>oi a vuoto (C Pacjaxi. romini e cose in Milano, t-cc.
<nt., pp. 455-457); e fu iilloni «-ho Ciiilo AUn-rto vi si liecise
e il Ministero inviò a Parij^i il march. Aiiieito liieci (ved.
Id.. p. 461 e segg. ; C. Casati. J's'uove riì'dazioni sui fotti di
Milano, ecc. eit., voi. II, p. 355 e sejjg. ; Casati-Castacnkito.
Carteggio, cit., pp. ixxij-lxxiv ; J. Uastidk. La UépìihUqne Fiaii-
faise et l'Italie en 1848, ecc., cit., p. 60 e se<jg.). Intanto, il
Governo ProwLsorio di Milano spediva ])nie a Parigi un suo
rappresentante (2>< luglio): e prohaldlniente. per l'importanza
assunta dal Comitato di puliltlica difesa, composta per due
terzi dielemi'iiti devoti al Mazzini, si volle che a l'arigi si recasse
<piello che nel Governo Provvisorio rappresentava il partito
repubblicano. Fu scelto infatti Anselmo Guerrieri, il quale,
com'è naturale, si trovò in contrasto con i due che rappresenta-
vano il Governo pietnontese. tanto come Ministro ordinario, cioè
il march, lìrignole-h'ale. (juanto come inviato straordin.irio, il
(piale era quello stesso andato a Milano ai primi di maggio
ad imporre quasi la fusione della Lombanlia col Piemonte, aven-
dovi forse unico avversario fra i membri del Governo i'rovvi-
sorio chi in (piel momento doveva considerare come suo alleato
al conseguimento di un identico intento (ved. la nota alla
lett. MMCCCCV). La scelta era stata quindi quanto mai infe-
lice sotto tutti gli aspetti; e ohe fosse tale, ajiparve in quella
conferenza che ebbe luogo a Parigi il 2 agosto fra i tre rap-
presentanti italiani, il Cavaignac! e il Bastide (ved.. oltre agli
scritti già cit., V. Ottolini, La rivoluzione louiharda del 1848-
1849, cit., pp. 286-287; G. Montanislm. Memorie, ecc.. cit..
voi. II, pp. 370-373 e 480-484, e specialmente una lett. del
Bastide al Brignole-Sale, della quale fu data lettura al Parla-
[IS-IX] Kl'ISTor.AKK). 263
pus votre <liai»eau eii iuscM-ivaiit dessns: Ponr un ro/;
ce roi ii'a i)lns iiiénie la seule chose qii'il eùt: la force.
Vene/, i)oiii' la eause narioiiale. Venez poiir le peu-
ple italieii: c'est avee lui que vons pourrez Jeter
les bases «l'uue solide ali lance. Tout le reste n'aboii-
tirait <in'à rauarchie pour noiis et au «léslionneur,
je n'Iiésite pas à le dire. |>onr la France.
Joseph Mazzini.
MMCCOCXLIII.
A GiusKCi'K Lambkuti. !i Reggio F^miliii.
[Miliino], 10 ;igost<) [l848j.
(.'aro Giuseppe,
11 latore è De Boni. Va in Bologna, etc. per conto
nostro, rappresentante dell'Associazione Nazionale,
(riovalo tu i)ure di consiglio, e di lettere, e d'indi-
rizzi. (')
mento Subalpino nella seduta del 21 ottobre 1848 e fu pul>bl.
nel National, poi nella Concordia del 4 novembre 1848), dalla
quale esci' fuori non già la prouiesaa d'intervento, ma la pro-
posta di mediazione, di cui preso l'iniziativa l'Inghilterra. Il
terzo inviato, da scegliersi dalla guardia nazionale milanese, che
da più giorni s'adunava a tumulto in piazza san Fedele (ved.
V Italia del Popolo del 29 luglio e l^ agosto 1848). era Antonio
Mora, il quale in un indirizzo presentato il 6 agosto 1818 al
Cavaignac «da parte dell'emigrazione lombarda (ved. la cit.
traduzione degli Ultimi tristissimi fatti di Milano, pp. o9-40) si
firmava « délégué par la garde nationale de Milan auprès de
r.\sHemblée Nationale pour demander l'intervention aruiée. »
MMCCCCXLIII. — Inedita. L' autografo ai conserva nella
raccolta Nathan. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta l' in-
dirizzo: «A Gius. Lamberti, Reggio.»
(*) A Bologna erano convenuti i pili ardenti raj)presentanti
del partito repubblicano italiano, e da jiiu giorni, nei^ circoli
264: Ki'isTOi.AiMO. [1848
Io, come intendi, non ho tein[)o da respirare
Abbiani tradimenti, diplomazia in prospettiva. Ma il
Governo qui è in mani nostre per ora: e benché rovi-
nate le cose, qualche cosa faremo. Mia madre è partita.
Io parto prestissimo per Bergamo: legione (laribaldi:
ti scriverò; agita, somiuovi: fa la tua parte. Forse
andrà tutto male: ma forse ne escila qualche cosa
di buono. Addio :
tuo
GiusKri'K.
MMCCCCXLIV.
ALI, A Maduk. a Genova.
[Milano], l" ajjosto 1848.
Mia cara madre.
Oggi scrivo io diie linee in fretta. Sto bene. Ilo
dormito: mangio, ^on temete di nulla. Non inten(h>
che cosa voglia dir la sorella, scrivendo in una lettera
che veniva a voi, che bisognava pensare al mio allon-
tanamento da Milano. Ma una volta per tutte, è neces-
sario ch'io dica francamente una cosa a tutti voi che
m'amate. Non nù date consigli. Non fauno che aggiuu-
politici, era stata ventilata la proposta di nn Governo prov-
visorio. Ved. A. Dallomo, La difesa di Venezia nel 1848, ecc.,
cit., p. 103 e aogg. Era qniudi terreno preparato per la diffu-
sione delle idee mazziniane. Tuttavia, costretto dagli avveni-
menli, il De Boni non potè andarvi, anzi abbandonò Milano
non prima del 5 agosto. Ved. la nota alla lett. MMCCCOXLV.
MMCCCCXLIV. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non La indirizzo. A tergo di esso, la madre
del Mazzini anuotò: « Primo agosto 1848. »
1
I
[1848] KiM.STOi.AUio. 265
<;erini dolore seuza ch'io possa cedervi. Dire a me
d'abbaudouare ora la Lombardia è lo stesso che se
diceste: Tradisci e disonorati. È tempo che quei che
m'amano si sollevino al vero amore, a quello che
insegna il Dovere, non a quello (;he indebolisce. Se
una sorella o altri ha diritto di dire a me: vattene ;
la sorella o la madre del Gen. Fanti o di qualunque
altro ha diritto di dir lo stesso; e se tutti cedessero
all'amore dei loro, entrerebbero dapi)ertutto gli
Austriaci e scannerebbero madri, figli e ogni cosa.
3^ tempo che impariamo ad amar(;i nobilmente, reli-
giosamente, lo ho doveri da compiere: incoraggiatemi
a comjuerli. Se Dio ci serba altre prove, sia fatta la
volontà sua; subiamolo (;on onore e con fede. Sapete
quanto io v'ami: e quindi <;h'io penserò a voi e
m'avrò sempre tutti i riguardi possibili; fidate in me,
ma non mi chiedete ciò ch'io non posso fare.
La rotta dell'esercito continua in buon ordine.
Ma qui si pre[>ara difesa. E a Dio piacendo, non si
cadrà. Ora che (;i hanno rovinato ogni cosa, fanno
cera a noi repub))licani, perché ci sanno più energici
e più sinceri degli altri. Sono in continuo contatto
col «'«unitato di J)ifesa. L'altra sera, il popolo in
piazza voleva ch'io entrassi al (loverno: ricusai per
le ragioni clie sapete; e i)erché non si mettessero
dissidi! di partiti. (*) Se i miei genovesi moinirchici
(') III lina corrisiioiideiizii da Milano, in data 29 iii<;iio,
alla Concordia (n. d<'l 1" agosto 1848), accennandosi alla nomina
del Comitato di publdica difesa, coini»osto di « nomini egregi,
e «[liei elle vai meglio, iniluenKati da uomini capacissimi, » era
tioggiiinto: « Moltissimi avevano messo innanzi Cattaneo e Maz-
zini ; essi si rilìiitarono per rispetto a certe suscettibilità, e
perché altri non desse un colore di partito al Governo die ora
non vuole, non deve essere che italiano. Ieri sera ancora una
266 Kl'l STOLA RIO. [184!S]
aveì^sero iiii'oinln'a di buona tede, dovrebbero rinder
jiiusMzia alla condotta dei reimbl)li('aiii. Tutte le nostre
predi/.ioiii sono avverate, e nondimeno noi non inten-
diamo cavarne il inenonio partito pel n(»stro principio.
Non ci o(;cupianio che di difendere il i)aese. ('oniini
del Comitato di Ditesa, (xcnerali, aiutanti, consiglieri.
Siam tatti repubblicani, non «liciamo una parola di
repubblica, e abbiain fatto piii in tie jiiorni clic non
essi in tre mesi.
Io [Kirto domani |>er iJer^amo: ho da fili- là. Non
temete di' nulla. Vi scriverò. K al resto provveda
Iddio.
Abbracciate o scrivete al padre. Tantc^ cos«ì alh
sorella. K date un abbiacelo per me anclie a ('aro-
lina. Appena io ])ossa. scriverò alle persone clic mi
sci'issero i>er me/:/o vostro. Addio: madie mia. amat»''
sempre il
\(>stro
(tIUSKTPE.
Tante cose all'Andrea.
P. S. E probabile ch'io maiuli Susanna in Crcnova!*
Non ho l)iso<;no. nel caso, di rac(;omandarvela. a voi.
a Ferrari e a<;li amici. Dopo i miei, è la persona
che m'ama di i)iù, ed ama voi. K quella che ha sempre
pensato a tutte le cose mie materiali in Londra, e
non vorrei esserle ingrato per tutto l'oio del mondo.
Son convinto che bastano queste mie parole, jx'rché
voi le siate amica e madre.
folla iimneiis:i in piazza iSaii Fedele proclamava Mazzini. Kirli
non solo, lo po880 assentire altamente, era adatto straniero a
tal dimostrazione, ma ne senti dolore profondissimo: mand(>
tosto a dire clie non poteva, non voleva accettare per le, stesse
cause. »
I1S4S1 KIMSTOI.AKIO. 267
MM(JCCCXLV.
:\liliui(). 8 aj^osto [1848].
Do queste linee ai due iiiiiiei De Boni e llevere:(')
desidero che i miei juniei e gli amici della buona
MMUCC(-'XLV. — Inedita. L' aiitoj^rafo si couserra nella
raocolta Nutlian. Non lia indirizzo.
(') Filippo De Boni e Giuseppe Hevere erano stati (ino a
«luel «giorno attivi collaboratori aU^Italia del Fopolo, anzi il
secondo, a cominciare dal 17 giugno, aveva assunta e tìriuata
« per la redazione » la responsabilità giuridica del periodicTt.
Escirono insieme da Milano il 5 agosto «a capitolazione con-
sumata » (ved. la lett. di E. Cernuschi ad A. Bianchi-Giovini,
nel Pernierò Italiano del 22 settembre 1848), col proposito di
avviarsi a Venezia, dove infatti convenivano parte di quegli
esuli che, perduto quasi tutto il Veneto e tutta la Lombardia,
volevano continuare a combattere in (iualun(|Uti modo sotto un
vessillo repubblicano. Mutarono ]»erò di proposito per via, poi-
Q\\f il De Boni andò a Novara, a Torino, inline a Genova, che
per i disastri piemontesi in Lomb-ardia senti lierissimo dolore,,
e pili d'ogni altra città italiana si dimostrò ostile contro i re-
sponsabili del cattivo conducimento della guerra (ved. la nota
alla lett. MMCCCCLIII). Invece, il Revere riparò a Venezia.
dove fu membro influente di quel Circolo Italiano, contro il
quale si schierò il Governo della Kepul)blica (ved. V. Mau-
CHK.Si, Storia documentata della rivoluzione e della difesa di Ve-
nezia, ecc., cit., p. 265 e segg.), al punto da ordinare lo sfratto
ai pili ardenti rappresentanti di esso, fra i quali era appunto
il Revere. (Id., p. 310). Una protesta di lui, contro l'accusa
lanciatagli da A. Bianchi-Giovini, di essere stato « tra i capo-
rioni del repubblicanismo di Milano, i quali fuggirono, quando
il nemico non era ancora giunto a Lodi, » si legge nel Pensiero
llaìiano del 12 ottobre 1848.
268 KPKsroLAKio. [184
causa abbiano fede in ossi e con essi s'inteudaiio
<;onie con uomini che rappresentano l'Associazione
Nazionale Italiana.
(li US. Mazzini.
MMOCCCXLVI.
ALLA Madre, n Genova.
[Milano], 3 agosto 1848.
Mia cara madre.
Due parole. Qui, dopo crisi, dubbii, etc, par certo
cbe verrà l'esercito piemontese a fare un campo trin-
cerato e «li fender Milano; piiì, il re in persona. Ora,
abbiamo qui il (len. Ollivieri. (commissario, (ilter
ego, etc. Naturalmente, il (Jomitato di Difesa a<iiva
tro])po bene(') e siccome il credito veniva sulla nostra
MMCCCCXI.Vl. — liiLMlitii. J/' autografo si conserva nella
raccolta Natlian. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madie
del Mazzini annotò : « 3 agosto 1848. »
(') Il Comitato di pubblica difesa, noi giorni precedenti,
av^eva dati provvedimenti per resistere all'invasione nemica,
che erano stati allora nnanimamente lodati, come lo furono poi
dagli storici di quelle gravi vicende, i quali, sia pure non bene-
voli al nuovo reggimento di cose, li dichiararono opportuni.
«Da che l' intero Comitato sussiste, — scriveva V Italia del Popolo
del 31 luglio 1848, — non conta che un giorno di vita, molti
provvedimenti comparvero, i quali annunziano che alla gran-
dezza della sventura non mancheranno gli uomini. Il Comitato
facea partire la legione GaribaMi e una parte della guardia
nazionale; — ennuiava un decreto sull'emigrazione, giacché
parecchi, i quali si atteggiavano come salvatori della patria,
ora, suonando la minaccia, tentano rifuggirsi in Isvizzera, per
sottrarsi alle comuni fatiche; — come la linea dell'Adda è la
sola che sia difendibile, la sola che adesso possa rattenere
r" impeto degli Austriaci contro Milano, cosi stabiliva una com-
missione d'uomini periti nell'arte e nelle prove guerresche,
[18-lS] KPISTOLAIUÓ. 26J>
nuance^ non bisognava lasciar die Milano fosse salva
))<n' noi. Comunque, io non i)osso né voglio clifen-
(ilie intenda a foitilìcartì quella linea, la. (lanipagiia e la città
di Milano; — stabiliva che tosto si dia mano ai lavori di terra,
ed è già pronto il corpo de' pontonieri tli Monza; — nominava
nomini che pensino etìtìcacemente ad approvvigionare Milano e
l'esercito, ad attivare i trasporti d'ogni genere; — istitnivann
consiglio permanente pnnitivo di gnerra per gindicar snl mo-
mento tntti qnelli che, investiti d' mi comando o d' una funzione
dalla patria, mancassero al loro uftìcio, che sarebbe tradi-
mento alla patria. E qnesto consiglio di gnerra agirà tosto
che sia dichiarata Milano in istato d'assedio <!on ogni potere
di vita e di morte. » Anche pili tardi il Mazzini osservava che
il Comitato aveva operato «con attività singolare» e fatto
« in tre giorni assai piti che non il Governo in tre mesi »
(Cenni e documenti, ecc., cit., woìV lUiUa del Popolo di Losanna,
voi. II, p. 273); e dall'importanza delle disposizioni prese, e
dal modo con cni erano notificate, senza ingerenza alcuna da
]iart.e del Governo Provvisorio, sembrava che oramai in quel
Comitato dovessero sommare l'antorità e la responsabilità della
difesa. Dal giorno in cni Carlo Alberto aveva posto il suo qnartier
generale vicino a Cremona (30 luglio) era convenuto tra, il
<'omando piemontese e il Comitato di pubblica difesa, dapprima
che l'esercito regolare si sarebbe «schierato fra il Po e l'Adda,
appoggiando la dritta a Cremona e la sinistra a Pizzighettone: »
di poi, che sarebbe andato « a difendere la linea bassa del-
l'Adda fino a Cassano » (ved. Gli ultimi tristissimi fatti di Milano
narrati dal Comitato di pubblica difesa; s. 1. n. a., ma con la
data di Italia, 16 agosto 1848, p. 19); invece, si seppe a Milano
che Carlo Alberto aveva mutato di proposito, che sarebbe stato
strategicamente opportuno di proseguire (C. Pagani, Uomini
e cose in Milano, ecc., cit., p. 342), e si disponeva a contiu.uare
la ritirata su Milano, inseguito sempre dagli Austriaci. Nella
notte dal 2 al 3 agosto, secondo tutte le testimonianze del tempo
(seguite da F. Carandini, Vita di Manfredo Fanti, ecc., cit.,
p. 75 e da C. Casati, Nuove rivelazioni, ecc., cit., voi. Il, p. 348),
dall'I al 2, secondo C. Pagani, Uomini e cose, ecc., cit., p. 361,
basandosi sopra un proclama del 2 agosto del Comitato di pub-
blica difesa, una deputazione della quale facevano parte il
270 KrKSTor.Aitio. [1818
dere la città insieine a S. M. e parto quindi fni un'ora
per Bergamo, dovo lio da tare. (*)
Fanti, il Restelli, e lo Strigelli, (luesf ultimo iiienibn) deiroramai
spento Governo Provvisorio, si recò a Lodi « per sentire quali
fossero le intenzioni del re intorno alla difesa di Milano:» e
non ostante le eloquenti esortazioni del Fanti, che sembra non
potesse parlare direttamente a Carlo Alberto (lo ammette il
Carandini, ma lo escludono il Mazzini, il Cattaneo, il Maestri
e il llestelli, gli ultimi due estensori degli Ultimi frisi ixnimi
fatti di Milano, ecc.). (|uella deputazione non riusci a smuo-
vere Carlo Alberto dal proposito di continuare la disastrosa
marcia su Milano. Contemporaneamente, a intralciare ancor piti
1' oi>era del Comitato di pubblica difesa, giungevano in Milano
(2 agosto) il generale Angelo Olivieri, commissario regio con
la presidenza del Consiglio e lo speciale incarico degli affari
di guerra e il marchese Massimo Corderò di Montezemolo, com-
missario regio per gli affari di finanza, i quali, insieme col
<lott. G<aetano Strigelli, commissario regio per gli affari politici
amministrativi, secondo « le stipulazioni portate dalla con-
venzione 13 giugno 1848 conchiusa fra il Governo di S. M.
Sarda ed i Delegati del Governo Provvisorio di Lombardia,»
dovevano formare un Consiglio Amministrativo generale, in cui
sommavano « momentaneamente tutti i poteri del Governo in
Lombardia. » Era la cessazione del Governo Provvisorio, costi-
tuito in « Consulta straordinaria, » e virtualmente quella del
l^omitato di i)ubblica difesa, che fu tuttavia pregato a conti-
nuare ne' suoi provvedimenti, da dovere essere subordinati alla
sanzione dei commissari governativi; ed era pure l'impossibi-
lità, da parte del Mazzini, di continuare a rimanere in Milano.
«Io vidi i tre — scriveva l'anno appresso. — intesi le loro
parole alla moltitudine raccolta sotto il palazzo, rividi Fanti,
■corsi le vie di Milano, studiai gli aspetti e i discorsi ; e disperai.
11 popolosi credeva salvo ; era dunque irrevocabilmente perduto.
Lasciai la città. Dio solo sa con che core, e raggiunsi in Ber-
gamo la colonna Garibaldi. » Cenni e documenti, ecc., cit., nel-
i' Italia del Popolo di Losanna, voi. II, p. 474.
(') Il Mazzini giunse infatti a Bergamo nel lìomeriggio
del 3 agosto, accompagnato da Scipione Pistrucci e andò a
iscriversi semplice milite nella compagnia del battaglione Anzani,
(1848] KPisroi.Aitio. 271
.Siisiiiiua i>er ora nou parte più. A Torino, per quanto
ho veduto, impazziscono: i)arlo della (liniera. (')
coriiaiKÌatii dal capitano (i. Me<li(;i. Era armato di cjiielia cara-
Ijiiia inglese, la finale, i-otue apparisce dalla lett. JNIMCCCCLI,
nel partire da Londra gii era stata donata da Mrs. Ashnrst ; e gli
In antidata la piccola l)audiera della compagnia. Ved. G. Loca-
TKLM MiLK.><i, Garibaldi e Mazzini a Berf/aino (nella liasnegna Storica
lìti HiKorfiiìneuio. a. VII [1920]. p. 71 e segg.). In quello stesso
giorno Gariinildi av<'va ricevuto l'ordine, da parte del Comi-
tato di pubblica difesa, di partire a marcie forzate da Bergamo
a di concentrare tutte le truppe da lui raggranellate intorno
alla capitale lombarda per molestare il nemico di fianco e alle
spalle II)., p. 73). Partì infatti da Bergamo co' suoi volon-
tari all' alba del giorno successivo, di modo che il Mazzini rimase
colà poche ore, durante le «jnali fu ospitato nella casa « sovra- -
stante la farmacia dei fratelli Pianzzi (ora Pandini) e il portico
<le' Mercanti in piazza della legna, ora l^ontida» (li)., p. 72);
* di là, invitato a ])arlare dai Bergamaschi che gli avevano
fatto entusiastica accoglienza, incitò il popolo a nuovi eroismi
per la salvezza della patria. « Kieacciatno — aggiunse — il
barbaro là d'onde venne. Salviamo il paese, proviamo l'onni-
potenza d'un popolo che ha giurato esser libero, © non temiamo
del resto. I sagrifici che noi compiremo avranno compenso nel
futuro. Ogni uomo che verrà a porsi nelle iile dei combattenti
crescerà un difensore ai nostri diritti di cittadini. Nessìma
]>otenza potrà fire schiavi gii uomini che avranno, in nome
della bandiera nazionale, vinto due volte un esercito.» Con-
<luse raccomandando che si erigessero barricite in difesa della
città, e, per (iualun(|ue evento, di amar sempre l'Italia, né
disperar mai della sua salvezza. II)., loc. cit.
(0 II Gabinetto Casati, succeduto il 27 luglio 184:8 a quello
])resieduto da C. Ballto, aveva dovuto amaramente accettare la
proposta dei deputati C. Bon-Compagni. L. Ferraris e F. Gal-
vagno, approvata alla Camera il 29 di (jnello stesso mese, con
cui il « Governo del ]{e era investito, durante l'attuale guerra del-
l'indipendenza, di tutti i poteri legislativi ed esecutivi. » Ved.
0. Akn«», La prima legialalnra ai tevipi del Ministero Casati- l'iczza
in II Risorgimento Italiano. Uivista Slorica, a. VII [1914]. p. 898
e segg.) eCAS.\Ti-C.\srA(>SKTTO, Carleijgio, ecc.. cit., pp. 226-227.
272
KIMSTOLAHIO.
fl848]
Continuate a scrivere allo stesso indirizzo. N^oii badate
ai piccoli ritardi che potranno avere, nella posizione
in cui siamo, le lettere mie. Credete in me, date il
mio affetto alla sorella, al padre, ad Andrea e Napo-
l[eone], etc. ed amate sempre il
vostro
(rirSEPPE.
MMCCCCXLVIJ.
Tu
Monza, Suiuluy [An«>iist (ì"', 184f<,.
I write broken down by 22 miles ot marcb on
foot, ì>ut well enougii for the rest. The news of Milan
are horrible. 1 do not know now what \ve sliall do^
but T will teli yoii, I hope, to-morrow.
Joseph.
Monza, «loiiienica. .
Scrivo spossato da una marcia a piedi di ventidiie
miglia, ma quanto al resto, sto abbastanza bene. Le notizie
di Milano sono orribili. Non so adesso quello che faremo^
ma ve lo dirò, spero, domani.
Giuseppe.
MMCCCCXLVII. — Inedita. Se ne conserva mia copia
nella raccolta Nathan, proveniente da J. W. Mario. Probabil-
mente, questo laconico biglietto era indirizzato a qualcuno
della famijrlia Ashnrst.
[1848] Kl'IBlOLAKIO. 273
MMCCCCXLV III.
Ai-KA Maure, ti Genova.
[Como], (lonuMiica 7 ajjosto [1848].
Cara madre,
Sono a Conio: le cose vauiio male, come sapete;
ma tutto non è fluito. (^) Spero che in Geuova si ricre-
MMCGCCXLVIII. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raoc'olta Nathan. A tergo di esso, di pugno di Scipione Pistiucci^
sta l'indirizzo: « Sig.ra Pellegrina Dorotea Piazzetta, q*'" An-
selmo, Genova. » V è il timbro postale di Como 7 ago. Sullo
stesso lato, la madre del Mazzini annotò: «7 agosto 1848. » Il
però da osservare che il 7 agosto 1848 cadeva di lunedi.
(') Partito da Bergamo la mattina del 4 agosto.* il Mazzini,,
vessillifero della compagnia di G. Medici, aveva percorso a piedi
30 km. pet giungere a Merate (ved. G. Locatklm Mii-ksi,
art. cit., in liass. cit., j». 76), dove il battaglione Anzani aveva
pernottato, avendo un furioso temporale rese impraticabili
li! strade. Ripartiti all' alba del 5, e giunti a Monza, i volon-
tari ebbero notizia che Milano aveva capitolato, e allora pie-
garono su Como, dove giunsero il giorno dopo. Di questo
episodio mazziniano il Medici fece più volte onorevole testi-
monianza (ved. la sua lett. a G. Sand, in Eépubl'Kiue et Itoyauié
en Italie par .1. Mazzini, cioè la traduzione dei Cenni e docu-
menti intorno all' insurrezione lombarda e alla guerra regia del 1848,
eseguita dalla scrittrice francese; Paris, an Bureau du Nouveau
Monde, 1850; l'altra, in data di Londra, 17 dicembre 1849.
ad un « notissimo pubblicista e corrispondente di giornali
inglesi, » che in un art. intitolato : Eighteen months politicai
li/e in Italy, aveva avuto acerbe parole per il Mazzini, edita
in G. Pasini, Vita del gen. G. Medici, ecc., cit., pp. 36-39;.
infine, i cenni oflFerti ad Al. Dumas, che li insèri (pp. 79-99)
nella sua traduzione francese delle Memorie di Garibaldi, ediz..
Mazzini, .Scritti, ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). IS
274 Ki'isToi.AKio. [1848]
deramio aitine; ma forse troveranuo modo d' essere
entusiasti del re come prima. Tal sia di loro. Sto
cit., voi. II, pp. 86-87). Altre brevi narrazioni riporta P. Gironi,
che faceva parte della colonna di volontari, in nota a quella
Bìhliofjrafia mazziniana più volte cit. La prima fu da lui estratta
« dal giornale militare che Nicolao Ferrari, addetto ai volontari
di Garibaldi, scriveva in lapis lungo la marcia della colonna, » ed
«la seguente: «Giunse Mazzini a Bergamo — parlò al popolo
eccitandolo alla difesa — recava sulla sua carabina la bandiera
che portava scritto Dio e Popolo, e per quel giorno fu nostro
vessillifero — l'acquaci colse a poca distanza da Merate, ove
sostammo. — A sera ci ponemmo in marcia — avevamo fatto
u]>pena un miglio, allorché ci fu ordinato di retrocedere — si
vedevano! fuochi vicino a Milano — all'indomani la giornata
era bellissima — ci accampammo fuori di Monza — ci venne
distribuito pane a sufficienza ed aspettavamo il vino ed altri
viveri, allorché venne dato l'allarme — si disse esservi nno
squadrone di cavalleria -^ ci schierammo per riceverlo — Maz-
zini era in ])rima riga. Un ufficiale lombardo disse correr
voce che Cai'lo Alberto avesse capitolato — questa notizia fu
da noi respinta come impossibile — fu chiamato Mazzini —
all'ordine replicato egli si recò presso Garibaldi, ritornò quindi
— il dubbio divenne certezza — Carlo Alberto ci avea tra-
diti — ritirata sopra Como, ove ci accampammo. » L'altra era
una pagina copiata dal Cironi a Lugano nel settembre del 1848
dal « giornale militare appartenente a Vincenzo Vedovi di Man-
tova, » che faceva parte di quella coloniui : « Riunitomi alla
colonna in Bergamo nel 2, trovai Mazzini che imbracciava una
«carabina inglese; egli era nella prima compagnia clie marciava
in antiguardo. Muovemmo sopra Monza; la pioggia cadeva a
torrenti, alcuni che conoscevano Mazzini lo pregarono a pro-
fittare d'un mezzo di trasporto; fu inutile, volle proseguire a
piedi come gli altri, ad onta che, siccome vedevasi chiaro,
soffrisse il disagio del camminare. Dopo il mezzo-giorno del
5 eravamo a Monza passando per Merate, strada molto più
lunga. Le voci succede vansi varie ed incerte, ma nella vici-
nanza dei nemici tutti credevano, e ad ogni istante sembra-
vaci la cavalleria ci caricasse contro. Era nno di quei momenti
tie' quali sulle fisonomie degli uomini si legge tutto quello che
|1848] KIMSTOI.AKIO. 275
bene, benclf io abbia ieri marciato per 22 miglia a
piedi. Cosa faremo, non so. Ma ricordo voi, il patire
t' la sorella: e m'avrò cura. Vi scriverò. Amate il
vostro
Giuseppe,
fibbiaijo in core. Osservai Mazzini, aveva lo sguardo vivissimo,
Ja persona diritta, quasi m'apparve rinviirorito all'accostarsi
<lel cimento. Alle 4 vi fu un allarme; può dirsi che tutti cor-
ressero, perché i fuggenti fossero pochi e la legione spiegosai
per masse in colonna. Mazzini era con noi. Oh! quanta con-
solazione ehhi nel cuore I Parevami veramente che la sua pre-
senza fra noi, la sua fermezza poressero anchepagarsi dei rischi
«he facevagli correre la posizione... Il 6 in ritirata eravamo a
"Como: qtjivi le insistenze perché Mazzini desistesse dal seguirci
<>rebhero per modo che bisognò si arrendesse, e l' indomani
[non il 7, ma il 9] era in Svizzera. Io le trovai ragionevoli,
<|uanto biasimevole era stato il non aver subito vietato a lui
quelle fatiche e quei rischi, che essendo un dovere per noi,
l)er lui erano un mancare al dovere, » Il Medici aggiunse un
particolare che merita di essere qui avvertito: «La marche
[da Bergami) a Merate] fut très-fatigante. La plnie tombait
par toircnts; nous étions trempés jusqu'anx os. Quoique habitué
il une vie <l'étnde et pen fait à 1' exercice violent des marche»
forcées, snrtout jìar un temps :inssi manvais, sa sérénité et sa
eontiance ne faiblirent pas un instant, et malgré nos conseils,
car nous craignions pour sa sante, il ne vouliit jamais s'arréter
ou abamlonner la colonne. Il arriva ménie qne voyant un de
nos i>liis jeunes volontaires habillé de loile, et qui par conséquent
ir'avait aucune défense contre la plnie et le refroidissement subit
<le la temperature, il le forga d' accepter son manteau et de s'eu
couvrir. » G. Mazzini, Képuhllque et llotfauié. epe, cit., p. 142,
276 Ki'isior.ARio. [1848}
MMCCCCXLIX.
ALLA Maduk, a Genova.
[Como], 8 agosto [I8ix\.
Cara iriadre,
Cambiaso vi darà mie nuove. Sono in Como, e per
ora vi rimarrò. Un abbraccio al i>adre, alla sorella^
agli amici e amate il
vostro
Giuseppe.
MMCCCCL.
A .JiTLKS Bastiue. à Paris.
Lugano. S* aiigiist 1^4N.
-Mou clier monsieur Bastide,
Le guerre royale a lini; la guerre du peuple coni-
mence. Le pays. frappé de stupeur dès l'abord. coiii-
mence à se réveiller. La déception a été c()m[dète:
la désillusiounement l'est aussi. Le mouvement ne
peut étre aujourd'liui que républicain.
MMCCCCXLIX. — Inedita. L'autografo si {'onserva nella
raccolta Nathan. Non ha iiulirizzo. A tergo di esso, la madre
del Mazzini annotò: « 8 agosto 1848. »
MMCCCCL. — Pnbbl. in gran parte da .T. W. Makio,
Della vita di G. Mazzini, cit., p. 328, quindi in C. Cattaneo.
Scritti politici ed epistolario, ediz. cit., voi. I, p. 184. Qui si
dà integralmente di su una copia conservata nella raccolta
Nathan.
[1848] Ki'isi.oi.AUU). 277
Charles Cattaueo, Plionime le plus éniinent de la
Lombardie. (') Frapolli, que vons connaissez déjà, (-)
(') Callo Cattaneo, appartatosi, come s'è già notato, qna.si
•da ogni contatto col Governo Provvisorio, dopo di aver dato
prove magnificile di organizzatore dnrante le Cinque Giornate,
era nscito dal suo ritiro quando sorse il Comitato di pubblica
difesa, al quale aveva dato 1' utile consiglio, che non fu potuto
«■seguire per il sopraggiungere dell'esercito piemontese, d' inon-
dare la vasta pianura tra Milano e l'Adda, per rendere imprati-
<'abili al nemico le strade che conducevano alla città. Ebbe inca-
rico dallo stesso Comitato di ispezionare la linea di difesa tra
Milano e Hergamo (ved. la sua lett. del 3 agosto 1848 al Comi-
tato di pubbli(!a difesa, in Sci iili politici, ecc., e<liz. cit., voi. I.
pp. 181-182). dove s'incontrò con Garibaldi e Mazzini, cui segui
aiella ritirata in Svizzera, lasciando la moglie a Milano; e da
Lugano andò a Parigi per incarico del Mazzini. Sulla azione
diplomatica di lui A-ed. specialmente i suoi Scritti politici, ecc.,
cit., voi. I. pp. 18.5-191.
(-) Lodovico Frapolli era stato mandato a Parigi, insieme
con Giulio Spini « col carattere di agente utìicioso del Go-
verno Provvisorio centrale della Lombardia presso ciucilo della
Ke))ubbliea Francese, » ed era partito da Milano il 14 aprile
(ved. la Patria di cinque giorni dopo, e C. Pagani, Uomini e
COSI- in Afilano, ecc., cit., pp. 400-401). Devoto al Mazzini, col
quale era stato in contatto epistolare negli anni del suo
esilio, protestò contro il decreto di fusione del 12 maggio,
inviando al Governo Provvisorio le sue dimissioni (ved. il testo
della lott. nella Voce del Popolo del 30 maggio 1848), che
furono accettate con preghiera di continuare a mantenersi nella
sua (Jttrica, lino alla nomina del successore; ma subito dopo il
2i» maggio sopraggiunse un ordine di destituzione. Pubblicando
nell'//(iÌMi del Popolo del In giugno 1848 due lettere del Fra-
polli in data 6 e 8 giugno al Governo Provvisorio contrc» il
trattamento ritenuto ingiusto, il Mazzini le faceva precedere
dal seguente commento: «Ognun sa come i due inviati dal
Governo Provvisorio Lombardo presso la repubblica francese.
L. Frapolli e G. Spini, mandassero al Governo suddetto la
loro dimissione, (|uando il <lecreto del 12 maggio venne a rom-
pere siiltitamente il programma dato al paese. La dimissione
278 EPISTOLARIO. [1848]
et linflfoni, secrétaire de notre Associatioii Xatioiiale,
vonsremettrontces lignes. (M Hs vieiiiieut voiis exposer
fii tiara il 21. Il Governo l' iiceetto, pregando pero «iliiiviati
•li rimanere al loro posto lincilo non fosse spedito un supplente.
Ma poco dopo, il 29 maggio, un nuovo dispaccio, ingiungendo
agli inviati di non occuparsi pili oltre degli oggetti della loro
missione, mutava l' ac^cettazionc della dimissione in destitu-
zione. I due documenti die seguono onorano L. Frapolli come
lo onora la destituzione avventatagli contro il 29 maggio; ed
ei non dovrebbe lagnarsene. f?iamo in tempi ne' «inali ogni
franca e leale condotta irrita, come un rimprovero, gli uomini
che reggono provvisoriamente le cose italiane. Ma tempi sif-
fatti non durano. Alla lor/int innegabile dei governi d'oppor-
tunità, sottentra pili o meno rapida la retlitudine generosa
della politica dei princijdi, e nell'intervallo, la pace della
propria coscienza <■ pili che sntticiente conforto alle delusioni. »
Ved. pure la Fon- del Fopoìo del Ifi giugno 1848. in cui è aJler-
mato <'lie «l'impassibile Ministro !>astidc. » alla notizia del
provvedimento preso contro il Frapolli avesse esclamato: « Oh I
qiie c'est làehe. » Vero è che il Frapolli, durante la sua mis-
sione, si era mostrato tutt' altro che. accorto e prudente diplo-
matico, e a ogni modo contrario alle direttive della politica del
Governo Provvisorio (ved. C. Pagani. Uomini e vose in Milano,
ecc., cit., pp. 436-439) ; e sembra che anche in questa, tidatagli
dal Mazzini, non si contenesse abilmente (ved. nnalett. di C Cat-
taneo alla moglie, del 31 agosto 1848, in C. Cattanko. Scrltli
politici, ecc., cit., voi. I. p. 192, e due del Frapolli, da Parigi.
10 e 14 ottobre 1848. nel Pensiero Italiano, suppl. al n. del
24 di quello stesso mese). P^bbe i»oi altre missioni diplomatiche
dal Governo Provvisorio toscano (ved. V Alba del 11 febbraio 1<S49
e F. Martini, // Quarantotto in Toscana, ecc., cit.. p. 309).
(') Oltre a questa lett., il Mazzini, in nome della Giunta
d' Insurrezione Nazionale Italiana, da lui creata in quei giorni e che
si sciolse con l'esodo forzato e quasi generale degli esuli dalla
.Svizzera ai primi di dicembre di quell'iinno, aveva fornito i tro
inviati della seguente credenziale, conservata pure in copia
nella raccolta Nathan : « Les citoyens Docteur Charles Cattaneo,
Ludovic Frapolli, et Lizabe Rull'oni, Secrétaire de l'Association
Nationale Italienne. sont chargés de la Junte d'Insnnectioi»
|1848] KPisTOi.Aiao. 27!>
la situatiou léelle de la Lombardie et vous deinaiider
«ìe coopérer a sou atti'ancbisseineiit. Je serais venu
inoi-inéme: mais y ai aiitre cliose à taire ici. Xous
ii'avoiis jamais iiivo(|iié votre appui. car </aurait été
dégrader la Fraiice républicaine qiie de Pappeler à
secoarir Charles Albert et le (iouveriiement Provi-
soire. Aiijourd'liiii c'est autre ehose. Le moment me
paraìt verni ])()ur saisir l'iuitiatioii d'une alliaiiee elitre
la FraiH;e, la Saisse et l'Italie républicaine. Veuillez
é(M)uter nos amis, et nous faire savoir à (j[iioi iious
})Ouvons nous eu teiiir sur les intentions de la Fraiiee
à notre égard.
Crovez-moi toniours ^ i -
^ votre devone
Joseph >rAzziNr.
MMCCGCLI.
TO Emilik Hàwkes. L(>n<lon.
[Liijrauo], Aiigiif>r 10"', [1848].
Dear Emilie,
After bavinj>" been a few days witli Garibaldi,
marclied 22 miles a day on foot, and reached Monza,
near Milan. oniy to see it fallen already in the hands
10 iigoislo.
Cara Emilia,
Dopo esser stato alcuni giorui con Garibaldi, aver fatto
a piedi ventidiie miglia al giorno ed esser giunto a Monza,
Natioìiale d'ime uiission «péciale iiiipièn <lu goii venienieiit
fianvaÌH. — Lugano, 9 aoùt 1848. — Les déléfinés di; la Jiiiite:
PiKTKO Makstri, memore dx Comitéde de/enne; Joskpii Ma/./.ini;
Ko.Moi.o Griffini, Secrétaire »
MMCCCCLI. — Piil)l)l. (la E. F. Riciiakus, (.[.. eit.,
)»p. 91-92.
280
KPISTOLAHIO.
ri848ì
of the enemy, liere 1 ain, safe euoiigb, as you see,
for tlie present. Wbat an owertlirow! What a bitter
lesson to Olir nionarchical ]ìeople ! Wbat a sad reali-
zatioii of ali my foreseeiiigs ! Aiul bow mudi more
calciilated tlian J myself was anticipatiiiji, tlie be-
trayal bas beeii! An<l liow beautiful agaiu was Milan
durinj»" tlie crisis! Ilad iiot the King come tbere
witb bis army, tlie defence woiild bave beeii beroic.
And bow 8a<ldeiiinf>" ali tbese news must bave been
tbr you! and l'or ali my friends around you! Stili,
we are net conquered. We sbali not »ive uj) tbe
war. only, wbat we sball do will now ì)e <uirs. AH
tbese wret(;bed people of tbe Pi-ovisional (lovernment
are now erawlinji around us, telling ns nowl tbat
we alone witb our creed ean save tbe country! 1 ani
bere working; as well as T can for tbe purpose of
rekindling tlie war. directing a "Giunta d' Insurre
vicijio !i Milano, soltanto per vederla già caduta in ninno
al nemico, eccomi qua, come vedete, abbastanza al sicuro,
almeno per il momento. Quale sconfitta I Glie amara le-
zione per i nostri nionarcliici I Che triste avverarsi di
tutte le mie previsioni! E quanto più calcolo di quello
clie non credessi io stesso, c'è stato nel tradimento! E
com" è stata ancora una volta meravigliosa Milano, durante
la crisi! Se non vi fosse giunto il re con il suo esercito.
la difesa sarebbe stata eroica. E come queste notizie de-
vono aver rattristato voi e tutti gli amici clie vi circon-
dano! Pure, non siamo vinti, e non lìnunzieremo alla lotta:
solamente, (juello clie faremo adesso sarà fatto da noi. Tutta
quella gente vile del Governo Provvisorio adesso ci striscia
d'intorno, dicendoci orai che noi soltanto, con la nostra
fede, possiamo salvare il paese! Sto lavorando qui de!
mio meglio ])er riprendere la lotta, dirigendo una « Giunta
d' Insurrezione Nazionale Italiana » e preparandomi, se
{18-181 KIMSTOI.AHIO. 281
zione Nazionale Italiana " and i>reparing-, if 1 caii
iu the least succeed, to re-enter the territory. lilre
that 1 will write a few words. Ilemeniber me to Caro-
line^ who did not write a single line in Jaines's letter.
To J»essie. to yonr Mamma, and to Eliza ; then to
James. Sydney. Mr. Ashiirst. William, Shaen, and
Dillon, Mrs. Gillmau, and ali our fiiends. Try to be
well. 1 am well. Scipione is with me. Write bere,
at Lugano, to Mr. liattaglini, editor of the Repuh-
hlitiiino. Do not feei too sad: we. not J, had to ex-
])iate the sin of having thrown at tbe feet, not of
a principle, but of a wretched man. our sacred flag.
T will take care of myself as much as possible for
my mother's sake and youis. E bave seen my motber,
at Milan, before the crisis. (rod bless your Mamma
(1 liave ber carl^ine stili) and you ali. Ora, e sempre
your
JOSEI'H.
<)ttengo il pili piccolo successo, a rientrare nel territorio.
Prima di far questo, vi scriverò poche parole. Kicordatenii
a Carolina, che non lia aggiunto una sola parola alla let-
tera di Giacomo, a Bessie. alla vostra mamma ed a Elisa:
poi a Giacomo, a Sydney, al Signor Ashurst, a Guglielmo,
a Shaen e a Dillon, alla Signora (^illman ed a tutti i nostri
amici. Cercate di star bene. Io sto bene. Scipione è con
me. Scrivete qui a Lugano al Signor Battaglini. direttore del
Repubblicano. Non siate troppo addolorata: noi, non io,
dovevamo espiare la colpa di aver gettato iti piedi di un
meschino uomo, e non di un principio. la nostra santa ban-
diera. Per mia n>adre e per voi mi userò tutti i riguardi
possibili. Ho visto mia madre, a Milano, prima dalla crisi.
Iddio benedica la vostra (ho ancora la sua carabina) e
tutti voi. Ora e semj)re
vostro
GlUSKPl'E.
282
KIMSIOI^AHIO.
;i848]
m:\icccclii.
A Filippo de Boni. :i Genova.
[J^ujiaiio], 11 ii<;()st() 1848.
....Qui, trastbnnando il ('oniituto di rubblica Di
fesa, e aggiungendogli niembii. ubbiaiuo costituita
una Giunta «F Insurrezione Nazionale, per mantenere
la guerra. Abbiamo in tre giorni fatto quaiclie cosa,
mandato agenti per ogni dove, etc. etc. Abbiamo
una massa d' eleuienti ; ma,ncan(K al solito, anni e <la-
naro; l'uno o l'altre basterebbe. Faremo «pianto po-
tremo. Abbiamo spedito anche a Parigi.
lo non v'ho scritto, perché m'avevano detto che
avevate lasciato Novara ])er Genova: (') anzi v'aveva
mandato a (ienova un potere in mano d'un amico
luio, <;he vi faceva incaricato della Giunta. A questa
distanza, in questa incertezza di cose, e per lettera,
non posso darvi istruzioni; ma lido in voi: fate (piello
che potete nel senso nostro. I corpi loml)ardi, la Le-
gione universitaria, etc. etc. dovrebbero esser cer-
cati, indotti, e cosi la Legione nuxienesc. colonnello
Fontana, piena di amici miei intimi. (^) Scrivetemi
dove sono: e tenetemi a gioriu) delle iu)tizie positive.
Do queste parole in fretta a un amico. Anuite il
vostro
GlU.SKPl'E.
MMCCCCLII. — Inetlit.'i. 8e ne ha miii copiii, iiiiuicaiite cer-
taiutìule del principio, nella raccolta Natliaii. proveiiiciitt^ da
J. W. Mario.
(1) Ved. infatti la nota alla lett. MMCGCCXLV.
(2) Lodovico Fontana, modenese, era tenente nelle truppe
estensi allo scoppio della rivoluzione. Promosso (26 marzo 1848)
[1848] Ki'isTOi.Aitio. 28S
MM(;CCCLIII.
ALLA Maduk. a Genova.
Lugano, 12 agosto 1848.
Cara madre,
Soli sempre qui : sano e salvo. Xon ho vojilia
«li parlar di politica. Sono stomacato, nauseato, irri-
tato. Sentire j>li Austriaci quasi a tiro di fucile da
qui, a Como, mi fa ribollire il sangue. Del resto.
tutto non è finito. Oggi intanto tutti i fusionisti,
tutti gli uomini dei Governi Provvisori, etc. dicono
il Confiteor, che avevamo ragione e che dobbiamo
far noi: ora (;he è tutto rovinato! Lugano è bellis-
sima città pel lago: ma io non posso ora goderne.
(Jome state? (Josa dicono a Genova? Come «jorrono
maggiore e capo battaglione, ebbe il coiiiai'ido della « coorte
«lei mobili. » eoa la quale die prove di coraggio e di bravura
a Governolo (24 aprile), e che, dopo «mei fatto «Vanne, s'in-
titolò al ano nome per «lecreto «lei Governo Provvisorio di
Modena. Di <|nella coorte facevano parte Giambattista Ruttini,
in «inalità «li capitano aiutante il comando (ved. hi nota alla
lett. MMCCCCXXII) e Ferdinando Kuftini, con l'incarico di
« segretario presso del comandante Fontana » e con lo stesso gra«lo
«li capitano. Per nn'accnsa ingiusta a suo carico, ved. l'Italia
del Popolo del 9 luglio 1848. Rifugiatosi in Piemonte, il Fontana
«Mitrò (11 novembre 1848) nell'esercito piemontese col grado di
maggiore comandante il 2" battaglione «lei 25° reggimento di
fanteria. Ved. G. Sforza, Esuli estensi in Piemonte, cit., in Ar-
(ìhivio Emiliano del Risorg., cit., a. I, [1907], p. 71.
MMCCCCLIII. — Inedita. L' autografo si conserva nella
raccolta Natban. N«)u ha indirizzo. A tergo di esso, la madre
«lei Mazzini annotò: « 12 agosto 1848. »
284
Kl'ISTOLAKU).
[1848]
le opiiiioui? Qui si dicono cose i)azze intorno a (ìe-
nova e a Torino. (*) Staremo a vedere. Scrivete qui
subito al Si«'. Abbondio Oliialiva, sotto coperta, i)er
Giuseppe Mazzini. Datemi nuove del padre, della
sorella e di tutti. Scipione Pis[trucciJ è con me, e
quasi tutti g\i amici e le amiche di Milano. Addio;
madre mia. amate il
vostro
Giuseppe.
(*) La notizia della cajtitoliizi(>ii(< di Milano era «jimita a
Genova, dove, da ijiialche giorno, s'era formato jin «Comitato
di pubblica difesa. » la sera del 7 agosto, destando enonne im-
pressione (ved. il Corriere Mercantile degli 8-10 agosto 1848);
ma già prima la città, retta dal vecchio e debole Governatore,
aveva cominciato ad agitarsi (ved. il Peuxiero Ilalittno del 7 ago-
sto 1848). ai pnntoclip nomini ciie godevano di autorità sul popolo,
<]uali Tommaso Spinola e l'avv. Nicola Federici, erano dovuti
intervenire e promettere clie si sarebbero recati, come fecero, al
campo di Carlo Alberto, « onde far pervenire direttamente tutt«
le notis5Ì<! che poterauo interessare alla città » (li)., del 9 ago-
sto 1848); e infatti fu stesa e pubblicata un'ampia relazione del
colloquio avuto con Carlo Alberto a Vigevano. Forse a Lngano
era pervenuto il n. del Corriere Lironiexe del 9 agosto 1848. in cui,
dopo di essere stata data a grossi caratteri la notizia dellacapito-
lazione e gridato al tradimento del re, si leggeva la seguente
sensazionale corrisiìondenza <ia Genova: « Genova è in compieta
insurrezione. La giornata di ieri fu tutta imjtiegata nell'or-
diinire i mezzi di difesa, e nello abbattere i forti che minac-
ciavano l'interno della città. liC fortezze sono in mano del
Popolo. Il Castelletto è disarmato. E il popolo e determinato a
non riconoscere più Re Carlo Alberto. » Ved. pnre il Repnhhlicavo
del 7 agosto 1848. in cui si leggeva: « Si dice che Genova sia
in subbuglio, e che sia imminente una rivoluzione. * E per
quanto si riferiva a Torino, era soggiunto: « Scrivono da To-
rino. 4 agosto, che all'annunzio del tradimento di Milano, il
popolo si levò a tumulto, gridando: tradimento, fradimevto .'
ohhdHi^o i traditori ! »
(1848] KPi.sToi.Aino. 285
MMCC(JCL1V.
ALLA Madre, si Genova.
]. agallo, IH aijosto [1848].
(Jjira luadro,
V ho scritto e riscritto, dato iudirizzo : ma sic-
come non vedo lettera alcuna, temo non vi siano
giunte. Manderò questa alla sorella, a vedere se lia
riescita migliore. Son «jui sano e salvo. Xon so
bene cosa farò, ma comunque per amor vostro, m'avrò
senjpre tutti i riguardi possibili. 11 mio iudirizzo qui
è questo: Signora Federica Mazzetti. Scrivete a
quello. S' anche io non fossi qui, le lettere mi ver-
ranno spedite dov' io sarò. Non badate da parte mia
a ritardi di risposta: non dovete mai temere per me;
ma in qnesti momenti è impossibile avere regolarità
di corrispondenza. Nulla è lìnito. Forse tutto co-
mincia. Se un giorno mai per caso, vi capitasse Su-
sanna a Genova, tenetela, vi prego, come una figlia;
è una donna che m'ha voluto molto bene e giovato
e curato, quand' io era infelicissimo e d' inferma sa-
lute : vuol bene moltissimo a voi e ad Antonietta ;
e sarebbe per. me un profondo dolore se la sapessi
abbandonata.
Questo dico nel caso che io restassi per qualche
tempo fuori di comunicazione, e che succedessero
altri pasticci in Milano che la costringessero a fug-
gire. Per ora è in Milano e credo che vi starà. Non
so che cosa facciate in Genova. Non so se l' opinione
MMCCCCLIV. — luetlita. L'autografo «i conserva nella
raccolta Natiian. Non ha indirizzo. A terj^o di esso, la niaiire
del Mazzini annorò: « 16 agosto 1848. »
*J8t) |.:pisroi,Ai!i(). [1848J
sia un pò* pili illmiiinata. Mi pare che do vrebb" es-
serlo. Ma desidero saperne da voi. Qui Garibaldi
ha avuto ier sera a Luiuo sul Lago Maggiore uno
scontro cogli Austriaci, sfavorevole interamente agli
Austriaci. (') Noi non abbiamo capitohtto e tireremo
innanzi a fare quello che si potrà. Datemi notizie
della vostra salute. Abbracciate il padre, ricorda-
temi agli amici, dite loro che facciano il loro dovere.
Addio: amate il
vostro
GlUSKl'TE.
(') RiniJisto il Como tino a tutto il 6 iijrosto, GuiibaUli
-aveva lanciato appelli ai varii comandanti dei volontari (Du-
rando, Manara, 'J'hannberg, Griffini, D'Apice), esortandoli ad
unirsi con lui per continuar* la guerra italiana contro l'Au-
stria, » ma quasi nessuno vi corrispose, e ad eccezione del D'Apice,
gli altri ripararono in Piemonte. Deciso a resistere nonostante
il nemico fosse sulle sue tracce, Gjtribaldi il 7 era a San Fermo,
1' 8 e il 9 a Varese, il' 10. passato il Ticino a Sesto Calende,
n Castelletto, dov'ebbe fredde accoglienze e l' ingiunzione, da
parte del comando dell'esercito piemontese, di sciogliere la sua
« banda. » Colà ebbe notizia dell'armistizio lirmatro il 9, e lanciò
<13 agosto) quel liero proclama, creduto dal Governo d'allora
opera del Mazzini, e che Garibaldi si sarebbe limitato a firmare
(A^ed. T. liurriNi. Garihtildi e il Governo Sardo nel settembre del
184H, in Ras». Star. d. Umn-gimento, a. VI [1919], pp. 353 e 359),
col quale si staccava nettamente da Carlo Alberto. Snbito dopo,
portatosi ad Aroiia. s' impadronì di due vaporetti {l'erhano e San
Carlo) e di altre imbarcazioni, compiendo, stretto dal bisogno,
altre requisizioni di danaro e di viveri, e con i suoi volontari
attraversò il Lago Maggiore, sbarcando il 14 a Lui no, dove il
giorno dop(), specialmente per l'ardimento di G. Medici, riusci a
fugare gli Austriaci, non ostante disponessero di forze assai
superiori (ved. G. Pasini, Vita del gen. G, Medici, ecc., cit.,
p. 39 e segg. e A. Cavaciocchi, 7,e jjrime gesta di Garibaldi
in Italia, cit., ]>. 7 e segg.).
[1848] KIMSTOLAKIO. 287
Nino sarebbe mai a Genova ? (') e (loffredo? (") Vor-
rei che faceste «lire a Baciccia, quel dagli occhiali, die
vedemmo insieme a Milano che quella persona per
la quale io gli diedi una carta dovrebb' essere ora
a Genova e reperibile chiedendone a Grondona.
Gara Antonietta. — T' abbraccio : fa il piacere
di rimettere questa a mia madre. Salutami Checco,
Gerolamo, ed ama sempre il ,
'- tuo
fratello.
Leggi, ben inteso, la lettera.
(') Nino Bixio, dopo la resa di Treviso (13 giuguo), si era
recato a Venezia, dove pochi giorni dopo gli giunse la notizia che
il fratello Alessandro era stato gravemente ferito dnrnnte la san-
guinosa insurrezione parigina del giugno. Corse allora a Parigi
{ved. la lett. MMCCCCLVII), ma non appena convalescente il
fratello, cadde egli stesso malato, in modo che fu costretto a rima-
nere in Francia tino alla metà d' ottobre. Tornò poi a Genova,
dove per la prima volta s'incontrò con Garibaldi. Ved. G. Bu-
SKTTO, Notizie del yen. N. Bixio; Fano, tip. Lana, 1876, pp."5-6.
(-) Goffredo Mameli, appartenente, come N. Bixio, alla
legione mantovana del Longoni, dopo di aver combattuto a
Governolo e a Vicenza, sconfortato per le tristi vicende della
guerra, era tornato a Genova, da dove, avuta notizia che Garibaldi
aveva chiamato, col suo appello del 27 luglio, gì' Italiani ad
accorrere sotto lo sue insegne, era andato in Lombardia. Com-
batte infatti a Luino e a Morazzone, quindi riparò a Lugano,
dove rivide il Mazzini, infine si restituì nella città natale, colla-
borando al Diario del Popolo, che per un tempo diresse, e com-
ponendo inni, notevole fra tutti quello per Venezia, recitato
al Carlo Felice la séra del 16 settembre 1848. Ved. G. Mameli,
Scritti editi e inediti, ediz. cit., pp. 34-35 e 171. È strano che
il Mazzini mancasse di notizie del suo amico, quando era cosi
vicino a lui. Nella Concordia del 6 settembre 1848 s'avvertiva
eon le seguenti parole il passaggio del Mameli per Torino : « fc
giunto fra noi il giovane Golìredo Mameli, 1' autore di quell' inno
ohe corse sulle labbra di tutto il popolo italiano nei giorni delle
speranze. Egli è diretto a Genova, sua patria. »
288
KPISTOLAKIO.
1848]
MMCCCCLV.
A Davidk Levi, Avv. Rossetti di Mantova. Dott. Jìekiani,
Liiijiino. 18 u,<i;()st() 184M.
11 latore è amicissimo.
(Il US. Mazzini.
MMCCCCLVI.
A Giuseppe Lamberti, a Firenze.
[Lugano]. 20 nji^osto [184?;".
Caro Lamberti,
Soii qui couie sai : fermo al segno, ftiiclié vi sia
da sperare; e tìiiora v'è: parlo di speijinze j)rossime.
I^ou so se tu faccia conto di stare a Firenze, ma se
ti fermi, opera. K se odi i)rogressi fatti da noi iu
Lombardia, soffia a tutto potere: quello è il momento.
Non so come farti giungere due stampati: uno mio,
l'altro dei Membri del Comitato di Difesa. (^) L'iDveiò.
MMCCCCLV. — Inedita. L" autoijriifo ^si coiiHerva nella
raccolta Natlian.
MMCCCCLVI. — Pubbl. da D. Giukiati. Duecento lettere,
ecc., oit.. p. 1595. Qui .si ristampa snll' autoufiafo, jiosscdiito-
dal Dr. Daniele Vare. Non ha .indirizzo.
(*) Il sno opnscolo Agli Italiani, che h;i la data di Italia,
agosto 1848, edito a Lugano presso la tipografia della Svizzera
Italiana (iu-32 di pp. 13), fiera protesta contro il modo con cai
era stata condotta la guerra: e l'altro: Gli ultimi tristissimi fatti
di Milano, narrati dal Comitato di pubblica difesa (s. 1. n. a., ma
[1848] Kl'ISTOLARIO. -JSd
Noi abbiamo elementi per ogni dove. Se riesciamo
a eccitarli, sarà guerra di popolo e uou di re. Aiuta
come meglio puoi. Scrivimi, sia all' indirizzo Batta-
gliiii. sia ad Abbondio ('liialiva. Lugano. Ama il
tuo
GrlUSEPl'E.
MMCCCCLVll.
ALLA Madkk, i\ Genovti.
[Lugano], lunedi [21 a<);o8to 1848].
Mia cara madre,
Iticevo tìnalraente da Milano le vostre due del
due e del sette. Quanto a qui, io non ho ricevuta
che oggi quella carissima del 16 : per ciò che ri-
guarda quella diretta a Scipione, non venne. Mia
(;ara madre, non siate né addolorata, né inquieta
per me. Io era a un dipresso esule tanto in Milano
quanto qui. E per le probabilità del ritorno, son
tante ora quant' erano allora quelle dello stare, il
presente è tristissimo; ma lo era anche uno o due
mesi fa. Allora s' era nel falso e nelP ijjocrisia siiuv
Lugano, tip. (Iella Svizzera Italiana), con la data in fondo di
Italia, 16 agosto 1848, e le tirine, per il Comitato, di Kestelli
e Maestri. Recava subito dopo queste indicazioni la nota seguente:
« Il Generale Fanti, per gli attuali eventi separato dai suoi colle-
glli, non conoscendo questa puliblicazione, non pili» dividerne
le responsabilità. »
MMCCCCLVll. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre-
«1<'1 Mazzini annotò: «21 agosto 1848. »
Kazzini. Scritti, ecc.. voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). 19
290 K1'IST()LA1!U>. [1^4S]
all' osso; ora s' è almeuo nel vero. All' avvenire pensi
Iddio. Ho veduto l' articolo : bravi ! avessero peraltro
la lealtà di dire : v' era chi aveva ragione e chi ab-
biamo insultato, svillaneggiato, arso. (') Come va cbe
(*) Tanto il Pensiero Italiano, quanto il Corriere Mercauiiìe,
che prima dell' agosto erano stati cosi fervidi sostenitori della
politica del Governo di Torino, non risparmiando, specialmente
il secondo di qnei periodici, le loro accuse al partito antifn-
sionista, avevano d'un tratto cambiato indirizzo. Ma il Maz-
zini intendeva certamente di far cenno dell'art, pubbl. nel
Fensiero Italiano del 15 agosto 1848, lìrniato da G. Vestri, nel
quale si leggevano le seguenti frasi che lo riguardavano tanto
<J.a presso: «Chi si fa patrocinatore della causa lìopolare si
attira l' indignazione di coloro che credono non perituro il
regno delle tenebre, di coloro capaci di tutto che sia men-
zogna e viltà. L'avvocato parla ad alta voce, al cospetto
della moltitudine, e costoro ronzano notturni, e svolgono in
malo le libere sue parole. Tempi infelici! Ognuno grida: i-
tìnito il gesuitismo, e non si avvedono che ora regna più che
mai. Scacciamo, è vero i Gesuiti dalla lunga tunica; ma non
sappiamo schermirci dai Gesuiti borghesi, e molti ve ne sono,
ed ora pili che mai arruotano la lingua nei caffè, nelle con-
versazioni ed in ogni genere di riunioni. Oh! è micidiale la
loro lingua, o fratelli, e molti lo sanno per prova. — Vi era chi
godeva la pubblica estimazione, spina atroce per essi; ebbene?
non si servirono già di ragioni per abbatterlo, mai no.... po-
sero fi'a lui ed i suoi estimatori il dubbio, lo fomentai'ono.
attesero che la fortuna porgesse il destro per diffamarlo, e lo
fecero. La massa credula, che pur troppo ai piega ad ogni
l)rezza che spira, principiò a sospettare di lui, quindi ad
odiarlo, lutine a calunniarlo. Di qui la divisione, unico 8co]»o
di quei messeri attaccati al partito gesuitico. Né questo è
tutto, e non basta a loro. Credendo non aver tinito il dominio
sul cuore e sulla mente di chi siede alle pubbliche cose, lo
pongono in mal aspetto presso le autorità, lo chiamano fomen-
tatore di discordie, comunista, pietra dello scandalo, e le Auto-
rità pel bene della patria lo ammoniscono prima, lo sgridano
poi, e gli consigliano poscia di cambiar aria. »
fl848] Ki'isroLAiiio. 291
Nino non è :i Genova! È sempre in Parigi? Il Comi-
tato di Difesa clie resse negli nltimì giorni a Milano,
Ila stampato un rauginiglio dell' ultime cose che vorrei
leggeste. Suppongo ('ii'<*olerà in un modo o nell'altro.
Mi direte se lo ve«lete. Aspetto lettere vostre, perché
so che dovesi giungervi una forza ])iemontese per
rimettervi all'ordine. Qui v' è tutta Milano. Una
nota di Eadetzkj^ al Cantone (') comincia peraltro le
(') Il IH ajjost-o il Riuk'tzky aveva inviato una prima nota
ii\ Consiglio di Stato del Canton Ticino, nella quale minacciava
di adottare ener<ji<'i provvedimenti se quel!' autorità cantonale
non impediva gli arruolamenti dei volontari italiani colà rifu-
giati, e non mandava via gli esuli. Pubbl., nel testo italiano,
solamente nell' Opinione del 2 settembre 184S, e in <iiiello fran-
cese nella Correnpondence reHpectinfj the Affairs of Itali/, ecc., cit.,
Tol. IH. pp. 269-272, e quindi di non facile consultazione, si
•<ìà qui integralmente, facendola seguire dalla risposta del Con-
siglio di Stato ticinese :
«Il primo articolo dell'armistizio che è stato conchiuso il
9 del corrente mese tra l'esercito austriaco e l'esercito sardo,
porta (guanto segue:
La frontiera dei due Stati forum la linea di demarcazione
tra i due eserciti. Ora è noto che le truppe alleate al Pie-
monte, invece di ritirarsi in (jiiesto Stato si sono ripiegate nel
Cantone del Ticino principalmente ed anche in parte in quello
dei CTrigioni. Trovausi fra ([ueste trup]>e. uomini armati che
a{)partengono ai partigiani Garibaldi, Griftìni e D'Apice. I^i
pur «•omi)rovaro che si fanno arruolamenti nel Cantone del
Ticino e che vi si formano apertamente complotti e macchi-
nazioni contro il Govern<» I. K.
Le autorit.à Ticinesi non si oppongono a «pieste trame, e
perciò, tacitamente tengono mano all'impresa dei cospiratori.
Il Consìglio di Stato non ignora :
l" Cile la Svizzera, nella lodevole intenzione di mante-
nere relazioni amichevoli col Governo Austriaco, ha dichiarato
vob-rsi attenere alla pili stretta neutralità;
2" Che, i>er questo motivo, il Direttorio federale non ha
voluto riconoscere il duca Iiitt.i ed altri che si presentarono
.come delegati della Lombardia :
292 KPisToi.AHio. [l.'^iis;
persecuzioni; il Cantone è debole e iiiinaeciMto dal-
l'Austria negli interessi materiali: ma ci vomì tempo
3" K che lo stesso Direttorio lui iiiiiiitlato nel rostro Ciin-
toiie (lue commissari incaricati di sorvegliare itila più severa
osservanza «lei rapporti internazionali.
Crederei mancare ai miei proprii doveri, se non richiii-
massi l'attenzione del Consiglio di Stato suU' aperta contrad-
dizione che si rivela fra le dichiarazioni emanate dal Diret-
torio federale, e ciò che snccede nel vostro Cantone, fatti che
avrebbero per risnltato inevitabile d'alterare i rapjìorti di iinii-
cizia e di bnona vicinanza, che tanto mi preme di nnniteneri'
fra «jneste provincie ed il Cantone del Ticino.
Ho perciò l'onore di rivolgere al Consiglio di .St.ito la
domanda :
(i) di disarmare e di allontanare senza indugio. tntti coloro
che appartengono a diversi corpi nemici ;
b) di non pili tollerare in avvenire che dimorino sul ter-
ritorio ticinese cospiratori fuggitivi i <(nali lavorano a turbar
la pace iielle provincie lombarde: insomma;
e) di reprimere e di punire ogni quaUuHine atto di osti-
lità che sia diretto contro il Governo austriaco.
Nel caso in cui, contro la mia aspettazione, il Consiglio
di Stato credesse di non poter far ragione a domande fondute
sul diritto delle genti, mi vedrei nella disgustosa necessità
di adottare disposizioni necessarie a mantener la pace delle
provincie affidate al mio Governo militare, disposizioni che,^
per ora, consisterebbero :
1° Rimandare immediatamente tntti i Ticinesi, che si
trovano attualmente nel regno Lombardo-Veneto;
2° In rompere ogni ulteriore rapporto di commercio od
altro esistente tra i due Stati ;
3° In prendere tutte quelle misure che sono in mio potere
per rintuzzare gli assalti che si volessero tentare.
Credo potermi lusingare che il Consiglio di Stato sapnV
apprezzare le mie ben fondato osservazioni, e mi onorerà d" una
risposta soddisfacente. »
Con ciò il Radetzky passava sopra a tutte le forme diploma-
tiche, ben conoscendo quale considerazione, anzi qual timoroso-
rispetto egli incuteva oramai sul Governo centrale di Vienna^
[1848] Ki'iSToi.AKio. 293
prima clie ceda, se pur cederà. Per ora dunque
siamo sicuri : e riuiaujLiO qui. Poi. vedremo. Sto bene
<lel «jiiale era nota la debolezza, ma che, ad ogni modo, avrebbe
dovuto esso stesso, per mezzo del suo rappresentante a Herna,
esporre le proprie lagnanze al Governo Federale. E l'inso-
lito procedimento fu messo in rilievo dal Consiglio di Stato
ilei Ticino nella seguente nota del 21 agosto: «Appena rice-
vuta 1' onorata nota di V. E. del 19, ne abbiamo sommesso
l'oggetto ad una seria deliberazione. In seguito di questo
essamo, e dopo aver consultato l'avviso dei commissari federali
che «pii si trovano, ci siamo convinti che, trattandosi d' un
oggetto di diritto internazion.ile, il rispondere a quella nota
tocca al GoTerno della Svizzera, non ad un solo Cantone.
Risolvemmo quindi di trasmettere immediatamente la sud-
<letta nota al Direttorio fcdeiale, acciò vi risponda convene-
volmente.
Cr crediamo tuttavia in obbligo di porgere provvisoria-
mente all' E. V. alcuni schiarimenti intorno ai fatti, sui quali
l'È. V., possiamo assicurarla, ha ricevuto notizie in parte esa-
gerate, in parte inesatte.
Cenando la sorte della guerra fece accorrere gran numero
d'emigrati nel nostro territorio, avvisammo ai necessari prov-
vedimenti, perché (|negli infelici ricevessero una benevola acco-
glienza in quest:?» terra ospitale.
Ma, nel tempo stesso, tutte le autorità comj>etenti rice-
vettero ordine di reprimere ogni atto che fosse tale d;i turbare
i rapporti di 1)uona vicinanza col Governo austriaco.
Con (juesto scopo, si mise in armi un battaglione di truppe,
specialmente per impedire che j)unto si derogasse, in qualsiasi
modo, alla neutralità dichiarata.
La nostra corrispondenza col Direttorio non ebbe altro fine,
<' ordinammo anche si dÌ8armas.sero tutti coloro che chiedevano
asilo ; e quest' ordine fu subito eseguito.
Né meno badammo agli arruolamenti. Essendosi trovati
affissi alcuni jiroclami a questo effetto, furono subito tolti via
dall'autorità, e ])er quanto ci consta, l'affare non ha pili oltre
proceduto.
Non potremmo asserire positivamente che qualche rifugiato
non sia penetrato nel territorio lombardo; e impossibile l' ini-
294 KPi.sroLAKio. [1848]
di salute. Non vi parlo d' intenzioni mie perché non
amo parlarne in lettera.
Abbracciate la sorella, e il i)a(lre: tante cose i)<;li
amici e rtdate sen)pre nelP amore del
vostro
Giuseppe.
MMCCCCLVJII.
A Giacomo Medici, a Viggiii.
[LiiganoJ. 22 agosto il»4.^j.
Caro Medici,
Ecco quello che si può.
Spero fra due o tre ore d' avere 400 fucili ; se
si verifica la speranza, manderò subito 400 uomini, (^j
pedirlo, ma ciò che v' ha <ii certo 8Ì è che nessuna tnipjia
armata vi è penetrata come tale.
Il Governo non ha sentore ohe si tramino macchinazioni
ostili, e può assicurare l'È. V. che oviimiue si scoprisser con-
giure, verrebliero immediatamente compresse.
I drappelli di truppe che qui giunsero, sono stati diretti,
disarmati, nell'interno della Svizzera. Ieri e 1' altro ieri ancora,
arrivarono alcune colonne provenienti dallo Btelvio e dal To-
nale ; sono state disarmate dai Grigioni per essere rinnmdate
in Piemonte.
V. E. potrà convincersi da i[uanto sopra abbiam detto <;lie
i rapporti da lei ricavati sono, come abbiamo 1' onore di farle
osservare, privi d' ogni fondamento.
Terminando questa rettifica dei fatti, lasciamo che l'auto-
rità federale si incarichi di rispondere alle domande ed ai prin-
cipii esposti nella nota dell' E. V. »
MMCCCCLVIII. — Piibbl. daG. Pasini, Vita del (fcn. ^. Me-
diei, ecc., cit., pp. 59-60.
(1) Dopo il combattimento di Luino, Garibaldi si era deciso
a penetrare in Varese (17 agosto), che abbandonò il 20 i»er
[1848] Ki'i.sroi.AHio. 295
Pare che Giiffiui sia sempre a Tirano con .lOOO
uomini: auclie «juesta mattina gii ho mandato un
esi)resso. Vedremo. (*) — Fo il possibile, anzi l'impos-
sottnusi all' iUM-eifliiameiito tentato dal generale D'Asi>ie con
numerose foize. puntando su Arcisate, da dove mandò Medici
con 200 uomini a Viggiiì « perciié s'opponesse agli Austriaci,
caso inai tentassero d' interporsi tra la colonna e il conline,
ed assicurare in ogni modo la ritirata nella Svizzera. » Ii>., p. 52.
Di lil, dietro ordine di Garibaldi, Medici parti la sera del 22,
e giunto a Ligurno, seppe che il nemico, rasentando il contine,
tentava di avvolgere la sinistra dei garibaldini, e la mattina
seguente ingaggiò con esso a Roderò una lotta aspra e dise-
gnale, per dar tempo a (Jaril>aldi di sfuggire all' assalto di sor-
presa (In., pp. 53-54), «yiindi, sempre combattendo, d' altura
in altura, varcò il contine svizzero (ved. pure A. Cavaciocchi,
/,»' prime genia di Garibaldi in Italia, cit.. p. 8).
(') La colonna dei volontari del generale Saverio Gritllni,
re(iuce da Brescia, dove nei primi d' agosto si era comportata
con molta energia, vagò, dopo l'armistizio, per alcuni giorni sulle
montagne del Herganiasco (ved. A. Cavacioccmi, art. cit., p. ol),
incerta nelle sue decisioni. E. Cernuschi, clie il Mazzini aveva in-
caricato di ablxiccarsi col suo capo e di persuaderlo ad unirsi con
Garibaldi, cosi narrava l'esito della sua missione, in una lett. a
C Cattaneo (eia Genova. 8 settembre 1848) : « Lascio anch' io lier-
gamo. in traccia di Gritìini che sento avviato in Valtellina. Per la
A'al Hrembana tocco Bottetto. sotto Tirano, e là incontro Grititini
a cavallo. Dalla Val Camonica egli aveva ordinato il passaggio
dell'Aprica a 20 cannoni e a tutta la gente (6000). Ritirata pre-
cipitosa, difticoltà inutili, ecc. Vi spese diversi cannoni, mol-
tissima munizione: gettati tutti i bagagli; abbruciati i carri
)»iu pesanti, ecc. E il Tedesco li a Tresenda e a Sondrio, a
ridere .sgangheratamente; perocché al coperto dell'armistizio,
che Grittini non voleva conculcare, egli avrebbe potuto riti-
rarsi con tutta pausa. In ijuella i soldati di Apice si rivol-
tarono, ed egli dovette alibandouare lo Stelvio. Griftini ne
era felice, trovando in questo abbandono una ragione per
ril>attero le mie istanze di guerra. Io gli dissi che, giacché lo
Stelvio era a)>bandouato, avrebbe potuto farsi barriera dell'Adda
a Tirano, che era grossissima. Aveva con sé 17 cannoni; poteva
296 KIMSTOI.AKK». [184S
sibile. Ma vi sono ostacoli insormontabili all'azione.
Fate voi altri i^ur l' impossibile, onde mantenerci
<)<ini giorno può produrre risorse.
Ricevo avviso clie 200 uomini di D'Apice sono
])artiti questa notte da Magadino. j)er raggiungere
(iaril)aldi. Sono senza fucili! (')
Addio.
Vostro Giuseppe.
arando (jualclie cosa: dividete con Garibaldi, al
quale invio 1' ingegnere Maccabruni, amico di I)a-
abhiiiKloiiiiii^ lii ])i<)Vincia «li Honiiio, schiiicciare i 300 Tedesclii
di Trcsi'iKlii, «ili !S00 di .Sondrio <; portarsi a Lecc«>. A destra
aveva .seiiiprt' la Svizzera, in questo via>jgio, e a sinistra mon-
tagna* facili a passare e poco pericolose, anche perché dall'altra
jiartc non c'eran i)er anco Tedeschi. Non volle saperne.... Passò
in Isvi/.zera disarmato. E la diploma/.in chi sa (juando restitnirà
queste benedette armi. Cosi tntto finiva. » ('. Cattaneo, -Seri//»
7>o/j/i<;i, ecc.. eit., voi. I. pp. 183-184. Il (Jriftini giunse aBellin-
zona il 24 agr>sto (A. Cavacciocchi, art. eit., p. 74). dove sciolse
i suoi volontari che per la Svizzera entrarono negli Stati Sardi.
Circa duecento di essi chiesero pelò di continuar la resistenza
con Garibaldi, che non li potè accettare, perché disarmati (Id..
p. 78) ; per parte sua. il Grillini si presentò il 31 agosto a
Carlo AlI)erto, al campo d'Alessandria (li)., p. 77).
(') Il gen. D'Apice, che comandava i volontari del Tonulc
e dello .Stelvio, avuta notizia della capitolazione di Milano,
il 12 agosto emanò un tiero proclanui, dichiarando « in faccia
a tutta r Italia e a tutte le straniere nazioni, » di istituire
una Kei)ubblica Italiana, creandosene egli stesso Presidente ]>rov-
Tisorio. E aggiungeva con enfasi che, date le critiche condizioni,
poteva sembrare ridicola : « A dare c(im]>lemento a questo atto,
la Società da noi stabilita allo Stelvio, come primo suo atto uffi-
ciale, fa un appello solenne a tutti i veri Italiani, a tutti gli
abitanti e emigrati d' Italia, perché si associno a noi e diano
cosi' un maggiore appoggio alla forma di Governo da noi pro-
<'-lamata. Dichiara in secondo luogo riservarsi fin d' ora di dare
1
[1848] KriSTOLAHio. 25^7
veriDj e portiitore (V iiiin iiiiii per G[aribal(li]. (*) —
Domani sporo di inaiulare a (ìaribaldi 180 nomini
scelti, tra cui parecclii soldati d' Aftricii.
Addio.
1 1 (HP notte.
MMCCCOLIX.
ALLA Madhk, a Genova,
[Lugano], 25 agosto 1848.
Mia cara madre.
Dall' nnica cbe mi venne direttamente qni e della
quale v" accusai ricevuta, non lio avuto altro cenno
alla propria fornui di governo quello .sviluppo che il voto della
Nazione giudicherà opportuno. E dichiara per ultimo che ver-
ranno successivamente da es.sa attivate con tutti i Comitati
Nazionali che fossero già o che venissero oigani zzandosi, e
cogli esteri Governi quelle diplomatiche relazioni che 1' inte-
resse del paese richiederà. » Ijo Stelvio fu abbandonato il
16 agosto. L' ultimo hivaeeo fu coraggiosissimo e per p.arte pei
rimasti ebbe tutta 1' attività di un bivacco di truppe che non
vivevano sofferto sconcerto alcuno. Il D'Apice firmò fino all' ul-
timo momento attestati di presenza agli ufficiali che erano
rimasti con lui. La ritirata avvenne in tutte le regole e la
colonna, «leposle le armi in S. Maria, primo paese svizzero
dove fu ricevuta dal c<donuello federale Micliel, fu disciolta
a (.'oira il 23 agosto. Era quella colonna disarmata che andava
a raggiungere Garibaldi; quella stessa che, imbarcatasi a Maca-
gnosul Verbatio. giungeva poi a Magadino (ved. A.Cwaciocchi.
Jirr. cit.. i>. 61).
MMCCC(JLIX. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non lia indirizzo. A tergo di esso, la madre
del Mazzini annoiò: « 2."'> agosto 1848. »
i') 11 22 ag(ist<) Garibaldi si trovava ancora a Casa sopra
Induno, da dove ]>ot6 sfuggire all' accercliiamento austriaco,
298 KIMSTOI.AKH). [1848]
<hi voi. k^crivo (lue linee per dirvi clie sto bene: e
che sono sempre qui in Lugano. Sono quasi le due
sole (tose ch'io posso dirvi: tutte l'altre sono o vie-
tate o tanfo in(;erte da non parlanìe. ^on sono ancora
deciso intorno a me o a clie cosa tarò: forse potrò
esserlo tra una settimaiui. kSono incerto anche su voi
altii in (ìeno\a. Xon cai»isco cosa vi facciate. Il tradi-
ment<> (' diiarito. (^) () (Jenova deve rassejinaisi a ser-
inarciiiiuio « per S. Ambrogio a Gavirate *• piegando poi a 1 trnate
per hi sinistra «lei lago «li Vai'ese. » iiiliiie raggiungendo Moiàz-
zoii(i il '26 (G. Pasini, l'ila <ìtl geii. G. Meiihi. oil., pp. r>òii(ì).
Per <piaiir<> siano searsi i docnnienti clic illustrano «]uclla lotta
titaiiicu. pijy tuttavia attertnarsi che (Jaril»aldi si trovò continua-
mente in confatto con la Giunta d'Insurrezione residente a
Lugano, dalla quale riceveva, sia pure in scarsa misura, soccorso
d'uomini, d'armi, di danaro (ved. li>.. pp. óG e .òit ; A. Cava-
ciocchi, Leprime tjesta di G. Garibaldi, ecc.. cit.. p. 68. pauxim e
la letfc. MMCCC('LX;. Con lui era Francesco Daverio, già animos<>
combattente nelle Cinque Giornate, pratico di «|uei luoghi, in
cui aveva trascorsa la sua prima giovinezza (era nato a Moro-
solo, presso Como, il o aprile 1815). Deciso a continuare la
resistenza nell'Alta Lombardia, il Daverio rimase a litigano,
dove si era rifugiato con Garibaldi la sera del 27 agosto; e col
Mazzini preparò poco dopo (luell'infelice tentativo insurrezio-
nale in Val d'Intel vi. sul ((uale ved. per ora G. Pasini, op.
cit.. pp. (U-79.
(*) Né anche a tenip<) dei torbidi avvenuti <iopo la caduta
del Regno italico, si era mai assistito in Milano a cosi tremendo
infuriare di passioni politiche, come in quei tristi giorni dal 4
al 6 agosto 1848, che segnarono la pi-eseiiza nella città di Carlo
Alberto e quella che parve alloi-a una fuga, in mezzo al disor-
dinato e vinto esercito piemontese. Nei giorni immediatamente
precedenti, quando cioè il disastro si delineava sempre più minac-
cioso, erano stati commessi errori di non dubi)ia gravità, i (inali
non erano serviti ad altro se non a rendere ancor piiì stridente,
ancor piti rabbioso il contrasto tra i partiti politici milanesi,
con danno evidente di qualunque mezzo di difesa che si poteva
contrapporre alla marcia vittoriosa del nemico in Lombardia.
[1848] Ki'isror.AUio. 'J99
vire sempre ji uh re traditore o iiiandurlo addirittura
al diavolo. Xou fare né l'ima cosa uè l'altra è da
Un primo errore, clic si può spiegure solanieiite osscrviiudo
che il Governo Provvisorio Centrale si riteneva oramai desti-
tuito d'ojjni autorità, era stato di aver ceduto il reggimento
politico della città a quel Comitato di pubblica difesa, composto
in grandissimi! maggioranza, e non nei tre capi soltanto, di
uomini devoti all' idea repubblicana, i (juali si erano subito
messi all'opera con encomiabile lena, avvisando ai modi pili
pronti ed energici per difendere Milano dalla minacciata invasione
(ved. la lett. MMCCCCXLIV e la nota alla lett. MMCCCCXLVI):
e mentre tentavano di provvedere con mezzi jjropri a una dispe-
rata resistenza, speravano che l'esercito piemontese, ritirandosi
sui luoghi fortiticati, potesse tenere a bada il nemico, tino a
<|uando un'azione comune e combinata, tormentandolo dalle due
partì, riuscisse a ricacciarlo oltre il Mincio. La comparsa in Milano
dei connnissari del Governo piemontese, i (juali esautorarono i
poteri del Comitato di pubblica difesa e instaurarono (juella Con-
sulta di Stato che apparve in ogni suo atto quanto mai effimera,
fu un altro errore gravissimo, e non già un rimedio per evi-
tare le conseguenze politiche del provvedimento preso il 27 lu-
glio, poiché non valse ad altro se non a riconcitare quelle ire
e quelle diffidenze le quali erano sembrate sopite nei giorni
del comune pericolo. Il Comitato rimase pertanto paralizzato in
((ualuniiue sua iniziativa, e furono cosi resi vani quei provvedi-
menti di indole militare che Manfredo Fanti, rivelatosi grande
organizzatore di mezzi di difesa, si era disposto ad apprestare.
La decisione presa da Carlo Alberto di entrare in Milano
alla testa del suo esercito, tentata invano di scongiurare
dal Comitato di pubblica difesa, rese ancor i)iu tragica la
situazione. I soldati piementesi, che si accamparono sui bastioni,
laceri, aifamati, demoralizzati dalle lunghe e faticose imircie,
stremati da un combattimento sfortunato di nove ore soste-
nuto il giorno innanzi, assillati dal pensiero che il nemico li
incalzava^ cosi da presso, sprovvisti infine di munizioni e di
viveri, erano riguardati dal popolo milanese con un misto di
pietà e di sdegno, sentimento quest' ultimo concepito per le
voci, generalmente diffuse, che le operazioni <li guerra erano
I)r<)cedute tiaccamente tra eirori d'ogni sorta. Al <]ual propo-
300 KiM.STor.Aiuo. [1848]
ragazzi. E a dir vero, gF Italiani sono un ]>opolo di
bambini. Taccio tìnora per certe ragioni: ma se devi»
«ito «' (ini da notare t-lic sono l'orso del Mazzini lo parole se-
guenti, da lui scritte abbandonando Milano, le qnali si legge-
vano proprio in fondo all'nltinio n. dell' /<a/ja del Popolo
{'S agosto 1848): «Stamane Carlo Alberto toccava Milano col
suo esercito. I Milanesi addimostrino (die sono degni di quel-
l'esercito che tanto sofferse pili per i disagi e per la stagione
ardentissinia, che per le baionette austriache: onoriamo dun-
que l'ospitalità col valore. » Per piti ragioni quindi la pre-
faenza ili Milano di Carlo Alberto fu considerata con dirtìdenza.
mentre non fu tenuto conto che il l?e. <iuanto mai infelice.
aveva per oltre a (juattro mesi sostenute co' suoi figli le dure
fatiche e i pericoli del cam|)o ; e (juesta dittidenza \ olse
in ira quando fu noto che. jioclie ore dopo il suo arrivo.
Carlo Alberto aveva inviato due suoi generali al maresciallo
austriaco por intavolare le trattative di resa della città. Cor-
sero snbito voci di tradimento., che prorni»pero con violenza fin
sotto il palazzo Grci>])i. dove Carlo Alberto, che vi aveva preso
stanza, corse serio jiericolo; e quelle voci si fecero ancor pili
minacciose (|uando qiiell'« Amleto della monarchia.» com'ebbe
l'anno appresso a ••hianiarlo il Mazzini {Ctnnl e docutiieiili, ecc.,
«it., neiri<«j/irt (h'I Popolo di Losanna, voi. I, p. 77(5), tornato
sulla sua <lecisione, fece promessa di troncare ogni trattativa
di resa e di riprendere la lotta nella stessa Milano, e subito
liopo inviò al Jiadetzkv il .Sa lasco per 1" abbandono della città
al nemico. In tal modo, .protetto da poca trupi)a )»ieinontese.
che il colonnello Alfonso liamarmora aveva potuto con grande
fatica condurre al jiaiazzo Greppi, il Ile Sabaudo usciva da
Milano per l'orta Vigentina (ved. C. Casati, Nuove rivelazioni.
ecc., cir.. voi. II, ]tp. 36SI-4U3; C. Pagani, l'omini e cotte in
Milano, ecc., cit., jip. 37.Ò-390 : ecc.), mentre gli esuli irrag-
giavano jier ogni parte d'Italia, specialmente in Toscana, in
Romagna, a Venezia e nella Svizzera, maledicenti a Carlo Al-
berto che li aveva ingannati. Quando il Mazzini scriveva alla
madre intorno all'ingiusta accusa, era ancor sotto l'impres-
sione degli infausti avvenimenti, che a foschi colori gli erano
descritti dagli esuli scampati a Lugano, i)oiché si sa che egli
aveva Lasciato la capitale lombarda prima che v'entrasse il Ke,
[18J8] KPISTOLARIO. 301
mio (li (luesti }4Ìoini rinunziare ad altro, ed essere
per qualche tempo individuo, parlerò la verità a
«> a Monza aveva ronfusaiiieiite saputo dei fatti della capittila-
zionn (ved. la nota alla letfc. MMCCCCXLVIII). Anche giorni
innanzi, in uno sno vibrante proclama. Garibaldi, che oramai
j;!' Italiani consideravano il loro generale, l'aveva ribadita, e
un giornale toscano, il Corriere Livornese, si ora affrettato a
diffonderla, facendosi eco di (juanto affermava il UepuhMicano
di Lugano e ripetevano i numerosi opuscoli «iati a luce nelle
tipogralie svizzere, oltraggianti a Carlo Alberto. Invece, tutti
i jieriodici torinesi e genovesi, sia pure mantenendo l'accusa
ili tradimento, la volsero all'indirizzo dei generali e della « Ca-
marilla di corte. » e tutt'al più. come scrisse il l'eiisiero Italiani^
(n. del 16 agosto 1848), si rimproverava al Re la « miseranda osti-
nazione di non aver potuto mai rimuovere da sé cotale infesta
(ftìiiii. » È inoltre da notare che (juando il Mazzini narrò, nei cit.
('eimi e docKìneiiti, la storia di quelle vicende, non fece mai cenno
dell'immeritata accusa, sia pure trattando duramente Carlo Al-
berto, sia ])nre affermando che «il giudizio dei posteri mrehbe
penato severo sulla memoria dell' uomo del 1821, del 1831 e della
capitolazione di Milano. » E diede di lui il seguente giudizio, che
documenti di recente raccolti non debbono far considerare in ogni
sua parte ingiusto e che è da mettere a riscontro con quanto
sullo stesso argomento, e fors' anche gravando ancor più la mano,
scriveva il Gioberti (Rinnovameli to civile, lib. I.. cap. xv^ :
« Mancavano a Carlo Alberto il genio, l'amore, la fede. Del ja-imo.
eli' è una intera vita logicamente, risolutamente, fecondamente
devota a una grande idea, la carriera di Carlo Alberto non offre
vestigio : il secondo gli era conteso dalla continua difìfìdenza, edu-
cata anche dai ricordi, d'un triste passato, degli uomini e delle
cose: gli vietava l'ultima l'indole sua incerta, tentennante,
oscillante ])erennenicnte tra il bene (» il male, tra il fare e il
non fare, tra l'osare e il ritrarsi. Un pensiero, non di virtii, ma
d'ambizione italiana, pur di quell'ambizione che i>uò fruttare ai
popoli, gli aveva, balenando, solcato l'anima nella sua giovinezza
ed ei s'era ritratto atterrito, e la memoria di quel lampo degli
anni primi gli si riaffacciava a ora a ora, lo tormentava insi-
stente, pili come richiamo d' antica fede che come elemento e
incitamento di vita. Tra il rischio di perdere, non riuscendo, la
302 KIMTSlOLAHin. [184 8
tutti. (') Ho pieno il gozzo. So che avete veduto il Signor
Filippo; e che avete vicino l'amico Goffredo. Anche di
Nino ho avuto nuove. Non vi rauìiuaricate per ciò che
a.ccade. In Isvizzera o altrove, tanto fa. Era scritto
<;he non potessimo goderci. Gli avvenimenti d'oggi
sono espiazione degli errori commessi: lezioni che
frutteranno un giorno. Noi individui ne soffriamo
senza colpa nostra; ma ci vuol ])azienza. ed io ne
■ooroiiii della piccolii iiionarchiii «^ la paura della libertà che il
popolo, dopo aver combattuto per lui, avrebbe voluto rivendi-
carsi, ei procedeva con quel f'autiisma sugli occhi quasi barcol-
lìindo, senza energia per affrontar (piei pericoli, senza potere
o voler intendere che ad essere re d' Italia era mestieri dimen-
ticare prima d'essere re del Piemonte. Despota per istinti radi-
catissimi, liberale per amor proprio e per presentimento del-
l'avvenire, egli alternava fra le intlnenze gesuitiche e quelle
degli uomini del progresso. Uno squilibrio fatale tra il pen-
siero e r azione, tra il concetto e la facoltà d' eseguirlo, tra-
pelava in tutti i suoi atti. I più trsi quei che lavoravano a
prefiggerlo duce dell' impresii, lo confessavano tale. Taluno fra
i suoi famigliari sussurravano eh' egli era minacciato d'insania. »
(*) Specialmente il Bianchi-Gìovini neW Opinione e l'avv. G.
A, Papa nel Corriere Mercantile, sia pure affermando che Carlo
Alberto era stato « tradito, non traditore » e di avere avuto
il torto « gravissimo » di avere « voluto ostinarsi a conli-
<lare con una fede illimitata su uimiini riprovati dalla i)ub-
blica opinione, » accusavano il partito repubblicano come il
jnaggiore responsabile dei disastri in Lombardia: anzi il primo,
abbozzando quello stesso concetto che tre anni dopo il Gioberti
diluì nei due poderosi voli, del Rinnovamento civile, scriveva
i\e]V Ojnnione del 12 agosto 1848: « Neppur si dissimuli ohe
il partito esaltato ha fatto tanto male all'Italia; quanto e
pili forse che non ne fecero i retrogradi. Fu esso che rovinò
•ogni cosa a Napoli, fu esso clie provocò gli scrupoli, indi
la diserzione di Pio IX; e la venuta di Mazzini a Milano fu
una apparizione d' infausto augurio per l' indipendenza e 1' unità
d'Italia. Carlo Cattaneo aveva aperta la prima breccia contro
l'edilizio dell'unione, e Mazzini, anziché risarcirla coli' au-
n
{1848) KiMsn»i,Ai{i(). :ì03
ho abbastanza. Abbiatela voi pure e sia fatta la vo-
lontà di Dio; tante cose al padre e alla sorella:
statemi torte e non disperate. Duriamo ancora nel
provvisorio. Una stretta di mano all'Andrea e agli
amici ; scriverò domani per certo ad essi a quel tale
indirizzo dal fratello della gentile che mi scrisse in
iiijrlese. xVmato sempre il vostro
(llUSEPPE.
MMCCCCLX.
A Goffredo Mameli, a GenovM.
Lugano. 28 ajjosto [1848].
Fratello mio.
Ebbi le vostre linee; e vi sono gratissimo; sono
stato inquietissimo ])er voi; ho chiesto a quanti mi
venivano attorno, e non ho saputo che eravate salvo
se non due o tre giorni x^i''»'*^ che mi scriveste.
Vengo alle cose nostre.-
toritìi del nomo, la fece pili ampia e più rovinosa. Per lui
non l'indipendenza e l'unione dell'Italia, qualunque ne fosse
il modo cou cui si potessero ottenere, ma il trionfo deW idea,
il trionfo di una mistica idea, di una mistica repubblica,
di una mistica Italia unitaria, di cui aveva trovato il modello
nella mistica e rinnovata Gerusalemme dell'Apocalisse. E per
«orrer dietro a cotesti fantasmi, ei paralizzò tutte le forze
otl'ettive, colpi di languore ogni altro elemento d'azione, di-
vise gli animi, vi seminò la dillìdenza e il sospetto, e predi-
cando l'intolleranza di ogni altra opinione che non fosse la
sua, generò nell' Italia quel marasmo politico che ci trasse alla
morte. L'unità mistica uccise l'unione di fatto; l'idea non
trionfò né trionferà, perché non è tra le cose possibili : e quel
che era possibile, e che già ci tenevamo in mano, ci fu tolto,
o Dio sa per quanto tempo. »
MMCCCCLX. - Inedita. Ne esiste una copia nella rac-
colta Xatlian.
304
Kl'ISTOLAinO.
:i^48j
lo uou posso darvi istruzioni. Le istruzioni sgor-
gano necessariamente dagli elementi clie si hanno
alle mani, ed io non li conosco: se gli estremi
eventi non hanno ai»erto gli occhi ai Genovesi, non
v' è da sperare; e s' hanno aperto gli occhi, la via
da tenersi è chiara. Intendete bene che non fo que-
stione di tempo; non V ho fatta mai; parlo del dove
avviare gli animi. Se vi è stato mai tempo perché
il partito nazionale, il nostro, parli chiaro e cerchi
riprender piede, è questo. Tutte le nostre previsioni
verificate ce ne danno un dopi)io diritto. Insogna
organizzare gli elementi nel nostro senso: predicare
che non si fonda la rigenerazione di un poi>olo sulla
menzogna: e tornare al nostro vecchio principio die
questa è guerra Nazionale, questione Nazionale; che
la «piestione Nazionale non si scioglie che dalla Na-
zione; che la Nazione non parhi se non per mezzo
d' un'Assemblea Nazionale: che fuori di là tutto è
illegale: che traditi dal Papa, dal Ile. da tutti gli
individui sui quali si sperava, non v' è più che il
Popolo, capace di salvare il Paese. Escir dal vago:
fare statistica degli elementi. E prender norma sugli
eventi.
(i^uanto alla pratica cogli altri elementi, l)isogiia
cercare di conquistare colP amore i Piemontesi ; ma
cercare di far nascere ragioni di piati fra (J euova
e il Governo di Pienu)nte. Invece di giornali dittì-
cili a farsi e mantenersi, abbiate la stampa volante:
foglietti, dialoghi, indirizzi, proclami.
Non so se sappiate che le basi proposte alla
niediazione diplomatica sono comiche e vergognose
> ad nn tempo; cessione e unione della Lombardia al
JMemonte fino alla linea del Mincio compresovi Man-
tova e Peschiera: che il paese fra il Mincio e l'Adige
{1848J KIMSTOLAHIO. 305
«lebbii essere territorio iieutto, a sistema rappresen-
tativo, con un principe italiano da scegliersi di
comune accordo: e le provincie Venete idem, ma
sotto l'alto patronato dell' Austria — Venezia libera^
come le città anseatiche, ma con leggi commerciali
determinate. Trieste dell' Austria, quattrocento mi-
lioni all'Austria, appannaggio al Duca di Parma —
e che so io. Se contro basi sittatte non protestano
tutti gli Italiani, muto nome e mi sbattezzo davvero. C)
(0 La mediazione della Frauda e dell'Inghilterra era
stata offerta direttamente a Carlo Alberto il 15 agosto 1848
(ved. Correapondence respecting the Affair» of Itaìy, ecc., cit.,
voi. Ili, pp. 205-206 e N. Bianchi, Storia documentata della
diplomazia europea in Italia, ecc., cit., voi. V, p. 323), e giun-
geva a distanza di pochi giorni dalla richiesta dell' inter-
vento francese fatta dal Governo piemontese col consenso del
Ee (ved. la nota alla lett. MMCCCCXLII): ma tanto 1' una che
l'altro dovevano completamente fallire. Base della mediazione,^
secondo le proposte dei due ministri Reiset e Abercombry,
andati in quel giorno ad Alessandria, dove si trovava Carlo-
Alberto, erano il memorandum presentato nel maggio prece-
dente dal Consigliere austriaco barone Hummelaner a Lord Pal-
merston, che però lo aveva corretto in favore del Piemonte
(ved. N. Bianchi, op. cit., voi. V, pp. 262-269 ; C. Casati,
Nuoce rivelazioni, ecc., cit., voi. II, pp. 310-321 ; Casati-Casta-
GNK'rro, Carteggio, ecc., cit., pp. 127-128). Con esso, l'Austria
avrebbe rinunciato alle sue pretese sulla Lombardia, lasciata
libera di unirsi col Piemonte; la linea di frontiera tra la Lom-
bardia e le Provincie venete, delle quali l'Austria avrebbe con-
servata la sovranità, impegnandosi a dare ad esse istituzioni
e amministrazione nazionali, sarebbe stata quella che tirata da
Lazise, sulla riva sud-est del lago di Garda, un po' a nord <li
Peschiera, e passando tra Verona e Villafranca, sarebbe andata
di là ad incontrarsi col Po sulla riva destra, a Bergantino,
tra M<dlara e Massa, quindi seguito il iinnie sino all' imbocca-
tura del Tanaro, lasciando Mantova e Peschiera alla Lombardia,,
e Verona e Legnago alle provincie venete. In quanto a Pia-
Mazzini. Scritti, ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). 20
306 EPISTOLARIO. [1848]
Scrivetemi alP indirizzo: Dr. Buttaglini, Tipogratia
ilella Svizzera Italiana.
Io tento quel eli' uomo può per mantener in piedi
la colonna GaTib[aldi] e per promuovere altrove V in-
surrezione lombarda. Non so se si possa riescire alla
prima cosa: forse, riescirò alla seconda; ma in quel
caso v'avvertirò. La Svizzera ha sequestrato tutte
oenza, Parma e Modena, esse si sarebbero unite alla Lombardia
e alla Venezia, dopo una regolare rinuDcia dei rispettivi sovrani.
Ai primi di giugno quelle proposte erano state declinate tanto
dal Governo Provvisorio Centrale della Lombardia quanto da
Carlo Alberto, concordi nel proposito di non volere sottoscri-
vere a un nuovo Ci^mpoformio (ved. C. Pagani, op. cit., pp. 441-
442) ; ma due mesi dopo, in seguito a tanto mutar di vicende, era
l'Austria che non voleva accettare quelle condizioni. Le trattative
si trascinarono penosamente, per tutto quello scorcio d'anno,
■e al fallimento d'ogni trattativa contribuirono più cause, dalle
<i[uali l'Austria seppe abilmente trarre vantaggio, e specialmente :
la simultaneitìl della richiesta d'intervento francese, non voluto
dall' Inghilterra e promesso con 1' assoluta certézza di non accor-
darlo ; la presenza a Parigi di rappresentanti di Stati e di città
italiane d'opposte tendenze; il dissidio ministeriale in Piemonte,
«ce. (ved. infatti N. Bianchi, op. cit., voi. V, pp. 326-385).
Naturalmente, durante quelle lunghe trattative la convenzione
fu argomento di possibili trasformazioni ; ad es., fu ventilata
1' idea, da parte del Governo francese, di far di Venezia una
■città anseatica (ved. N. Bianchi, op. cit., voi. V, p. 367); di
« staccare il regno lombardo-veneto dall' impei'o austriaco e
darlo al Granduca di Toscana» (C. Cattaneo, Scritti politici,
^cc, cit., voi. I, p. 186); di formare uno Stato Veneto retto dal
principe di Leuchtenberg (N. Bianchi, op. cit., voi. V, p. 367);
-ecc. Ma nel momento in cui i rappresentanti delle Potenze
mediatrici dovevano adunarsi a Bruxelles, il cancelliere austriaco
:Schwarzenberg dichiarava (16 febbraio 1849) che il plenipo-
tenziario dell'Austria sarebbe intervenuto a condizione che non
fossero « menomati in vermi modo i diritti guarentiti in Italia
•dai trattati del 1815 alle Corti di Vienna, di Modena e di
Parma. »
[1848] KIMSTOLAHIO. 307
l'anni; (*) e manco, al solito, di danaro per com-
prarne da pochissime in fuori. Vedremo.
Addio; amatemi sempre; ho più bisogno di af-
fetto che mai: vedete mia madre e credetemi
vostro
GlTTSEPPE.
Boecardo è contento'? (^)
E la donna della quale mi doleva tanto?
MMCOCCLXr.
A Franc. Domknico Gukrrazzi, il Livorno.
[Lugano. 2 settembre 1848].
Cironi ti scrive sconfortato. Non ti dirò di non
esserlo, ma ciò non monta gran fatto. Quel che s'ha
(^) La uotiziii era confermata da tutti i periodici italiani.
Ad es., nel liÌ8or(jimeìiio del 29 agosto 1848, si leggeva : « Il
Vorort ha testé ordinato che le armi dei rifugiati lombardi
saranno trasferite nell'interno della Svizzera, affinché non se
ne possa fare abuso. Le armi prese a' rifugiati lombardi nel
Cantone del Ticino saranno portate nell'arsenale di Lucerna. »
(^) Gerolamo Boecardo, in quell'anno redattore del Cor-
riere Mercantile, avverso, come si sa, al Mazzini. Ved. la nota
alla lett. MMCCCCVI.
MMCCCCLXL — Pubbl. in Documenti del processo di Lesa
Maestà istruito nel Tribunale di prima Istanza di Firenze negli
anni 1849-1850; Firenze, tip. del Carcere alle Murate, 1850,
l)arte I, p. 5. Nell'autografo sta subito dopo la lett. seguente,
di pari data, che Piero Cironi indirizzava allo stesso Guerrazzi :
« Srirnatiss. Sig. Francesco, — Le renderà la -presente uno dei
nostri presentatomi dal sig. Mazzini. Sono dispensato dal darle
308 KPiSTOi.AKio. [l!:<48ì
da fare, s' La da fare. Odo de' moti di Livorno, seuza
intenderli gran fatto. (^) Scrivimene, quando tu non
abbia via migliore, all'indirizzo: Signora Federica
Mazzetti, Lugano. E delle tue speranze, e d' ogni
cosa die ti paia potere riescir giovevole.
Ti mando copia di una dichiarazione nostra al-
l'Assemblea Nazionale. Vedi se puoi farne <|ual(*1ie
cosa, per la stampa, o per altro. (-)
i «iettagli di quello ciie si fa, jierché il latore lo iarii ìi voce.
Io veggo in complesso poco a sperarsi perché si manca di quello
che pili è necessario : unità di concetto, armi, danari. Questi
Svizzeri non ci trattano molto bene; io avrei amato ch'Klla
alla Camera avesse fatfa una mozione per offrire il nostro Paese
ai profughi Lombardi, e cosi noi mostrassimo che siamo Ita-
liani più che i Lombardi, che noi furono tanto, e d'ogni ospi-
talità noi, servi, intendiamo meglio che gli Svizzeri liberi.
Ella giudicherà nella sua saviezza se potrà farsi, e lo farà ;
sarebbe anche un modo per non fare spargere la (^migrazione,
anzi tenerla concentrata in Italia. »
(*) Per un malinteso sorto a proposito del padre Gavazzi,
giunto per mare da Genova il 23 agosto 1848 e diretto a Bo-
logna, al quale le autorità di polizia avevano impedito di sbar-
care, ma che, tuttavia, era sceso a terra a forza di pop«)l(>, una
folla di scalmanati cittadini due giorni dopo avevano infuriato
contro la casa del Pachò, tenente colonnello della Guardia civica,
che tenevano in sospetto, e contro il Governatore, che eia stato
costretto a rinchiudersi in fortezza, recando di più gravi danni
al telegrafo. Il Governo, inviando a Livorno con pieni poteri
Leonetto Cipriani, noii aveva fatto altro se non aumentare il
fermento, che culminò il 2 settembre con terribili scene di
saligne e potè essere sedato con l' intervento del Guerrazzi, corso'
da Firenze a calmare gli animi eccitati. Ved. P. .Iona, / tirmuìiì
di Livorno, ecc., cit., ijp. 58-58.
(2) La « dichiarazione, e dove occorre protesta, » in data
di Lugano, 4 settembre 1848. inviata all'Assemblea Nazionale
della Kepnbblica Francese, firmata da: Giuseppe Mazzini, pre-
sidente iìi'ÀV Associazione Nazionale Italiana — avv. Francesco
[184'*] Kl'ISTOLAKIO. 309
Qui uoii Lo ])erdiito ogni speranza di azione ar
mata nella Lombardia, ma non posso per ora dir-
tene; se riescirò, ti avvertirò.
Restelli e Dott. Pietro Maestri, membri del Comitato di difesa
di Lombardia — Giulio Spini, ex inviato del Governo Provvi-
sorio Lombardo in Parigi — Carlo Zncclii, generale coman-
dante la guardia nazionale di Lombardia — Pincherle, ex-
ministro del commercio della Kepiibblica Veneta — Giuseppe
Revere, redattore in capo dell' Italia del Popolo. — ■ Enrico Cer-
nuschi, redattore deW Operaio — Romolo Grifflni. redattore delia
Voi;e del Popolo — Guglielmo Fortis, membro del Comitato di
armamento e uiobiiizzazione della guardia nazionale lombarda
— Paolo Bonetti, segretario del Comitato suddetto — Avv. An-
tonio Negri, redattore del Kepuhhlicano di Milano. Con quel-
l'atto, che nel testo francese fu pubbl. in Les derniers événemeutD
de ifil(tH,par le Comité de saliit puhlic; Paris, Librairio mili taire de
J. Dumaine. 1849, pp. 46-48. ma prima anciora, in quello italiano,
redatto e inviato dallo stesso Mazzini, in parecchi periodici sviz-
zeri e italiani {lìepnhhlicano del 9, Diario del Popolo dell' 8, Pensiero
Italiano dell' 11, Jlha e Corriere Livornese del 14 settembre 1848,
ecc.), si dichiarava che «per opinione pubblicamente espressa nei
due ultimi anni dall'Alpi alla Sicilia, per fatti noti comprovanti
la fermezza di quella opinione, per V insurrezione Lombardo-Ve-
neta iniziata quando appunto l'Austria impaurita concedeva li-
bertà civili e politiche, per la parte presa da uonùni di tutte le
terre italiane nella guerra <'he ne seguì, il moto italiano era
luoto nazionale anzitutto e tendente esseTizialmente all'nnitica-
zioue italiana e all'affrancamento del territorio da ogni diretta o
indiretta dominazione straniera; » e quindi, sia pure salutando
con gioia l'appoggio chiesto e ottenuto diilla Francia « per la pa-
cificazione e per l'emancipazione d'Italia.» si respingCA^a «qua-
lunque mediazione tendesse a smemltrare e dividere » le pro-
viiKMe loml»ardo-venete, strette da « vincolo tanto sentito che il
Governo lombardo aveva ricusato, per non infrangerlo, l'indipen-
denza fino all'Adige proposta dall'Austria.» }\eìì'Alba del 24 s«t-
tembro 1848 si leggeva che « il giorno 14 era stato presentato
all'Assemblea Nazionale dal Sig. Quinet l'indirizzo a quella,
diretto da Lugano il 4 settembre lirmato da Mazzini e altri ciliari
cittadini italiani.» Ved. pure la nota alla lett. MMCCCCLXV.
Sic Ki'i.sroi-AKio. [1848J
11 i)tirtito che ha roviuato or ora le cose d'Italia
l'icomiucia da capo. Io sono couviuto che uon vi è
più via di salute per la causa da quella del Aero in
fuori; la i)arte nostra dovrebbe inalberare arditamente
la sua bandiera, e rompere all' altra, guerra decisa.
Se gl'Italiani buoni faranno cosi, io sarò con essi;
se continneranno a voler creare un popolo con l'arti
politiche del tempo di Luigi XV, starò solo.
Saluta gli amici, e segnatamente La Cecilia: (^)
ho ricevuto le sue linee; ma io non vengo in Italia
se non i)er un ])rogramma deciso, e chiaro. Ama il
tuo
Giuseppe.
MMCCCCLXII.
Ai>LA Madre, h Genova.
[Lugano], 2 settembre [1848].
Cara madre,
Eccovi Nino e un abbraccio da me. (') Ho rice\ ut(
la vostra arretrata del 151 agosto. Xon ho un minuto
(*) Il La Cecilia, che aveva preso tanta parie ai latti del
15 maggio 1848 (ved. G. Paladino, Il 15 maggio del 1848 in
Napoli; Roma, Soc. Editr. D. Alighieri, 1921, p. 122, pattsim),
riuscendo poi a trarsi a salvamento a Civitavecchia, era tornato
a Livorno, dove avea partecipato ai moti della line d'agosto
(ved. Memorie, ediz. cit., voi. IV, pp. 151-189)..
MMCCCCLXII. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta
l'indirizzo: « Maria Mazzini, » la quale, sullo stesso lato, an-
notò: «2 7bre 1848. Coli' indirizzo della madre di Scipione.»
(2) Nino Bixio. Tornava da Parigi, dov' era corso al letto
del fratello Alessandro, gravemente ferito; e s'era probabil-
mente fermato qualche giorno a Lugano. Ved. la nota alla
lett. MMCCCCLIV.
[1848] Kl'lSTOI.AKIO. 311
(li tempo per iscrivervi. Ma sto bene <li salute.
Miss Hill è in Londra. La madre di Scipione si
cliiama Angela Pistrucci ed abita 20, Porta Tosa.
Addio; amate il ^.^^^^.^
(rlUSEPPE.
Abbracciate, vedendohi, Giuditta per me. (^)
MMCCCCLXIII.
Al) Antonio Moui>ini, a Venezia.
[Lugano. 5 settembre 1848].
Concedetemi d'aggiungere una linea a quelle di
Gustavo (") per dirvi ch'io considero la missione del-
l'amico mio Maestri importante, vitale per le genti
italiane, e spero che convinti lo appoggerete con tntta
la vostra energia e con tutta la vostra influenza. (^')
Vostro
Gius. Mazzini.
(*) Giuditta Sidoli, che aveva aderito con entusiasmo alle
vicende politiche dei mesi precedenti, era andata in esilio a
Genova, dopo che Keggio era stata occupata dagli Austriaci.
MMCCCCLXIII. — Pubbl. da M. Rosi, Il Risorgimento Ita-
liano e V azione d'un patriota, ecc., cit., p. 45. Era diretta, oltre
che ad Antonio Mordini, riparato a Venezia dopo la caduta
di Treviso, e uno dei quattro vice presidenti di qnel Circolo
Italiano che era la palestra dei più ardenti repubblicani iini-
tarii, al Dall' Ongaro, al Giuriati e .il Nullo.
(') Su G. Modena a Lugano ved. la nota alhi lett.
MMCCCCLXVI.
(3)11 Maestri andò infatti a Venezia, ma non ottenne grandi
promesse da D. Manin. Frequentò il Circolo Italiano, ma non
312 Kl-KSTOLARK». [1848]
MMCCCGLXIV.
A GiusKPPE Lambeuti, a Firenze.
[Lnjjiino]. 7 settembre [1818].
Caro (xiuseppe, «
Ebbi la tua. lo non so dove sia Michele, se in
Konia o altrove. Se sai o puoi saperlo, fa di man-
dargli V unita.
Delle cose e di me non ti parlo. Ma gih, ci siamo
e hifiogna agire. Avremo l'intervento francese: e poi-
riusci il smuovere il triumviro veneziiiuo dalhi legiilitii. Anzi
tu espulso da Venezia, insieme col Kevere, eoi Mordini e col
Dall' Ongaro, quando nel Circolo Italiano, che fu detto «rap-
presentare nella Venezia del '48 quella parte clie nella Francia
della fine del secolo precedente aveva rappresentato il Club
dei Giacobini. » furono apertamente sostenute le idee maz-
ziniane. Ved. V. Mahchksi. (Scoria docmnentata della' rifolnzione
« della difesa dì Venezia negli anni 1848-49, ecc., cit., pp. 300
e .309-310.
MMCCCGLXIV. — Pubbl. da D. Giukiati, Duecento let-
tere, ecc., cit., pp. 296-297. Qui si riscontra sull'autografo, posse-
duto dal dr. Daniele Vare. A tergo di esso, di pugno del Maz^
Zini, sta l' indirizzo : « Gius. Lamberti. » Il quale aveva lasciato
il Mazzini a Milano, per ricondursi nella sua città natale e
riabbracciarvi la tiglia Sofia (ved. su di essa il Protocollo della
Giovine Italia, voi. Ili, p. 17, passim). Colà era rimasto lino
al sopraggiungere degli Austriaci, quindi aveva ripreso la sua
vitii di esule. Da un carteggio che tenne con la figlia, con-
servato inedito nel Museo del Risorgimento di Reggio Emilia,
apparisce che, valicato l'Apennino, il 3 agosto si trovava a
Pontremoli, il 7 a Sarzana. il 9 a Lucca, il 31 a Firenze, il
18 settembre ad Arezzo, il 9 ottobre a Roma, i>oi di nuovo a
Firenze (14 novembre), e a Bologna (17 novembre).
1
[184Sj KPISTOLAIMO. 313
che bisogna subire questa fatalità — fatalità i)iù
per me che per gli altri, dacché tutto l' ideale della
mia vita è sfrondato — è necessario almeno sah al-
l'onore per quanto si può; operar primi e primi in-
nalzar la bandiera repubblicana. Vedrai i)robabil-
mente Maestri. Tentiamo j)ersnader Venezia a costi-
tuirsi in Governo Repubblicano pel Lombardo- Veneto
prima, poi per l' Italia. {'■) Importerebbe che qualche
uomo nostro v'entrasse per Modena e Parma. So
accettano, dovresti esser tu; se non tu, altri buo-
nissimo de' nostri: Pietro, se avesse mezzi per recarsi
cohi. (•) Intanto, ve^ilio a coglieie l' iniziativa dell' in
surrczione Lombarda.
Tu i)redica in Toscana il vero e non altro. Oggi-
mai o abdicare e cacciarci in silenzio o mostrarci
quali siano. Non è più possibile transazione. L'espe-
rienza è (tomjnuta. Abbiamo diritto di dirlo. Se non
vogliono udirci, tal sia di loro. Abbiamo ]»assato il
fiore della vita in esigilo: potremo e sa])remo nutrirvi.
(^) Questa ]»vop<)sta del Mazzini fu «listMiasii e approvata
in «inelle adunanze dei profughi veneti o lombardi che furono
tenute nelle Hale del Ridotto di S. Moisè dal 14 settembre al
19 ottobre 1848. In quella del 17 settembre il Dall' Ougaro
propose di « dare all' emijjrazioui^ lomliarda una rappresen-
tanza nel Governo di Venezia, » scejjliendola però, non già « fra
i membri della Consulta, ma nel Comitato di pubblica difesa,
cioè nel vero Governo di Lombardia; » e nelle altre del 19 a 20
dello stesso mese fu letto e approvato l'indirizzo del Mazzini
all'Assemblea Nazionale di Francia. Ved. A. Pascolato, I pro-
fH(ihi Veneti e Lombardi a f'eiiezia nei 1848 (in Aiti del li. Isti-
tuto Veneto di scienze, lettere ed arti, toni. LX, jtart. 2*, [1901],
pp. 100.^-1016).
(-) I*. Giannone. abbandonata Modena il 2 agosto 1848,
era andato a Firenze, presentato al Vienssenx da Savino Sa-
vini (ved. G. Cankvazzi, Fra due patrioti autentici (nella l!an-
xegna Storica del Risorffimento, a. IV [1917], p. 797).
314
KTJ STOLA ino.
1848]
Tu dunque cerca raggranellare e ordinare il jìar-
tito repubblicano; e prepararlo }ilP azione pel giorno
dell' insurrezione lombarda. Se Venezia accetta il
l)artito che le abbiamo proposto, seguiranno l' ispi-
razione che verrà di là: se no, seguiranno f| nella
che verrà da noi.
Ignoro se tu abbiai veduto intero (juel mio breve
scritto agl'Italiani: te lo mando.
Intenditi con Pietro; con (liglioli, s'è ravve-
duto; (*) e cogli altri.
Corsi, i)adre e tìglio, in Arezzo sono eccellenti
nostri. Fanne caso.
Luigi Barbanera, (•) imi)iegato nella Casssi del Co-
mune, Firenze — eccellente.
Amami. Risalutami caramente Pietro e Campi. (^)
Cerca star bene per V ultimo sforzo ed ama il
tuo
(TlUSEPrK.
I
(') G. Giglioli, toriijito aiieh'egli dall' osiliu <ii Loinlia, e
riparato a Firenze ai primi d'agosto, era stato favort^vole alla
fusione di Modena col Piemonte. Ved. la nota alla lett.
MMCCCCLXXXVII.
(') Su Luigi Barbanera, clie aveva viva preso parte ai moti
X)olitici toscani del 1846 e 1847, ved. il Protocollo della Giovine
Italia, voi. V, pp. 88, 106, passim.
(3) Giuseppe Cami)i, di San Felice sul Panaro (1788-1873),
già carbonaio, quindi partecipe al moto rivoluzionario del 1831,
per cui andò esule in Francia. Nel 1842 fu chiamato dal Pomba
a Torino a dirigere la sua Enciclopedia e due anni dopo si
trasferì a Capolago, dove fu capo fino al 1848 della Tipografia
Elvetica. Accorso a Milano subito dopo le Cinque Giornate,
vi conobbe il Mazzini. Ripresa la via dell' esilio, peregrinò
a Firenze, a Capolago, in Piemonte, in Sardegna. Ved. G, Ca-
NEVAZZi, Un patriota bibliofilo e filologo (in Miscellanea in onore
di G. Sforza; Lucca, Baroni, 1922, pp. 573 599).
[1848] Kl'l.STOLAKU). 31?
MMOCCOLXV.
A LiZABK RuFFONi, a Parigi.
[Liij^auo], 8 settembre 1848.
Carissimo Lizabe,
Ho bisogno che ricapitiate subito l'acchiusa a
Bastide, Ministro degli Esteri.
Abbiamo ricevute le due lettere vostre : vorrei
scrivervi a lungo e non ho tempo oggi. Ma lo faremo
quanto prima. Dite intanto a Cattaneo che fido in
lui e in voi per insistere (;()1 Ministero sui caratteri
dell'intervento. Gli agenti del Pienionte, cominciando
a temerlo, cominciano pure a spargere che sono in
pienissimo accordo col Governo francese e che l' in-
tervento avrà luogo a profitto della fusione. Hanno
tìnora tentato l' accordo direttamente coU'Austria ;
lo tentano ancora ; ma, quando l' intervento apparirà
vicino a comi)iersi. faranno da vanguardia sopra Mi-
lano, per tentare di ra[>irci l'iniziativa e d'attasoi-
nare coli' apparenza della forza le popolazioni. Bi-
sogna adoprarsi a sventar questo piano. 11 miglior
metodo è quello di prender noi l'iniziativa: e lo fa-
remo ; ma per questo abbiain bisogno, da un lato,
d'essere informati del momento in cui l'intervento
sarà veramente vicino a compirsi — dall' altro, d' aver
l'opera vostra attivissima col Ministero, perché evi-
tino ogni cosa che potrebbe, da parte sua, far (ce-
dere a questo accordo, o ridare un' apparenza di vita
al cadavere della (Consulta che s'agita e ritenta la
MMCCCCLXV. — Inedita. Una copia dell' aiitoj-rafo si
conserva nella raccolta Natlian.
316 KPISTOLAUK». [184.S]
via. (^) Tentate dunque ogni via per convincere Bastide
e Cavaiguac di scendere pel Popolo Italiano, e non
per l'Italia del Kord. Mostrate loro come le ripu-
gnanze Lombarde per Cjarlo] A[lbertoJ sou' oggi tali
da escludere ogni possibilità di pacificazione su (pudla
base: distruggete il sintonui che cavano dalla fusione
votata su' registri, rivelando loro, come fu procac-
ciata quella votazione. ('^) E sopratutto scriveteci. Non
badate al mio silenzio, lo ho cento cose da fare: voi
ne avete una sola.
(1) Con la iioniinii (2 jijjosto 1848) del Cousijjlio ammiiiistrii-
tivo generale (veti, la nota alhi lett. MMCCCCLIX) era dichiarato
sciolto il Goveino Provvisorio Centrale della Lombardia, il quale
assumeva le funzioni di Consulta sti'aordinaria/che per la forza
delle circostanze si era trasferita a Torino. Il Casati in quei
giorni uscito dal Ministero, faticava a ricomporne « le membra
sparse. » Casati-Ca.stagnktto, Carteggio, ecc., cit., pp. 259-260.
(1) Naturalmente, (juesta lett. era in comnne col Cattaneo,
il quale cosi replicava, anche a nome dell' altro inviato : « Ri-
spondiamo alle vostre dell' 8 e del 9. Il vostro indirizzo è stato
tradotto da Kuftoni e rimesso a Bastide e a Cavaigiuic. Edgard
<.J,uinet è incaricato di presentarlo all'Assemblea : per ovvie
considerazioni abbiamo preferito di servirci di lui piuttosto
elle di Milo (lei Bonaparte che si sarebbe prestato. Sarà fatto
inserir»- nei giornali. L' avviso del comandante di Monza sarà
tradotto e pubblicato. Mandateci pure ogni cosa di simil genere ;
che qui non si potrebbe avere altrimenti. L' accettazione della
mediazione francese parve bastevole pretesto iier controniandare
la spedi/ione dei tremila uomini a Venezia. Capirete da (|uesto
che hi niente di questi signori è di fare il men che sia j>ossi-
bile : anzi sj)iacque ad alcnno che Bastide abbia detto nell'As-
semblea di avere imposto la mediazione. Ma. questa frase non
fa che crescere il suo impegno. Pare che Bastide prenda piii
a cuore le cose di Sicilia ; forse perché vi avrà meno contraria
l'Inghilterra, la quale conduce tutto. Noi non sappiamo nulla
<li proposito sullo stato attuale della emigrazione e sul numero
dei rientrati nel regno e nella città di Milano. Qui si continua
[1848] KPISTOLAKIO. 317
AbbiaiJio operato, come anche voi suggerivate,
sopra Venezia ; e con speranza di riesci ta. Abbiamo
spedito Maestri ed altri i)er entrare, ove occorra,
nel Governo misto, abbiamo suggerito una serie di
atti. Vj vedremo se accettano. Dovreste tenei*vi in
contatto con Tommaseo (malgrado Fede e Bellezza)
e influenzarlo a scrivere a Venezia nello stesso senso,
«li governo lombardo-veneto da impiantarsi ardita,
mente colà. Cosi, sì troncherebbero le speranze e le
congiure della Consulta. (*)
■A sostenere che i paesani souo favorevoli all'Austria. Bisogne-
rebbe sonniiinistrare qualche fatto che provasse LI contrario.
È bene che sappiate che tra le proposte riguardanti 1' Italia
vi era anche ([uella di staccare il regno lombardo- veneto dal-
l' impero austriaco e darlo al Gran Duca di Toscana. Ma l'aitar
di Livorno ha fatto credere che questo px-incipe non goda molta
popolarità. Pare, in generale, che la Francia non vorrebbe
vedere in Lombardia né gli Austriaci né Carlo Alberto. Di for-
mare una repubblica seml)rano poco innamorati, perché sembra
ohe molto non 1' amino uennueno a casa loro. Dell' unità ita-
liana per ora è superfluo il parlare. » C. Cattanko. Scritti
l>olitici, ecc., cit., voL I, pp. 185-187.
(*) Subito dopo le memorabili vicende dell' 11 agosto, il
Manin aveva pregato il Tommaseo di recarsi a Parigi per invo-
care 1' aiuto francese. Lo scrittore dalmata, che dal 3 luglio
s'era appartato, non avendo voluto accondiscendere in nessuna
maniera all' unione col Piemonte, dopo i rovesci dell' eser-
cito piemontese e la nuova forma di Governo in Venezia non
indugiò ad accettare un momento (ved. K. Bonghi, La vita e
i tempi di Falentiììo L'asini ; Firenze, Barbèra, 1867, pp. 279-
280, V. Makchksi, Storia documentata della rivohtzione e difesa
di Venezia, ecc., cit., pp. 274-275 e N. Tommaseo e G. Cap-
poni. Carteggio, cit., voi. II, pp. 717-718). Il Mazzini ricordava
che il Cattaneo, col quale il Tommaseo avrebbe dovuto incon-
trarsi a Parigi, aveva duramente censurato il l'omanzo Fede
e Bellezza nel Politecnico (voi. Ili [1840], pp. 166-176) ; e sapeva
che 1' autore di esso non dimenticava volentieri, né anche a di-
stanza d'anni, le patite ingiurie.
318 KPiSTor.AHio. [1848]
Addio. Abbracciate perìiie, voi Lizabe, Laiiiennais:
e ditegli che fidi in me. Le cose non vanno male da
<|uesta parte: ma mancliiamo, al solito, di danaro. (*)
Aìnate il
vostro
CtIUS. Mazzini,
MMOCCCLXVI.
ALLA Madtìe, a Genova.
[Tjtioaiiol. 9 settembre 1848.
Mia cara madre.
Kon ricevo vostre lettere. L'nltima è del primo,
coir acchiusa di Napoleone, il quale mi scriveva che
il popolo non si commoveva i)unto per l'affar De Boni,
inentre poco dopo costringeva il Governo a cedere,'
ciò che prova come il i^opolo è di chi lo fa; e come
i nostri amici son presti a disperare. C) Qui nulla di
(*) « Quanto al danaro — rispondeva il Cattaneo il 16 set-
tembre. — è un j»ran peccato che i nostri volontari abbiano
lasciato 300,000 lire nelle easse di Como, 500,000 in quelle di
Bergamo, e via discorrendo, senza parlare dei qnattro milioni
<li paste metalliche portate a Torino. Se coi volontari vi fosse
stata una vostra rappresentanza, come noi avevamo racco-
mandato nel partir di costi, queste cose si sarebbero fatte di-
versamente. Cernnschi si sforzò bene di persuadere Durando a
non lasciare al nemico la cassa di Bergamo, ma sgraziata-
mente non poteva comandare. » C. Cattaneo, Scrìtti politici,
ecc., cit., voi. I, pp. 187-188.
MMCCCCLXVI. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del
Mazzini annotò : « 9 7bre 1848. »
O F. De Boni si era rifugiato a Genova, che diventò quasi
il centro più importante dell'emigrazione italiana, nella seconda
fl848] Ki'iSTOLAino. 319
nuovo per ora. Ma saprete voi pure le uuove dell'in-
tervento francese ormai certo ; e sarete, ne son certo,
in Genova al colmo della «ioia. Io qui non odo che
espressioni di letizia tra «li esuli. Non le divido,
perché nel mio modo di sentire, mi pare vergogna
che la libertà d'Italia dipenda dall'armi straniere.
Intendessero almeno gl'Italiani che a salvar l'onore
è necessario eh' essi sorgano e ricomincino la guerra
nazionale prima eh' essi, i Francesi, pongano piede
sul nostro terreno ! So dei vostri moti ; e sta bene :
ma, come i moti di Livorno, non hanno uno scopo
metà (l'agosto. Sprovvisto com'era di mezzi di fortuna, spe-
rava di poter trarre il sostentamento alla vita collaborando nei
giornali di quella città, che oramai si erano schierati contro il
Governo piemontese; e infatti potè entrare nella redazione del
FeìiHiero Italiano, diretto ancora da F. Bettini. Naturalmente,
la sua presenza a Genova fu tenuta in sospetto da quelle auto-
rità politiche, che sapevano quale parte avesse egli avuto a Mi-
lano durante i quattro mesi di Governo Provvisorio, e la sor-
veglianza su di lui s'accrebbe quando ebbe la presidenza del
Circolo Italiano, fondato in contrapposto a quello Nazionale, il
quale « si proponeva a precipuo mandato la causa dell' indipen-
denza italiana » (ved. per la lotta fx-a quelle due istituzioni la
lett. di A. Kuttini al fratello Giovanni, con la data dell' 8 set-
tembre 1848, in C. Cagnacci, G. M<izzini e i fratelli liuffini, ecc.,
cit., pp. 356-35i>^. Il 30 agosto, un ordine del Ministro dell'Interno
P. D. Piuelli ingiungeva all' Intendente generale di polizia di
Genova di fare arrestare «di nottetempo» il De Boni, e di farlo
condurre dai carabinieri alla frontiera toscana. Il 1° settembre fu
conosciuto in città il provvedimento preso, e si notò una viva agi-
tazione nel i>opolo, che lino dai giorni della capitolazione di
Milano e dell' armistizio era in continuo fermento. Una depu-
tazione formata dall' avv. D. Pellegrini, del Canale e da altri
si recò dal Balbi-Piovera, generale della guardia nazionale, a
protestare contro il provvedimento ritenuto anticostituzionale,
ma non lo trovò in casa ; corse allora dal Governatore, gene-
rale De Sonnaz, inviato di fresco a sostituire Michele Regis,
320 Ki'isToi.Aitio. [1848]
(ìetenniuato. (*) Oramai; la questione in Italia, ]>ei- chi
ha senso, è ])osta chiaramente fra il i)rinci]»io repub-
blicano e il monarchico. Sia che (predano Carlo xVl-
berto traditore, come lo crediamo noi, sia che lo cre-
dano incapace ed inetto, non possono di certo aver
fede in lui, né venerazione sincera. Perché dunque
persistono a voler rigenerare il paese e ca(;ciar lo
straniero con lui ? Del resto facciano quello che sti-
mano ; ed ognuno o[)eri secondo hi propria coscienza.
Credo a ogni modo che l'Austria non soggiornerà
gran tempo in Lombardia, e credo che non saremo
per molto disgiunti. Abbiate dunque coraggio e pa-
zienza. Più o meno, tutto finirà in bene. 11 ]»a(lre
dev'essere a quest'ora in cam])agna. Voi dovete essere
«lopo cbe nei giorni precedenti aveva d.at.o fiicoltà al popolo eli
smantellare i due forti del Castelletto e di San Giorgio, e
mentre in piazza si gridava da imponente massa di dimostranti :
Abbasso il Ministro l'inelli. abbasso la Camarilla, otteneva dal De
S()iin;iz uii ordine con cui si autorizzava il De Boni a tornare
in (ienova, e si spediva G. B. Cambiaso — uno della dei)uta-
zione — con incarico di raggiungerlo per via. Non contenta
di ciò. la moltitudine chiedeva la dimissione del Ballii-Piovera
da generale della guardia nazionale, acclanumdo in sua vece a
succedergli Lorenzo Pareto, quindi invadeva e saccheggiava
l'utHciodi Polizia. Ved. il Pensiero italiano del 2 settembre 1848.
Pochi giorni dopo il De Sonnaz seguiva la stessa sorte del
Regis ; e in suo luogo vi andava Giacomo Durando, il quale
assumeva (7 settembre) la carica di R. Commissario jier Genova.
(1) 1 dimostranti contro gli uffizi di polizia avevano in-
fatti commesso gravi eccessi, poiché dopo aver tentato di dar
fuoco all' archivio, avevano minacciato di gettare dalla iinestra
1' intendente Castellini ; e nel rovistare gì' incartamenti, tro-
vato tracce di spionaggio da parte di certo Don Carlo Ricci
« già chierico regolare somasco, poscia congedato da quella Con-
gregazione come prete, » erano corsi a rintracciarlo j^er fame
giustizia sommaria. Ma il prete, avvisato in tempo, era riu-
scito a fugofire. Ved. il Pensiero Italiano del 4 settembre 1818.
[1848] Kl'ISTOLAKIO. 321
circoiKÌata d'amici buoni, Goffredo, Xiiio ed altri.
Garibaldi, meutr'io scrivo, do vrebb' essere nella vostra
lliviera ; {') e vorrei che diceste a Goffredo e agli altri
di teueruii a giorno con prontezza d' ogni cosa impor-
tante che potesse accadere. Io penso spesso alla
gentile che mi scrisse in inglese ; e vorrei scriverle;
ma sono in un tal turbinio di cose e d' uomini che
non trovo un solo momento a mio modo per tarlo.
Ma fatevi mia interprete con essa. Vedete frequen-
temente Antonietta? Spero di si. Qui, per sostenere
l'emigrazione, gl'italiani, artisti che si trovano qui,
vanno dando qualche Concerto a benefìzio comune:
e riescono abbastanza. Vi recita pure Gustavo Mo-
dena eh' è (jui colla inoglie. C)
(') Era giunto a Nizza in <i|uello stesso giorno, e la Con-
cordia (u. dell' 11 settembre 1848), in una corrispondenza da
quella città, cosi ne descriveva 1' arrivo, che il Governo Sardo,
specialmente a cagione del Hero proclama, aveva tentato di
ostacolare (ved. T. Bottini, Garibaldi e il Governo Sardo, ecc.,
cit., in Rassegna cit., p. 355 e segg.) : «Garibaldi è giunto a
Nizza per la via di "Francia. Affranto dalla fatica e dalla
lebbre, dovette fermarsi nel villaggio di St-Laurent, dove cor-
sero a<l abbracciarlo sua moglie, i suoi figli e molti dei prin-
cipali suoi concittadini.... Egli racconta i fatti della sua le-
gione con una moderazione ed una sincerità che non ha pari
e si compiace a render giustizia al valore dei Pavesi che com-
battevano nelle sue file ed alla spontaneità con cui le popola-
zioni lombarde accorrevano a fornire di vettovaglie il piccolo,
ma fortissimo esercito italiano Garibaldi è estenuato di forze
fisiche, ma la robusta sua complessione e più 1' animo invitto
vinceranno la prova e presto tornerà alla battaglia. Egli non
ha perduto la fiducia nella vittoria della causa italiana, che
anzi pensa che anche senza l' intervento dei Francesi potrebbe
trionfare, seppure si volesse davvero. »
(*) Gustavo Modena si trovava a Venezia a recitare co»
lii compagnia drammatica Calloud quando scoppiò la rivolu-
zione lombarda, e ai primi d'aprile si uni con i « 500 Veneti
Mazzini, Scritti, ouc, voi. XXXV (Kpistulario, voi. XIX). 21
322 Ki>iSTOr,AKU). [184."^]
Sto bene di salute. Le giornate continuano belle
oltre ogni dire. Le notti sono deliziose. Ma clii può
goderne ? Che fa Carolina ? clie cosa dice di questo
mio nuovo esilio? Ricordatemi a lei con affetto. Vedete
Giuditta f Ditele tante cose per me ; ditele eli' io
spero ancora rivederla e che m'è una gioia il pensarvi.
Voi, madre mia^ state forte, fidate in Dio e nel trionfo
inevitabile del diritto, ed amate sempre il vostro
Giuseppe.
ri Capitano Medici vi sahita con affetto.
MMCCCCLXVII.
. A Carlo Cattaneo e Lodovico Fra polli, u Parigi.
[Lugano], 12 settemhic 184^i.
Fratelli.
Eccovi un altro atto da farsi tradurre e innol-
trarsi, originale e traduzione, al Ministro Bastide. (')
che andavano ad arruolarsi sotto il comando del generale Ziic-
chi. » Il 7 aprile si trovava in Udine, 1" 11 a Palmanova, da
dove si recava il 21 in missione al campo di Carlo Alberto,
e dopo la resa di quella fortezza, a Treviso, a Vicenza e inline
a Milano. Colà rivide il Mazzini, e collaborò talvolta iiìVIIalia
del Popolo, e avvenuta la capitolazione, riparò a Lugano (ved.
G. Modena, Politica e Arte: epistolario con biografia, ecc., cit.,
pp. liv-lxxxj, e il Kepiihblicano del 4 settembre 1848, in cui era
dato ragguaglio di uno di quei concerti). Nel 1857 il Mazzini
ricordava ancora gli «applausi frenetici, » con i quali il pubblico
acclamava G. Modena dopo la recita della Clarina del Bercliet
<ved. l'art. Situazione, in Scritti editi ed inediti, voi. IX, p. 297). ,
MMCCCCLXVII. — Inedita. Ne esiste una copia nella rac-
colta Natlian. La carta dell' autografo recava la intestazione
della « Giunta d'Insurrezione Nazionale Italiana. »
(1) Era quello indirizzatoci Governo Francese, che si stampò
in italiano in foglietto volante, con le stesse firme ohe si
(1848] Kl'If^TOLAHIO. 323
Xoii vedo clie abbiate dato luibblicità sui giornali,
come dii noi si voleva, all' ludiri^izo all'Assemblea
Nazionale. Importa moltissimo che lo facciate. Im-
porta che si sappiano «li atti nostri e resistenza
nostra. Fate, vi prego, che le commissioni che v'an-
diamo mandando, siano eseguite il imi rapidamente
possibile. (*)
Udiamo, e da altri, T accettazione e le basi della
Mediazione. 8e sono quali ci vengono comunicate,
cioè, la Lombardia o il Lombardo- Veneto eretto in
Arciducato Austriaco, noi protesteremo : proteste-
ranno (renova. Livonu), Bologna ed altre città ,• ma
è necessario (;he protestiate primi, I Lombardi hanno
chiesto aiuto e non mediazione : hanno chiesto alla
FrauiMa d' aiutarli a conquistare indipendenza piena
dall'Austria e dalle sue intluenze, non di proporre e
dar loro un ordinamento interno. Se la Francia non
può dare ciò che s" è chiesto, rinumga e lasci noi
come stiamo. Una ujediazione decisa da conferenze
diplomatiche alle quali noi non abbiamo neppure
diritto (V intervenire, una mediazione che, in nome
k'gi^evaiio nell'altro del 4 .settembre. Fu poi inserito iielhi
cit. traduzione francese degli Ultimi irintisaimi fatti di Milano
(pp. 51-55). Conteneva una specie di dicliiarazione alle Potenze
mediatrici sulla questione italiana, perché sapessero che non
era « i|uestione di ordinamento interno, di politica interna; »
ma « questione nazionale, questione d' indipendenza. »
(1) Ved. invece la nota alla lett. MMCCCCLXV. E a (luesto
proposito il Cattaneo rispondeva da Parigi, il 16 di quello stesso
mese: « 1/ indirizzo vostro del 4 corrente era già stato da noi
tradotto «fatto inserii'e nella i^<;TwnHe e nella Démocratie Facifiqxe;
<• ve ne abbiamo dato notizia nella precedente nota del 13.
11 iinovo indirizzo in data del 12 verrà parimente tradotto,
presentato ai Municipi [sic; forse Miiii»tri] e inserito nei gior-
nali. » *'. Cattamco, Striiti jìoUtici. ecc., cit., toI. I, p. 187.
324 KPisToi.Aiuo. [1X48]
della Francia repubblicana, c'imponga un re di stirpe
Austriaca, è fatto tale, contro il quale noi moveremo
e cielo e terra. Ciò non contrasta al nostro spedire
domande alla potenza mediatrice come or facciamo.
Noi ignoriamo officialmente le basi date : e intanto
esponiamo voti su' particolari della mediazione stessa.
serbandoci il diritto di ricusarla en hloc quando il
momento verrà. Voi, che siete in Parigi, dovete ])re-
cederci senza pubblicità. (*)
(*) « Quanto .tlle unove di qui — rispoiuleva il Ciittanea
nella lett. cit. ujla nota precedente — quelle che noi non
vi diamo son tutte tristi. Non ve le diamo di giorno in
giorno, per non disanimarvi. L' intenzione della Francia è
di non far nulla, facendo pur vista di far qualche cosa.
Non sarà veramente trascinata ai fatti se non per le umilia-
zioni pubbliche ohe dovrà soffrire. L' opinione nniversale è
a noi contraria, e il Governo non vi può far ntilln. 1,' Ilaìia
farà da sé. ecco la parola fatale che ci condanna. È vano il
rispondere che questa era la scaltra divisa degli Albertisti.
per velare col decoro nazionale l'odio della vicina repub-
blica. Il generale Cavaignac lia rinfacciato a me e a Bargnaui
che questo era il motto universale, e che lo stesso Mazzini lo
aveva solennemente adottato, rigettando da sé come nu delitto
l'accusa di aver potuto desiderare l'alleanza francese. E così
dicendo, il generale trasse fuori dalle carte che gli stavano
innanzi diversi giornali, ove erano siffatte dichiarazioni di Maz-
zini : il che fa vedere che i nostri diporti erano attentamente
osservati. Egli ne indusse non tanto che Mazzini per sé fosse
contrario, quanto che 1' opinione doveva esser molta diffusa,
se era cosi necessario di scusarsi in faccia al pubblico. » Id.,
voi. I, p. 187. Del resto, nei circoli politici i)arigini si aveva
un' imperfettissima cognizione delle vicende italiane dal marzo
in poi. « Invitato dagli amici qualche giorno dopo la presa
di Milano a verificare in Parigi quali speranze mai colà rima-
nessero alla tradita nostra causa — scriveva il Cattaneo, proe-
miando all'edizione italiana del suo Whvo : Dell' insuirezioìi e di
Milano itel 1848, — trovai quegli uomini di Stato profonda-
mente ignari delle cose nostre, e per la gravità delle circo-
{1848] KiMSToi.Aiao. 325
Venezia ha, come vedeste, accettato due volte le
nostre proposte. Domani Maestri sarà in Venezia, e
sfan/e seusibilineute immemori d' ogni cosa italiana. E per gii
indefessi maneggi delle corti di Torino e di Vienna, li rinvenni
imbevuti d'opinioni iusoffrihil mente vituperose a' miei concit-
tadini e a tutta l'Italia. D' altro non mi rispondevano che degli
eroici sforzi del re Carlo Alberto, stoltamente salutati dalla
discordia, viltà e i)ertìdia nostra. Non aveva, a creder loro, la
libertà fra noi fondamento alcuno di popolo : la moltitiuUne
«ra fra noi d'animo tanto austriaco che a stento l'esercito
regio aveva potuto ridursi in salvamento e proteggere nell' ardua
sua ritirata quei pochi gentiluomini, i qunli nella squisita edu-
cazione e nei lunghi viaggi avevano attinto qualche svogliata
e lioca aspirazione di libertà e nazionalità. Il restante popolo,
attatto lazzarone, attendeva solo il ritorno degli Austriaci, per
dare di piglio negli averi e nel sangue degli amici dell'indi-
pendenza e di Cario Alberto; aveva incendiato i sobborghi di
Milano ; e se non era la saviezza e la prontezza dei generali
austriaci a occupare la città immantinente dopo la partenza
del re, 1' avrebbe arsa e saccheggiata anche per suggestione dei
repubblicani. Si citavano gli articoli della Allgeìneiue Zeilung,
che parimenti attestavano essere tutto il moto d' Italia raggiro
di pochi nobili, di pochi individui della razza bianca, la quale
opprimeva e spolpava la razza bruna indigena delle campagne
d'Italia, costantemente e vanamente difesa dagli amministra-
tori austriaci ! Molti mi predicavano, come avrebbero potuto
fare a un Egiziano, che a conseguir 1' indipendenza era mestieri
))reparare lontanamente le cose, introdurre in Italia gli asili
d' infanzia, le casse di risparmio e le strade ferrate, distogliere
i contadini dal dolce far niente : in due o tre generazioni il
popolo poteva farsi maturo : e mi dissero parecchie cose che
veramente avevo già lette nei libri del conte Cesare Balbo e
del marchese Massimo Azeglio e del D.ilpozzo. Ragionamenti
di questa fatta mi si facevano da uomini d'ogni opinione,
Cavaignac. Bastide, Ciutrat, Mignet, Tliierry, Larochejao-
quelein, Drouyn de Lhuys e cento altri di cui non mi ricordo
il nome. Chi mi palesò animo più propenso e ospitale, si fu
Lamartine ; a meglio intendere le cose d'Italia mi parve Qiii-
net. » C. Cattanko, ScritU politici, ecc., cit.. voi. I, pp. 207-208.
Kl'ISTOLAKK).
18481
vedremo se s' accetta di fare il terzo passo e il più
decisivo.
Lo spirito in l'ienionte, malgrado il iiuo\o pal-
liativo Giobertista, migliora. (*) In Lombardia, si pre-
para la lotta : e questa lotta che dipende da noi
F iniziare e che, a tempo debito, inizieremo. romperà
le diplomazie, e trasformerà, se la Franchia vorrà, la
mediazione in intervento .armato. Scrivo al solito in
fretta ; nondimeno, scrivo pili assai che voi non fate,
Kompete questo silenzio ed amate il
vostro
(rius. Mazzini.
(') Sotto la presidenza del Gioberti si era costituita ii Torino
il 6 settembre 1848 una Società Nazionale per promiiorcre e con-
durre a termine la confederazione ìialianu. Scopo delhi Società
era (luello di « promuovere con tutti i mezzi legittimi ((uanto
sarebbe stato necessario perclié venisse effettuato il Patto Fede-
rativo in Italia;» di propugnare «l'indipendenza assoluta
dallo straniero ; » di mantenere « l' unione del Piemonte coi
ducati e collo provinole lombardo-venete sotto lo scettro costi-
tuzionale della dinastia di Savoia; » di rispettare infine le
« integrità territoriali e le prerogative ])oliticlie dei varii Stati
già costituiti nella penisola, cioè lo Stato della Chiesa, il Keame
di Napoli, il Regno di Sicilia, il Granducato di Toscana e la
Repubblica di San Mariilo. » Facevano parte del « Comitato Ini-
ziatore» i conti Jacopo e Luigi Sanvitale, A. Gallenga, G. l^or-
sari, e F. Maestri per Parma, F. Freschi e A. Genoochì per
Piacenza, E. G. Lessona, M. Castelli, A. Brofferio e C. Gay
per Torino, G. M. Giovanuini. G. Malmnsi, G. Paltrinieri e
G. Minghelli per Modena, F. P. Perez per Palermo, S. Gatti
per Asti e S. Tecchio per Vicenza. Palestra di (xucsta nuova
associazione furono in Piemonte e in Liguria i Circoli Nazio-
nali, decisamente avversari dei Circoli Italiani, ed ebbe per
organi di stampa i giornali democratici, specialmente la Con-
cordia. l'Opinione, e tino a un certo momento il Penxìero Ita-
liano, ecc.; e di più, un periodico suo proprio, che s'intitolò la
Democrazia Italiana.
^
[1848] Ki'isTOi.AHio. 327
Aiutate potendo, V Impiestito Nazionale Veneto.
Spronate i buoni facoltosi a prendere azioni. (')
^i^rccccLxviii.
To Mus. AsHUKST, Loiulon.
Lujraiio, Septemh.T 13"' [1848].
]\Iy dear Friend,
Ouly a few lines to teli you that 1 feel gratefiil
every time you write: and that, although I canuot
write, I ani very often witb you in spirit, T bave
received two letters froni you, oue at ]\[ilan, and
one liere; not a word from Caroline. Witli you, witli
Eliza, witl) the most intimate friends I have been
silent, not so niuch on account of niy not beino able
Lujjiiiio, 13 settembre.
^lia cara amica,
Poche riglie soltanto per dirvi clie vi sono tanto grato
ogni volta che mi scrivete: e che, per quanto io non
possa scrivere, sono molto spesso con voi in ispirito. Ho
ricevuto due lettere vostre, una a Milano e una qui ; ma
non una parola da Carolina. Con voi. con Eliza, con i
miei amici più intimi ho taciuto, non tanto perché non
fossi capace di trovare il tempo di scrivere, quanto per l'im-
(') I] Prestito Nazionale Italiano di dieci milioni di lire,
lanciato dal triumvirato veneziano il 31 agosto 1848, non ((Stante
fosse diffuso con nobile programma in tutta Italia, ebbe scarsi
risultati. Ved. V. Marchesi, Storia documentata della riroht-
zione e della difesa di Venezia, ecc., cit., pp. 293-294.
MMCCCCLXVIII. — Pnbbl. da E. F, Richard.s, op. cit.,
pp. 93-94.
328 EPISTOLARIO. [1848]
to tiiid tiine for writiuo as for the impossibility of
writing as mudi as I sbould like. I caimot write to
snch friends as you are between two couversations
or two liours of business, as I caiinot read a pa^e
of Byron, Dante, George Sand and like, between
two newspapers. It would require a volimie to teli
you my life during the last Ave months— my feeling-
stili an exile aniongst my countrymen — my foreseeiug
everything, but one, that has happened, stili being
dooined to a comparative inactivity— the outburst of
enthusiasm for the national creed T preach. and tlie
threatenings and insnlts printed, placarded aroimd
me at a short interrai— the glorious instincts of the
populations and the utter want of capacity and of
morality in the leading men— the elements of better
things lost one by one through the infernal tactics
of Charles Albert and of the Milanese Government —
possibilità di scrivere quel clie avrei voluto. Io non posso
scrivere ad amici come voi nell'intervallo fra due col-
loqui o due ore di aft'ari, come non posso leggere una
pagina di Byron, Dante, George Sand e simili fra due
giornali. Sarebbe necessario un volume per descrivervi la
mia vita iu questi ultimi cinque mesi — per dirvi come
io mi senta ancora un esule in mezzo ai miei compa-
trioti — come io abbia preveduto tutto quello che è avve-
nuto, tranne una cosa, di essere ancora condannato ad
una relativa inazione: — dirvi lo scoppio d'entusiasmo
per il principio nazionale che raccomando e le minacce
e gli insulti pubblicati, affissi intorno a me, dopo un
breve intervallo — gli istinti gloriosi delle popolazioni
e l'assoluta mancanza di capacità e di moralità nei diri-
genti — gli elementi per un avvenire migliore perduti,
ad uno ad uno, per le tattiche infernali di Carlo Alberto
[18-18] Ki'iisioi.AHU). 329
the lumofing of ali my hopes on a popular defeiice of
Milau, from whicb a new lite coiild liave spruno-, and
my seeing: the last hope vanishing with the arrivai
of the Piedniontese army, and the promises of defeuce
uttered by a King who had al ready the capitulation
in his i>ocket — ali these things with ali my internai
life I should wish and have wished to teli yon: and
not being able to do so, 1 cannot speak at ali. And
now, the mediating Powers are eoming in. and with
them a new period of shame and deceptions. Stili,
I do not despair. And it may be that I succeed in
breaking up ali these cobwebs, and calling again the
people to struggle in the name of Truth : but as
far as I am concerned, I am withered, lost : through
my own or other people's fault, I was, evidently not
fìt for living in this tinie of ours. You have been
told that I have seen my sister first, then my mother
e «It^l Goverm» milanese: — dirvi come io uveva riposto
tutte le mie speranze sopra una difesa popolare a Milano,
da cui sarebbe potuta sorgere una nuova vita, e come io
abbia visto svanire la mia ultima speranza con 1' arrivo
dell'esercito piemontese e c<)n le pronìesse di difesa fatte
da un Re che aveva già in tasca la capitolazione. Tutte
queste cose, insieme con la mia vita interiore, io avrei
desiderato e desidererei dirvi : e siccome non ho la possi-
bilità di farlo, non posso parlarvene affatto. Ed ecco ora
le Potenze mediatrici che p(»rtano con loro un nuovo pe-
riod«> di vergogna e di delusione. Pure, non dispero ancora.
E può darsi ch'io riesca a spezzare tutte queste tele di
ragno ed a chiamare di nuovo, in nome della Verità, il
I)opolo alla lotta: ma. per quanto riguarda me stesso,
sono finito, perduto: o per mia, o per altrui colpa, io
non ero adatto, evidentemente, a vivere in questi nostri
tempi. Vi hanno detto che lio visto mia sorella, poi mia
330 Kl'ISTOLAHlO. [1848]
for two weeks, Just betbre the fall of Milau. Tliank
you tbr ali the little details you give aboiit yoii aud
yoiirs. They are ali precious to me. Shall I see you
ali agalli ? 1 doii't know ; but oue thing is siire, that
J will iiever forget you, and that 1 alvvays will draw
comfort from your remembrauce, as from that of the
dearest frieiids I bave. Remember me to Mr. Ashurst;
and to ali our friend», the ueigiibours or occasionai
visitors of Muswell Hill: of your daughters and sons
there is, I trust, no need of speaking: they ali re-
member me; aud I feel it from afar. Should any
chaiige in my actual ])osition take place, >(»u will
know it not only from the pa|»ers, but from a few
words of mine. Take care of your health : and believe
me, dear friend,
now and ever yours very att'ectionately,
Joseph Mazzini.
madre, per due settimane, prima della caduta di Milano.
Grazie per tutti i piccoli dettagli che mi date intorno a
voi ed ai vostri. Mi sono preziosi. Potrò rivedervi tutti
qnaiiti ? Non so: ma di una cosa son certo: die non vi
dimenticherò mai e che troverò sempre un conforto nel
ricordo di voi che siete gli amici più cari ch'io mi abbia.
Ricordatemi al signor Ashurst ed a tutti i nostri amici,
ai vicini ed ai visitatori di Muswell Hill : non ho bi-
sogno, spero, di parlare delle vostre figlie e dei vostri
tìgli: mi ricordano tutti; ed io lo sento da lontano. Qua-
lora avvenisse (jualche cambiamento nel mio stato at-
tuale. Io saprete, non solo dai giornali, ma anclie da
alcune mie parole. Abbiatevi cura e credetemi, cara
amica,
ora e sempre il vostro affezionatissimo
Giuseppe Mazzini.
[1848] K)>isi<)i.Ai{io. 331
MMCCCCLXIX.
Ai.i.A Madim:, il Genova.
(LiiKiiuoì, 13 setteiubr»' 1848.
('ara madre.
Il Maggior Risso (*) desidera vedervi e vi daràiiuove
mie personali. Brav' uomo sino al midollo, son certo
che lo vedrete «;on piacere. Ho ricevuto oggi la vostra
del uon so «piando, perché è la prima lettera vostra
senza data : ma timbrata, mi pare, dell' 8. Addio :
amate il
vostro
Giuseppe.
MMCCCCLXIX. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Natban. A tergo di esso, di pngno del Mazzini, sta l'in-
dirizzo : « Sig.i'a Maria Mazzini, Genova. » 8nllo stesso lato,
la madre annotò : « 13 7bre 1848. »
i ') Il maggiore Tommaso Risso, di Loano Ligure, che faceva
parte della Legione italiana di Montevideo, era venuto in
Italia prima di Garibaldi, accompagnandovi Anita e i suoi tiglio-
letti (ved. il Protocollo della Giovine Italia, voi. VI, p. 335); e
quando Garibaldi giunse a Genova {veù. la nota alla lett.
MMCCCCXXX), lo segui a Milano, poi a Luino, a Morazzoue,
infiue nella ritirata a Lugano. Fu attivissimo cooperatore nella
requisizione dei due vapori sul Lago Maggiore (ved. A. Cava-
ciocchi, Le prime gesta di Garibaldi in Italia, cit., p. 48). Tor-
nato in Liguria, s'imbarcò col suo duce a Genova, e fu con
cui lui a Livorno, a Firenze, e dalle Filigare, a Bologna (no-
vembre 1848). Gravemente ferito in nn duello che ebbe col capi-
tano Paolo Raniorino, mori a Cesena il 10 dicembre 1848. Ved.
E. LoKViN.sox, G. Garibaldi e la sua legione .nello Stato Romano,
cit., vi)l. II, p. 2fi4, passim.
332 laTSTOi.Aitio. [1848]
MMOCCCLXX.
A Napoleone Fekraki, ;i Genova.
[liiiiriino settembre 1848].
Caro amico.
Ebbi le tue : diedi a Fabrizi. (*) Il giovine non è
<ini. Se verrà, consiglierò a norma di quanto mi dici.
Vedo l'agitazione di Genova, e sta bene; ma vorrei
che invece del Ministero Pinelli, risaliste più alto,
o dirigeste almeno 1' attrazione del popolo più alto.
È necessario preparare gli animi ed esplodere nel
senso d' un moto d' insurrezione lombfirda cbe avrà
luogo con un carattere definito. Ormai, se non s' esce
dalla menzogna e non si (iammina diritto allo scopo,
tutte le agitazioni torneranno in nulla. La Francia,
checché paia, agirà: ma non agirà se non a misura
del nostro agire e quanto più il nostro colore sarà
deciso. Addio: ama il
tU(>
Giuseppe.
JIMCCCCLXX. — Inedita. L'autografo si conserva presso
»;li eredi Cremona, a l'orto Maurizio. Non lia indirizzo.
(^) Luigi Fabrizi, il quale aveva segnito Garibaldi come
aiutante di campo durante la breve cami>agna nell'alta Lom-
bardia, e con lui era riparato a Lngano. Al qual proposito
è da ved. una sua lett. datata da Lugano. 6 settemitre 1848,
noi Repnhhlicauii del 19 di quello stesso mese.
n
riJ^lSil KI'ISTOI.AKIO. 333
MMCOOCLXXI.
Au Adriano Lkmmi, a Costantinopoli.
[Liigiiiio], 20 settembre 1848.
Caro Lemmi,
Qui per hi seconda volta in esilio, esilio ch'io
posso (lire non interrotto, perch' io l' Italia coni' io
la vidi non era V Italia eh' io cerco. Ho assistito,
come Cassandra, a una tristissima esperienza, pre-
MMCCCCLXXI. — Inedita. L'autografo si conserva nella
raccolta Leninii. Non ha indirizzo. Insieme con questa lett.
stanno le due seguenti di S. Pistrucci e di L. Vassalli (que-
st'ultimo, esule milanese, che aveva preso parte alla spedizione
in Savoia, e sul quale ved. il Protocollo della Giovine Italia,
voi. V, p. 121 e voi. VI, pp. 2 e 30). pure indirizzate al
Len)mi.
Lnwano, "JO settembre 1848.
Caro Lemmi,
Per mezzo di Vassalli che parte per Marsiglia ti mando un
pacco di stampati perché tu veda che l'emigrazione Lombarda
non cessa di pensare incessantemente al paese. Dell' esito fa-
tale delle nostre cose e dell'infame tradimento di Carlo Al-
berto saprai già dai giornali, ma forse tanto inesattamente da
leggere con piacere quanto ti mando. Guarda che l'emigrazione
non limita il lavoro alla stampa, ma prepara armi e materiali
da ricominciare la guerra alla prima opportunità. Il paese i)ure
non è punto sconfortato e quando che sia troverà l'energia
da riprendere le ostilità contro 1' austriaco — che, dal canto
suo, non manca, con brutalità d'ogni sorta, di mantenere l'odio
vivissimo. — Gran parte dei cosi detti matuati, dopo le ultime
«ielusioni, hanno ingrossate le nostre lila. Quanti hanno un filo
di buona fede confessano l'antica verità predicata da Pippo,
che né da Papa né da Principi poteva 1' Italia aspettarsi salute.
Mazzini è qui, come t'immagini, a capo d'ogni cosa —
ha ricevuto le tue lettere e se non t'ha mai risposto incolpane
1' incessante succedersi degli avvenimenti e il lavoro continuo
334"
KlMSTOI.AKIi).
118481
vedendo ad una ad una le cose che s' andavano com-
piendo, ma maledetto per le mie previsioni. Comunque,
l' esperienza ha fruttato : e se riesco, come forse
avverrà, a ricominciare (pialche cosa, sarà lud iu)me
d' un Princii)io. Di questo vedremo fra non molto.
Intanto, fate voi pure, e i [)ochi buoni con voi. Anche
da Costantinopoli potete rimandare un' eco all' Italia
delle nostre oggi confermate credenze : potete andar
innanzi a catechizzare la marineria : potete dar testi-
monianza del vostro zelo a Venezia : potete voi
pure aiutarci a raggranellare un po' di materiale di
guerra : e giunga prima o dopo, giungerà in tempo.
Ditemi come procedono i vostri, affari individuali ;
amateuìi e credete nell'affetto del
vostro
il cui lo (.•oiidainm il bisogno sempre crescente «U'ir iiitellii^enza
snii per le cose nostre.
Tu fa quello che puoi da dov^e sei, e specialmente jier po-
vera Venezia che merita piti che mai simpatia ed affetto da
ijuauti Italiani sentono per la libertà e indipendenza della patria.
Dacci tue notizie e i risultati de' tuoi lavori — accetta gli
amichevoli saluti di Pippo e un abbraccio dal tuo
HCIPIONE PlSTKUCCI.
C'aro Adriano,
Ti mando per la posta una copia soia di ciascheduno degli
opuscoletti che mi furono consegnati: un po' più tardi riceverai
con un bastimento a vela le altre copie, per non farti spen-
dere una somma troppo forte. Eccomi un' altra volta in esilio :
Ouaita è meco. Si raccomanda esso pure affinché ci nuindiate
([ualche lettera di raceonuuidazione onde possiamo trovare ad
impiegarsi. Si [sic] fermeremo costì lincile ricominceranno gli
affari : io ho buone spei-anze.
I saluti a Tito Lemmi, a Loschi, ecc.
M-arsiglKT, 10 (.ftol.re 1S4S.
Tuo aff.mo Luigi Vassalli.
fl>ì4NÌ KI'ISIUM.AIUO. 335
MMOOCCLXXir.
T<> Emii.ik HawivKS. London.
[Lucjano], September 21^' [1848].
I bave your letters, dear Emilie, aud tbe one
enclosed from my Mary, whom I must answer, besee-
chiug her fair mistress to forward the answer. I find
ber extremely improved, and quite a politicai wonian.
I bave, at last, received a letter from Caroline; I
will answer it one of tbese days; yoii will, mean-
wbile, I bope, tbank ber, and bless ber for me. I
bave written to your Mamma: did slie receive my
letter ? Tbe post bere is very badly managed. Yon
21 settembre.
Ho ricevuto le lettere vostre, cara Emilia, e quella
iicclusa, scritta dalla mia Maria, a cui devo mandare una
risposta, pregando la sua gentile padrona di fargliela per-
venire. Trovo che ha fatto grandissimi progressi e che è
proprio diventata una donna politica. Ho finalmente rice-
vuto una lettera da Carolina; le risponderò uno di questi
giorni: spero che vorrete intanto ringraziarla e benedirla
in nome mio. Ho scritto a vostra madre: ha ricevuto la
mia lettera ? La posta qui funziona molto male. Avrete
MMCCCCLXXII. — Piibbl. in parte da E. F. Kichaui»s,
op. cit., pp. 94-95. Qui si dà integralmente, di su una copia
inviata alla E. Commissione da Mrs. Richards. L'autografo si
conserva presso gli eredi Ashiirst. La data si ricava dal timbro
postale.
336 EPISTOLARIO. [1848]
know troni tlie i)ai)ers the doìiigs aud misdoings of
Radetzky towards tliis bit of Jtalian Switzerland.
Ten thousaiid poor Ticinesi are (joming- home, obliofed
to leave off abruptly their little business. The troops
are daily increasing at oiir frontiers : oiìicers, gene-
ral s coming, almost in sight, as if they wauted to
come aud take us here; and I ani living ou the
shore of the lake with a Lombard village, (Janipioue,
just before my eyes: I am stili in hopes that I shall
soon or late go Jind nieet them, But. obliged as I
ani, to do everything just as if I was in Austria,
secretly, you niay imagine the difficulties lying in
Miy way. With perhaps 25,000 guus belouging to us
here, aud shut in the Arseuals of the Cantonal Go-
vernnients, I am obliged to seareh hard for aud
purchase every gun, everything wanted, and then to
keep them out of the way, as if there was net a
saputo dai gioruali dei fatti e misfatti coiupiuti da Ka-
detzky verso questo lembo di Svizzera Italiana. Diecimila
poveri Ticinesi toruauo ora a casa, costretti ad abbaudo-
iiare tutto ad un tratto i loro piccoli aftari. Le truppe
aumentano ogni giorno alle nostre frontiere: giungono
ufficiali, generali, quasi a portata di mano, come se vo-
lessero venirci a prendere qui; ed io vivo sulla sponda
del Lago ed lio proprio davanti agli occhi un villaggio
lombardo, Campione : spero ancora di andare, presto o
tardi, ad incontrarli. Ma, costretto come sono a fare ogni
cosa segretamente, proprio come se fossi in Austria, po-
tete immaginare quante difficoltà io incontri sulla mia
strada. Con 25.000 fucili circa negli arsenali dei Governi
cantonali, io sono costretto a cercare, con grande diffi-
coltà, ed a comprare ogni fucile, ogni cosa necessaria ed
a tenerla ben nascosta, come se non fosse nostro sacro
[1848] Ki'isroKAKio. 337
sacred rij»lit in us to lielp, ìf possible, our country.
If tliere was a single spark of trae life in tliese
dejrenerated repnblicans, tliese acts of hostility troia
Austria would bave beeu immediately answered by
tlieir giving up to us our arms, and allowing us to
manage our own and their owu atì'airs. But no : they
will talk and protest and pray us to be very quiet,
wbi<;b, for my part, I will not. Tliere will be a
decision troni the Biet to-morrow, perhaps to-day,
and if so, I will write a word at the end of my
note. (*) The niediation is a perfect bothering, on
diritto di aiutare, se ci è possibile, hi nostra patria. Se
ci fosse stata una sola scintilla di vera vita in questi
repubblicani degeneri, essi avrebbero immediatamente
risposto a questi atti di ostilità da parte dell'Austria^
dandoci le nostre armi e permettendoci di occuparci delle
nostre e delle loro cose. Invece no: non fauno altro cbe
parlare, protestare e pregarci di esser molto tranquilli,
cosa cbe, da parte mia, non farò mai. Domani, fors'ancbe
oggi, la Dieta prenderà una decisione ed in tal caso ag-
giungerò una parola alla fine del mio biglietto. La me-
(') Dopo la nota del mese precedente, che minacciava
severe rappresaglie, il Radetzky era passato ai fatti; e sempre
causandole vie diplomatiche, il 15 settembre 1848 aveva inviata
la seguente nota al Consiglio di Stato del Canton Ticino: «Da
ragguagli ufUiciali a me pervennti cousta che degli insorgenti
armati continuano ad insultare con parole minacciose le I.I,
R.R. frappe stanziate lungo il contine di codesto Cantone;
che i fuorusciti rifugiatisi sul territorio del medesimo esternano
pubblicamente la loro intenzione di tentare un'invasione; è
pi>i palese che si stampano in codesto Cantone in gran numero
scritti iucendiariì, e si adopera ogni mezzo onde introdurli in
Lonjbardia e spargervi il malcontento ed il timore, atti a tur-
bare la tranquillità pubblica. Il giornale' il liepabblicano nou
cessa di portare articoli contro il Governo Austriaco e l'ultimo
Mazzini. Scritti, ecc.. voi, XX:SV. (Epistolario, voi. XIX). 22
33*! Ki'isroi. Alili). IHHlr i'^^^^ì
the footing of the old diplomatic transactioiis. Stili,
1 like it better than immediate Interfereuce from
France. The Mediation is nothing to me: aud per-
haps, it will affoi'd time lor (ìurbeginning. It is now
diazione, in base alle veccliie trattative diplomatiche, è
una vera seccatura. Pure, hi preferisco all' immediato in-
tervento della Francia. La mediazione per me è nulla :
ma forse darà a noi il tempo d' incominciare. Questa è
numero dell' 11 del mese corrente ne contiene uno riboccante
d'invettive e di calunnie le i)iù infami, tacciando 1' iitticialità
delia mia armata di viltà e di ladroneggio.
« Tutti questi fatti provano con evidenza che cotesto Go-
verno non abbia o la volontà o il potere di reprimere gli atti
ostili che si commettono giornalmente iu codesto Cantone e che
le asserzioni da codesto lodevole Consiglio di Stato a me reite-
ratamente espresse, della sua intenzione di mantenere le rela-
zioni di buona vicinanza, si dimostrano illusorie e senza effetto.
« Mi trovo dunque in dovere di attivare senza altro indugio
le misure già indicate nella mia nota del 19 agosto, misure
fondate sul buon diritto di ogni Stato di preservarsi dalle aggres-
sioni dirette o indirette di un Governo conlìnante.
«Dicliiaro perciò a codesto lodevole Consiglio di Stato che
dal 18 del corrente mese :
1^ Tutti i Ticinesi dimoranti nelle Provincie Lombardo-
Venete riceveranno l'ordine di ripatriare imniediatanientc.
2° Che col suddetto giorno cesseranno tutte le comuni-
cazioni postali e commerciali esistenti fra la Lombardia ed il.
Cantou Ticino.
3° Che nessun passaporto emesso da codesto Governo sarà^
riguardato valevole per l'ingresso nella Lombardia, se non si
trova munito del visto dell'I. R. Inviato presso la Dieta Federale.
Non dipenderà che da cotesto lodevole Consiglio di Stato
di far cessare queste misure indispensabili per la tutela a me
affidata del mantenimento della pubblica tranquillità in queste
Provincie, col dare retta alle mie domande giuste e fondate
ani diritto intlagrabile delle genti. » E cominciò subito il triste
[\^i^] Kl'ISKd.AKK). S39
niy ouly liope: pray tliat it iiiay be realised ; and
let God take care of tlie rest. Is it triie that you
are at least, iiot worse in liealth than yon were wlien
1 let't yoii ? I lio])e so. now tliat I have it froni some-
udesso la mia unica speranza: sperate che si avveri:
lasciamo il resto nelle mani di Dio. È vero che non
etate, per lo meno, peggio di quando vi ho lasciata? Lo
spero, ora die l'ho saputo da altri che da voi. Sono
pellegriuiigjiit» : «I Ticinesi cacciati dalla Lombardia — si leg-
geva nel liepiibliUcano di Lugano del 20 settembre 1848 — vanno
giungendo a centinaia nel Cantone. Uomini di tutte le condi-
zioni, donne, vecchi e fanciulli fan piene le vie e tniscinano
a stento il fardellq raccolto all' iufretta dietro 1' ordino peren-
torio di partire entro il 18 e sotto la durissima coiniiiiuatoria
<\i essere trattati colla legge militare per ogni più breve indugio.
Stanchi, affranti dalla fatica del cammino quali di 30, quali
<li 50 e persin di 60 uiiglia a piedi fanno compassione a chi
li guarda e sa per (jual barbara legge sian strappati ai negozi
<■ alle loro industrie. Certo, nel gran numero di quei tapini vi
han di quelli che mancano d'ogni cosa e. mezzi necessarii alla
sussistenza. Ebbene! La carità dei privati, la beneficenza pub-
blica vengano in loro soccorso. Il Governo ha provveduto ai
primi bisojriii degli esali Italiani, provveda anche al bisogno
<lei nostri cittadini che soffrono indirettamente per la stessa
cau.sa e son percossi dalla stessa mano opprimitrice. » Nel frat-
tempo il Consiglio di iStato del Canton Ticino inviava una fiera
IM-otesta al Kadetzky (16 settembre 1848) ed emanava (17 settem-
l»re) un proclama ai Ticinesi, invitandoli alla calma (ved. i due
<locumenti nel Fetmero Italiano del 22 e 23 settembre 1848) ;
e non ostante tutto ciò, come fu rilevato dalla stampa periodica
svizzera e italiana (ved. il n. cit. del licpiihblicano), e fu argo-
mento di discussione alla dieta di Hcrna nell'adunanza del 21 set-
tembre, mentre il lladetzky si comportava con tanta brutalità,
il Gabinetto di Vienna esprimeva al Governo federale tutta
la sua .soddisfazione per il modo col quale «aveva osservata la
neutralità. Tuttavia, il Governo federale non usò alcun atto di
340 KriSTOi.AHio. [1848]
body else tluiii yoii. I ani siire it is owiug to Pro-
vidence and perliaps to my prayers aud uot to the
care yon take of yourselt": tliere! I ani always the
rude man that I was at Muswell Hill. What han
become of my portrait? I have never asked about
it: but I cannot renouuce (is it English) so lightly
to Posterity. Is the People's Journal stili alive'? Xo»
Is it in Howitt's hands ? Then, it is doubly dead. (')
You ougbt to bave abridged the Statement : the
substance tbr England, could be condensed to the
certo elle lo dobbiamo Jilhi Provvideuza e fors'anche
alle mie pregliiere, non al fatto che vi siete riguardata i
come vedete, sono sempre lo stesso uomo roszo che ero
a Mnswell Hill. Che cosa è avveunto del mio ritratto?
Non ve ne lio mai chiesto niente; ma non posso rinun-
ziare con tanta leggerezza alla Posterità. È sempre vivo
il People^s Journall No. È in mano di Howitt? Allora è
morto due volte. Avreste dovuto ahhreviare il Resoconto y
se ne poteva condensare, per l'Ingliilterra, il contenuto
in metà dello spazio. Invio un Indirizzo alla Francia: è
rappresaglia (ved. le discnssioiii della Dieta del 21 e 22 set-
tembre nel Ke pubblicano del 22 e 24 di quello stesso mese)^
neanche quando il Radetzky abolf il diritto « di estrarre dalla
Lombardia le lettere ivi scritte, non che quelle che vi transi-
tavano, provenienti dalla bassa Italia, dal Levante, ecc., e di
portarvi la valigia della Svizzera;» neanche quando abolì il-
trattato che garantiva l'estrazione del sale e dei grani ; neanche
«piando, in line, ammassò sul conline svizzero ingenti forze mili-
tari (ved. il Rejmhblicanv del 23 settembre 1848). Approvò in-
vece la nomina dì due commissari federali, nelle persone del
Munzinger e dell'Escher, i quali avrebbero dovuto mettersi in
relazione col Radetzky non .appena giunti a Lugano.
(1) Sullo Howitt e sulle tendenze che aveva impresso al
Feoph's Journal, ved. la nota alla lett. MMCXXXV.
(1848] KI'ISTOI-AKIO. 341
biilf of it. C) I seud ali Address to Frauce: rather
iiidepeiidéut as you will see. J)oes Carlyle priiit
auytliinji ? I bave iiever received Sbaeu's article: but
tbaiik liiin ali tbe same. Is William better tbaii be
was in bealtb ? Reineiiiber me in tbe most friendly
way you can to bini ; and to Bessie, wlio, 1 am
almost suie. is never tbiuking of me. No; 1 ani too
far for jokino : I kuow she does sometimes. But I
feel tbis uigbt in a strange mood : as if I was very
near you, entitled to joke as of old. Ab me! I will
awake to-morrow morning," as dull and gloomy as tbe
cloudy, beavy, rainy sky of tbis nigbt. I bave been
tbree times bearing Jtalian music — concerts for tbe
piuttosto indipendente, conìe vedrete. Pubblica niente
Carlyle? Non ho mai ricevuto l'articolo dì Sbaen : ma
riiigniziatelo egualmente. La salute di Guglielmo è miglio-
rata? Kicordatemi il più attettuosaniente possibile a lui
e a Bessie. che, ne son quasi certo, non pensa mai a
me. No: sono troppo lontano da voi per scherzare: lo so
che mi ricorda qualche volta. Ma mi sento, stanotte, in
ima strana disposizione d'animo: come se vi fossi molto
vicino, autorizzato a scherzare come nei tempi passati.
Ahimè I domani mattina, quando mi sveglierò, sarò tetro
ed oscuro come il cielo carico di nuvole, pesante e pio-
vigginoso di questa notte. Sono stato a sentire tre volte
della musica Italiana — concerti a beneficio dei nostri
(') Emilia Hawkes, come apparisce da ima « Note by the
Translator, » firniata E. A. H., aveva in quei giorni tradotto
integralmente 1' opuscolo: Gli nllimi trislissimi fatti di Mihnio,
publilicaiidolo col titolo di The late Melaiichoh/ Eretit» iti MHan :
liur latifd hif the Commiltee of public Defcnce: London: C. E.
Madie, 23. ITpiKT King Street. HoII>orn. 1848 (in-16, di pp. 52).
342 Kl'I.STOLAHIO. [18J><
benefit of our exiles: Mad. Pasta, pooi- old woinaii, ('
lias been siiioing after 18 years, I thiiik, of musical
esuh'. Mad. Pasta, povera veccliia, lia cantato dopo diciotto
anni, credo, di silenzio. M' è piaciuta, e stavo pro[»ri() tre-
\}) Giuditta Pasta (1798-1865), comasca, dopo i suoi trioiilr
di Parigi, di Londra, dove aveva potuto conoscere di persona
il Mazzini, intine di Pietroburgo, verso il 1840 si era ritirata in
una villa sul lago di Como. Era andata in esilio a Lugano dopo
l'agosto, non essendo sicura di rimanere tranquilla nella sua
città natale per i sentimenti patriotici da lei nudriti. Intorno
al concerto musicale in cui essa aveva cantato, ved. il Uepub-
blicivio ile] 26 settembre 1848. In una corrispondenza da liUgano.
in data 20 settembre 1848, nW' O^ìinionv (n. del 5 del mese suc-
cessivo) era cosi descritta la vita <ìi quegli esuli, da chi però
aveva idee del tutto opposte a quelle professate da ([uanti
s'erano stretti attorno al Mazzini : «Alla mattina si va ad no
caffé della piazza, ove si trovano per tempo gli affamati di
notizie. Si abbandona il piede ad uno dei piccoli defangatori,
de8])oti di Lugano sino a mezzogiorno, e si perde la pazienza
nell' attendere qualche avaro giornale da uno zotico ben ve-
stito, il quale sembra ignorare che i giornali si percorrono e
non si leggono; si corre avidamente alla rul)rica d'Italia, o
da qualche stentata frase si desume che la nobil Francia, la
generosa Francia, la cavalleresca Francia ha protratto per altre
sei settimane l'agonia che minaccia di cavar l'ultima stilla di
sangue alla sorella Italia; che la gran nazione lavora però,
sempre per essa sorella co' protocolli della diplomazia, e elio
se non riesce ne gemerà profondamente, e vedrà di fare.
Dopo di che, non troppo rassicurati nuW affraìichissemeiit
promesso, si va all'nfifìcio del liepubblicaiio. se si iia avuto il
privilegio di essere stati presentati al redattore in capo, e là
coi giornali della redazione uno si sbrama un pochino la fame,
e finisce per escirne colla consolante conclusione chela caval-
leresca Francia sta invitando la sensiltile Austria ad affrancare
la intrattabile Lombardia, lasciandole in mano il jìcgno delle
fortezze pei corrispettivi .milioni da pagarsi.
1
[1848] Ki'isToi.AKio. 343
silence. 1 like her and wiis reully treiiibliuj; for lier,
wlieii she apix'ared : biit slie saiig eiiougli as to «ive
inarulo per lei quando è compar.sa ; ma lia cantato in modo
da farmi sentire come un'eco di quello che dev'essere stata
Ritornato sulla piazza della Riforma vedi qua i; là varii
f»ruppi di persone, parte civili, e parte ex-militari; t'iiggiri
fra quelle, e la i>arola tradimento ti suona si spesso iigli orecchi,
come a Milano negli ultimi due mesi la parola aristocratico.
Poscia una faccia tra il gotto e il hirho ti sciorina per la tren-
tesima volta la importante notizia che Carlo AlI)erto chiama
e radumi i ijombardi in Piemonte per irritarli «■ consegnarli
all'Austria, che la pace è già conclusa, che noi siamo venduti,
e che tutta la guerra non fu che una connnedia in cui le parti
furono distrihnite sei mesi fa. Per poco non ti assicura che le
riforme, e la costituzione non furono date al Piemonte che
per aver ndglìor agio di rapirgliele. Amnnrabile logica dei
partili !
Dopo un modico pranzo il quale, fatto snlla terra della
lihertìl e dell'asilo, accpiista quell'alto prezzo che ci sa met;-
tere il fratello svizzero, tn riedi a prendere il caft'è sulla piazza
della Rifornni, salone obbligato dell'emigrazione italiana, e
cliiàmati privilegiato se non ti viene dinanzi un sere che ti
sporge e ti fa comperare (jualche libruzzo di prosa o versi,
destinata a mantener viva la hamma della discordia, quella
buona discordia che ci ha fatto tanto bene. Poi vai a fare un
passeggino lunghesso il lago con <iualche amico, e Itada bene
clic sia della tua inianoe politica, se non vuoi menar scandalo,
e lottar di polmoni.
Verso séra entri e t'assidi al Caffè Xuovu, e li tu vedi
qualche bella, anzi divina, milanese, qualche notabilità lette-
raria lombarda, e parecchi giovani brillanti, ora atteggiati da
esuli, <;omo dinanzi lo erano da eroi del sesto giorno, come
prima lo furono da lions. come ancor prima da fashionahlais,
ecc., ecc.; razza, dal cervello di gatto, dagli occhi di civetta,
e dal cuor di grillo. Alla sera della domenica vi è d'ordi-
nario teatro aperto, a benelicio dei poveri profughi. Giulietta
344 KPisToi.AKio. [1848]
ine a sort of eclio of wliat sbe must liave been: and
was rapturoiisly applauded. Sbe is a republican. My
afifectiou to ali, Sydney, James, Caroline, lìessie,
William, etc. My fondest blessin^- on you, dear Emilie.
Your
Joseph Mazzini.
un giorno; e 1' liauno applaudita freneticamente. È una
repubblicana. Ricordatemi a tutti, a Sydney. Giacomo,
Carolina. Bessie, Guglielmo, ecc. A voi, Emilia cara, la
mia benedizione più tenera.
Vostro
GiusEi'i'E Mazzini.
Pasta ci ds\ i resti dei resti clic <>ià diede alla Russia; Gu-
stavo Modena (ohe voleva far presto) declama fra le rii^jienti
acclauuizioiii dei jìiiri, 1» Clarina, quella roinauza iuiprudeute
che Berchet si rituprovera ogni giorno I I I — AH' indomani
siamo da capo. — Ecco a Lugano la vita del j)rofiigo lom-
bardo. »
IXIHOE DEI NOMI.
Abeicombry (Lord). — 305.
Accame Nicola. — 88, 138.
Acclusi Michele. — 1^8, 32,
34, 39. 40. 46, 53, 54, 80,
99, 100. 101. 312.
Adda (D) Carlo. — 5. 6. 118,
162, 164.
Aguelii Pietro. — 172, 173.
Alizeri F. — 138.
Alba {U). - 14. 25. 34, 41,
77. 112, 278. 309.
Alleiiiauai M. N. — 119. 120.
125, 133.
Allgemeiiie ZeUuiii/. — 325.
Allievi Antonio. — 142.
Alvigini. — 122.
Amari Michele. — 3.
Ambrosoli Lodovico. 89.
173.
Anelli Luigi. -- 98.
Aufossi Angusto. — 133.
Antonini Giacomo. — 42. 50,
52, 132. 149, 150, 151. 1.52,
153, 184. 185. 186, 187.
188, 227, 243, 258.
Antonini .Stefano. — 234, 235.
Anzani Francesco. — 182. 212,
259, 270.
Apice (D') l^onienico. — 99.
101. 241. 286, 296. 297.
AyoHtohito Popolare (L'). —
132.
Arago. — 29. 30.
Archivio Triennale delle cose d'I-
talia. — 104. 161.
Arcioni .\ntonio. — 133.
Arese l'rancesco. — 256.
Argenti Felice. — 43.
Armandi (gen.). — 210.
Arrigoui Francesco. - 173.
Ashurst Eliza. — 110, 193. 281,
327.
A.shur8t William. — 7, 60, 82,
110, 281, 341. 344.
Ashnrst (Mrs.). — 59. 65. Ili,
271, 281. 327.
Aspre (D'). — 295.
Associazione Nazionale Italiana.
— 32. 33, 34, 35, 41, 42,
43, 45, 49, 50, 51. 52, 53,
54. 56. 68, 79, 99, 101.
142. 150. 151, 188. 204,
232, 241. 244, 245, 252,
2.53. 263. 268, 278. 308.
Aste (D') Tommaso. — 88.
Atelier {L'). — 102. 219.
Anbert. — 30.
Avagnino. — 216.
Avvenire d'Italia {L'j. — 16,
226.
Azeglio (D*) Costanza. — 91.
Azeglio (D') Massimo. — 325.
BaccoJini. — 32.
Bachi Salvatore. — 142, 172,
176.
Balbi Pioverà James. — 319,
320.
Balbo Cesare. — 76, 77, 176,
271, 325.
Balzarotti Giaseppe. ~ 172.
Bandiera (fratelli). — 251,
252.
Baraldi (prof.). — 173.
Baravalle Carlo. — 172.
''34*5
harbanerii J^iiigi.
— 314
Jiaibès. — 201.
]i:ui»et A. — 24.
Balbetti. - 42.
JRargnaiii Gaetano.
— 93,
324.
Baroz/i J)elvinotti
Aohil
e. —
42. 142.
Bassi Ujro. — 213
, 214.
Bastide Jules. —
100,
117,
1V8, 260, 262,
276,
278,
31.5, 316, 322,
325.
Battaglia Aciiille.
— 5.
132.
Batta gì ini Carlo.
- ^7,
281,
289, 306.
Bava Eusebio. —
225.
Bazzoni Giuuio. —
- 172.
Bettini Filippo. —
15, 16, 48,
88, 138, 319.
Belcredi Gaspare.
- 6.
172.
Bellerio Carlo. —
172.
Belloli Rinaldo. —
- 42.
216,
218.
Benza G. Elia. —
230,
231.
354.
Berchet Giovanni.
- 107.
2.57.
S22, 344.
Béranger. — 24.
Beretta Antonio. -
— 98.
Bertani Agostino.
— 173.
2.s,s.
Bertholdi. — 131.
Bethniont. — 30.
BiancJii Giovini Aurelio.
164, 165, 267, 302.
Bianco Carlo. — 227.
Bistecclii. — 51 .
Bixio Alessandro. — 30.
31,
43, 117, 118. 247. 287,
310.
Bixio Cesare Leopoldo. — 123,
128, 136, 137.
Bixio Elena. — - 216.
Bixio Nino. — 88, 129. 139.
214, 247, 287, 310. 321.
Blanc Louis. — 29.
Bocca Ignazio. — 31.
Boccardo Girolamo. — 85. 165.
307.
Bolla. — 224. .
Bona Bartolonimeo. — 229.
Bon-Conipagni Carlo. — 271.
Bonaniici Stanislao. — 89.
Bonapartc Carlo (Prin<>i]>(' «ti
Canino). — 210.
Bonetti Paolo. — SOi'.
Boniotti Pietro. — 173.
Bordini (Dr.). — 255.
Borelli. - 40, 76.
Borghetti Giuseppe. — 92.
Borgo Caratti. — 224.
Borie. — 119. 131.
IJorroniQo Vitaliano. — 92, 98.
Borsari G. — 326.
Borsieri Pietro. — 130.
]3ossi Benigno. — 246.
Bottaro Bartoloninico. — 205.
Brault Augustine. — 131.
Brenier. — Kìl.
Brescianini. — 199.
Brignole Sale (Marcii.). — 228,
262.
Briosclii l'raneesco. - 172.
Brizzi Scipione. — 51.
Brorterio Angelo. - 326.
Broglio Giuscp])e. — ■ 172.
Bucalossi Luigi. — .->!.
Buchez. — 100.
Butta Domenico. — 11. NT,
Burla. — 31.
Burlando Antonio. — 8S.
Bussi liugcnio. — 172. 224.
Byron. — 328.
Gabella Cesare. — 128. 226,
243.
Cacciatori Emilio. — 142.
Cairoli (prof.). — 160.
Calamatta Luigi. — 28.
Caldesi Vincenzo. — 210.
Calloud. — 321.
Calovini Tito. — 172.
Cambiaso Giambattista. - 163,
232, 238, 320.
Cambiaso Nicola. — 88, 163.
Campanella Federico. — 88,
113. 114. 115. 121. 129,
229, 238, 239.
Campi Giuseppe. — 314.
Canale Giuseppe Michele. —
122, 319,
Cantoni Gaetano. — 245.
Cantu Cesare. — 6.
Canuti Filip])o. — 33, 34, 43,
49. .54.
116,
117,
118,
119,
122.
131,
133.
138,
145,
146,
148.
161.
162,
165.
166.
168.
170,
175.
184,
185',
189,
190,
217.
218.
221,
228,
242,
243,
244.
247.
248,
2.55.
259,
260,
261.
262,
268,
269,
270.
271,
274.
279.
280,
284.
286.
296,
298,
299,
.300,
301,
302.
304.
305.
306.
316,
317,
320,
324.
325.
328.
329,
343.
Ciii'lyle
Vh. -
- 311
Cainot.
— 30.
Carry.
— 62.
K1'IST<)I,AKI(>. 347
Carbonera A. — 98. Cerioli. — 191.
Carbonioii Francesco. — 134. Ctiiise. — 42.
Carbonieri Luigi. — 134. (Vrniisclii Enrico. — 161.172,
Caroassi. — 122. 199, 214, 295, 309, 318.
Carlo All)erto. — 27, 30, 39, Ceroni Riccardo. — 142, 172.
45, 48. .55. 66, 67, 71, 72, 176.
73, 74, 75, 83. 90, 105. 109, Cotti Giuseppe. — 172.
Ili, 112, 113, lU, 115, Clierubiui. — 25.
Chialiva Abbondio. — 155,
182, 284, 289.
Cialdini Enrico. — 97. 105.
Ciani Filippo. — 87. ■
Ciani Giacomo. — 87.
Gironi Pietro. — 105, 176,
190, 212. 274. .307.
Cintrat. — 325.
Cisale. — 42.
Coduri Fermo. — 172.
Collegno (Di) Giacinto. — 97,
114. 120, 125.
Collet. — 21, 22.
Commerce (Le). — 31, 33.
Conciliatore (11), di Parigi. —
62.
Carta Giambattista. — 155. Concordia (La). — 31, 32, 33,
Casati Antonio. — 148. 34, 39, 42, 43. .50, 51, 57,
Casati Gabrio. — 73, 90, 92. 75, 77, 78, 91, 102, 107,
98.112,148.164,199,200. 117, 140, 147. 152, 153.
201, 202, 206, 255, 256. 196. 243, 244, 248, 262,
261. 271. 316. 265, 284, 287, 321, 326.
Castagnette) Cesare (Trabucco Connean Enrico. — 51.
di). — 73, 111, 112, 113, Correnti Cesare. — 97, 104.
114.115,116,123,148.164. 197.2.56.
Castelli Michelangelo. — 326. Corriere Lirornene (11). — 112,
Cattaneo Carlo. — 104, 160, 191, 203, 284, 301, 309.
161, 174, 199. 214, 257, Corriere Mercantile (II). — 112,
265. 270, 277, 27S, 295, 125, 133, 164. 165, 199.
302, 315, 316, 317, 318, 203. 207, 208. 214. 243,
322, 323, 324. 284, 290, 302, 307.
Canne (La) dn Penple. — 119, Corsi (d'Arezzo). — 314.
131, 133. 220. Cotta. — 42.
Cavaignac Eugène. — 100, Craufnrd William. — 45.
262, 316. 324, 325. Crémieux. - 29, 30.
('avalli.' — 93. Cncchiari Domenico. — !I6,
Cavour (Benso di) Camillo. — 105.
128. Cnneo Giambattista. — 242.
Ctìlesia Carlo. — 88, 89. 215, Curti Pier Ambrogio. — 89,
222, 226. 199.
Celesia (Carolina. — 27, 38, Dall'Ongaro Francesco. — 146,
138.163,165,170,174.181, 210. 211. 311, 312.
203, 215, 216, 266, 322. Dal Pozzo Ferdinando. - 325,
348
KI'ISTOI-AIUO.
Dal Venne Maria. — 179.
Daneri Andrea. — 137.
Daneri Francesco. — 88.
Daneri. — 122, 226.
Dante. — 62, 328.
Daverio Francesco. — 296.
297, 298.
De Andreis. — 139.
De Boni Filippo. — 3, 9, 29,
35, 62, 107, 127, 132. 142.
1.56, 172. 176, 208, 211,
214, 257, 259. 263. 264.
267. 282, 318, 319, 320.
De Capitani. — 210.
De Ferrari. — 76.
De Filippi. — 42.
Delie Piane Ginseppe. — 88.
Delle Sedie Arcangelo. — 40.
De Macchi. — 203.
Demeesfcer G. Filippo. — 87.
155, 181.
Démocratie Faciftqiie (La). —
323.
Democrazia Italiana {La). — 326.
De Rossi Sanfarosa Pietro. —
231.
De Sonnaz. — 234.
De Stefani Filippo. — 249.
IJiarìo del Popolo {II). — 287.
309.
Dieta Italiana {La). — 197.
Diiion .Josephine. — 193.
Dillon Frank. — 17. 18, 110.
193. 281.
D Israeli. — 12.
Doria Antonio. — 121, 122.
123, 137, 222. 233.
Doria Giorgio. — 88.
Dossi. — 93.
Dronyn de Luhys. — 325.
Dnpo'nt (de l'Eiire). — 26.29,
30.
Dnprat J. — 24.
Dnprat P. — 24.
Durando Giacomo. — 127,
133, 248, 286. 318, 320.
Durando Giovanni. — 107, 120.
Dnrini Ginseppe. — 98. 199.
Emancipazione {L'). — 172.
lùici/clopédie NonreUe {L'). —
20.^.
Escher. — 339.
Fabrizi Lnigi. — 332.
Fabrizi Nicola. — 7, 40, 42,
44, 143, 145, 210.
Fabrizi Paolo. — 145.
Fanti Gaetano. — 104.
Fanti Manfredo. — 104. 105,
255. 256, 257, 258, 265,
270. 289, 299.
Farina Manrizio. — 114.
Favre Leon. — 230.
Federici Nicola. — 138. 225,
284.
Fenzi Sebastiano. — 51.
Ferdinando II. Re delle Due
Sicilie. — 15. 144, 247.
Ferrari Andrea. — 127.
Ferrari Giiisepiie. — - 24, 160,
161.
Ferrari Napoleone. — 15. 16,
48. 77, 88, 171, 236, 239,
266, 272, 318, 332.
Ferrari Nicola. — 88, 274.
Ferrarlo Pompeo. - 172.
Ferraris Lnigi. — 271.
Ferri Lnigi. — 172.
Flocon F. — 30.
Fontana liodovico. — 282,
283.
Foresti E. Felice. — 42.
Fortis Guglielmo. — 309.
Foscolo Ugo. — 205.
Fossati (Dr.). — 33, 42, 50,
224.
Franscini Stefano. — 87.
Frapolli Lodovico. — H'^»
277. 278, 322.
Freschi F. — 326.
Frixione. — 190, 191.
Gabrini Antonio. — 87, 155.
Gadda Giuseppe. — 245.
Gallardi Enrico. — 142. 172,
176.
Gallenga Antonio. — 326.
Gallieno. — 186.
Galotti. — 42.
Galvagno F. — 271.
Gambini Andrea. — 141.216,
226, 240. 266, 272. 303.
Gaiineron. — ■ 40.
Garcanico Pietro. — 172.
Kri.STOI.AKK).
341
Garibaldi Anita. — 331.
Garibalili Giuseppe. — 130,
140, 182, 183. 205, 212,
218, 233. 234, 239. 240,
242, 243, 246, 247, 248,
257, 258. 259, 260. 264.
268, 270, 271, 274, 277,
279. 286. 287, 294, 295,
296, 297, 298, 301, 306,
321, 331, 332.
Garil»ol(li. — 224.
Ganiiei-Pagès. — 26, 29, 30.
Garzia (ved. Boria Jntonio).
Gatti 8. — 326.
Gazzetta di Genova (La). —
150.
Gazzetta di Milano (La). —
89, 102, 141.
Gavazzi (padre) Alessandro. —
308.
Gay C. - 326.
Generali Luigi. — 134. 135,
136.
Genocchi A. — 326.
Gherardi. — 42.
Giacomelli A. — 210.
Giannone Pietro. — 12, 33.
34, 39. 43, 49, .50, 51, 54^
78. 101, 219, 240, 253.
318. 314.
Giglioli Giuseppe. — 101. 314.
Gillman (Mrs.). — 110. 281.
Gioì)erti Vincenzo. — 39, 54,
76, 113. 167, 168, 169, 170,
203. 204. 227, 228, 301,
302, 325.
Giovannini G. M. — 326.
Giovine Italia (La) (associazio-
ne). — 5, 6. 38, 34, 72,
113, 121, 123, 163, 217,
241, 242.
Giovine Italia (La) (periodico).
— 132. 227.
Girihaldi Lorenzo. — 217.
Giuli Ili Cesare. — 93, 98.
120.
Giuriati. — 311.
Goethe. 208,
Gordas/ewski Francesco. —
227.
(Jori!)! Carlo. — 142.
Goudcliaux. — 30.
(ìourane Charles. — 118.
Grasselli A. — 98.
Greppi Marco. — 98.
Griffini Romolo. — 141, 142,
172, 174. 176, 224, 245,
279, .309.
Griffini Saverio. — 286, 295,
296.
Griilenzoni Carlo. — 177.
Grisi Giulia. — 40, 150. 195.
Groudona. — 287.
Guai a. — 94.
Guerrazzi Fr. Domenico. —
26, 27, 80, 307, 308.
Guerrieri Gonzaga Anselmo.
— 97, 98, 199. 261, 262.
Guizot. — 13, 23, 51, 77.
Haydn. — 25.
Hawkes Emilie. — 7, 17. 18,
19, 28, 52, 61. 64, 65, 66,
80, 82, 106, 189, 279, 335,
341, 344.
Hawkes Sydney. — 20. 24,
61, 110. 194. 280. 344.
Hill (Miss). — 245, 253, 254.
311.
Howitfc. — 340.
Hummelaner. — 305.
Imperatori. — 199.
Inglis Robert. — 12,
Iniziativa {L'). — 4.
Italia (L').
Italia del Popolo (L'). di
sauna. 96, 100,
116. 147, 161, 184,
256, 300.
Italia del Popolo (L'), di Mi-
lano. — 132, 142, 156,
172, 173. 175, 176. 178^
179, 181, 188, 190, 194,
197, 199.
216, 217,
221, 226,
235, 240,
251. 254,
258^ 259,
268, 277, 300, 309, 322.
Italia e Popolo {L'). — 149.
Italia rigenerata {L'). — 173.
Italiano "(//), di Parigi. — 132.
Lo-
111,
191,
197,
199.
207.
210,
212,
216,
217,
219,
220,
222,
221,
226,
230,
232,
234,
235,
240,
243,
245,
248,
251.
254,
255,
256.
257,
258.
259,
260,
262,
267,
350
i: PI STOICA HK».
Jeiine <!>'«(»se {La). — l'ò2.
Journal des Débats {Le). —
242.
Korzeniowski. — 183, 1^4.
Lablaclic. — 150.
]^a Cecilia Giovanni. — 310.
La Farina Giuseppe. — 144.
Ijagorio. — 93.
Lamanuoia Alfonso. — 300.
Laniaitine. — 29, 30, 51, 61,
68, 71. 72. 73, 74, 100.
150, 325.
La Masa Giuseppe. — 145.
209, 210, 211.
Lamberti Giuseppe. — 6, 16,
20, 28, 32, 34. 35, 39, 50.
53, 72. 79. 81, 98, 101.
102, 216, 240, 241. 242,
251, 263, 288, 312.
Lamberti Lnigi. — 102.
Lamberti Solìa. — 245, 312.
Laniennais. — 12. 2L 28, 33.
62, 102, 131, 318.
Lami Antonio. — 241.
Larochojactuelein. — 325.
Lavizzari Carlo. — 172.
Leelii Carlo. — 92.
Leehi Teodoro. — 125. 257.
Leclru-Rollin. — 29, 30.
Lefia II ai lana (La). — 6,
33. 34, 40, 41. 49, 87
123, 137.
Lemmi Adriano. — 333.
Lemmi Tifo. — 334.
I^eopardi Piersil vestro. —
39.
Leopoldo II, Granduca di To-
scana. — 138, 317.
Lessona K. G. — 326.
Lenchtenberg- (Duca di). —
306.
Levi Davide. — 288.
Linton J. William. - 21. 22,
24, 28.
Litta Alessandro. - 132.
Longo. — 92.
I>ongoni. — 287.
Loschi. — 334.
Luigi Filippo. — 9. 11. 23,
27. 36. 100.
Lnigi XV. — 310.
10.
91.
38,
i56,
309,
Lunardi. — 4:
Luvini. — 87.
Maccabruni (ing.). — 2ii6.
M.uhiavelli. — 69.
Maestri Ferdinando. — 326.
Maestri Pietro. — 141, 142,
172, 176. 245, 249^
261, 270. 279, 289,
311, 313. 317, 325.
Maineri Filippo. — 205.
Afalmusi G. — 326.
Mameli Goliiedo, — 58.
129, 139, 167. 209.
247, 287. 302, 303, 321.
Mamiani 'lerenzio. — 41.
Maiiara Luciano. - — 125.
133, 286.
Manin Daniele. — 1N6.
218, 317.
Manzi L. — 210.
Marie. — 29, 30.
Mario di Candia. — 150,
Marrast A. — 29. 30, 3i
Martinelli Filippo
Martinengo. -— 9^
Martini Emilio. -
162.
Massari Ginsei>pe.
Massuecone Francesco. — 166,
205. 215, 229, 287.
Massuecone Gerolamo. — 287.
Mattencci Carlo. — 206, 207.
Mauri Aeliille. — 57.
Maurizi (avv.). — 226.
Mìizzetti Federica. — 285,
' 308.
Mazzini Andrea Lnigi. — 42,
71, 79.
Medici Giacomo. — 182, 183,
200, 212, 235. 239. 242,
248, 259.. 261. 271, 273,
275, 294. 322.
Melegari Ij. Amedeo. — 42,
227.
Menotti Adiilie. — 75. 80.
Menotti Celeste. — 40, 42, 80,
151.
Menotti Ciro. — 75.
Menotti Massimiliano. — 75,
Metternicli. — 47.
Michelet Jnles. — 24, 205.
195.
— 214.
98. 127,
— 168.
Kl'IS*l(>I.AHI(«
35L
MitkiewifZ Adatn. — 157. 183.
184. 185. 211.
Mierola\V!<ki L. 11».
Migiiet. — 325.
Milla. — 42.
Miiijtlielli. — 326.
Moilena Gustavo. — 210, oli.
321. 344.
Moja Ciistoforo. — 42, 241.
Mole. — 9.
Mompiaui Giacinto. — 92.
"Sluìiiteur Unirersel (Le). — 22,
li8, 74.
Moiiranelli Giuseppe. — . 206,
207. 212, 213.
Montezeinolo (Corderò di) Mas-
simo. — 270.
Moore. — 196.
Mora Antonio. — 142, 263.
Moratidi Antonio. — 188, 210.
Monlini Antonio. — 210. 311,
312.
Moreali Gaetano. -- 50.
MoriùiKj Chronicle (The). —
195.
Moroni P. — 98.
Morra Cesare. — 245.
Mosto Antonio. — 88.
Miinzin«;er. — 339.
Napoleone I. — 175.
Nardi Anacarsi. — 251.
Nathan Sara. — 18, 58, 63,
82.
National (Le). — 14, 23, 24,
73. 100, 118, 119, 262.
Nazione (La). — 4.
Negri Antonio. — 172, 309.
Ney N. G. — 49.
Noaro Antonio. — 126.
Noeeti. -r- 57.
Noli Enrico. — 123.
Nnjì-ent. — 129. 187.
Nnilo. — 311.
Olivieri (jjen.) Angelo. — 268,
270.
(tperaio (/>'). — 309.
Opinione {U). — 164, 165,
291. 302, 326, 342.
Orlandi. — 42.
Orsini Angelo. — 128.
Ostrowski Charles. — 24.
Paclu). — 308.
Pachta. — 173.
Paleocapa Paolo. — 218.
Palnierston (Lord). — 305.
Pai tri n ieri G. — 326.
Panzera Antonio. — 51.
Paolini Clemente. — 13, 50,
51.
Papa G. A. — 164, 214, 302.
Pareto Gaetano. — 107.
Pareto Loi'enzo. — 76. 123,
320.
Pasotti Francesco. — 224,
238.
Passerini Giambattista. — 36.
Pasta Giuditta. — 342, 343.
Pasta. — 42.
Pastorini. — 170.
Patria (La). — 14, 24. 31,
34. 68, 78, 85, 101, 125,
150, 151, 168.
Pavesi. — 224.
Pellegrini Didaco. — 224, 319.
Pettsiero Italiano (II). — 57,
120, 125, 130, 137. 169,
190,
230,
290,
339.
People's International Leaour.
— 23, 24, 29.
People^H Journal (The). — 8,
340.
Pepe Guglielmo. — 235.
Perelli Emilio. — 172.
Pere/- F. P. — 326.
Perini Giuseppe. — 172.
Pesce Alessandro. — 142, 176.
Pessina Enrico. — 172.
Petra li (Dr.). — 187.
Peuple Conxtituaiit (Le). — 24,
102.
Pezzetti Giovanni. — 245.
Piauzzi (fratelli). — 271.
Piazza. — 92.
Pieri Giuseiìpe. — 42.
Pincherle. — 309.
Pinelli Pier Dionigi. — 169,
319, 320. 332.
Pio IX. — 113. 151. 202, 302,
304.
196,
225.
226,
227,
231.
267,
278,
284,
309,
319.
320.
326,
352
KIM.STOI-AHIO.
Fio IX {II). — 204.
Piolti de' Bianchi Giuseppi».
— 172.
Pirelli. — 122.
Pistriicci Angela. — 311.
Pietnicci Emilio. — 119, 120.
Pistiiicci Filippo. — 51.
Pisfriicci Scipione. — 139.
245, 270, 280. 284, 311.
333, 3.34.
Pisrrncci Valerio. — 51.
Pliiinptree. — 11, 12.
Foliteenico (II). — 317.
Poni ha. — 314,
Porro Alessandro. — 98, 117.
Porro p:rcole. — 142, 172,
176, 245.
Porro Pompeo. — 97, 98.
Prinetti Carlo. — 132.
Qnaglia (gen.). — 40.
Qninet Edgar. — 309, 31«, 325.
Kal)l)att,ino(ved. Rubaitiuo Raf-
faele).
Kaiìetzky. - 112, 129, 291,
292, 300, 336, 337, 339.
Radice Evasio. — 54.
Ramorino Girolamo. — 225,
226, 227, 238.
Ramorino Paolo. — 331.
Ré/orme {La). — 323. .
Reiset. — 305.
Regis Michele. — 320.
Remorino Girolamo. — 88.
Repnhhììcauo della Scizzera Ita-
liam (II). - 87, 281,284.
301, 309, 322. 323, 332,
337, 338, 339, 342.
RepuìMicano {II), di Milano.
— 172, 199.
Restclli Francesco. — 256,
270, 289, 309.
Revere Giuseppe. — 142. 143,
172,176,208, 267,309,312.
Revne Naiionale {La). — 100.
Rezzonico F. — 98.
Riboni Luigi. — 142.
Ricci Alberto. — 112, 262.
Ricci Carlo. — 320.
Ricci Vincenzo. — 76, 77,
112, 113, 114. 115, 121,
122, 123, 138, 248.
Ricciardi Giuseppe. — 33, 34
Ripari Pietro. — 177, 178
Risortiimento {II). — 151, 1.52,
2Ó7, 208, 307.
Risso Tommaso. — 331.
Rivista Europea {La). — 172.
Rol)e8iiierre. — 173.
Robinet Edmond. — 130, 131.
Roche Antonio. — 53.
Rognetta. — 42.
Romani (avv.). — 199.
Romeo G. A. — 210.
Ronchi Anilnogio. — 172
Ronna Antonio. — 42.
Rosales Gaspare. — 5, 105,
130, 145.
Roseilini Ferd. Pio. — >ìi,
114, 123. 129.
Rosselli Miciielangelo. — 63,
195.
Rossetti Gabriele. — 51.
Rossetti (di Mantova). — 288.
Rossi Paolo. — 172.
Rossini Giovaccliiuo. — 213.
Rota Negroni Andrea. — 172.
Rovelli Pietro. — 172.
Rubattino Raftaele. — 234.
Rntlini Agostino. — 33, 44,
75, 227. 231, 254. 319.
Ruffini Ferdinando. — 218,
283.
Rurtini Giambattista. — 34,
39, 48, 72, 75, 211, 283.
Ruffini Giovanni. — 33, 34,
J4. 45, 71, 73. 75, 76,227,
228, 331, 254.
Ruftoni Lizabe. — 80, 89, 132,
142, 149, 176, 188, 204,
278, 315, 316, 318.
Rusca. — 87.
Rusconi (conte). — 150.
Sainte-Beuve. — 61.
Sala. — 118.
Salasco (gen.). — 125. 300
Sand George. - 19, 24, 28,
33. 102, 116, 220, 328.
Sand Maurice. — 119, 131.
Santelli (fratelli). — 254.
Sanvitale Jacopo. — 326.
San vitale Lnigi. — 826.
Sartorio Luigi. — 88.
H
K PISTOLA UlO.
353
Sanila. — 42.
Savelli Tito. — 251.
Savini Savino. — 127.
Savou Napoleone. — 50.
Schwiirzeiiberg. — 306.
Selopis Fertorico. — 77.
Shaeii Williaii). - 10, 61. 82.
110. 194, 281, 341.
Si<loli Gimlitta. — 219. 311,
322.
Simonetta Francesco. — 133.
SiiMoiietta Luigi. — 132.
Siitori Ginseiipe. — 42, 172.
Sobrero (gen.). — 257.
Solari Giuseppe. — 190.
Solerà Francesco. — 184.
Sonciiio Cesare. — 5.
Sonderbiiud. — 26, 120.
Sonnaz (De). — 319, 320.
Sorniani Giovanni. — 172.
Spagni Antonio. — 102.
Speranza Pietro Giulio. — 88,
100, 110, 139, 167.
Spini Giulio. — 119, 277. 309.
Spinola Tommaso. — 284.
Stansfeld Caroline. — 18, 23,
53, 62, 65. 82, 193. 281,
327, 335, 344.
Stansfeld James. — 24, 61,
64, 65, 110, 194, 231, 344.
Stolzman Karl. — 35, 189.
Stone Frank. — 8, 193.
Strigelli Gaetano. — 98. 199,
270.
Starner Jnlian. — 14.
Subervic. — 26, 30.
Tancioni Pio. - 38, 129, 139.
Tancioni Susanna. — 82, 245.
253, 266, 271, 285.
Taverna Carlo. — 132.
Tecchio Sebastiano. — 326.
Tenca Carlo. — 142, 172, 176.
'J'iiannberg. — 286.
Thappaz. — 128.
Tliieny. — 325.
Tliomas (Mad.). — 77.
Timeo (The). — 242.
Tirdli Baldassarre. — 217.
Tirelli Giuseppe. — 145.
Tonimaseo Niccolò. — 183, 184,
186, 317.
Tonietti Francesco. — 40.
Torres. — 209.
Turati. — 89.
Tu noni G. — 98.
Urbino Fortunato. — 172. 198,
199, 200, 201, 208, 214.
Usiglio Angelo. — 51, 219.
Usiglio Emilio. — 134.
Valle. — 190.
Vannotti. — 224.
Vantini. — 42.
Varcai. — 256.
Varisco. — 210.
Vassalli Luigi. — 333, 334.
Vecchi Angusto C. — 42, 75.
Vecchio Luigi. — 172.
Vedovi Vincenzo. — 274.
Veniidue Marzo {II).'— 102,
103, 129, 141, 146, 243.
Verdi Giuseppe. — 213, 247.
Vesnie (Bandi di) Carlo. — 77.
Vestale (La). — 4,
Vestri G. — 290.
Vettori. — 89.
Viani. — 122.
Vieussenx G. P. — 313.
Villani Odoardo. — 51.
Visconti Venosta Emilio. —
142, 172, 176.
Voce del Popolo (La). — IH»
142, 150, 1.58. 172, 173,
175, 198. 222, 224. 238,
248, 252, 259, 277, 278.
309.
Viale Bépuhlique (La). — 220.
Yapp. — 11.
Washington. — 70.
Wisocki. — 35.
Zaghen. — 84.
Zaleski Costante. — 227.
Zambeccari Livio. — 125, 126,
127, 188, 210, 214.
Zucohi Carlo. — 105, 257,
309, 322.
Zuccoli Gaetano. — 142.
Mazzini. Seritti, ecc.. voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX).
2a
INDICE DELLE LETTERE.
MMCCCXLVI. - A Filippo De Boni [Loiulni],
24 feblu-aio 1848 pay. 'ó
MMCCCXLVII. — To Emilie Hawkes [London],
Friday night [Febiuary
26^'', 1848] . » 7
MMCCCXLVIII. — A Filippo De Boni [Londra],
26 fel)l)raio 1848 » 9
MMCCCXIJX. — To William Shaen [London,
Fehrnary 26">, 1848]. . . » 10
MMCCCL. — A Pietro Giauuoue [Londra],
26 [febbraio 1848] .... » 12
MMCCCLl. — Alla madre [Londra], 28 feb-
braio 1848 » IS
MMCCCLII. — A Giu8ep])e Lamberti [Lon-
dra], 28 [febbraio 1848] . » 16
MMCCCLIII. — To Emilie Hawkes [London],
Monday [February 28*i',
1818] » 17
MMCCCLIV. — Alla stessa [London], Tues-
day [February 29*'', 1848] » IS
MMCCCLV. — Alla stessa [London], Monday
[March l'*'-, 1848] » U>
MMCCCLVL — Alla stessa [Paris], Tlinrsday
[March 2"'', 1848] » 20
MMCCCLVIL — Alla madre [Parij,'i], 5 marzo
1848 » 25
MMCCCLVIII. — To Emilie Hawkes [Paris],
.Snnday [March 5"', 1848] » 2S
MMCCCLIX. — A Filippo De Boni Parigi,
8 marzo 1848 » 29
356
MMCCCLX. -
MMGCCLXI.
MMCCCLXII. —
MMCCCLX III. —
MMCCCLXIV. —
MMCCCLXV. —
MMCCCLXVI. —
MMCCCLXVII. —
MMCCCLXVIII. —
MMCCCLXIX. —
MMCCCLXX. —
MMCCCLXXI.
MMCCCLXXII. —
MMCCCLXXIII. —
MMCCCLXXIV. —
MMCCCLXXV.
MMCCCLXXVI. —
MMCCCLXXVIl. -
^KlM!STOI-AlUO.
Alla madie [Parigi], 11 iiiar-
zq 1848 2'«r/- '^2
A Filippo De Boni Parigi,
12 marzo 1848 » H5
Alla madre [Londra]. 13 mar-
zo 1848 » 36
A Giuseppe Lamberti [Lon-
dra], giovedì [16 marzo
1848] » 39
A E. Felice Foresti [Londra].
17 marzo 1848 » 42
Ad Agostino Rnffini [Londra],
sabbato mattina [..., mar-
zo 1848] » 44
Alla madre [Londra], 18 mar-
zo 1848 » 46
A Pietro Giannone [Londra],
giovedì [ marzo 1848] » 49
To Emilie Hawkes [London,
March 23^'', 1848] .... » 52
A Giuseppe Lamberti [Lon-
dra], giovedì [23 marzo
1848] >^ .=^3
Alla madre [Londra]. 24 mar-
zo 1848 » .^^5
A 8ara Natlian [Londra], lu-
nedi 8era[ marzo 1848] » 58
To Mr. or Mrs. Asbnrst
[London], Friday [March
24"', 1848] » 59
To William Ashnrst [L()n-
<lon]. Satiirday [March
25t>', 1848] » 60
To Emilie Hawkes [London],
.Satnrday night [March
25"'. 1848] » 61
Alla stessa [London], 8unday
[March 26"', 1848] .... » 64
Alla stessa [Bonlogne], Tiies-
day [March 28"', 1848] . » 66
Alla inadre ] Parigi], 31 mar-
zo 1848 » 77
MMCCCLXXVIII.
MMCCCLXXIX.
MMCCCLXXX.
MMCCCLXXXl.
MMCCCLXXXII.
MMCCCLXXXIII.
MMCCCLXXXIV.
MMCGCLXXXV.
MMCCCLXXXVI.
MMCCCLXXXVII.
MMCCCLXXXVIII.
MMCCCLXXXIX.
MMCCCXC.
MMCCCXCI.
MMCCCXCII.
MMCCCXCIII.
MMCCCXCIV.
MMCCCXCV.
MMCCCXCVI.
EPISTOI.AIMO. S57
A Pietro ({iaunone [Parigi].
sabato [1" aprile 1848] . pan. 78
Al Redattore delia Concordia
Parigi. 1» aprile 1848 . . « 78
A Ginsep[)e Lamberti [Mul-
house], 3 aprile [1848]. . » 79
To Emilie Hawkes [Lugano],
Aprii 7"' [1848] » 80
To Siisaima Tancioni Milaii.
Friday Aprii 7*'». 1848. . » <S2
Alla madre [Milano], 7 a-
prile 1848 » m
Ai Bresciani Milano, 8 a-
prile 1848 » HI
A Domenico Cacchiari Mi-
lano, 9 aprile 1848 » 9H
A Giuseppe Lamberti [Mi-
bino]. 9 aprile [1848] . . » 97
Alio stesso [Milano], dome-
nica 9 aprile 1848 .... » 101
Ai Direttore della Coneordia
[Milano]. U aprile [1848]. » lOi!
A Manfredo Fanti Milano.
11 aprile 1848 » 104
To Emilie Hawkes [Milan],
Aprii 11"' [1848] » 106
A Ge<»rge Sand [Milan], 13 a-
vril 1848 » 113
Al gen. M. Napoleone Alle-
mandi [Milano], 13 aprile
1848 » 119
A Federico Campanella Mi-
lano. 14 aprile 1848. . . » 121
Al Ministro della Guerra del
Governo Provvisorio di
Milano Milano, 14 aprile
1848 » 125
Alla madre [Milano], 15 a-
prile 1848 » 128
• A George Sand Milan, 19
avril 1848 » 130
K1M8T<)[,A1{I().
A Iviiiiri Generali Milai
358
MMCCCXCVII.
aprile [1848] pa(). IIM"^
MMCCCXCVIII. — Alla iiimlre [Milano], 23 a-
prile 1848 » 135
MMCOCXCIX. — Ai Kedatrori della Voce del
Popolo [Milano], 24 aprile
[1848] » 141
MMCCCC. - A Nicola Fahiizi [Milano].
25 aprile [1848] » 143
MMCCCCI. — Alla madre [Milano], 2tì a-
prile 1848. » I4t>
MMCCCCII. — Al Direttore della Concordia
Milano, 27 aprile 1848. . » 147
MMCCCC.'IIl. — Al }ren. (\. Filippo Deniè-
ester [Milano, 1« maggio
1848] » 155
MMCCCCIV. — A Adam Mickievvicz [Milan|,
mardi [2 mai 1848] ... » 157
MMCCCCV. — Alla madre [Milano], 5 mag-
gio 1848 » 158
MMCCCCVI. — A Carolina Celesia [Milano],
7 maggio 1848 » 163
MMCCCCVII. Alla nnidre [Milaiio], 9 mag-
gio 1848 » 167
MMCCCCVIII. — Alla stessa [Milano], 12 niag-
gio [1848] » 171
MMCCCCIX. — A Pietro Agnelli [Milano,
14 maggio 1848] » 172
MMCCCCX. — Alla madre [Milano], 14 mag-
gio [1848] » 174
MMCCCCXl — A Carlo Grillenzoni [Milano],
17 maggio 1848 » 17T
MMCCCCXII. - — Alla ma.lre [Milano], 20 mag-
gio [1848] » 180
MMCCCCXIII. — Alla stessa [Milano]. 24 mag-
J,n<. [1848]
MMCCCCXIV. — Al gen. G. Filippo Deme-
ester [Milano], 24 maggio
[1848] » 181
MMCCCCXV. — Alla madre [Milano], 27 mag-
gio [1848] » 182
MMCOCOXVl.
MMCCCCXVIl.
MMOCCCXVIII.
MMCCCCXIX.
MMCCCCXX.
MMCCCCXXl.
MMCCCCXXII.
MMCCCCXXIIl.
MMCCCCXXIV.
MMCCCCXXV.
MMCCCCXXVi:
MMCCCGXXVII.
MMCCCCXXVIII.
MMCCCCXXIX.
MMCCCCX]^X.
MMCCCCXXXI.'
MMCCCCXXXII.
MMCCCCXXXIII.
MMCCCCXXXIV.
MMCCCCXXXV.
MMCCCCXXXVI.
Kl'li^TOI.AUIO. HÓO
A Niccolò Tommaseo [Milano] ,
27 luagjfio 1848 pati. 183
Al jcen, Giacomo Autonini
Milano, 27 maggio 1848. » 185
To Emilie Hawkes [Milan],
May 30f'', 1848. » 189
Alla madie [Milano], 30 ning-
gio 1848 » 196
Alla stessa [Milano], 2 giu-
gno [1848] » 204
A Carlo Matteucei [Milano],
domenica [4 giugno 1848] » 206
A Goffredo Mameli [Milano],
6 giugni» [1848] » 209
Alla madre [Milano], 8 giu-
gno 1848 » 215
A Giuseppe Lamberti [Mi-
lano], 8 giugno [1848]. . » 216
A George Sand [Milan], 13
Juin [1848] » 220
Alla madre [Milano], 13 giu-
gno 1848 » 222
Alla stessa [Milano], Tenerdi
[16 giugno 1848] » 229
A G. Elia Bonza [Milano],
19 giugno [1848] » 230
Alla madre [Milano], 22 giu-
gno [1848] » 232
Alla stessa [Milano], 27 giu-
gno 1848 » 233
Alla stessa [Milano], 30 giu-
gno 1848 . . , » 237
A Francesco Pasotti [Milano],
giovedì [ giugno 1848]. » 238
Alla madre [Milano], dome-
nica [2 luglio 1848] ...» 239
A Giu.seppe Lamberti [Mi-
lano], 3 luglio [1818] . ; » 240
■ Alla madre [Milano], 8 lu-
glio 1848 » 245
A Goffredo Mameli [Milano],
17 luglio [1848] , » 247
360
MMCCCCXXXVII.
MMCCCCXXXVIII.
MMCCCCXXXIX.
MMCCCCXL.
MMCCCCXl.l.
MMCCCCXLII.
MMCCCCXLIIl".
MMCCCCXLIV.
MMCCCCXLV.
MMCOCCXLVI.
MMCCCCXLVII.
MMCCCCXJ.VIII.
MMCCCCXLIX.
MMCCCCL.
MMCCCCLI.
MMCCCCLII.
MMCCCCLIII.
MMCCCCLIV.
MMCCCCLV.
MMCCCCLVI.
MMCCCCLVII.
- A Giiicomo Mazzini [Milano], ^M
18 injrlio [1848] ..... ptui. 249
- A (.ìinseppe Lamberti [Mi-
lano], giovedì [20 luglio
1848] » 25]
A G. Elia Benza Milano,
26 inglio [1848] » 254"
- A Manfredo Fanti [Milano,
.... luglio 1848] » 255
- A Giacomo Modici Milano.
[30 luglio 1848] » 259
- A Jules Bastide [Milaii], 31
juillet [1848] . » 260
A Giuseppe Lamberti [Mi-
lano], 10 agosto [1848]. . >^ 263,
Alla madre [Milano], 1" a-
gosto 1848 » 264"
A Milano, 3 agosto [1848] » 267
Alla madre [Milano], 3 ago-
sto 1848 » 268
To — Monza, Sunday [An-
gust 6*'', 1848] ^ » 272j
Alla madre [Como], dome-
nica 7 agosto [1848]. . . » 273
Alla stessa [Como], 8 agosto
[1848] , » 276
A. Jules Bastide Lugano, 9au-
gust 1848 » 276
To Emilie Hawkes [Lugano],
Angust lOfh [1848]. ...» 279
A Filippo De Boni [Lugano],
11 agosto 1848 » 282
Alia madre Lugano, 12 ago-
sto 1848 » 283
Alla stessa Lugano, 16 ago-
sto [1848] » 285
A Davide Levi, ecc. Lugano,
18 agosto 1848 » 288
A Giuseppe Lamberti [Lu-
gano], 20 agosto [1848] . » »
Alla madre [Lugano], lunedi
[21 agosto 1848] » 289
MMCCCCLVIII.
MM(;CCC]-1X.
MM(X;0C1.X.
MMCCCCLXI.
MMCCCCLXIJ.
MMCCCCLXIII.
MMCCCCLXV.
MMCCCCLXV.
MMCCCCLXVI.
MMCCCCl.XVII.
MMCCOCJ.XVIII.
MMCCCCLXIX.
MMCCCCLXX.
MMCJCCCLXXl.
MMCCCCLXXII.
KPISrOI.AKIO.
A Giacomo Modici [Lngauo],
•22 aj-osto [1848] P'<y-
Alla madre [Lugano], 25 a-
gosto 1848 ". . • »
A G<»rtVedo Mameli Lugano,
28 agosto [1848] »
A Frane. Domenico Guer-
razzi [Lugano. 2 settembre
1848] »
Alla madre [Lugano]. 2 set-
tembre [1848] »
Ad Antonio Monlini [Lugano,
.5 settembre 1848] .... »
X Giuseppe l^amberti [Lu-
gano], 7 settembre [1848] »
• A Lizabe Rnrtoni [Lugano],
8 settembre 1848 »
Alla madre [Lugano], 9 set-
teml)ro 1848 »
A Carlo Cattaneo e Lodovico
FrapoUi (Lugano], 12 set-
teniltre 1848 »
To Mrs. Aslinrst Lugano,
■September 13"' [1848] . . »
- Alla madre [Lugano], 13 set-
tembre 1848 ....... »
A Napoleone Ferrari [Lu-
gano, settembre 1848] »
- Ad Adriano l..ennni [Lugano],
, 20 settembre 1848 .... »
■ To Emilie Havvkes [Lugano],
September 21«f [1848] . . »
3H1
294
297
303
307
310
311
312
315
318
322
327
331
332
333
335
INDICE DELLE ILLUSTRAZIONI.
Ritratt/O di G. Mazzini.
11 preseute volume, hnito di «tauipaie il 31 agosto 1922,
fu livediito ed approvato dalla 11.* Commissione por l'edizione
nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini.
A. Anilk - Presideute
A. Lo Piano
F. Mahtini
P. BOSKLM
V. E. Ol{I-AM>0
L. Rotisi
S. Bakzii.ai
E. PlNCHIA
e. PASCAKlCfJ.A
V. Fiorini
A. Nkri
P. Silva
U. Dklla Skta
G. Gkntii.k
G. E. Cukatui.o
F. Momigliano
M. Mknghini.
DO
552
•8
y.05
Jfeezini, Giuseppe
Scritti editi ed inediti
PLEASE DO NOT REMOVE
CAROS OR SLIPS FROM THIS POCKET
UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY
■ ■ - ■' ■ • . / ..... ^, J ; - *^T. . l'i'r'i' '. '
■'• '" ■?*:! ■''/;■■ .•■':'.